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Autore: EleRigoletto    09/07/2012    7 recensioni
Tranquilli, non sono le solite, barbose, raccomandazione dei genitori che ti rifilerebbero anche un giacchino con fuori un caldo micidiale usando la scusa:” Fuori c’è freschino è meglio portarselo a dietro.”
No, niente di tutto ciò, leggete e capirete.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti, vi “narrerò” la mia VERA avventura in un giorno d’estate con 35° C all’ombra e in un momento non tanto piacevole, in cui, appunto, è nato l’elevato senso comico ( … o forse no, non importa) Buona lettura!!
 

Tranquilli, non sono le solite, barbose, raccomandazione dei genitori che ti rifilerebbero anche un giacchino con fuori un caldo micidiale usando la scusa:” Fuori c’è freschino è meglio portarselo a dietro.”
No, niente  di tutto ciò, leggete e capirete.
Stavo per uscire di casa spensierata ed allegra per la magnifica giornata che mi sarebbe aspettata a braccia aperte; fuori c’era un caldo che potevi attaccarti alle pale del ventilatore ed impiccarti, tutto doveva procedere bene, quando vidi le nuvole – fino a pochi secondi prima bianche e candide come un dolcioso zucchero filato- farsi più scure e grigie, perdendo il loro lato              “mangiabile”.
Di solito sono una ragazza che prevede le situazioni e porta di tutto per non rischiare di rimanere senza niente, ma questa volta no, la mia ragione si è a presa un giorno di vacanza e così decisi – per quale strano motivo, non me lo spiego ancora- di uscire senza ombrello.
Presi la mia bici e pedalai fino al centro, mi incontrai con la mia carissima amica- anche lei senza ombrello- e andammo a fare un bel giro correndo come lampi; già, quei maledetti lampi che rovinano sempre la mia esistenza.
Dopo esserci fermate per circa due ore in un bar, pagammo il conto e ci incamminammo verso casa, vista l’ora che si era fatta; non scendeva neanche una goccia, tutto era grigio e normale.
Accompagnai la mia amica sotto casa sua, la salutai rumorosamente e andai dritto per la mia, quando iniziò il diluvio universale e la catena della mia maledetta bici andò giù.
Mi direte “Idiota, tirala su!” sì, ma non sarei qui  a raccontarvi questo se l’avessi tirata su e per mia sfortuna purtroppo io non so aggiustare una catena della bici e mi sono dovuta bagnare per tutto il tragitto a piedi.
Continuai un po’ a pedalare senza catena, ottenendo gli sguardi stupiti delle altre persone, potevo resistere ancora due minuti, ma, prima di attraversare le strisce, una macchina si fermò – lo aveva fatto apposta, ne ero sicura!- ed io mi ritrovai a scendere; presi sotto braccio la mia bici e cercai di camminare il più velocemente possibile, purtroppo non sono molto brava a sollevare pesi più pesanti di me, così dovetti rallentare e beccarmi gli schizzi delle auto che mi passavano davanti.
La maglietta bianca, ormai si era fatta trasparente, i pantaloncini di jeans sembravano un lago in pendenza e le mie scarpe emettevano uno strano rumorino, del tipo ‘ciap ciap’ che  potevo far ballare le persone.
La domanda spontanea che mi venne l’esatto momento che attraversai il viale per aprire il mio garage fu:” Ma perché proprio  adesso e non quindici minuti dopo?” naturalmente una domanda la cui risposta non sono riuscita a trovare.
Credete sia finita così, ma no miei cari, non basta essermi bagnata dalla testa fino ai piedi, no, il destino mi ha fatto incontrare i miei amici sotto casa che mi hanno trascinato (letteralmente) a fare una stupidissima e fottutissima ricarica del telefono, bagnando il negozio e sentendomi in imbarazzo.
C’era fresco fuori, i miei capelli gocciolavano pesantemente – come olio sulle patatine- andai sotto casa mia e corsi in casa salutando i miei amici che fino a prima, mi avevano trattenuto giù.
Quando salii era ora di mangiare, mi sembra ovvio che mia mamma si mise a sbraitare come se avessi portato a casa un corpo squarciato – brutta immagine- e urlando “vivace” – come direbbe lei- mi fece spogliare sul balcone; fortunatamente abito al quinto piano e non potevo essere vista da nessuno, se non che da un fagiano che era sul lato opposto della montagna di fronte casa mia.
Dopo aver fatto una bella doccia, mia madre mi fece sedere a tavola e – facendomi incazzare come una iena- mi rimproverò dicendo la frase che non volevo sentire e che è lo scopo di questa one- shot:” Non dovevi uscire di casa senza ombrello!” Mi alzai nervosa e andai dritta in camera tirando pugni al mio povero cuscino, iniziando a scrivere questa simpaticissima storia.

Hey gente, Come và? Cosa ne pensate di questa mia disavventura? Spero vi sia piaciuta, ringrazio in anticipo quei pochi e “santi” che leggeranno ( se mai capitasse loro di leggere) questa mia imprevedibile storia.
 

  
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