Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: say goodbye    09/07/2012    3 recensioni
Nome? Melanie.
Età? troppo grande per rispondere.
Carattere? credimi meglio se non mi consoci.
Ragazzi? no grazie, sono lesbica.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Dai, passa la palla, muoviti"
Il bambino dagli occhi color miele imprecava esuberante come se non aspettasse altro. 
"Se la vuoi te la devi venire a prendere" avevo solo otto anni ma avevo già la spiccata personalità provocativa di una normale adolescente.
Ero perfettamente in grado di stuzzicarlo in ogni attimo della giornata, possiamo dire che era il mio hobby. 
Con un balzo quasi da idiota saltò dentro ad una pozzanghera a pochi centimetri da me sporcandomi la maglietta nuova delle winx. Furiosa, divenni furiosa, avevo il fumo che mi traboccava dalle orecchie come si suol dire. Lo aveva fatto apposta, non c'erano altre spiegazioni. Cosa meritavo? Vendetta. 
"Ti strappo i capelli"
Ero parecchio aggressiva e devo dire che la cosa non mi dispiaceva affatto.
Teneva alla larga le persone false cosa più che positiva. 
I ricordi della mia infanzia sono particolarmente sfocati, principalmente rinchiusi in una camera impolverata nella mia testa. Perché? Perché sono ricordi che quello stronzo ha osato macchiare con la sua merda. Sono ricordi ormai rovinati che non voglio far tornare a galla. 
Di chi sto parlando? Oh, andiamo, lo sapete benissimo. Ormai tutto il mondo gira intorno a quel presuntuoso egocentrico moccioso di nome: Justin Bieber.
Non riesco a capire, davvero, come un branco di ragazzine arrapate possano provare un'amore incondizionato per qualcuno che non conoscono nemmeno.
Ebbene, io lo conosco, e credetemi, in questi ultimi 10 anni non ha fatto altro che rendermi la vita un inferno, come se ci provasse gusto, come se non avesse nient'altro a cui pensare.
La cosa peggiore? E' che ora si atteggia e si comporta come se non fosse accaduto assolutamente nulla tra di noi e la cosa mi fa rabbia, tanta rabbia.
Mi capita spesso di vederlo in giro, frequentiamo la stessa compagnia, non è facile, ma la maggior parte delle volte ingoio il rospo della sua presenza e vado avanti a testa alta.
E' capito si, è capitato che qualche volta sono sbottata e gli ho rinfacciato tutto il male che mi ha fatto passare ma accade raramente.
Ho il pieno controllo dei miei nervi da molto tempo ormai. 
Sono Melanie Ferguson e vivo ad Atlanta..'OH MIO DIO E' DOVE ABITA JUSTIN BIEBER, CHE EMOZIONE, COME SEI FORTUNATA *________*' AHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAHAHAHAHAH NO. Cerco di evitare ogni commento simile, mi danno alla nausea.
Abito nella sua stessa città e sinceramente preferire perdere la verginità con un barbone. 
 
9 luglio, lunedì.
Anche oggi devo passare un pomeriggio cercando di sopportare quel microbo che ultimamente non fa altro che ronzarmi intorno. Vorrei tanto fosse una mosca almeno quelle le puoi depistare schiacciandole oppure spruzzando un po' di DDT. 
Mi sveglio e, ancora con gli occhi semichiusi mi dirigo nervosa in cucina.
Mi guardo intorno, la colazione è già sul tavolo, quasi un miracolo. 
'Sono andata con Mark, torno stasera tardi non aspettarmi' 
eccolo lì, il solito biglietto di benvenuto che mia madre lascia quotidianamente sul mobiletto in cucina.
Lei e papà si sono separati un paio di anni fa, io ero ancora piccola per capire il vero significato della parola 'divorzio' ed è per questo che ora non mi fa nessun effetto.
Con mio padre ho perso ogni tipo di contatto, ogni tanto chiama per sapere come sto, ma non sono mai andata oltre.
Mark è il nuovo apparente compagno di mamma, oddio, non è nè un tipo simpatico, nè antipatico, è semplicemente..un tipo si ecco.
Adoro mia madre, niente discussioni su questo, solo che mi da l'idea di una puttana.
Non puoi uscire la mattina presto e tornare la notte verso le quattro, non ha praticamente alcun senso.
Sollevo le spalle facendo finta di niente, bevo il mio latte bollente, un pizzichio mi solletica la gola il che mi fa fare un'espressione strana con la bocca, quasi di fastidio.
Do un'occhiata veloce all'orologio, sono le 11, è ancora presto per varcare le soglie dell'inferno.
Cero di scrollarmi il sonno di dosso optando per una doccia fredda e rinfrescante. Spesso le migliori idee mi vengono proprio sotto la doccia, è il modo migliore che ho per riflettere, per pensare a tutte le cose che ho passato.
Certo, è il posto migliore dove posso piangere, dove le mie lacrime si mischiano alle gocce d'acqua che escono ininterrottamente dal maniglione. 
Il telefono inizia a squillare, ma cazzo, proprio adesso? Il tempismo è andato a farsi fottere, dio.
Scosto la tenda mi guardo intorno e provo a scendere cercando di bagnare il meno possibile il pavimento, infilo il primo asciugamano che trovo e mi dirigo correndo verso il salone. 
Sulla schermata azzurra del mio cellulare appare il suo nome -Justin- resto ferma, impassibile, un piccolo balzo sorprende il mio cuore, come se ne fosse contento. Scuoto la testa, no, non può esserlo, non deve esserlo.
Riattacco forse perché mi manca il coraggio, forse perché non ho voglia di sentirlo o forse perché non ho voglia di affrontare il passato. 
 
FLASHBACK.
"Justin che cazzo ci fai qui? Perché sei nudo? Perché lo sono anche io? Porca puttana. "
"Scusa, eri ubriaca e..e..tu mi piaci..quindi.."

"Ti sei approfittato di me, con me hai davvero chiuso."
 
 
Si, me lo ricordo, me lo ricordo come fosse ieri.
Si era approfittato di me, mi aveva colto nel momento di debolezza più assoluta, era stato scorretto, troppo, non meritava il mio perdono. 
La cosa che non capivo e che non capisco tutt'ora è come due bambini così tanto amici possano essere arrivati ad odiarsi così tanto.
Cioè si, ok, lui ha fatto quel che ha fatto, ma come ha potuto..
Credevo fosse l'unica persona in grado di non farmi mai del male, ma ancora una volta mi ero sbagliata.
Ancora adesso non ho imparato la lezione, ma ci sto provando, giuro, lo sto facendo. 
Devo dimenticarlo, e per farlo devo andarmene da qui.
  
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