Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: Silvia98sissi    09/07/2012    2 recensioni
La star canadese Justin Bieber cambierà il suo carattere talvolta egoista e imparerà molte cose sulla vita quando incontrerà Emma Victoriano e scoprirà che, come lei nei suoi confronti, non può farne a meno.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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#Emma
"Caro Justin,

non so se leggerai la mia lettera, ma io lo spero con tutto il cuore.

Sento la necessità di scriverti perchè ho bisogno di ringraziarti per tutto quello che fai per me ogni giorno.
Non voglio dirti il mio nome semplicemente perchè non ho bisogno che tu lo sappia, non voglio andare in giro per strada urlando "Hey, Justin Bieber ha appena letto la mia lettera, sa come mi chiamo!!" Sarà un po' contorto come ragionamento, ma per me ha un senso.
Grazie Justin perchè ci sei sempre per me con la tua voce angelica che mi aiuta in ogni caso e grazie alla quale non mi sento mai sola quando accade qualcosa di brutto. Nella vita abbiamo tutti bisogno di un amico, una persona che ci accompagna lungo i crudeli viaggi troppo lunghi che la vita a volte ci fa percorrere, ma io non ne ho mai avuto uno vero. Sono sempre andata avanti con le mie forze, se posso ancora chiamare così quella piccola luce che mi aiutava a superare i brutti periodi nonostante tutte le lacrime, poi, quando mi trovavo praticamente al limite, ho trovato te. Quattro anni fa la tua voce è diventata ossigeno per me, sentii per la prima volta la tua cover di "Because of you" di Ne Yo e da allora iniziai a supportarti perchè capii che supportare qualcuno mi rendeva felice e mi dava speranza. Quando in famiglia andava tutto male, quando a scuola i bulli non volevano lasciarmi in pace, quando per qualche oscuro motivo mi sentivo sola o quando avevo voglia di morire perchè credevo che quel maledetto cancro avrebbe dovuto portare via me e non tutte quelle persone a me care che adesso si trovano lassù, tu eri con me, come un eroe, un idolo, un amore platonico, come un amico vero. Sembra da pazzi supportare qualcuno senza conoscerlo, e lo sembra ancora di più il fatto di credere di essere supportata da qualcuno che non ha l'idea di chi tu sia, ma tutto ha un senso nascosto in questo mondo, tutto, e tu sei il mio tutto Justin, tu mi rendi davvero felice. Io, come farebbe un'amica, ti appoggerò in ogni caso, sempre, non ti criticherò nè ti giudicherò, semplicemente perchè questa è la tua vita ed io ne sono consapevole.
Spero di poter sterminare la parola - platonico - che precede da sempre il tuo nome e spero di poterti abbracciare prima o poi.
Non badare alle critiche di chi non sopporta l'idea di te, sappi che anche se da una parte ci sono persone che ti stanno sul fiato sul collo e ti dicono che fai sempre la cosa sbagliata, dall'altra parte ce ne sono alcune che apprezzeranno sempre quello che farai semplicemente perchè tu sei il loro ossigeno, e tu, mio caro Justin, devi imparare a fare ossigeno di loro, delle persone che ti amano, devi capire che le critiche non sono nulla e che ti basta amare ed essere amato per andare avanti.
Grazie di tutto Justin, grazie per farmi credere.
Credo nei miei sogni, in te, per il semplice motivo che tu credi in me.
Spero di poterti incontrare il prima possibile, una Belieber.

Io, mamma e papà eravamo appena atterrati all'aeroporto di Milano Linate quel 9 Aprile 2011 alle undici di mattina, mancavano otto ore e avrei definito quel giorno il più bello della mia vita, perchè?
Beh, perchè avrei assistito al concerto del mio amore platonico, Justin Bieber.
Siamo partiti da Roma, organizzare il viaggio non è stato poi così difficile perchè mio padre, Antonio Victoriano, lavora all'Alitalia da sempre.
- Mamma, riuscirò a dare la lettera a Justin secondo te? - Chiesi a mia madre
- Faremo il possibile, comunque non penso che sia complicato, è solamente una lettera, gliela daranno sicuramente - Rispose mia madre, Anna.
- Lo spero tanto, Dio mamma, non sai quanto sono elettrizzata - Dissi prima di scendere dall'aereo.
Eccoci lì, atterrati nella città che avrebbe cambiato la mia vita per sempre.. ero davvero emozionata, non potevo credere che finalmente il mio sogno sarebbe diventato realtà. Ero una Belieber da quattro anni e non vedevo l'ora di incontrarlo, il mio migliore amico.
Sì, lo definivo così, il mio migliore amico, quella persona che mi stava accanto anche se platonicamente e che non mi giudicava mai.
Appena atterrammo un sorriso si disegnò sul mio volto facendomi sembrare un'ebete al quadrato sotto gli occhi di tutti.
- Ci vediamo a Roma Comandante, è stato un ottimo viaggio - Sentii mio padre salutare il Comandante che riceveva complimenti di ogni genere dopo ogni viaggio.
Prendemmo un taxi e ci dirigemmo in albergo, mentre mamma e papà socializzavano con il tassista io guardavo fuori dal finestrino e ascoltavo le canzoni del mio idolo dal mio ipod.
Stavo ascoltando One Time quando una lacrima rigò il mio viso: eravamo passati sopra un ponte dal quale si poteva benissimo vedere il Mediolanum Forum di Assago, davanti al quale, già alle due del pomeriggio, c'erano centinaia di Beliebers e Bieberboy urlanti.
- Il nostro albergo si trova a un kilometro dal Mediolanum - Disse mamma
- Riposiamoci e verso le 16 iniziamo ad andare, va bene? - Disse papà
- Papà, basta che non ti addormenti perchè poi non riusciremmo più a svegliarti, come sempre - Risposi io
Entrammo in albergo, la nostra camera era molto accogliente, ma onestamente non feci molto caso all'arredamento visto che non facevo altro che pensare a come sarebbe stato il concerto.
- Oddio vi prego andiamo, non ce la faccio io così, sentite come canta la mia famiglia? Voglio andare con loro - Dissi guardando fuori dalla finestra
- Ok, mangiamo e andiamo - Disse mamma
- Mangiamo? Si, ma dove? - Chiese papà
- Di sotto c'è un bar, possiamo prendere un panino e portarcelo lì - Rispose mamma
Andammo al bar e mangiammo dei panini, poi ci incamminammo per andare al Mediolanum dove si udiva ancora la mia seconda famiglia che cantava.
Non portai nessuna amica al concerto per il semplice motivo che non ne avevo, o almeno non conoscevo nessuna persona affidabile che non era Belieber solamente per la moda.
Entrammo nel cortile del Forum, ed io incontrai le mie sorelle.
Dio, quanto erano belle.. persone come me, che non mi giudicavano per i miei gusti musicali, per il mio aspetto, per la mia voce, per i miei sogni troppo ridicoli, persone che mi capivano.
Erano le 17 e le guardie iniziarono a far entrare gli spettatori, quattordici alla volta. Entrammo nel cancello, corremmo, persi di vista i miei genitori ma poi li ritrovai subito, continuai a correre, eccoci arrivati, alzo lo sguardo sbalordita e rimango a bocca aperta: scale, moltissime scale.
- Emma vai avanti tu, penso che noi ci metteremo più del previsto - Disse mamma
Così presi in mano la lettera e il cd di Justin e iniziai a correre sulle scale, erano veramente TANTE, faticavo ma non ci facevo caso: dovevo assolutamente entrare in quel forum.
Finii di salire le scale e entrai nella porta che vidi, non seppi se fosse quella giusta, ma entrai comunque.
Beliebers, moltissime Beliebers urlavano, piangevano, ridevano, saltavano.. non c'era nessuno seduto ma si poteva benissimo intuire che i posti erano tutti occupati.
- Signorina, che posto ha lei? - Mi chiese molto probabilmente un'addetta alle tribune
- Siamo in tre, i posti non sono numerati - Risposi
- Oh, perfetto, vede quella tribuna lì? - Disse indicando dei posti liberi dall'altra parte della parterre, annuii - Ecco, si deve sedere lì, è ancora tutto vuoto.
Mi si illuminarono gli occhi, quella tribuna era così vicina al palco che se Justin sarebbe arrivato avrei potuto vederlo.
Ringraziai la signora e corsi dall'altra parte del Forum, entrai in una porta che, fortunatamente, era quella giusta.
Mi misi a sedere e occupai altri due posti per i miei genitori e notai che se mi sporgevo un po' potevo anche vedere la porta di entrata dietro le quinte.
C'erano ragazzine che piangevano e Bieberboy che indossavano magliette dedicate al loro idolo, senza vergognarsi per nulla al mondo di dimostrare ciò che erano.
Era semplicemente fantastico.
Entrarono i miei genitori, mia madre mi prese la mano e mi portò lungo la staccionata della tribuna dalla quale si potevano osservare i tanti collaboratori che si davano da fare sotto al palco.
Alla nostra altezza c'era un uomo calvo che indossava uno di quei giubottini arancioni, era una guardia senza dubbio.
- Potreste dare questa lettera a Justin? - Chiese mamma notando che io ero troppo timida per domandarlo.
- Cosa? Non ho capito - A quel punto decisi di parlare io e alzai la voce in modo che il signore potesse sentirmi
- Ho scritto una lettera per Justin, Justin Bieber, potreste dargliela? Vi prego - Mi fermai quando udii le risa del signore che si sbellicava davanti ai miei stessi occhi. Cosa aveva da ridere?
- Scusi, mia figlia era seria - Disse mia madre tentando di mettere a tacere quell'uomo troppo impegnato a ridere che non ascoltò.
- Tu, ragazzina, pensi davvero che il ragazzo più famoso del mondo legga la tua lettera? Scusa ma mi sembra alquanto impossibile. Io non posso dargliela, ci rimetto il posto quà dentro, prova a convincere quel bestione laggiù - Disse indicando un uomo enorme con una carnagione scura che si trovava dietro le quinte e che, come pensavo, parlava inglese.
- Non può proprio fare niente? - Chiesi distrutta io
- No, niente di niente, mi dispiace ma sai come andrebbe a finire. Lui è un divo, a meno che non vai lì da lui e ti metti a piangere in ginocchio, non leggerà mai la tua lettera -
Una, due, tre lacrime bagnarono il mio viso.. era veramente triste notare che anche una persona sconosciuta rideva di me e dei miei sogni.
Tuttavia decisi di non rovinarmi la giornata senza essermela goduta, quindi presi un fazzoletto, mi asciugai il volto e andai a sedere. Mi affacciai un attimo e notai che un ragazzo biondo con un cappello di lana in testa e uno zainetto viola sulle spalle stava andando dietro le quinte.
Era lui, ne ero certa, e mi stava fissando.
Non feci nulla, sfoggiai uno di quei sorrisi da ebete che mi ritrovavo mentre le mie mani tremavano, per la gioia ovviamente.
Ricambiò il sorriso e andò via.
Prima che potessi dire a mia madre dell'accaduto un timer apparse sulla schermata visibile dal palco, mancava poco all'inizio del concerto e il Dj animò quella che poteva definirsi una vera e propria festa da discoteca. Mi divertii, saltai su e giù per le gradinate e cantai le hit del momento e mi emozionai quando il cantante inglese Bluey Robinson iniziò a cantare e Justin corse sotto la mia tribuna, con delle bottiglie di acqua in mano.
Lo vidi, vicinissimo a me, riuscii a distinguere i suoi occhi color nocciola da quelli dei ballerini a suo seguito.
Non vorrei essermi sbagliata ma mi apparve di vederlo fissarmi, o fissare mia madre che era troppo impegnata a fare un imbarazzante ballo a ritmo delle canzoni di Rihanna per accorgersene.
Iniziò il concerto e il mio idolo apparve sul palco a ritmo di Love Me, Dio, quanto era bello.
Quella sera non sentivo alcun muscolo del mio corpo se non le pulsazioni del mio cuore che sembrava volesse uscire fuori dal mio petto. Tremavo, ballavo, cantavo, sorridevo e ammiravo i sorrisi che quel ragazzino di Stratford stampo' sui volti di 12000 persone.
Justin cantò Baby e il concerto finì quando lui, fiero di se stesso, abbandonò il palco lentamente e fece apparire la scritta "Goodnight" sullo schermo principale.
Coriandoli, cadevano coriandoli dal soffitto mentre la gente abbandonava la sala. Io restai lì, ferma a fissare il pavimento mentre le guardie barravano le apposite tribune, restai lì per pensare.
Era successo davvero? Lo avevo visto dal vivo? Avevo finalmente vissuto il mio sogno? Non potevo crederci, riuscii a realizzare il mio sogno ma non riuscivo ancora a crederci.
- Emma, dobbiamo andare.. - Disse papà interrompendo il mio silenzio
- Lo so - Risposi
- Ci cacciano se non andiamo da soli - Disse ancora
- So anche questo, sono sveglia, stavo solamente pensando. E' stato così.. surreale - Dissi mentre mi alzai dal mio seggiolino
- E' sicuro di non poter dare questa lettera a Justin eh? - Sentii mamma insistere con la guardia di prima
- Mamma, lascia stare, non fa niente - Dissi
- Mi dispiace - Disse la guardia
- Si, le dispiace di non poter più sbellicarsi dalle risate sputando sul mio sogno perchè sto andando via - Sibillai
Prima di uscire mi voltai ad ammirare quel palco e quella sala ormai vuota, non c'era più nessuno e molto probabilmente Justin si trovava ancora dietro le quinte.
Lasciai la lettera a terra, non so se lo feci nella speranza che qualcuno potesse dargliela notando la scritta - FOR JUSTIN BIEBER - o se lo feci semplicemente per fare un'uscita da film di azione.. molto probabilmente la seconda opzione è la più ragionevole.
Uscii dal Mediolanum Forum di Assago soddisfatta, avevo vissuto il mio sogno e non potevo essere più felice.

#Justin
Stavo entrando nel mio camerino quando notai una ragazza nella tribuna non numerata che cercava disperatamente di convincere una delle mie guardie perchè voleva darmi non so cosa, piangeva e aveva in mano una lettera.
Odio quando i miei collaboratori fanno così, sì ok, sono famoso, ma non devono pensare che se una persona mi supporta me ne lavo le mani, i miei fans mi stanno a cuore.
La ragazza mi vide, si asciugò le lacrime e mi sorrise, un sorriso che nonostante tutto le venne spontaneo, forse per l'emozione.
Quando il mio amico Bluey era sul palco a cantare la mia canzone decisi di prendere una bottiglia d'acqua e di correre sotto quella tribuna con i miei ballerini, così giusto per fargli qualche scherzo e per far tornare il sorriso sul viso di quella ragazza che aveva pianto poco prima. La vidi, notai il suo sorriso e la luce mi permise di ammirare i suoi occhi verde smeraldo che mi fissavano elettrizzati, era bellissima, con i suoi capelli castani e la sua carnagione chiara.
Finito il concerto vidi che una donna, probabilmente sua madre, si avvicinò ancora una volta a quella guardia che, per l'ennesima volta, respinse la lettera della figlia la quale per qualche oscuro motivo la lasciò a terra e se ne andò.
- Hey, tu, parli inglese? - Chiesi a una guardia che stava barrando la tribuna
- Si, signore, che c'è? - Rispose
- Ho ancora 17 anni non c'è bisogno che mi chiami signore. Comunque, voglio quella lettera, non gettarla - Dissi sicuro di me
- Ne è sicuro? - Chiese
- Si, è una lettera, non è droga. Dia quà, forse si è fatto un'idea sbagliata di me. A me interessano i miei fans - Dissi soddisfatto tenendo la lettera in mano e me ne tornai dietro le quinte 

  
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