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Autore: hummelssmythe    09/07/2012    8 recensioni
La prima volta che, quando Santana e Brittany portano la loro bambina al parco giochi per passare una splendida giornata in famiglia, non sono più soltanto in tre ormai.
***
Brittany ne era certa: da quando aveva seguito la sua San a New York, dopo un difficilissimo anno di relazione a distanza, non c’era mai stata una giornata calda come quella.
Si stava occupando di preparare un bel pranzo estivo, leggero, fresco, mentre Santana era sul divano, con la loro piccola Emily sulle gambe, mentre si sorbiva i cartoni animati preferiti della bimba.
Concesse uno sguardo veloce a quella scena e subito il sorriso sul suo volto divenne abbagliante: non avrebbe mai potuto chiedere di meglio che una famiglia come quella che aveva. Anzi sì.
Se c’era una cosa che rendeva quella visione ancora più splendida, era il leggero rigonfiamento della pancia di Santana.
In realtà, quando le aveva proposto di avere un altro bambino affinché potessero tenere entrambe qualcuno in braccio, la sera, mentre guardavano la tv, Santana non sembra convinta del fatto che fosse una buona motivazione. Poi Brittany aveva cominciato tutti quei discorsi sui nomi, sui giocattoli, e non aveva potuto trattenersi.
Brittana Week Day
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Slash | Personaggi: Kurt Hummel, Sebastian Smythe | Coppie: Brittany/Santana, Quinn/Rachel
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Brittana Week Day 1
RenoCorner

3rd in a row! Sapete cosa mi è accaduto scrivendo questa shot? Ho realizzato una cosa scandalosa O_O Ma come ho fatto a scrivere così poco Brittana in questi mesi? No, perché, - alle volte non è evidente e me ne rendo conto ora - Brittana e Faberry sono OTP per me come gli slash O_O come è accaduto tutto ciò :( ? Mi vergogno profondamente. Sul serio, io non. Non. Non trovo le parole per. Devo assolutamente rimediare a questa cosa. E lo farò. Promesso. Questa mancanza di femslash è allarmante u_u avete tutto il diritto di gridarmi contro, insultarmi e via dicendo. Magari lanciatemi anche qualche pomodoro che me lo merito u_u.
So,  su questa shot ho da dire che si basa su degli headcanon della raccolta future/daddy/mommy!Fasekurberrittana che stiamo scrivendo io e quella folle pazzoide (non bastava un aggettivo) di ManuKaikan, dolce pulzella sempre lì ad aiutarmi, per altro. Quindi consideratelo come un piccolo assaggio di quella raccolta, come lo saranno anche altre shot di questa settimana.
Ho cambiato l'ordine, quindi la prossima ad essere postata non sarà la Quitt ma la Faberry :3 Nei prossimi giorni non seguirò le week e vi posterò le shot in base a come le ho pronte =)
-3, #Fireweek
xoxo RenoLover

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What about ‘Family’
Brittana Week, Day 1: Babies/Pregnancy;
br


La prima volta che, quando Santana e Brittany portano la loro bambina al parco giochi per passare una splendida giornata in famiglia,  non sono più soltanto in tre ormai.

 

Brittany ne era certa: da quando aveva seguito la sua San a New York, dopo un difficilissimo anno di relazione a distanza, non c’era mai stata una giornata calda come quella.

Si stava occupando di preparare un bel pranzo estivo, leggero, fresco, mentre Santana era sul divano, con la loro piccola Emily sulle gambe, mentre si sorbiva i cartoni animati preferiti della bimba.

Concesse uno sguardo veloce a quella scena e subito il sorriso sul suo volto divenne abbagliante: non avrebbe mai potuto chiedere di meglio che una famiglia come quella che aveva. Anzi sì.

Se c’era una cosa che rendeva quella visione ancora più splendida, era il leggero rigonfiamento della pancia di Santana.

In realtà, quando le aveva proposto di avere un altro bambino affinché potessero tenere entrambe qualcuno in braccio, la sera, mentre guardavano la tv, Santana non sembra convinta del fatto che fosse una buona motivazione. Poi Brittany aveva cominciato tutti quei discorsi sui nomi, sui giocattoli, e non aveva potuto trattenersi.

In un certo senso, Santana aveva realizzato che neanche le preoccupazioni economiche sarebbero state valide: se c’era una cosa che Kurt Hummel aveva fatto bene nella vita, era stato cominciare una vita nuova a New York, con un ragazzo, a suo parere migliore. E Santana poteva assicurare alla prorpia mente e a sua moglie che il motivo per cui preferiva Sebastian a Blaine andava oltre il fatto che era praticamente identico a lei. E andava perfino oltre il fatto che facevano lo stesso mestiere.

Sì, perché avere quel riccone di Sebastian dalla sua parte le aveva permesso di aprirsi uno studio legale col suddetto e di vivere una vita quantomeno agiata. E quella carriera era appena al principio perché, in fondo, Santana sapeva per certo che i clienti sarebbero aumentati man mano sempre di più, perché lei e Sebastian – figurarsi insieme – era ottimi avvocati: non si arrendevano mai, non avevano paura di esporre tutto sul caso, erano determinati e testardi.

E i clienti non potevano desiderare persone con caratteristiche diverse da cui farsi difendere.

Brittany, dal canto suo, poteva vantarsi allo stesso modo: la sua carriera di ballerina progrediva, anche se lentamente. Si esibiva spesso in eventi pubblici – Emily adorava la sue performance, la facevano impazzire – e cominciava anche a considerare l’idea di fare qualche provino per i tour di star famose. Purché fossero Tour nazionali perché, con una moglie, una bambina ed un altro pargoletto a casa, non poteva permettersi un tour mondiale, nonostante Santana insistesse, ricordandole che aveva il supporto di Sebastian e Kurt.

E forse anche quelle due sciagurate di Quinn e Rachel, sempre in bilico tra un ‘sì’ ed un ‘no’.

Nonostante Santana avesse tutto questo supporto, Brittany tentava di convincerla del fatto che non conosceva abbastanza storie su unicorni e fate da raccontare ai bambini, in caso lei non ci fosse stata, per farli addormentare.

E, naturalmente, Santana era d’accordo con lei almeno su quel punto.

Brittany continuò a preparare le sue insalate e contorni con un sorriso più convinto sulle labbra. Quel picnic che avevano organizzato sarebbe stato sicuramente d’aiuto. Non solo perché era un po’ che non passavano del tempo tutti insieme, ma anche perché avrebbe aiutato Quinn e Rachel a cominciare a fare un po’ di chiarezza tra loro.

E poi Brittany adorava giocare insieme ad Emily e Phil, alle volte più dei bambini stessi.

Santana si era opposta a quella scampagnata per un motivo pratico: aveva paura del fatto che il sole potesse far male ai bambini. La prima reazione di sua moglie era stata addolcirsi perché Santana difficilmente dava a vedere la propria preoccupazione per i bimbi davanti agli altri, solitamente si trattava di un lato di sé che riservava alla sua vita privata con Brittany, ma in quell’occasione si era lasciata andare a quell’effusione pubblica, forse a causa degli ormoni della gravidanza.

E nonostante fosse un pensiero dolce, non riuscì a convincere Brittany che insistette per organizzare quel pranzo, magari un picnic notturno. A quel punto, Rachel obbiettò che i bambini avrebbero preso fin troppo freddo, al contrario del giorno. Kurt si era limitato a dare uno schiaffo in testa ad entrambe e aveva commentato suggerendo che la soluzione era semplice: bastava scegliere una giornata meno afosa e mangiare all’ombra degli alberi del parco. Il momento di silenzio che aveva seguito quella discussione era solo l’ennesima prova del fatto che tentassero sempre di trovare un modo di battibeccare, vistasi la semplicità evidente della conclusione.

Ed era strano perché solitamente le discussioni più accese erano quelle che comprendevano Sebastian che, invece, in quell’occasione, si era limitato a sbadigliare.

Convinta Santana, avevano optato per un pranzo leggero e fresco e Brittany era l’incaricata per l’insalata di riso. Avrebbe fatto preparare qualcosa di classico della cultura ispanica a Santana, ma visto che era lei a portare in grembo la loro futura secondogenita, non voleva che si stancasse troppo. Quindi l’aveva lasciata lì a subirsi i cartoni.

Osservò fiera il proprio elaborato: quell’enorme vassoio di riso condito era la sua opera d’arte giornaliera. Tentò di ricoprire il tutto con una buona dose di alluminio antitermico per evitare che perdesse la sua qualità di piatto freddo e cominciò a sistemare il vassoio in un cesto da picnic. Santana aveva dovuto accontentare il desiderio di quello stereotipo perché Brittany non sarebbe scesa di casa senza un cestino da picnic, no di certo.

 

********

 

Uscite di casa, non appena varcarono la soglia, si resero conto all’istante del fatto che, nonostante fosse una giornata più mite rispetto alle altre, forse non era ancora adatta ad un picnic. Il sole non sembrava essere più concessivo degli altri giorni, nonostante fosse il clima fosse meno umido, quindi più sopportabile.

Santana sbuffò all’istante, tenendo la piccola Emily tra le mani.

“Penso che dovremmo fare a cambio” disse porgendole la bambina. Ma Brittany scosse il capo, facendo spuntare i suoi occhioni azzurri sotto quel enorme cappello arancione.

“Non se ne parla!” la rimproverò severa, indicandole il cesto, “se portassi io l’ombrellino potrei al massimo proteggere Emily. Se lo porti tu, proteggi entrambi!”

Santana titubò un istante poi annui, passandosi la mano libera sul pancione appena evidente. Brittany le impedì all’istante di piegarsi – Santana incinta era un vero problema perché non si rendeva sempre conto di quanto fossero da evitare certi movimenti – e raccolse all’istante l’ombrello dal cestino.

Glielo porse e Santana fece ruotare gli occhi, prima di afferrarlo.

Tentò di aprirlo un paio di volte, ma non era semplice con la bambina tra le braccia e, non appena Brittany notò un altro paio di movimenti pericolosi, si preoccupò di sfilarglielo da mano ed aprirlo per lei.

Glielo allungò di nuovo, questa volta aperto e Santana lo prese con un sorriso, probabilmente causato dalla propria goffaggine da gravidanza. O forse dal sorriso contagioso di Brittany, non avrebbe saputo dirlo.

La bionda tirò fuori dalla borsa i suoi enormi occhiali da sole – concessione di Kurt Hummel - e li indossò. Si abbassò e raccolse il cesto, cominciando a sentire l’entusiasmo per quel pranzo invaderla.

Cominciarono ad incamminarsi, consapevoli del fatto che non si trattava proprio di due passi per raggiungere quel parco, ormai usuale meta dei loro weekend in famiglia.

In realtà, un annetto dopo, avrebbero cominciato ad organizzare cene affollate, nel fine settimana, a casa Lopez-Pierce. Per il momento però, si limitavano ad incontrarsi al parco e a vedersi per gli inevitabili – ed infantili – tornei ad XBOX.

Santana doveva ammettere che la parte più divertente di quelle sfide – che solitamente interessavano solo lei, Sebastian e il piccolo Philippe – era quando convincevano Rachel, incapace di tirarsi indietro, a giocare. La convincevano ogni volta del fatto che le avrebbero insegnato, in modo da poterla inserire nel club XBOX della famiglia, ma in realtà si divertivano soltanto a vederla fare mille smorfie ogni volta che perdeva, di qualsiasi gioco si trattasse. Brittany, invece, era una brava giocatrice. Raramente si univa a quei tornei perché preferiva di gran lunga giocare con Emily o disegnarle delle creature fatate prima di convincerla del fatto che esistevano davvero.

Ma quando lo faceva, metteva tutti in difficoltà.

Si riunivano a casa anche quando dovevano festeggiare qualcosa: una promozione, un nuovo bebè o cose del genere. Solitamente quelle serate, però, finivano molto male: Sebastian procurava lo champagne, il che significava che Rachel si appiccicava a chiunque, Quinn starnazzava furiosa per la casa e Santana cominciava a piangere. Il tutto mentre Brittany si esibiva con i suoi migliori numeri da spogliarellista, possibilmente sul tavolo della sala da pranzo. Fortunatamente, in quelle occasioni, Kurt si manteneva sobrio e si preoccupava di impedire ad i bambini di assistere a quello show. E, forse, ad aiutare era anche il fatto che, contrariamente a quello che Santana avrebbe scommesso qualche anno prima, Sebastian ubriaco era docile come un furetto, dolce e tenero.

Ed era bizzarro che, in quelle occasioni, fossero i due uomini ad occuparsi dei bambini, perché le ragazze perdevano assolutamente ogni tipo di controllo.

Passarono accanto a quel ponte sul laghetto e Santana non poté fare a meno di ricordare il giorno in cui aveva chiesto a Brittany di sposarla, proprio lì, con le rondini che volavano, il vento tra i capelli. Fortunatamente tutto era stato perfetto esattamente come lo aveva programmato.

Santana non si sarebbe mai perdonata se qualcosa fosse andato storto proprio quel giorno, per la donna che amava di più al mondo.

Quando arrivarono alla zona designata, all’ombra di quegli enormi alberi, non si stupirono molto di essere sole. Non erano abituati alla puntualità e conoscevano già le ragioni principali di quel ritardo: Rachel stava tentando di convincere Quinn ad un salutare cestino vegano, con scarsi esiti, e Kurt aveva fatto cambiare Sebastian e Philippe almeno un paio di volte, prima di decidere che l’abbigliamento era quello giusto.

Ne approfittarono e si sedettero sul prato la cui erba pizzicò all’istante le gambe scoperte di Santana. Emily fu ben felice di poggiare i piedi per terra e cominciò immediatamente a seguire una farfalla.

Santana stava già per scattare ed inseguirla, quando Brittany la fermò con una mano.

“E’ okay, la vedo da qui.” Le disse per assicurarsi che Santana non facesse qualche movimento troppo brusco, inadatto alla sua condizione di donna gravida.

L’ispanica esitò un paio di secondi, incerta, poi si abbandonò con la testa sulla spalla di Brittany, rilassando la propria pelle contro quella più fresca dell’altra, rallegrata dal piacevole vento che sembrava interessare solo ed unicamente quella zona della città. Una sensazione magnifica.

Quella posizione non durò molto perché Brittany portò le mani sui suoi fianchi e si spostò, permettendole di sdraiarsi sulla schiena. All’istante portò la punta delle sue dita ad accarezzare il pancione ancora appena accennato di Santana.

Era piacevolmente, caldo e morbido al contatto.

Il suo primo istinto – ora che, per esperienza personale, non credeva più alla cicogna – fu quello di poggiare un orecchio sul pancione. Santana le accarezzò all’istante i capelli biondi e seppe che doveva intervenire.

“E’ troppo presto, BrittBritt” le fece, alzando lo sguardo verso lo splendido cielo sereno di New York. Uno stormo di rondini le passò avanti agli occhi, proprio come quel fatidico giorno, e le sue labbra si curvarono all’istante in un sorriso dolce e spontaneo. Il solo ricordo del giorno in cui era riuscita a convincere Brittany a giurare eterno amore la riempì di gioia.

In realtà non aveva idea del perché. Avrebbe dovuto saperlo sempre.

Brittany non aveva passato neanche un istante ad analizzare il loro amore e considerare le ipotesi. Per lei esisteva una ed una sola direzione in cui potevano andare le cose: non poteva vivere senza Santana. E non solo perché non avrebbe potuto compiere gli atti più banali ed ordinari della propria esistenza, come attraversare la strada o capire la differenza tra un cucchiaio ed una forchetta, ma anche perché Santana era la fonte di ogni suo più piccolo e più grande sentimento.

Beh, in realtà le cose erano cambiate perché, da quando c’era Emily, poteva dire di avere due donne importantissime nella sua vita. E forse, tre.

E non c’era niente di più bello che quelle passeggiate al parco, tutti insieme, per ricordare dove avevano cominciato il tutto e come erano arrivati a quel punto.

E Brittany non poteva che essere più che lieta di essere finita in quello splendido gruppo di unicorni.

“Come la chiameremo?” domandò a Santana, tornando ad accarezzarle il pancione. Si voltò un istante in direzione di Emily, per assicurarsi che non stesse facendo nulla di pericoloso: seguiva la farfalla, ma girava intorno, senza allontanarsi.

“Non lo so,” rispose Santana, continuando a contemplare il cielo, “ma dimmi che non la chiameremo Quinn o Rachel, ti prego!” esclamò con una risata, pensando a quante volte le due avessero insistito affinché Emily si chiamasse come loro. Siccome a quei tempi la loro relazione non era ancora sbocciata del tutto, Santana e Brittany avevano deciso di non voler offendere nessuna delle due mostrando una preferenza. E chiamarla Rachel Quinn o Quinn Rachel sarebbe stato orribile.

“Ma possiamo chiamarla Bas, vero?” domandò Brittany, con un’aria così innocente che Santana dovette per forza chiedersi se facesse sul serio o meno.

“Suppongo di no,” commentò sorridendo e , quando abbassò lo sguardo verso di lei – costatando che non c’era alcuna differenza tra quel cielo sereno e i suoi occhi -, notò all’istante che aveva arricciato le labbra. Il che significava che era terribilmente seria, “ma possiamo chiamarla Elizabeth.” Glielo disse quasi fosse una specie di consolazione.

“Come Kurt?” domandò  la bionda, già meno depressa e Santana annuì.

In realtà il secondo nome di Kurt era tornato in auge da quando stava con Sebastian. Nessuno di loro – Kurt specialmente – avrebbe mai dimenticato la sera in cui Sebastian scoprì ‘Kurt Elizabeth Hummel’. Si sentiva in Paradiso perché aveva tutto il diritto di definirlo una donna a quel punto. E quindi aveva preso a chiamarlo Elizabeth. Non era durato molto perché, dal modo in cui lo pronunciava, a Santana sembrava evidente che Sebastian adorasse il nome ‘Kurt’, ma ogni tanto un ‘Elizabeth’ veniva sempre fuori.

“E’ un nome carino!” aggiunse Brittany, riportandola al presente, “Per essere uno di quei nomi forzati dall’amicizia.”

“Lo è, ma” sarebbe arrivato comunque, prima o poi, il momento di fare quella considerazione, “se fosse un maschietto?”

Brittany si voltò di scatto verso di lei, occhi spalancati – quei meravigliosi occhi azzurri – e labbra più o meno che li imitavano.

“Non ci ho mai pensato!”

Quella frase fu all’istante un sollievo. Per giorni Santana aveva preferito non parlarle di quella sensazione che cominciava ad avvertire perché Brittany aveva parlato delle ‘loro bambine’ fin dal primo momento in cui avevano deciso di avere un altro bambino, e quindi, aveva semplicemente pensato che fosse una delusione per lei  avere un maschietto. Non che Santana avesse dubbi sul fatto che lo avrebbe amato comunque, semplicemente pensava che sarebbe stata un briciolo delusa.

Invece non ci aveva pensato. E quella era l’unica ragione per la quale non aveva mai suggerito nomi maschili.

“Se è maschietto, possiamo chiamarlo Bas!” insistette la bionda, sporgendosi ancora per controllare Emily.

Santana non poté controllare una risata all’ennesima richiesta.

“Non voglio che mio figlio porti il nome di una persona così perfida!” Protestò, prima di ritrovarsi la bimba che cominciava ad arrampicarsi sulle gambe. Sollevò la schiena e piegò il collo, per guardarla, e le sorrise: era davvero un capolavoro di bambina. Biondissima, occhi chiari, pelle pallida. Sembrava davvero una piccola Brittany. Ragion per cui Santana si augurava che la seconda, o il secondo, somigliasse un po’ a lei.

La bambina fu bloccata all’istante dalle mani lunghe di Brittany che le impedirono quella corsa.

“Non puoi salire sulla pancia di mamma ora, Em,” le ricordo, portandosela in grembo. La bambina mise su un broncio adorabile, ma Brittany le stampò un bacino sul naso, “è per il tuo fratellino o sorellina. Vuoi che si faccia la bua? O si spezzi il corno?”

Per un istante, Santana si domandò se Brittany non stesse progettando di crescere un’allegra famiglia di unicorni.

“No!” rispose la bambina, facendo sparire all’istante il broncio, “No, no, non voglio!”

Brittany fece passare le dita tra i suoi capelli dorati, sorridendo, mentre Santana rilassava di nuovo la schiena contro il prato.

“Oh, guarda chi c’è!” interrupe il silenzio appena creato Brittany e Santana dovette alzarsi nuovamente, poggiandosi sui gomiti per guardare.

Emily sfuggì alla presa di Brittany, veloce come la luce, e si lanciò all’istante contro le gambe di Sebastian, perdendo l’equilibrio. Fortunatamente, Kurt, accanto a lui, riuscì ad afferrarla per un braccio e tenerla in piedi.

“Zio Bas!” esclamò, neanche preoccupandosi del fatto che stesse per cadere. Sebastian sorrise e le passò una mano tra i capelli, scombinandoli, mentre con l’altra teneva stretto Phil.

Chiaramente Kurt stava già sbuffando, trascinandosi dietro un’enorme borsa a termos. La poggiò accanto a Santana e poi crollò sull’erba.

“Allora?” domandò un po’ in affanno, rivolgendosi all’ispanica con un sorriso, “Come sta la mammina?”

“Hey!” intervenne all’istante Brittany, “anche io sono una mammina!”

Kurt sollevò un sopracciglio, poi rise, “dai, Britt, abbiamo già rivolto tutte le attenzioni del caso a te quando eri incinta!” Continuò avvicinandosi a Santana. La guardò un istante negli occhi, quasi per chiedere se avesse il permesso e Santana annuì. Kurt sollevò appena il top della ragazza, scoprendo parte dell’addome e cominciò ad accarezzarle delicatamente il pancione. Brittany osservò la scena con un sorriso, piegando un po’ la testa sul lato, esattamente come faceva sempre Emily.

“Che stai facendo?” chiese con una risatella Santana quando le dita di Kurt cominciarono a farle il solletico ai fianchi.

“Ti sta punendo,” intervenne allora Sebastian, facendo finalmente poggiare i piedi a terra a Phil, che corse all’istante incontro ad Emily, “perché vorrebbe poter essere incinto.”

Santana continuò a ridere, un po’ per la battuta, un po’ per il solletico – visto che Brittany si era quasi subito preoccupata di andare in soccorso a Kurt per raddoppiare la dose -  finché Kurt non decise che era abbastanza e la lasciò andare.

Il ragazzo si preoccupò all’istante di cominciare a distendere la tovaglia da picnic e Santana fece cenno a Brittany di avvicinarsi.

La bionda le si avvicinò all’istante e Santana le portò una mano dietro al collo per farla avvicinare e baciarla dolcemente.

Quel contatto fu come una specie di epifania.

Le labbra fresche di Brittany si mossero appena sulle sue in una carezza più che in bacio.

E Santana capì all’istante che sarebbe stato un maschietto. Non aveva idea di come, ma quella sensazione che aveva cominciato ad avvertire, si era fortificata in un istante.

E poi, aveva già in mente un sacco di bei nomi ispanici.

***

“E’ un gioco fantastico!” commentò Brittany ridendo e tenendo stretto il joystick.

La bionda e Kurt erano seduti sul divano. Brittany teneva le braccia attorno al bambino sul suo grembo – Andrés, quella meraviglia – mentre Emily e Santana facevano alleanza sul tappeto.

“Mami! Sei caduta!” commentò la bimba, indicando un punto impreciso sullo schermo. Santana arricciò le labbra, nel tentativo di trattenersi dal lanciare il joystick contro lo schermo.

“Tutto questo è ridicolo! E’ un gioco stupidissimo!” protestò, voltandosi verso Kurt che, però, fece spallucce.

“Non sono io l’incaricato. Dovresti chiedere a Sebastian perché l’ha comprato.”

“Certo, come se non avesse scelto un gioco ridicolo come Rayman soltanto per fare felice te!” protestò mentre Brittany approfittava quella pausa per accarezzare dolcemente i capelli del bimbo. All’istante, Emily mollò il joystick sul pavimento e corse dall’altro lato del divano, salendovi e cominciando a raddoppiare le carezze.

“Stai cadendo nel pregiudizio,” la rimproverò Kurt, “sono un grandissimo esperto di FIFA.”

Santana sollevò all’istante un sopracciglio, “l’unica cosa che puoi fare tu, giocando a FIFA, è fissare i pixel dei sederi dei giocatori!”

“Sono molto talentuoso, invece.” Si difese Kurt a testa alta, “Una sfida?”

Brittany decise di ignorare le solite discussioni che si creavano avanti alla playstation o l’XBOX, e si concentrò sui bimbi.

“Andiamo a comprare un gelato?” domandò ad Emily, i cui occhi cominciarono all’istante a brillare.

“Ma deve essere a fragola!” precisò all’istante, come condizione fondamentale e la madre annuì.

“Chissà a che gusto piace ad Andrés …” si domandò, voltandosi verso il bimbo sul suo grembo che la stava guardando con gli occhioni scuri spalancati, magari cominciando a sentire l’istinto di voler capire le parole.

“Ho un piano!” rispose Emily, battendo le mani e attirando l’attenzione del bimbo su di sé, “Facciamo così! Compriamo tutti i gusti e glieli facciamo assaggiare uno alla volta. E vediamo le facce che fa!”

Brittany non poté trattenere una risata perché comprare tutti i gelati di quell’enorme camioncino era troppo per le tasche di chiunque. A parte, Sebastian, chiaramente. Si voltò verso Santana, notando che la discussione era ancora in atto.

“Non conosci neanche i nomi dei giocatori o in che squadra giochino!” protestò Kurt, con le mani incrociate al petto.

“Certo che no! Il motivo per cui invece tu te li ricordi è che passi minuti avanti alla tv a decidere se una divisa si abbina al colore degli occhi o meno!” contestò l’ispanica, decisamente poco convinta dell’interessa che Kurt potesse avere nel calcio.

“Assolutamente no!” protestò il ragazzo, “Ti assicuro che me li ricordo di più quando si spogliano …”

Si guardarono per qualche secondo, stringendo ancora le palpebre in segno di sfida.

Poi scoppiarono entrambi a ridere, incapaci di trattenersi.

“Ragazzi!” li interruppe Brittany, attirando gli sguardi su di sé, mentre stringeva le mani attorno al bimbo, “Andiamo a prendere un gelato?”

Non che le importasse davvero cosa facessero, purché fossero insieme.

Era quello il significato di ‘famiglia’.

***

Rotolò tra le lenzuola, prima di sentire la necessità di avvolgere le proprie braccia attorno a quelle di Santana che dormiva profondamente. Allungò anche lo sguardo oltre il letto per assicurarsi del fatto che Andrés fosse tranquillo nella sua culla.

Poi sorrise.

Lasciò un bacio dolce sulla spalla di Santana, prima di poggiarvi la testa e cominciare ad accarezzare il suo braccio. Non aveva mai pensato di poter essere una buona madre perché non sapeva neanche badare a se stessa, figurarsi a dei bambini. Invece, fortunatamente, stava andando tutto bene. Andava quasi troppo bene per sembrare vero. A Brittany sembrava di vivere in una di quelle meravigliose fiabe alle quali era abituata ed era così felice del fatto che Santana avesse voluto renderla protagonista di un racconto come quello insieme a lei.

Immaginava soltanto quanto dovesse essere stato orribile quell’anno di lontananza per lei. Brittany non lo aveva subito molto, certo, Santana le mancava ogni giorno, ma era al liceo, quindi si vedeva ogni giorno con i suoi amici e, visto che la sua mente tendeva a distrarsi facilmente, non ci pensava se non quando si infilava nel letto la sera, dopo essersi assicurata di aver passato la piastra a Lord Tubbington, tutta sola.

Ma, se ci ripensava in quel momento, il suo corpo tremava all’idea che aveva rischiato di perdere Santana. Non avrebbe avuto nulla di tutto quello che aveva in quel momento. Non ci sarebbero state le giornate al parco, i baci, l’anniversario, l’XBOX, i fiori, l’appartamento, Emily, Andrés, non ci sarebbe stata neanche New York perché New York non avrebbe avuto senso senza Santana.

La città avrebbe potuto essere tranquillamente eliminata dalla mappa, per quanto riguardava Brittany. Non le importava nessun luogo al mondo se non aveva lei al suoi fianco.

A quel pensiero, a quell’orribile prospettiva, non poté fare a meno di stringersi al suo corpo, incollarsi con l’addome alla sua schiena, quasi avesse l’impressione che potesse scappare via. Ma non l’avrebbe fatto, lo sapeva. Non sarebbe mai accaduto perché Santana l’amava profondamente, proprio come lei amava Santana.

Ed erano una famiglia in più, quindi davvero nulla al mondo avrebbe potuto separarle.

Sollevata dal fatto che il flusso di pensieri avesse imboccato quella direzione positiva. Rilassatasi dalle idea inquietanti, poté finalmente concedersi di rilassarsi ed immergersi nello splendido mondo di arcobaleni, unicorni e farfalle che continuava ad animare i suoi sogni, nonostante fossero passati tutti quegli anni.

***

Ma quella mattina, la prima a svegliarsi fu Santana.

Si sentì un po’ stordita quando sollevò la testa dal cuscino. E forse era colpa del vino rosso che avevano bevuto a tavola la sera prima. Si mosse appena prima di accorgersi del braccio che Brittany stava tenendo attorno a lei e sorrise. Mosse appena la schiena all’indietro per farla aderire completamente al corpo di sua moglie e si accoccolò tra le sue braccia, che cominciò ad accarezzare con la punta delle dita.

Sentì un piccolo lamento alle sue spalle e capì che, nonostante ci fosse ancora un bel buio perché l’unica cosa che penetrava da quella finestra era un barlume appena accennato, Brittany stava già dando i primi segni di vita a causa di quella carezza.

Si sentì un po’ in colpa per averla svegliata, ma fu lieta del fatto che l’avrebbe avuta con sé prima di quanto non si aspettasse quel giorno. Era un pensiero un po’ egoistico, ma quando Brittany dormiva, dopo aver passato una buona dose di tempo ad osservarla, non poteva più sopportare la mancanza di interazione.

“Sei … sveglia?” domandò con una vocina debole la bionda alle sue spalle. Allora, sentita la sua voce, Santana cominciò ad accarezzarla con più decisione.

“Sì.” Sussurrò, incapace di togliersi quel sorrisetto dalle labbra. Brittany fece scendere le braccia – sfuggendo alla carezza – attorno alla sua vita, accarezzandola dolcemente.

“I bimbi dormono.”

E Santana non poté farne a meno. Certo, sapeva che il tono con cui Brittany aveva pronunciato quella frase era assolutamente pieno di malizia. Si trattava di una constatazione dovuta alla confusione da sonno, e non le stava fornendo una motivazione per approfittare della calma che c’era in casa.

Ma lei era Santana Lopez e non esisteva che potesse prendere una cosa del genere come del tutto innocente. Girò all’istante la testa, finché le sue labbra non raggiunsero quelle della moglie, sfiorandole appena. Poi decise di far ruotare il corpo sul materasso per rivolgerle tutte le attenzioni.

Sentì la bionda emettere un altro lamento, questa volta più convinto, quasi si stesse svegliando del tutto e stesse cominciando a realizzare sul serio cosa stava accadendo.

“Allora, forse, dovremmo approfittarne …” sussurrò Santana, sapendo che, quando anche Andrés sarebbe cresciuto, avrebbero avuto molto meno tempo per certe cose.

“Vuoi fare una sfida uno contro uno? Devo prendere i joystick?” domandò innocentemente Brittany che, come al solito, non aveva colto quella malizia.

“No …” sussurrò allora Santana, prima di prendere il suo volto tra le mani, “voglio baciare mia moglie.”

E non aspettò una risposta prima di poggiare le labbra su quelle di Brittany. Il contatto fu leggermente più passionale ed impulsivo rispetto a quello dolce e romantico che si aspettava di assumere, ma probabilmente era dovuto al fatto che, durante l’ultima settimana, non avevano avuto molte occasione di restare così in intimità. Ma Brittany, fortunatamente, sembrava avere le sue stesse esigenze, perché dischiuse all’istante le labbra e accolse la lingua di Santana studiandola con la propria, quasi non le sembrasse vero di toccarla e dovesse accertarsi del fatto che fosse la sua. E lo era.

In un istante, quel gioco di lingue si fece meno casto ed appena più rumoroso, accompagnato da gemiti bisognosi. Santana stava già cominciando a sentirsi particolarmente insoddisfatta quando Brittany, che sembrava averla quasi capita al volo, piegò la gamba infilando il ginocchio tra quelle di Santana.

Il lamento che uscì dalla bocca di Santana fu meno discreto degli altri e Brittany si preoccupò di tapparle nuovamente la bocca con la propria, per evitare che potesse farsi sentire dai bambini. Le sue mani sottili scivolarono sul sedere perfetto di Santana che, per reazione, cominciò a strusciarsi contro quella gamba rigida. Brittany la sollevò ulteriormente mentre sentiva il tessuto sottile dell’intimo di Santana inumidirsi su di lei.

L’istante dopo si ritrovò sotto di lei, sotto Santana che si muoveva in maniera così sinuosa, come sempre, che divorava le sue labbra, famelica, prima di scendere lungo il suo collo.

“Mi è mancato tutto questo …” sussurrò Brittany con la voce inevitabilmente alterata e soffocata dall’eccitazione.

“Shhh” le intimò Santana e allora acconsentì, lasciando che l’unico suono che riempisse l’appartamento fosse quello degli schiocchi sulla sua candida pelle. Direzionò le proprie mani nuovamente verso il suo sedere e, non appena lo raggiunse, esercitò pressione sul corpo di Santana, allargando le gambe per farle spazio. E l’ispanica non le fece ripetere il movimento due volte, che si stava già strusciando su di lei.

Abbandonò il suo collo, il suo collo perfetto, lungo e candido, e scese con le dita verso il bordo della canotta che sua moglie usava per la notte durante l’estate. La fece salire rapidamente lungo il suo corpo, scoprendone i perfetti addominali da ballerina e baciandoli mentre continuava a sollevare la maglia.

Brittany decise all’istante di darle una mano, afferrando il proprio top e sfilandolo via, facendolo sparire nel buio della stanza. Subito Santana si preoccupò di risalire lungo il suo corpo, per arrivare a distribuire quei baci anche sul suo seno, ora scoperto. Le labbra si chiusero rapidamente attorno ad un capezzolo e cominciò a succhiarlo avidamente a sé, quasi stesse cogliendo l’occasione perché sapeva di dover stare obbligatoriamente almeno ventiquattro ore senza.

Brittany si lasciò sfuggire un gemito, passando una mano tra i capelli scuri di sua moglie, premendola contro di sé, ma per fortuna fu abbastanza indiscreto da non catturare nessuna attenzione inopportuna.

La lingua di Santana picchiettò all’interno della bocca, colpendo quel capezzolo ormai turgido, mentre una mano scivolava rapidamente lungo il corpo sopra di lei. Senza interrompere l’impiego della sua bocca, si infilò abilmente sotto i suoi shorts e l’intimò. Le dita finirono dritte sul suo clitoride, cominciando a stimolarlo con decisione in movimenti circolari.

“San …” mormorò appena Brittany prima che Santana potesse agitare sia la mano che la lingua, facendole piegare la schiena per il piacere.

E poi ci fu un’interruzione.

Un pianto furioso scoppiò dalla culla accanto al loro letto, più in là in quella stanza, e le labbra di Santana si allontanarono all’istante dal corpo della bionda. Si voltarono entrambe verso la culla e notarono le braccine esili di Andrés agitarsi in aria.

Brittany stava già per sollevare la schiena dal letto, quando Santana poggiò la mano sul suo petto per costringerla al materasso con un sorriso dolce in volto.

“Non preoccupati, vado io.” Le disse, cominciando già ad allontanarsi.

Brittany indossò un sorriso raggiunte all’istante.

Non poteva negare che avrebbe preferito che quella pratica continuasse ma, allo stesso tempo sapeva che la ragione per la quale non poteva era meravigliosa.

Santana stava facendo calmare uno dei loro figli, ed era una cosa decisamente più importante di un banalissimo orgasmo, poco ma sicuro.

La loro vita non sarebbe peggiorata.

Sarebbe migliorata ogni singolo giorno.

Santana, Brittany, una famiglia e tanto, infinito amore.  

 

 

RenoCorner

Com'era? Faceva schifo? Sì? T_T okay, faceva schifo. :(( Vi chiedo venia se faccio schifo T_____T tantissima venia T_T 
A parte il mio fare schifo,  visto che ci siamo, per chi fosse interessato a leggere altri schifi di questa settimana da schifo - e se volete leggere altri schifi, fate davvero schifo (tutto questi schifo sarà dovuto alla fetta di anguria amara che ho appena mangiato xD) - eccovi i link di schifo!

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