Ovattata, senza tempo, sensuale, calda, vorace, dorata, piantagrane, affannata.
Prese il suo quadernino, quello a tinta unita e scarabocchiato.
Tolse il tappo della penna nera con i denti.
Le mancava un canino. Non le voleva spuntare in nessuna maniera.
Per questo rideva poco e se succedeva durava poco e niente.Niente di particolare.
Non era atletica, si lamentava della sua linea come fanno tutte.
Ma mangiava tanto lo stesso, quando voleva, cosa voleva.
Poi stava a digiuno, guardava il soffitto e contava le crepe.
Quelle gialle, la muffa verdognola castigata negli angoli, le finestre sbarrate, la nebbia e il sole che picchiava forte.
Osservava, con la musica e senza, con la luce e senza, con il fiato o senza, ogni dettaglio.
Lei infatti non ricordava completamente le cose, nella propria integrità.
Strappava ogni tanto fiori, adorava strappare una foglia a caso nelle aiuole.
Non era preparata a farsi male, ma era masochista e sciocca allo stesso tempo.
Le occasioni erano treni che passavano veloci e lei le prendeva quasi sempre lasciandosi cacciare via da qualche controllore. Perché non era possessiva, feroce.
Lo era, ma non quando serviva.
Era così: stanca e vivace, persuasiva, sarcastica, perennemente affamata, con la voglia di fare tutto e subito e la capacità di ridursi all'ultimo istante.
Perché il tempo porta via tempo.
Per questo non portava mai orologi.
ciao, sono senza ispirazione.
ciao, ogni tuo passo qui è ossigeno per me.
grazie di avermi letto, ciao.