Fanfic su attori > Coppia Farrell/Leto
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Autore: _FraVi    10/07/2012    2 recensioni
-Jared, sei felice?- gli chiese osservando i suoi occhi. Per la prima volta non riusciva a leggergli dentro.
Era felice? Non lo era? E poi che si intende per felicità?
-Non lo so Colin. Tu?-
-Non lo so!- si limitò a rispondere anche lui.
(one shot in cui c'ho messo davvero tutto il cuore)
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ecco la Farrell-Leto! è collegata alla shomo "Fanculo l'amore" più o meno, quindi se volete leggete anche quella!
vorrei dire a antoL490 di leggere attentamente la primissima parte.. poi ti spiegherò...
(sì, mi diverto un sacco a citarti ovunque)..
ah, già che ci siete passate anche da lei, adoro come scrive!


SEI FELICE?

Quell’uomo era un attentato alla sua salute. Dormiva sul letto affianco al suo perché, avendo prenotato all’ultimo minuto, avevano trovato solo una camera con due letti singoli. La voglia di scendere dal suo di letto e andare a trovare l’uomo che dormiva era tanta, ma sapeva che guardarlo dormire era la cosa più bella che potesse avere. Colin Farrell era quindi combattuto: che fare? Rimanere nel suo letto a contemplare la sua vita o alzarsi e andare ad abbracciare Jared Leto nel suo letto e dormire con lui?
L’uomo che dormiva sembrava invece non preoccuparsene. Era lì, disteso a pancia in alto con addosso solo un paio di boxer e niente altro. A che serviva il lenzuolo quando all’esterno la temperatura raggiunge i trenta gradi? E Jared aveva scelto la Sardegna appunto per il caldo. Odiava il freddo di Dublino così come l’umidità di Los Angeles: la Sardegna era perfetta.
La luna splendeva e rifletteva la luce su quel corpo dormiente.
Colin decise di sedersi sul letto quando a terra notò una sigaretta accanto al suo accendino, quello rubato la mattina al mercato dalla bancarella dei cinesi. Prese l’accendino e la sigaretta e uscì in terrazzo a fumare anche se la voglia non era molto presente. L’accese lo stesso e inspirò il primo tiro. Subito si sentì come se tutto il fumo si fosse impossessato del suo stesso corpo e lo sollevasse: si sentiva più leggero. Appoggiò i gomiti sulla ringhiera dove c’erano gli asciugamani appesi asciugare dopo una giornata al mare. Guardava le stelle che formavano strane figure in alto nel cielo, poi fissò la luna che quella notte splendeva come Colin non ricordava. Infine spostò lo sguardo al mare che sembrava calmo, esattamente come lui.
-Fumare ti fa male, sai?-
Quella voce lo risvegliò dai suoi pensieri e lo riportarono sulla terra.
Jared era ancora disteso sul letto, ma si era accorto che l’altro uomo era in terrazzo.
-Arrabbiato Jay?- chiese l’uomo girandosi dopo aver fatto uscire il fumo dalle sue labbra, quelle stesse labbra che riportavano i segni dell’amore di Jared Leto.
-Non posso arrabbiarmi con te, amore mio. Lo sai che ti amo e se mai dovessi arrabbiarmi con te scenderei di uno, se non di più, scalino per arrivare alla felicità. Quella stessa felicità che sei tu!-
L’uomo a cui erano destinate queste parole non poté fare altro che sorridere e pensare a quanto lo amasse.
Spostò lo sguardo alla sua sigaretta che spense dopo solo tre tiri.
-L’hai fatto per me?- chiese l’uomo ancora disteso sul letto.
Bella domanda: l’aveva fatto perché gli era stato detto che fumare gli faceva male? O semplicemente perché quella sigaretta non doveva essere fumata quella sera? Sospirò inclinando a destra la bocca, segno che stava pensando. Sbatté le palpebre fissando il suo uomo che attendeva una risposta.
-Allora?- chiese ancora mettendosi a sedere sul letto.
La luna illuminava i suoi occhi rendendoli ancora più belli e facendo paura a Colin che rispose semplicemente dicendo di non sapere. Gli voltò le spalle tornando a fissare il cielo. Sentì l’americano alzarsi dal letto e chiudersi in bagno. Stava sicuramente facendo la pipì visto che la sera precedente aveva bevuto parecchio e Colin dovette riportarlo in hotel senza toccare goccia d’alcol. Dopo tutto era abituato, abitando a Dublino: lì lui e i suoi amici si trovavano spesso la sera a bere nei locali e una sera alla settimana c’era qualcuno con la responsabilità del gruppo, quindi niente alcol, solo acqua o stupide bevande analcoliche, come la coca cola.
-Col?- Jared uscì dal bagno e si rese conto della situazione: la testa gli scoppiava e, se non avesse al più presto preso una medicina, sicuramente sarebbe morto per emicrania post sbornia.
-Col?- ripeté visto che il suo amante non aveva capito.
Questo si girò e quando si accorse che gli occhi erano lucidi per il mal di testa, subito si avvicinò a lui. Appoggiò le sue labbra sulla fronte: non aveva la febbre, dopo tutto era stato solamente ubriaco. Si diresse verso la sua valigia, aprì un paio di tasche fino a quando non trovò quello che cercava: delle aspirine. Ne prese una che subito porse a Jared, il nel frattempo si era riseduto sul letto.
-Ho bevuto da far schifo, vero?- chiese il più vecchio dopo aver ingoiato la pastiglia con un goccio d’acqua della bottiglietta sopra il suo comodino.
Colin annuì, mostrandogli uno dei suoi sorrisi più belli, quello di cui Jared si era innamorato.
-Non voglio nemmeno sapere quante cazzate ho fatto- disse distendendosi sul letto.
In realtà Jared voleva sapere che aveva combinato. E se avesse fatto a botte? Beh, si sarebbe risvegliato in ospedale dolorante oppure in prigione, quindi no. E se avesse baciato una ragazza? Beh, Colin era lì presente e non gli aveva detto nulla, quindi non bisognava preoccuparsi di nulla.
-Solo una cosa hai fatto! Ma tranquillo, resterà un segreto tra me e te visto che non voglio che l’hotel ci sbatta fuori-
Jared non capiva e voleva spiegazione. Di tutto quello che poteva aver combinato, non sapeva che immaginarsi. Guardo Colin negli occhi che era seduto di fronte a lui.
-Davvero lo vuoi sapere?-
-Sì!-
-Beh, hai vomitato fuori dal cesso, ma questo non è nulla-
-Cosa vuol dire non è nulla?-
-Che mentre pulivo il tuo schifo,  tu sei andato in terrazzo e hai fatto pipì centrando la piscina in pieno-
Jared non sapeva se ridere o mettersi a piangere. Davvero aveva fatto pipì dal terrazzo centrando la piscina in piena? Scuoteva leggermente la testa cercando di ricordare. Ma nulla, i suoi ricordi arrivavano fino al terzo drink che gli avevano portato, poi il vuoto totale. Si alzo e si affacciò al terrazzo guardando in giù.
-Davvero la mia pipì è finita in quella piscina?-
Jared scrutava la piscina: come poteva aver fatto centro da un’altezza di oltre sette piani?
-Credo che non entrerò in quella piscina nemmeno se tu stai affogando. Lascio che siano i bagnini a salvarti. Che schifo!- la sua voce era realmente schifata.
E se qualcuno l’avesse visto? E se qualche Echelon avesse visto tutto e avesse fatto un filmato? No beh, gli Echelon non sono poi così cattivi, sperava l’uomo.
-Hei! Stai tranquillo che io non metterò nemmeno un dito su quella piscina. Io e te il bagno lo faremo solo nel mare. Siamo qui per questo, no? E comunque c’è sempre la doccia. Tu che dici? Mare o doccia?-
Jared lo sentì avvicinarsi e mettersi affianco a lui, appoggiando il fondo schiena sulla ringhiera del terrazzo. Si voltò leggermente, solo per incontrare quello sguardo caldo di sempre che, nonostante gli abbia fatto del male in passato, sapeva che ci sarebbe sempre stato.
-Domani proviamo il mare. Mentre tu oggi eri spiaggia a goderti il sole e le belle donne, io per non essere geloso davanti a quelle, ho fatto una nuotata e devo dirti che ho trovato un posto piuttosto intimo. Ti piacerà!-
Lo vide sorridere mentre si leccava i baffi: quanto maledettamente perversi erano i suoi occhi. Il suo sguardo ispirava lussuria e piacere. Erano occhi selvaggi quelli di Colin e Jared dovette guardare altrove: se avesse sostenuto un altro minuto quello sguardo sapeva che avrebbero finito con il far l’amore.
Entrambi osservavano il mare immersi nei propri pensieri quando Jared sentì vibrare il suo amato Blackberry sopra la scrivania. Rientrò quindi nella stanza e rispose senza vedere che lo stava chiamando.
“Ciao Jay”
Shannon! Era il solito rompi scatole. Era così geloso di Colin, così odioso con lui che sarebbe stato felice se li avesse interrotti in qualcosa di intimo.
“Fratellone!”
Shannon rimase in silenzio, capendo che non aveva interrotto nulla di importante.
“Jay, piccolo, che ore sono in Italia? Non vorrei averti svegliato”
“Le quattro di mattina. E no, non mi hai svegliato fratellone. Tranquillo. Che ti serve?”
Jared sentì che il fratello stava dicendo qualcosa ma non capì cosa. Intuì che dall’altra parte del telefono, insieme a Shannon, c’era anche Tomo e sicuramente avevano scommesso su cosa stessero facendo lui e Colin in questo momento.
“Shannon che vuoi?”
“Sapere come stai! Mi manca tanto il mio fratellino. Fatti trattare bene o lo picchio. Sai quanto lo odio”
Eccolo, ecco il vero motivo per cui Shannon aveva chiamato: ripetergli il continuo odio che provava per Colin. Ma perché? Perché si ostinava a non dargli una possibilità? Perché di tutte le persone che poteva odiare, Shannon odiava proprio il ragazzo di suo fratello? Forse perché padre? Jared aveva deciso di non cercare più  di capire che passava per la testa di suo fratello.
“Sì fratellone, sto bene! E tranquillo! Colin mi tratta meglio di quanto tu possa immaginare!”
Sentì sbuffare il fratello e sorrise sapendo che aveva colpito il suo orgoglio. Dopotutto Jared aveva quarant’anni ed era l’unico, oltre alla madre, a colpire Shannon nell’orgoglio. Si sentiva fiero di sé stesso.
“Bene! Ah, Tomislav ti saluta!” detto questo, richiuse la chiamata. Jared aveva vinto e si sentiva fottutamente bene, anche il mal di testa stava diventando un lontano ricordo. Che pastiglie si era portato l’irlandese da Dublino?
-Mio fratello ti saluta. Oh, scusa.. ho sbagliato. Ti odia!- Jared Leto era tormentato dagli uomini della sua vita. Doveva scegliere Shannon Leto, sangue del suo sangue, o Colin Farrell, suo stesso cuore?
Si sedette sul letto osservando gli occhi dell’altro uomo che lo scrutavano.
-Sai Jared, non c’era bisogno che me lo ricordassi. Lo so che mi odia. Solo che non capisco una cosa: perché?-
-Eh, perché Colin? Perché non vede quello che vedo io? Perché non ti riesce a prendere in simpatia? Almeno un pochino. Sai, giusto da non prenderti a botte quando vieni a pranzo da noi. Se non ci fosse mamma durante i pranzi e io dovessi anche solo andare in bagno, boh. Credo ti farebbe fuori!-
L’uomo di Dublino fece qualche passo e si inginocchio davanti all’uomo di Los Angeles. Mise le mani sulle sue ginocchia nude e pensò a cosa dirgli. Purtroppo anche Colin Farrell era senza parole.
-Non lo so amore mio. Sicuramente lo fa perché ti vuole bene. Sei suo fratello, ti ha cresciuto aiutando tua madre e sei come un figlio per lui..-
-Un figlio?- Leto urlò alzandosi e andando ad affacciarsi in terrazzo. -Un figlio? Che cazzo vuole dire che per lui sono un figlio? Solo perché ha aiutato mia madre a crescermi, quando lui stesso era un bambino, non vuol dire che deve trattarmi da figlio! Ha solo ventuno mesi più di me e pretende di essere mio padre? No Colin, allora non ha capito un cazzo dalla vita! Un figlio! Senti questa!-
Guardava il mondo esterno a quella faccenda, guardava l’Italia che  l’anno prima aveva cantato al suo posto durante il concerto a Roma. Pensò agli Echelon, che lo avevano portato dov’era ora: senza di loro non era nessuno. Pensò agli innumerevoli concerti fatti da oltre dieci anni e i numerosi films: quante persone aveva conosciuto? E quante persone aveva anche solamente visto? Echelon, genitori, amici di amici di amici, truccatori, parrucchieri, doppiatori. La sua vita era piena di persone, la sua era una vita trafficata.
Tra di loro c’era il silenzio più odioso che avessero mai affrontato e Colin lo detestava. Solo il rumore del mare, le cui onde s’infrangevano sugli scogli così come i loro problemi s’infrangevano sui loro cuori.
-Jared, ti posso fare un domanda?-
Il cantante si girò appoggiandosi sulla ringhiera del terrazzo. Osservò poi l’altro uomo che si avvicinò pericolosamente a lui.
-Dimmi- rispose non immaginando che avrebbe potuto chiedergli.
-Jared, sei felice?- gli chiese osservando i suoi occhi. Per la prima volta non riusciva a leggergli dentro.
Era felice? Non lo era? E poi che si intende per felicità?
-Non lo so Colin. Tu?-
-Non lo so!- si limitò a rispondere anche lui.
Si guardarono negli occhi. Gli occhi dell’americano erano azzurri, come il cielo d’estate, quando è limpido, quando nemmeno una nuvola compare all’orizzonte e il sole splende più che mai. Ma in realtà, l’irlandese le vedeva eccome le nuvole nei suoi occhi, il sole non splendeva come doveva e il suo cuore era pieno di dubbi. Purtroppo anche i suoi occhi era così. Marroni, come il tronco di un albero, si vedevano quelle nervature date dal tempo. E Colin aveva solo trentasei anni.
Tenevano i loro sguardi fissi uno sugli occhi dell’altro, come se fossero stati immobilizzati così. Si presero inconsapevolmente per mano e si avvicinarono ancora di più. Ormai le loro labbra erano a un passo dal baciarsi.
-Se ti baciassi saresti felice?- chiese l’americano.
-Non lo so, tu?-
-Non lo so nemmeno io. Proviamo?-
Si baciarono: unirono semplicemente le loro labbra insieme alle loro anime. Bastava un lieve sfiorarsi di labbra per raggiungere il paradiso.
-Te l’ho mai detto Col?-
Colin aveva una mezza idea a cosa potesse riferirsi Jared, ma preferì comunque chiedergli cosa.
-Te l’ho mai detto che ti amo come non ho mai amato alcuna donna o alcun uomo? Qualche settimana fa guardavo Alexander pensando a noi due. Quegli sguardi, quel tono di voce usato nei film. Perché credi che sia venuto così bene? Perché credi che l’amore tra Alessandro ed Efestione sia quello recitato migliore che in tutti gli altri film? Perché non c’era niente di recitato. Perché quello era amore vero e quindi non era nulla di finto. All’inizio è stato difficile calarmi nel ruolo di Efestione, ma poi mi sono ritrovato ad amare te come lui amava Alessandro. Ti amo Colin!-
L’irlandese rimase colpito da quelle parole. Nessuno gli aveva mai parlato così, nessuno era riuscito a scavare nel suo cuore e vedere la parte migliore di lui. Nessuno se non Jared, nessuno se non il suo Efestione.
Sorrise, stampando a carattere cubitali quelle parole dolci, morbidi, indimenticabili sul suo cuore.
-Ci credi che non riesco a trovare parole per dirti quanto ti amo? Ci credi che la stessa cosa la penso pure io? Ci credi se ti dico solamente ti amo senza altre parole inutile che vadano ad abbellire il discorso? Perché l’amore è già bello di suo, perché riempire di ornamenti?-
A rimanere senza parole, questa volta, era Jared. Tante donne si era portato a letto ma nessuna gli aveva mai detto una cosa più vera di quella.
Si diedero un altro bacio, questa volta più voglioso. Le loro lingue si cercavano, si amavano come si amavano i loro cuori e le loro anime.
-Andiamo a dormire? Domani mattina abbiamo un’altra bancarella di cinesi a cui rubare. Vendono oggetti molto particolari. Non a caso è nell’angolo-
Leto sorrise, ripensando alla mattina precedente, quando lui e Farrell avevano deciso di rubare degli oggetti insignificanti dalla bancarelle del mercato. Non l’avevano fatto per i soldi, bensì per il divertimento. Sebbene avessero rispettivamente quaranta e trentasei anni sembravano divertirsi con poco, come degli adolescenti che vogliono sentirsi dei ribelli.
Si presero per mano e rientrarono nella stanza. Colin si distese sul suo di letto, attirando sopra di sé l’altro uomo.
-Dormiamo insieme. Ho così tanta voglia di abbracciarti-
La sua voce era così dolce che Jared non riuscì a resistervi. Appoggiò le sue labbra a quelle dell’altro attore e gli diede il bacio della buona notte. Posò la testa sul suo letto e si addormentò ascoltando il cuore dell’irlandese che batteva insieme al suo.
-Ti amo Jared, non scordarlo mai-
E accarezzando i capelli al suo uomo, anche Colin riuscì finalmente a prendere sonno.



 

allora che ve ne pare? vi piace? e voi, siete felici?
vabeh, ditemelo insieme alla recebsione che lasciate, perchè me la lasciate vero una recensione? :)
vi voglio bene, sappiatelo..
grazie ancora, Fra :)

  
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