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Autore: KuromiAkira    10/07/2012    2 recensioni
Voleva andarsene ma, allo stesso tempo, non aveva alcuna voglia di muoversi da lì. Le sue ferite erano ormai guarite ma la sua anima e il suo orgoglio erano ancora lacerate dall'umiliazione, la vergogna e da un rimorso che, probabilmente, aveva sempre provato in fondo al suo cuore.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiyori Sarugaki, Shinji Hirako, Urahara Kisuke
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Titolo: La colpa più grande
- Personaggi: Hiyori Sarugaki, Kisuke Urahara, Shinji Hirako
- Genere: introspettivo, sentimentale
- Rating: verde
- Avvertimenti: one shot, spoiler
- Conteggio Parole: 1721
- Note: In realtà non seguo più Bleach. Odio le serie troppo lunghe quindi, finita la saga di Aizen ho smesso di prendere l'edizione italiana.
Alcuni spoiler mi sono comunque giunti, quindi so di Shinji, Kensei e Rose, ma non ho la più pallida idea se l'edizione italiana sia già arrivata o no a quel punto quindi tra gli avvertimenti ho messo 'spoiler', per sicurezza. Se non serve, lo toglierò.
Comunque nulla, mi sa che anche quest'anno scriverò tre fiction su Bleach prima di passare ad altri fandom XD Sia nel 2007 che nel 2008, infatti, ho scritto tre fiction su Bleach una dopo l'altra e poi il nulla per lunghi periodi. XD
Per quanto preferisca i termini originali, ho preferito usare i termini italiani per nomi e onorifici, eccezion fatta per termini intraducibili (come il -chan, ma in questa fiction non l'ho usato). Ma le u mute le ho lasciate!





La luce del sole, che penetrava dall'unica ampia finestra di una delle stanze dell' Emporio Urahara, era talmente intensa da darle fastidio e quel silenzio, violato solo dal cinguettio degli uccelli e dalle foglie mosse dal vento, la metteva a disagio.
Voleva andarsene ma, allo stesso tempo, non aveva alcuna voglia di muoversi da lì. Le sue ferite erano ormai guarite ma la sua anima e il suo orgoglio erano ancora lacerate dall'umiliazione, la vergogna e da un rimorso che, probabilmente, aveva sempre provato in fondo al suo cuore.
A tutto questo, poi, si aggiungeva una profonda tristezza, un senso di solitudine in vista di quello che, da lì a pochi giorni, era destinato ad accadere.
Erano passate poche settimane dalla battaglia finale contro Aizen. Hiyori ne aveva passate una buona parte in stato di incoscienza, in preda al dolore e agli incubi, a lontani ricordi, troppi, uno più terribile dell'altro.
Non era passato che un giorno dall'annuncio di Shinji, Rose e Kensei di voler tornare al Gotei 13 e alle decisioni degli altri di cercare altrove la propria strada.
Dopo cento anni i Vizard si sarebbero separati. Hiyori aveva sentito una fitta al petto così forte da impedirle di dire alcunché.
Anche lei, quella notte, aveva riflettuto su cosa fare, consapevole di dover farsene una ragione e andare avanti anche da sola, senza aver accanto quei compagni con cui aveva condiviso un'esperienza traumatica.
La porta della camera si aprì lenta e Kisuke entrò cauto, guardandola tristemente. Come la irritava, quello sguardo! Ogni volta che gli occhi dell'uomo si posavano su di lei, avevano quell'espressione patetica. Era ovvio che l'uomo si era sempre sentito in colpa e ora, a quello, si aggiungeva il dispiacere per tutta quella situazione.
La giovane Vizard non aveva mai voluto pietà, ma si rendeva conto che le sue condizioni, considerando poi quel'era il suo temperamento, non poteva che ispirarne, a gente come lui.
In ogni caso, Hiyori si voltò verso l'ex-capitano, con una calma innaturale per una come lei, provocando un leggero, forzato sorriso sul viso di Urahara.
- Come si sente, signorina Hiyori? - le chiese il padrone di casa.
- Arrivi al momento giusto -, disse lei, ignorando la domanda, - c'è una cosa di cui devo parlarti. -
Era impossibile per Kisuke abituarsi a quel tono pacato, ma si avvicinò subito al futon dove la ragazzina era seduta, accomodandosi al suo fianco, pronto ad ascoltarla pazientemente, come aveva sempre fatto in passato.


I preparativi per permettere ai tre Vizard di riprendere quei posti che erano stati loro tolti cento anni or sono dal crudele esperimento di Aizen Sousuke furono ultimati in poco tempo. Shinji, Kensei e Rose si accingevano a passare la loro ultima notte come ospiti all'Emporio Urahara e Hirako, prima di coricarsi, decise di salire sul tetto per prendere una boccata d'aria.
Aveva sempre pensato che un periodo così tranquillo sarebbe stato l'ideale, dopo tutti quei casini recenti, eppure, ora che si poteva godere un po' di calma, c'era qualcosa che al leader non ufficiale dei Vizard non andava proprio giù.
Non era solo questione di poca abitudine, sapeva che qualcosa non andava e sapeva benissimo dove e perché.
Roteò gli occhi dal cielo stellato al posto vicino a lui quando si accorse che Hiyori era salita sul tetto. Attese che lo raggiungesse e che gli si sedesse accanto, per poterla guardare in volto.
Da quando era guarita e si era finalmente svegliata, il membro più giovane delle 'truppe mascherate' non aveva mai fatto le sue solite scenate, non l'aveva più vista dare in escandescenza o alzare la voce o le mani su qualcuno.
L'espressione perennemente incavolata aveva ora delle tracce di tristezza e colpevolezza che non le donavano affatto e Shinji si ritrovò ad ammettere di preferirla rompiscatole e violenta. La solita Hiyori riusciva a sfogarsi su di lui, in caso di bisogno, anzi era più corretto dire che era Hirako stesso a darle occasione di tirare fuori la frustrazione istigandola e facendosi picchiare. Nella situazione attuale, invece, si sarebbe ritrovata intrappolata in quell'oscurità fatta di odio e dolore che lui, ben prima di diventare Vizard, ben prima di essere shinigami, aveva visto in lei sin dal loro primo incontro.
Shinji aveva preso la decisione di tornare alla Soul Society senza rimpianti, ma fu ben prima di vedere quale cambiamento aveva sortito in Hiyori quella battaglia e quell'esperienza. In quel momento aveva quasi il desiderio di rimanere sulla Terra o di portarla con se per poterla tenere d'occhio come aveva sempre fatto. Ma era impossibile che lei decidesse di tornare a essere una shinigami cosa che mai era stata nelle sue volontà fin dal principio. Hiyori Sarugaki era stata infatti uno di quegli individui costretti a diventare shinigami per controllare la propria forza ed evitare di fare del male agli abitanti del Rukongai condizionati dal suo reiatsu. Oltre a questo non aveva saputo altro ma aveva intuito che il motivo della diffidenza della ragazzina dipendeva proprio da quel passato.
- Ti sei ripresa completamente? - le chiese infine, sperando di poter risolvere qualcosa parlandole.
Ricevette però solo un mugugno come risposta.
Shinji sospirò ma non si arrese: - Hai deciso cosa fare da ora in poi? - Non era una domanda fatta solo per tentare di cavarle qualche parola, ci teneva davvero a saperlo.
Seguirono alcuni istanti di silenzio e il ragazzo cominciò a credere che non ci sarebbe stato alcun dialogo nemmeno quell'ultima sera.
- Io resto qui - rispose infine Hiyori, continuando a fissare il giardino, per quanto la luce della luna le permettesse di osservare. - Ho già chiesto a Kisuke. -
- Chiesto? - domandò con tono più vivace Hirako, sorridendo beffardo. - Non gliel'hai imposto? -
- Tanto non avrebbe rifiutato - ribatté lei, facendo spallucce.
Non sembrava nemmeno di parlare con Hiyori Sarugaki, in quel modo. Loro non parlavano in quel modo. Shinji non riusciva ad accettarlo e doveva fare qualcosa entro quella sera, o non sarebbe più riuscito a stare tranquillo.
- Sei sicura di stare bene? -
- Ho detto di sì, idiota! - sbottò lei, spazientita. Per un attimo sembrò la solita scontrosa di sempre e questo riuscì a rilassare appena anche l'amico.
Comunque, era ormai chiaro che ci sarebbe stato qualche cambiamento, in lei, e Shinji si decise a fare una cosa che, forse, avrebbe dovuto fare molto prima. Alzò lentamente il braccio, posando la mano sulla testa di Hiyori, con fare tanto affettuoso che la giovane si voltò finalmente verso di lui, esterrefatta.
- Va tutto bene -, le disse lui, - Non sentirti in colpa per aver reagito alla provocazione di Aizen. Nessuno ti biasima. Tu sei quella che sei e noi ti abbiamo accettata già da tempo. - Per qualche strano miracolo, Hirako riuscì a guardarla e a sorriderle mentre lo diceva, con una sicurezza tale che si stupì persino lui. Sarebbe stato in grado di farlo anche prima, con quella naturalezza? Forse dipendeva dal fatto che anche Hiyori l'aveva sorpreso quando, per la prima volta in tutta la sua vita, mettendo da parte l’orgoglio, si era scusata con lui per qualcosa, sorridendo rassegnata. Pensandoci, era anche la prima volta che vedeva sul suo viso un vero sorriso, diverso dai soliti ghigni...
Sarugaki arrossì e, anche se lui non poteva notarlo, si voltò per non farsi vedere, alzandosi per tornarsene in casa.
- Muoviti ad andare a dormire! - esclamò dopo qualche passo.
- Ohi! - la richiamò il ragazzo, seguendola con lo sguardo. - Non c'è nulla di male se ti sfoghi. -
Hiyori lo guardò male ma non disse nulla.
Lui tornò a guardare il cielo, con un movimento svogliato della testa. - Sono solo preoccupato per te, ebete. -
- Appunto! - gridò lei, facendolo sobbalzare. - E non lo sopporto! -
La sua voce era incrinata dal dolore che quella consapevolezza le provocava.
Sapeva bene che era inutile starci così male. Ma non poteva fare a meno di pensare che, se non fosse stata così avventata, non avrebbe rischiato la vita né fatto star male gli altri. Era sempre stata consapevole che il suo comportamento era sbagliato ma non le era mai importato, fino a quel momento.
Solo quando si era ritrovata a un passo dalla morte aveva compreso il suo errore. Il suo brutto carattere non le aveva mai permesso di capire che gli altri Vizard, che in quei cento anni erano diventati la sua famiglia, ci tenevano davvero a lei cosa che nemmeno l'orribile esperienza dell'hollowficazione l'aveva indotta a pensare. O meglio, razionalmente ci arrivava, ma non riusciva ad aprirsi con nessuno di loro e, da qualche parte nel suo cuore, pensava che anche se fosse morta, loro non ci avrebbero sofferto poi molto.
Ma non era così. Ora riusciva a pensarlo davvero e sentiva che la sua colpa più grande era averne dubitato per tutto quel tempo.
Quel giorno, contro Aizen, non aveva ferito solo se stessa, ma anche tutti i suoi amici. E poteva comprenderlo bene, il dolore che aveva loro inflitto, perchè quando vide lo sguardo disperato di Shinji mentre reggeva la metà superiore del suo corpo, aveva provato un dolore molto più grande di quello fisico.
Non riusciva più a sopportare di essere oggetto di preoccupazione per loro e allo stesso tempo stava cercando di capire come avrebbe dovuto comportarsi da quel momento in poi.
Hiyori era quasi in lacrime, dopo quel leggero sfogo, il primo dopo tanti giorni e ringraziò le tenebre della notte che potevano impedire a Hirako di vedere la sua espressione.
Ma Shinji si alzò a sua volta e le andò vicino, questa volta serio e deciso, molto più di prima.
“Non serve più l'orgoglio”, pensò mentre avanzava verso la ragazzina. Si piegò leggermente verso di lei e posò le labbra su quelle di Hiyori, lentamente. Non approfondì, si allontanò subito, ma solo perché sentiva che non ce ne sarebbe stato bisogno.
- Ogni tanto verrò a trovarti - bisbigliò con un sorriso prima di tornare a terra con un balzo e rientrare in casa.
La ragazza rimase immobile, per un po'. Una folata di vento la riscosse e volse lo sguardo verso la luna. Né stupore né fastidio, sul suo viso. Era stata solo la manifestazione concreta di un sentimento che esisteva già da molto tempo.
Sorrise.
- Scusa... - mormorò.
“Grazie"
  
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