3rd in a row! Sapete cosa mi
è accaduto scrivendo questa shot? Ho realizzato una cosa
scandalosa O_O Ma come ho fatto a scrivere così poco
Brittana in questi mesi? No, perché, - alle volte non
è evidente e me ne rendo conto ora - Brittana e Faberry sono
OTP per me come gli slash O_O come è accaduto tutto
ciò :( ? Mi vergogno profondamente. Sul serio, io non. Non.
Non trovo le parole per. Devo assolutamente rimediare a questa cosa. E
lo farò. Promesso. Questa mancanza di femslash è
allarmante u_u avete tutto il diritto di gridarmi contro, insultarmi e
via dicendo. Magari lanciatemi anche qualche pomodoro che me lo merito
u_u.
So, su questa shot ho da dire che si basa su degli headcanon
della raccolta future/daddy/mommy!Fasekurberrittana che stiamo
scrivendo io e quella folle pazzoide (non bastava un aggettivo) di
ManuKaikan, dolce pulzella sempre lì ad aiutarmi, per altro.
Quindi consideratelo come un piccolo assaggio di quella raccolta, come
lo saranno anche altre shot di questa settimana.
Ho cambiato l'ordine, quindi la prossima ad essere postata non
sarà la Quitt ma la Faberry :3 Nei prossimi giorni non
seguirò le week e vi posterò le shot in base a
come le ho pronte =)
-3, #Fireweek
xoxo RenoLover
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What
about ‘Family’
Brittana Week, Day 1:
Babies/Pregnancy;
La
prima volta che,
quando Santana e Brittany portano la loro bambina al parco giochi per
passare
una splendida giornata in famiglia, non sono più
soltanto in tre ormai.
Brittany
ne era certa: da quando aveva seguito la sua San a New York, dopo un
difficilissimo anno di relazione a distanza, non c’era mai
stata una giornata
calda come quella.
Si
stava occupando di preparare un bel pranzo estivo, leggero, fresco,
mentre
Santana era sul divano, con la loro piccola Emily sulle gambe, mentre
si
sorbiva i cartoni animati preferiti della bimba.
Concesse
uno sguardo veloce a quella scena e subito il sorriso sul suo volto
divenne
abbagliante: non avrebbe mai potuto chiedere di meglio che una famiglia
come
quella che aveva. Anzi sì.
Se
c’era una cosa che rendeva quella visione ancora
più splendida, era il leggero
rigonfiamento della pancia di Santana.
In
realtà, quando le aveva proposto di avere un altro bambino
affinché potessero
tenere entrambe qualcuno in braccio, la sera, mentre guardavano la tv,
Santana
non sembra convinta del fatto che fosse una buona motivazione. Poi
Brittany
aveva cominciato tutti quei discorsi sui nomi, sui giocattoli, e non
aveva
potuto trattenersi.
In
un certo senso, Santana aveva realizzato che neanche le preoccupazioni
economiche sarebbero state valide: se c’era una cosa che Kurt
Hummel aveva
fatto bene nella vita, era stato cominciare una vita nuova a New York,
con un
ragazzo, a suo parere migliore. E Santana poteva assicurare alla
prorpia mente
e a sua moglie che il motivo per cui preferiva Sebastian a Blaine
andava oltre
il fatto che era praticamente identico a lei. E andava perfino oltre il
fatto
che facevano lo stesso mestiere.
Sì,
perché avere quel riccone di Sebastian dalla sua parte le
aveva permesso di
aprirsi uno studio legale col suddetto e di vivere una vita quantomeno
agiata.
E quella carriera era appena al principio perché, in fondo,
Santana sapeva per
certo che i clienti sarebbero aumentati man mano sempre di
più, perché lei e
Sebastian – figurarsi insieme – era ottimi
avvocati: non si arrendevano mai,
non avevano paura di esporre tutto sul caso, erano determinati e
testardi.
E
i clienti non potevano desiderare persone con caratteristiche diverse
da cui
farsi difendere.
Brittany,
dal canto suo, poteva vantarsi allo stesso modo: la sua carriera di
ballerina
progrediva, anche se lentamente. Si esibiva spesso in eventi pubblici
– Emily adorava la sue
performance, la facevano
impazzire – e cominciava anche a considerare l’idea
di fare qualche provino per
i tour di star famose. Purché fossero Tour nazionali
perché, con una moglie,
una bambina ed un altro pargoletto a casa, non poteva permettersi un
tour
mondiale, nonostante Santana insistesse, ricordandole che aveva il
supporto di
Sebastian e Kurt.
E
forse anche quelle due sciagurate di Quinn e Rachel, sempre in bilico
tra un
‘sì’ ed un ‘no’.
Nonostante
Santana avesse tutto questo supporto, Brittany tentava di convincerla
del fatto
che non conosceva abbastanza storie su unicorni e fate da raccontare ai
bambini, in caso lei non ci fosse stata, per farli addormentare.
E,
naturalmente, Santana era d’accordo con lei almeno su quel
punto.
Brittany
continuò a preparare le sue insalate e contorni con un
sorriso più convinto
sulle labbra. Quel picnic che avevano organizzato sarebbe stato
sicuramente
d’aiuto. Non solo perché era un po’ che
non passavano del tempo tutti
insieme, ma anche perché avrebbe
aiutato Quinn e Rachel a cominciare a fare un po’ di
chiarezza tra loro.
E
poi Brittany adorava giocare insieme ad Emily e Phil, alle volte
più dei
bambini stessi.
Santana
si era opposta a quella scampagnata per un motivo pratico: aveva paura
del
fatto che il sole potesse far male ai bambini. La prima reazione di sua
moglie
era stata addolcirsi perché Santana difficilmente dava a
vedere la propria
preoccupazione per i bimbi davanti agli altri, solitamente si trattava
di un lato
di sé che riservava alla sua vita privata con Brittany, ma
in quell’occasione
si era lasciata andare a quell’effusione pubblica, forse a
causa degli ormoni
della gravidanza.
E
nonostante fosse un pensiero dolce, non riuscì a convincere
Brittany che insistette
per organizzare quel pranzo, magari un picnic notturno. A quel punto,
Rachel
obbiettò che i bambini avrebbero preso fin troppo freddo, al
contrario del
giorno. Kurt si era limitato a dare uno schiaffo in testa ad entrambe e
aveva
commentato suggerendo che la soluzione era semplice: bastava scegliere
una
giornata meno afosa e mangiare all’ombra degli alberi del
parco. Il momento di
silenzio che aveva seguito quella discussione era solo
l’ennesima prova del
fatto che tentassero sempre di trovare un modo di battibeccare, vistasi
la
semplicità evidente della conclusione.
Ed
era strano perché solitamente le discussioni più
accese erano quelle che
comprendevano Sebastian che, invece, in quell’occasione, si
era limitato a
sbadigliare.
Convinta
Santana, avevano optato per un pranzo leggero e fresco e Brittany era
l’incaricata per l’insalata di riso. Avrebbe fatto
preparare qualcosa di
classico della cultura ispanica a Santana, ma visto che era lei a
portare in
grembo la loro futura secondogenita, non voleva che si stancasse
troppo. Quindi
l’aveva lasciata lì a subirsi i cartoni.
Osservò
fiera il proprio elaborato: quell’enorme vassoio di riso
condito era la sua
opera d’arte giornaliera. Tentò di ricoprire il
tutto con una buona dose di
alluminio antitermico per evitare che perdesse la sua
qualità di piatto freddo
e cominciò a sistemare il vassoio in un cesto da picnic.
Santana aveva dovuto
accontentare il desiderio di quello stereotipo perché
Brittany non sarebbe
scesa di casa senza un cestino da picnic, no di certo.
********
Uscite
di casa, non appena varcarono la soglia, si resero conto
all’istante del fatto
che, nonostante fosse una giornata più mite rispetto alle
altre, forse non era
ancora adatta ad un picnic. Il sole non sembrava essere più
concessivo degli
altri giorni, nonostante fosse il clima fosse meno umido, quindi
più
sopportabile.
Santana
sbuffò all’istante, tenendo la piccola Emily tra
le mani.
“Penso
che dovremmo fare a cambio” disse porgendole la bambina. Ma
Brittany scosse il
capo, facendo spuntare i suoi occhioni azzurri sotto quel enorme
cappello
arancione.
“Non
se ne parla!” la rimproverò severa, indicandole il
cesto, “se portassi io
l’ombrellino potrei al massimo proteggere Emily. Se lo porti
tu, proteggi
entrambi!”
Santana
titubò un istante poi annui, passandosi la mano libera sul
pancione appena
evidente. Brittany le impedì all’istante di
piegarsi – Santana incinta era un
vero problema perché non si rendeva sempre conto di quanto
fossero da evitare
certi movimenti – e raccolse all’istante
l’ombrello dal cestino.
Glielo
porse e Santana fece ruotare gli occhi, prima di afferrarlo.
Tentò
di aprirlo un paio di volte, ma non era semplice con la bambina tra le
braccia
e, non appena Brittany notò un altro paio di movimenti
pericolosi, si preoccupò
di sfilarglielo da mano ed aprirlo per lei.
Glielo
allungò di nuovo, questa volta aperto e Santana lo prese con
un sorriso,
probabilmente causato dalla propria goffaggine da gravidanza. O forse
dal
sorriso contagioso di Brittany, non avrebbe saputo dirlo.
La
bionda tirò fuori dalla borsa i suoi enormi occhiali da sole
– concessione di Kurt
Hummel - e li indossò. Si abbassò e raccolse il
cesto, cominciando a sentire
l’entusiasmo per quel pranzo invaderla.
Cominciarono
ad incamminarsi, consapevoli del fatto che non si trattava proprio di
due passi
per raggiungere quel parco, ormai usuale meta dei loro weekend in
famiglia.
In
realtà, un annetto dopo, avrebbero cominciato ad organizzare
cene affollate, nel
fine settimana, a casa Lopez-Pierce. Per il momento però, si
limitavano ad
incontrarsi al parco e a vedersi per gli inevitabili – ed
infantili – tornei ad
XBOX.
Santana
doveva ammettere che la parte più divertente di quelle sfide
– che solitamente
interessavano solo lei, Sebastian e il piccolo Philippe – era
quando
convincevano Rachel, incapace di tirarsi indietro, a giocare. La
convincevano
ogni volta del fatto che le avrebbero insegnato, in modo da poterla
inserire
nel club XBOX della famiglia, ma in realtà si divertivano
soltanto a vederla
fare mille smorfie ogni volta che perdeva, di qualsiasi gioco si
trattasse.
Brittany, invece, era una brava giocatrice. Raramente si univa a quei
tornei
perché preferiva di gran lunga giocare con Emily o
disegnarle delle creature
fatate prima di convincerla del fatto che esistevano davvero.
Ma
quando lo faceva, metteva tutti in difficoltà.
Si
riunivano a casa anche quando dovevano festeggiare qualcosa: una
promozione, un
nuovo bebè o cose del genere. Solitamente quelle serate,
però, finivano molto
male: Sebastian procurava lo champagne, il che significava che Rachel
si
appiccicava a chiunque, Quinn starnazzava furiosa per la casa e Santana
cominciava a piangere. Il tutto mentre Brittany si esibiva con i suoi
migliori
numeri da spogliarellista, possibilmente sul tavolo della sala da
pranzo.
Fortunatamente, in quelle occasioni, Kurt si manteneva sobrio e si
preoccupava
di impedire ad i bambini di assistere a quello show. E, forse, ad
aiutare era
anche il fatto che, contrariamente a quello che Santana avrebbe
scommesso
qualche anno prima, Sebastian ubriaco era docile come un furetto, dolce
e
tenero.
Ed
era bizzarro che, in quelle occasioni, fossero i due uomini ad
occuparsi dei
bambini, perché le ragazze perdevano assolutamente ogni tipo
di controllo.
Passarono
accanto a quel ponte sul laghetto e Santana non poté fare a
meno di ricordare
il giorno in cui aveva chiesto a Brittany di sposarla, proprio
lì, con le
rondini che volavano, il vento tra i capelli. Fortunatamente tutto era
stato
perfetto esattamente come lo aveva programmato.
Santana
non si sarebbe mai perdonata se qualcosa fosse andato storto proprio
quel
giorno, per la donna che amava di più al mondo.
Quando
arrivarono alla zona designata, all’ombra di quegli enormi
alberi, non si
stupirono molto di essere sole. Non erano abituati alla
puntualità e
conoscevano già le ragioni principali di quel ritardo:
Rachel stava tentando di
convincere Quinn ad un salutare cestino vegano, con scarsi esiti, e
Kurt aveva
fatto cambiare Sebastian e Philippe almeno un paio di volte, prima di
decidere
che l’abbigliamento era quello giusto.
Ne
approfittarono e si sedettero sul prato la cui erba pizzicò
all’istante le
gambe scoperte di Santana. Emily fu ben felice di poggiare i piedi per
terra e
cominciò immediatamente a seguire una farfalla.
Santana
stava già per scattare ed inseguirla, quando Brittany la
fermò con una mano.
“E’
okay, la vedo da qui.” Le disse per assicurarsi che Santana
non facesse qualche
movimento troppo brusco, inadatto alla sua condizione di donna gravida.
L’ispanica
esitò un paio di secondi, incerta, poi si
abbandonò con la testa sulla spalla
di Brittany, rilassando la propria pelle contro quella più
fresca dell’altra,
rallegrata dal piacevole vento che sembrava interessare solo ed
unicamente
quella zona della città. Una sensazione magnifica.
Quella
posizione non durò molto perché Brittany
portò le mani sui suoi fianchi e si
spostò, permettendole di sdraiarsi sulla schiena.
All’istante portò la punta
delle sue dita ad accarezzare il pancione ancora appena accennato di
Santana.
Era
piacevolmente, caldo e morbido al contatto.
Il
suo primo istinto – ora che, per esperienza personale, non
credeva più alla
cicogna – fu quello di poggiare un orecchio sul pancione.
Santana le accarezzò
all’istante i capelli biondi e seppe che doveva intervenire.
“E’
troppo presto, BrittBritt” le fece, alzando lo sguardo verso
lo splendido cielo
sereno di New York. Uno stormo di rondini le passò avanti
agli occhi, proprio
come quel fatidico giorno, e le sue labbra si curvarono
all’istante in un
sorriso dolce e spontaneo. Il solo ricordo del giorno in cui era
riuscita a
convincere Brittany a giurare eterno amore la riempì di
gioia.
In
realtà non aveva idea del perché. Avrebbe dovuto
saperlo sempre.
Brittany
non aveva passato neanche un istante ad analizzare il loro amore e
considerare
le ipotesi. Per lei esisteva una ed una sola direzione in cui potevano
andare
le cose: non poteva vivere senza Santana. E non solo perché
non avrebbe potuto
compiere gli atti più banali ed ordinari della propria
esistenza, come
attraversare la strada o capire la differenza tra un cucchiaio ed una
forchetta, ma anche perché Santana era la fonte di ogni suo
più piccolo e più
grande sentimento.
Beh,
in realtà le cose erano cambiate perché, da
quando c’era Emily, poteva dire di
avere due donne importantissime
nella
sua vita. E forse, tre.
E
non c’era niente di più bello che quelle
passeggiate al parco, tutti insieme,
per ricordare dove avevano cominciato il tutto e come erano arrivati a
quel
punto.
E
Brittany non poteva che essere più che lieta di essere
finita in quello
splendido gruppo di unicorni.
“Come
la chiameremo?” domandò a Santana, tornando ad
accarezzarle il pancione. Si
voltò un istante in direzione di Emily, per assicurarsi che
non stesse facendo
nulla di pericoloso: seguiva la farfalla, ma girava intorno, senza
allontanarsi.
“Non
lo so,” rispose Santana, continuando a contemplare il cielo,
“ma dimmi che non
la chiameremo Quinn o Rachel, ti prego!” esclamò
con una risata, pensando a
quante volte le due avessero insistito affinché Emily si
chiamasse come loro.
Siccome a quei tempi la loro relazione non era ancora sbocciata del
tutto,
Santana e Brittany avevano deciso di non voler offendere nessuna delle
due
mostrando una preferenza. E chiamarla Rachel Quinn o Quinn Rachel
sarebbe stato
orribile.
“Ma
possiamo chiamarla Bas, vero?” domandò Brittany,
con un’aria così innocente che
Santana dovette per forza chiedersi se facesse sul serio o meno.
“Suppongo
di no,” commentò sorridendo e , quando
abbassò lo sguardo verso di lei –
costatando che non c’era alcuna differenza tra quel cielo
sereno e i suoi occhi
-, notò all’istante che aveva arricciato le
labbra. Il che significava che era
terribilmente seria, “ma possiamo chiamarla
Elizabeth.” Glielo disse quasi
fosse una specie di consolazione.
“Come
Kurt?” domandò
la bionda, già meno
depressa e Santana annuì.
In
realtà il secondo nome di Kurt era tornato in auge da quando
stava con
Sebastian. Nessuno di loro – Kurt specialmente –
avrebbe mai dimenticato la
sera in cui Sebastian scoprì ‘Kurt Elizabeth
Hummel’. Si sentiva in Paradiso perché aveva tutto
il diritto di definirlo una
donna a quel punto. E quindi aveva preso a chiamarlo Elizabeth. Non era
durato
molto perché, dal modo in cui lo pronunciava, a Santana
sembrava evidente che
Sebastian adorasse il nome ‘Kurt’, ma ogni tanto un
‘Elizabeth’ veniva sempre
fuori.
“E’
un nome carino!” aggiunse Brittany, riportandola al presente,
“Per essere uno
di quei nomi forzati dall’amicizia.”
“Lo
è, ma” sarebbe arrivato comunque, prima o poi, il
momento di fare quella
considerazione, “se fosse un maschietto?”
Brittany
si voltò di scatto verso di lei, occhi spalancati
– quei meravigliosi occhi
azzurri – e labbra più o meno che li imitavano.
“Non
ci ho mai pensato!”
Quella
frase fu all’istante un sollievo. Per giorni Santana aveva
preferito non
parlarle di quella sensazione che cominciava ad avvertire
perché Brittany aveva
parlato delle ‘loro bambine’ fin dal primo momento
in cui avevano deciso di
avere un altro bambino, e quindi, aveva semplicemente pensato che fosse
una
delusione per lei avere
un maschietto.
Non che Santana avesse dubbi sul fatto che lo avrebbe amato comunque,
semplicemente pensava che sarebbe stata un briciolo delusa.
Invece
non ci aveva pensato. E quella era l’unica ragione per la
quale non aveva mai
suggerito nomi maschili.
“Se
è maschietto, possiamo chiamarlo Bas!” insistette
la bionda, sporgendosi ancora
per controllare Emily.
Santana
non poté controllare una risata all’ennesima
richiesta.
“Non
voglio che mio figlio porti il nome di una persona così
perfida!” Protestò,
prima di ritrovarsi la bimba che cominciava ad arrampicarsi sulle
gambe.
Sollevò la schiena e piegò il collo, per
guardarla, e le sorrise: era davvero
un capolavoro di bambina. Biondissima, occhi chiari, pelle pallida.
Sembrava
davvero una piccola Brittany. Ragion per cui Santana si augurava che la
seconda, o il secondo, somigliasse un po’ a lei.
La
bambina fu bloccata all’istante dalle mani lunghe di Brittany
che le impedirono
quella corsa.
“Non
puoi salire sulla pancia di mamma ora, Em,” le ricordo,
portandosela in grembo.
La bambina mise su un broncio adorabile, ma Brittany le
stampò un bacino sul
naso, “è per il tuo fratellino o sorellina. Vuoi
che si faccia la bua? O si
spezzi il corno?”
Per
un istante, Santana si domandò se Brittany non stesse
progettando di crescere
un’allegra famiglia di unicorni.
“No!”
rispose la bambina, facendo sparire all’istante il broncio,
“No, no, non
voglio!”
Brittany
fece passare le dita tra i suoi capelli dorati, sorridendo, mentre
Santana
rilassava di nuovo la schiena contro il prato.
“Oh,
guarda chi c’è!” interrupe il silenzio
appena creato Brittany e Santana dovette
alzarsi nuovamente, poggiandosi sui gomiti per guardare.
Emily
sfuggì alla presa di Brittany, veloce come la luce, e si
lanciò all’istante
contro le gambe di Sebastian, perdendo l’equilibrio.
Fortunatamente, Kurt,
accanto a lui, riuscì ad afferrarla per un braccio e tenerla
in piedi.
“Zio
Bas!” esclamò, neanche preoccupandosi del fatto
che stesse per cadere.
Sebastian sorrise e le passò una mano tra i capelli,
scombinandoli, mentre con
l’altra teneva stretto Phil.
Chiaramente
Kurt stava già sbuffando, trascinandosi dietro
un’enorme borsa a termos. La
poggiò accanto a Santana e poi crollò
sull’erba.
“Allora?”
domandò un po’ in affanno, rivolgendosi
all’ispanica con un sorriso, “Come sta
la mammina?”
“Hey!”
intervenne all’istante Brittany, “anche io sono una
mammina!”
Kurt
sollevò un sopracciglio, poi rise, “dai, Britt,
abbiamo già rivolto tutte le
attenzioni del caso a te quando eri incinta!”
Continuò avvicinandosi a Santana.
La guardò un istante negli occhi, quasi per chiedere se
avesse il permesso e
Santana annuì. Kurt sollevò appena il top della
ragazza, scoprendo parte
dell’addome e cominciò ad accarezzarle
delicatamente il pancione. Brittany
osservò la scena con un sorriso, piegando un po’
la testa sul lato, esattamente
come faceva sempre Emily.
“Che
stai facendo?” chiese con una risatella Santana quando le
dita di Kurt
cominciarono a farle il solletico ai fianchi.
“Ti
sta punendo,” intervenne allora Sebastian, facendo finalmente
poggiare i piedi
a terra a Phil, che corse all’istante incontro ad Emily,
“perché vorrebbe poter
essere incinto.”
Santana
continuò a ridere, un po’ per la battuta, un
po’ per il solletico – visto che
Brittany si era quasi subito preoccupata di andare in soccorso a Kurt
per
raddoppiare la dose - finché
Kurt non
decise che era abbastanza e la lasciò andare.
Il
ragazzo si preoccupò all’istante di cominciare a
distendere la tovaglia da
picnic e Santana fece cenno a Brittany di avvicinarsi.
La
bionda le si avvicinò all’istante e Santana le
portò una mano dietro al collo
per farla avvicinare e baciarla dolcemente.
Quel
contatto fu come una specie di epifania.
Le
labbra fresche di Brittany si mossero appena sulle sue in una carezza
più che
in bacio.
E
Santana capì all’istante che sarebbe stato un
maschietto. Non aveva idea di
come, ma quella sensazione che aveva cominciato ad avvertire, si era
fortificata in un istante.
E
poi, aveva già in mente un sacco di bei nomi ispanici.
***
“E’
un gioco fantastico!” commentò Brittany ridendo e
tenendo stretto il joystick.
La
bionda e Kurt erano seduti sul divano. Brittany teneva le braccia
attorno al
bambino sul suo grembo – Andrés,
quella meraviglia – mentre Emily e Santana facevano alleanza
sul tappeto.
“Mami!
Sei caduta!” commentò la bimba, indicando un punto
impreciso sullo schermo.
Santana arricciò le labbra, nel tentativo di trattenersi dal
lanciare il
joystick contro lo schermo.
“Tutto
questo è ridicolo! E’ un gioco
stupidissimo!” protestò, voltandosi verso Kurt
che, però, fece spallucce.
“Non
sono io l’incaricato. Dovresti chiedere a Sebastian
perché l’ha comprato.”
“Certo,
come se non avesse scelto un gioco ridicolo come Rayman soltanto per
fare
felice te!” protestò mentre Brittany approfittava
quella pausa per accarezzare
dolcemente i capelli del bimbo. All’istante, Emily
mollò il joystick sul
pavimento e corse dall’altro lato del divano, salendovi e
cominciando a
raddoppiare le carezze.
“Stai
cadendo nel pregiudizio,” la rimproverò Kurt,
“sono un grandissimo esperto di
FIFA.”
Santana
sollevò all’istante un sopracciglio,
“l’unica cosa che puoi fare tu, giocando a
FIFA, è fissare i pixel dei sederi dei giocatori!”
“Sono
molto talentuoso, invece.” Si difese Kurt a testa alta,
“Una sfida?”
Brittany
decise di ignorare le solite discussioni che si creavano avanti alla
playstation o l’XBOX, e si concentrò sui bimbi.
“Andiamo
a comprare un gelato?” domandò ad Emily, i cui
occhi cominciarono all’istante a
brillare.
“Ma
deve essere a fragola!” precisò
all’istante, come condizione fondamentale e la
madre annuì.
“Chissà
a che gusto piace ad Andrés …” si
domandò, voltandosi verso il bimbo sul suo
grembo che la stava guardando con gli occhioni scuri spalancati, magari
cominciando a sentire l’istinto di voler capire le parole.
“Ho
un piano!” rispose Emily, battendo le mani e attirando
l’attenzione del bimbo
su di sé, “Facciamo così! Compriamo
tutti i gusti e glieli facciamo assaggiare
uno alla volta. E vediamo le facce che fa!”
Brittany
non poté trattenere una risata perché comprare
tutti i gelati di quell’enorme
camioncino era troppo per le tasche di chiunque. A parte, Sebastian,
chiaramente. Si voltò verso Santana, notando che la
discussione era ancora in
atto.
“Non
conosci neanche i nomi dei giocatori o in che squadra
giochino!” protestò Kurt,
con le mani incrociate al petto.
“Certo
che no! Il motivo per cui invece tu te li ricordi è che
passi minuti avanti
alla tv a decidere se una divisa si abbina al colore degli occhi o
meno!”
contestò l’ispanica, decisamente poco convinta
dell’interessa che Kurt potesse
avere nel calcio.
“Assolutamente
no!” protestò il ragazzo, “Ti assicuro
che me li ricordo di più quando si
spogliano …”
Si
guardarono per qualche secondo, stringendo ancora le palpebre in segno
di
sfida.
Poi
scoppiarono entrambi a ridere, incapaci di trattenersi.
“Ragazzi!”
li interruppe Brittany, attirando gli sguardi su di sé,
mentre stringeva le
mani attorno al bimbo, “Andiamo a prendere un
gelato?”
Non
che le importasse davvero cosa facessero, purché fossero
insieme.
Era
quello il significato di ‘famiglia’.
***
Rotolò
tra le lenzuola, prima di sentire la necessità di avvolgere
le proprie braccia
attorno a quelle di Santana che dormiva profondamente.
Allungò anche lo sguardo
oltre il letto per assicurarsi del fatto che Andrés fosse
tranquillo nella sua
culla.
Poi
sorrise.
Lasciò
un bacio dolce sulla spalla di Santana, prima di poggiarvi la testa e
cominciare ad accarezzare il suo braccio. Non aveva mai pensato di
poter essere
una buona madre perché non sapeva neanche badare a se
stessa, figurarsi a dei
bambini. Invece, fortunatamente, stava andando tutto bene. Andava quasi
troppo
bene per sembrare vero. A Brittany sembrava di vivere in una di quelle
meravigliose fiabe alle quali era abituata ed era così
felice del fatto che
Santana avesse voluto renderla protagonista di un racconto come quello
insieme
a lei.
Immaginava
soltanto quanto dovesse essere stato orribile quell’anno di
lontananza per lei.
Brittany non lo aveva subito molto, certo, Santana le mancava ogni
giorno, ma
era al liceo, quindi si vedeva ogni giorno con i suoi amici e, visto
che la sua
mente tendeva a distrarsi facilmente, non ci pensava se non quando si
infilava
nel letto la sera, dopo essersi assicurata di aver passato la piastra a
Lord
Tubbington, tutta sola.
Ma,
se ci ripensava in quel momento, il suo corpo tremava
all’idea che aveva
rischiato di perdere Santana. Non avrebbe avuto nulla di tutto quello
che aveva
in quel momento. Non ci sarebbero state le giornate al parco, i baci,
l’anniversario, l’XBOX, i fiori,
l’appartamento, Emily, Andrés, non ci sarebbe
stata neanche New York perché New York non avrebbe avuto
senso senza Santana.
La
città avrebbe potuto essere tranquillamente eliminata dalla
mappa, per quanto
riguardava Brittany. Non le importava nessun luogo al mondo se non
aveva lei al
suoi fianco.
A
quel pensiero, a quell’orribile prospettiva, non
poté fare a meno di stringersi
al suo corpo, incollarsi con l’addome alla sua schiena, quasi
avesse l’impressione
che potesse scappare via. Ma non l’avrebbe fatto, lo sapeva.
Non sarebbe mai
accaduto perché Santana l’amava profondamente,
proprio come lei amava Santana.
Ed
erano una famiglia in più, quindi davvero nulla al mondo
avrebbe potuto
separarle.
Sollevata
dal fatto che il flusso di pensieri avesse imboccato quella direzione
positiva.
Rilassatasi dalle idea inquietanti, poté finalmente
concedersi di rilassarsi ed
immergersi nello splendido mondo di arcobaleni, unicorni e farfalle che
continuava ad animare i suoi sogni, nonostante fossero passati tutti
quegli
anni.
***
Ma
quella mattina, la prima a svegliarsi fu Santana.
Si
sentì un po’ stordita quando sollevò la
testa dal cuscino. E forse era colpa
del vino rosso che avevano bevuto a tavola la sera prima. Si mosse
appena prima
di accorgersi del braccio che Brittany stava tenendo attorno a lei e
sorrise.
Mosse appena la schiena all’indietro per farla aderire
completamente al corpo
di sua moglie e si accoccolò tra le sue braccia, che
cominciò ad accarezzare con
la punta delle dita.
Sentì
un piccolo lamento alle sue spalle e capì che, nonostante ci
fosse ancora un
bel buio perché l’unica cosa che penetrava da
quella finestra era un barlume
appena accennato, Brittany stava già dando i primi segni di
vita a causa di
quella carezza.
Si
sentì un po’ in colpa per averla svegliata, ma fu
lieta del fatto che l’avrebbe
avuta con sé prima di quanto non si aspettasse quel giorno.
Era un pensiero un
po’ egoistico, ma quando Brittany dormiva, dopo aver passato
una buona dose di
tempo ad osservarla, non poteva più sopportare la mancanza
di interazione.
“Sei
… sveglia?” domandò con una vocina
debole la bionda alle sue spalle. Allora,
sentita la sua voce, Santana cominciò ad accarezzarla con
più decisione.
“Sì.”
Sussurrò, incapace di togliersi quel sorrisetto dalle
labbra. Brittany fece
scendere le braccia – sfuggendo alla carezza –
attorno alla sua vita,
accarezzandola dolcemente.
“I
bimbi dormono.”
E
Santana non poté farne a meno. Certo, sapeva che il tono con
cui Brittany aveva
pronunciato quella frase era assolutamente pieno di malizia. Si
trattava di una
constatazione dovuta alla confusione da sonno, e non le stava fornendo
una
motivazione per approfittare della calma che c’era in casa.
Ma
lei era Santana Lopez e non esisteva che potesse prendere una cosa del
genere
come del tutto innocente. Girò all’istante la
testa, finché le sue labbra non
raggiunsero quelle della moglie, sfiorandole appena. Poi decise di far
ruotare
il corpo sul materasso per rivolgerle tutte le attenzioni.
Sentì
la bionda emettere un altro lamento, questa volta più
convinto, quasi si stesse
svegliando del tutto e stesse cominciando a realizzare sul serio cosa
stava
accadendo.
“Allora,
forse, dovremmo approfittarne …”
sussurrò Santana, sapendo che, quando anche
Andrés sarebbe cresciuto, avrebbero avuto molto meno tempo
per certe cose.
“Vuoi
fare una sfida uno contro uno? Devo prendere i joystick?”
domandò
innocentemente Brittany che, come al solito, non aveva colto quella
malizia.
“No
…” sussurrò allora Santana, prima di
prendere il suo volto tra le mani, “voglio
baciare mia moglie.”
E
non aspettò una risposta prima di poggiare le labbra su
quelle di Brittany. Il
contatto fu leggermente più passionale ed impulsivo rispetto
a quello dolce e
romantico che si aspettava di assumere, ma probabilmente era dovuto al
fatto
che, durante l’ultima settimana, non avevano avuto molte
occasione di restare
così in intimità. Ma Brittany, fortunatamente,
sembrava avere le sue stesse
esigenze, perché dischiuse all’istante le labbra e
accolse la lingua di Santana
studiandola con la propria, quasi non le sembrasse vero di toccarla e
dovesse
accertarsi del fatto che fosse la sua. E lo era.
In
un istante, quel gioco di lingue si fece meno casto ed appena
più rumoroso,
accompagnato da gemiti bisognosi. Santana stava già
cominciando a sentirsi
particolarmente insoddisfatta quando Brittany, che sembrava averla
quasi capita
al volo, piegò la gamba infilando il ginocchio tra quelle di
Santana.
Il
lamento che uscì dalla bocca di Santana fu meno discreto
degli altri e Brittany
si preoccupò di tapparle nuovamente la bocca con la propria,
per evitare che
potesse farsi sentire dai bambini. Le sue mani sottili scivolarono sul
sedere
perfetto di Santana che, per reazione, cominciò a
strusciarsi contro quella
gamba rigida. Brittany la sollevò ulteriormente mentre
sentiva il tessuto
sottile dell’intimo di Santana inumidirsi su di lei.
L’istante
dopo si ritrovò sotto di lei, sotto
Santana che si muoveva in maniera così sinuosa, come sempre,
che divorava le
sue labbra, famelica, prima di scendere lungo il suo collo.
“Mi
è mancato tutto questo …”
sussurrò Brittany con la voce inevitabilmente
alterata e soffocata dall’eccitazione.
“Shhh”
le intimò Santana e allora acconsentì, lasciando
che l’unico suono che
riempisse l’appartamento fosse quello degli schiocchi sulla
sua candida pelle.
Direzionò le proprie mani nuovamente verso il suo sedere e,
non appena lo
raggiunse, esercitò pressione sul corpo di Santana,
allargando le gambe per
farle spazio. E l’ispanica non le fece ripetere il movimento
due volte, che si
stava già strusciando su di lei.
Abbandonò
il suo collo, il suo collo perfetto, lungo e candido, e scese con le
dita verso
il bordo della canotta che sua moglie usava per la notte durante
l’estate. La
fece salire rapidamente lungo il suo corpo, scoprendone i perfetti
addominali
da ballerina e baciandoli mentre continuava a sollevare la maglia.
Brittany
decise all’istante di darle una mano, afferrando il proprio
top e sfilandolo
via, facendolo sparire nel buio della stanza. Subito Santana si
preoccupò di
risalire lungo il suo corpo, per arrivare a distribuire quei baci anche
sul suo
seno, ora scoperto. Le labbra si chiusero rapidamente attorno ad un
capezzolo e
cominciò a succhiarlo avidamente a sé, quasi
stesse cogliendo l’occasione
perché sapeva di dover stare obbligatoriamente almeno
ventiquattro ore senza.
Brittany
si lasciò sfuggire un gemito, passando una mano tra i
capelli scuri di sua
moglie, premendola contro di sé, ma per fortuna fu
abbastanza indiscreto da non
catturare nessuna attenzione inopportuna.
La
lingua di Santana picchiettò all’interno della
bocca, colpendo quel capezzolo
ormai turgido, mentre una mano scivolava rapidamente lungo il corpo
sopra di
lei. Senza interrompere l’impiego della sua bocca, si
infilò abilmente sotto i
suoi shorts e l’intimò. Le dita finirono dritte
sul suo clitoride, cominciando
a stimolarlo con decisione in movimenti circolari.
“San
…” mormorò appena Brittany prima che
Santana potesse agitare sia la mano che la
lingua, facendole piegare la schiena per il piacere.
E
poi ci fu un’interruzione.
Un
pianto furioso scoppiò dalla culla accanto al loro letto,
più in là in quella
stanza, e le labbra di Santana si allontanarono all’istante
dal corpo della
bionda. Si voltarono entrambe verso la culla e notarono le braccine
esili di
Andrés agitarsi in aria.
Brittany
stava già per sollevare la schiena dal letto, quando Santana
poggiò la mano sul
suo petto per costringerla al materasso con un sorriso dolce in volto.
“Non
preoccupati, vado io.” Le disse, cominciando già
ad allontanarsi.
Brittany
indossò un sorriso raggiunte all’istante.
Non
poteva negare che avrebbe preferito che quella pratica continuasse ma,
allo
stesso tempo sapeva che la ragione per la quale non poteva era
meravigliosa.
Santana
stava facendo calmare uno dei loro figli, ed era una cosa decisamente
più
importante di un banalissimo orgasmo, poco ma sicuro.
La
loro vita non sarebbe peggiorata.
Sarebbe
migliorata ogni singolo giorno.
Santana,
Brittany, una famiglia e tanto, infinito amore.
Com'era? Faceva schifo?
Sì? T_T okay, faceva schifo. :(( Vi chiedo venia se faccio
schifo T_____T tantissima venia T_T
A parte il mio fare schifo, visto che ci siamo, per chi fosse
interessato a leggere altri schifi di questa settimana da schifo - e se
volete leggere altri schifi, fate davvero schifo (tutto questi schifo
sarà dovuto alla fetta di anguria amara che ho appena
mangiato xD) - eccovi i link di schifo!
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