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Autore: shadowsdimples_    10/07/2012    2 recensioni
Ciaaao. Bene, andiamo al dunque: questa è la mia prima FF sui Sevenfold, vi chiedo di essere clementi se trovate qualche errore o altro. :)
"Per un attimo, e giuro un attimo solo, incrociai lo sguardo di Matthew Sanders, che mi fissava di rimando."
Fan fiction romantica su un amore impossibile.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Matthew Shadows, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ciao a tutti.
Come ho spiegato nell'introduzione, questa è la mia prima FF sui Sevenfold, quiiiindi, siate clementi ç.ç
Il titolo della FF è una frase presa da Seize the day che ho modificato per farla sembrare 'coerente' con la storia. So che in realtà è 'my mortal life'. :)
Buona lettura e recensite, neh *^* 
Ilaria.


Capitolo uno




Di sicuro c'era un lato positivo: la velocità. La sicurezza nello sfrecciare tra gli alberi con assoluta disinvoltura, l'eccitazione che cresceva nel sentire appena i tuoi piedi che toccavano il suolo. Sentivo dei passi, in lontananza, che seguivano me. Senza interrompere la corsa, mi arrampicai su un pino e aspettai che l'animale entrasse nello spiazzo dove ero finita. Una manciata di secondi e un orso enorme - sarà stato almeno tre volte me - arrivò. La gola mi bruciò come se avessi bevuto un bicchierino di vodka e mi buttai sull'animale. Si dimenò cercando di uccidermi, ma gli morsi il collo e sentii le sue forze affievolirsi sempre di più. Guardai l'animale e me lo caricai in spalla, avviandomi verso il fiume, schivando ogni raggio di sole possibile. Eravamo piuttosto stupidi, come razza, noi vampiri. Non so perché, ma sembrava così. Buttai l'orso nel ruscello, mi girai e tornai verso casa. Non date retta a quei cazzari assurdi che vi dicono che dormiamo in bare, succhiamo tutto il tempo umani, ci bruciamo se esposti al sole e tutte quelle boiate là. Volete saperla una cosa? Essere vampiri è eccitante, fino a che non arrivi a 197 anni di rotture di palle colossali. Ah, altra cosa: possiamo avere abilità secondarie, e non 'super poteri'. Dio, gli umani a volte sono proprio stupidi. Prendete me, per esempio: ho una specie di sesto senso, che mi avverte quando qualcuno mi sta seguendo; o mio fratello, Damien, che è un veggente; o ancora, la mia migliore amica, che può cancellare/leggere la mente delle persone a seconda di come le gira. Mi fermai e chiusi gli occhi. Non ero decisamente sola, e quel qualcuno che mi seguiva era molto veloce. Sorrisi e ricominciai a correre. Il mio 'inseguitore' - chiamiamolo così - pareva divertirsi. Sorrisi e mi arrampicai su un altro pino altissimo. Il vampiro sotto di me si guardava intorno. Sorrisi beffarda. 
«Cosa c'è Sam, non dirmi che perdi colpi!» Mi piaceva sfottere la mia migliore amica, anche perché ci prendevo gusto a farla incazzare di brutto. 
«Hai i razzi sotto il tuo bel culo?» Alzai le spalle. 
«Naah. Mangiato?» Lei si massaggiò la pancia come una bimba. Le diedi una spintarella e tornammo verso casa. Sono sicura al 99% che a Londra non esistesse altra casa macabra quanto la nostra, all'epoca. Era un’enorme tenuta gotica, e in un certo senso metteva anche paura. Il portone di legno si aprì ancor prima che toccassimo la maniglia. Era macabra quella casa, decisamente. Il nostro era il clan di vampiri più grosso nel raggio di dieci pianeti. Eravamo una ventina, ma il numero era sempre incerto a causa delle frequenti liti che c'erano tra di noi. Nel salone c'erano praticamente tutti, impegnati in conversazioni, letture e trescate disgustose. Vidi la testa ramata di mio fratello uscire dal corridoio davanti a noi con una faccia sconvolta e disgustata al tempo stesso. Ci venne accanto in un attimo e ci spettinò. Lo odiavo quando faceva così. Mi legai i capelli e salii in camera. Stavo per chiudere la porta che mi trovai davanti Sam svaccata sul divanetto davanti a me che osservava con fare scettico i cd sul tavolo. 
«Da quanto non mi presti i Sevenfold?» Alzai gli occhi al cielo. 
«Lo rivoglio domani.» Mi sfilai maglietta e jeans e crollai sul letto. Sentii Sam chiudere i tendoni di velluto scuri e buttarsi accanto a me. 
«Usciamo domani sera?» Bofonchiai. 
«Ma sempre in giro vuoi andare?!» 
«Dai! Sennò qui dentro ci viene il latte alle pa...» La bloccai subito. 
«Va bene, ok, andiamo dove ti pare!» Esultò silenziosamente. «Basta che mi fai dormire.» Mi baciò una guancia e non la sentii più al mio fianco. 
 
«Dio, Sam, potevi dirmelo che era così incasinato qua!» Lei rise e mi spinse piano per le strade affollate di una Londra davvero troppo attiva per mezzanotte. C'era la gente che camminava veloce per l'affollatissima Millennium Way, proprio vicino alla O2 Arena. Vidi Sam fermarsi in mezzo al marasma. La guardai inclinando il capo. 
«Sam? Tutto ok?» 
«Ascolta...» Socchiusi gli occhi e alle orecchie mi arrivò una canzone che conoscevo fin troppo bene. Scream. No, non poteva aver in mente quello che pensavo. 
«Assolutamente no. C'è troppa gente.» Lei sbuffò come una bambina in mezzo alla strada. 
«Un secondo solo! Entriamo, guardiamo e usciamo!» La guardai male e la portai da una parte. 
«Prima di tutto, smettila di dire queste cose in mezzo alla strada.»
«E capirai, chi vuoi che ci senta?» 
«E poi non possiamo entrare senza biglietto.» Lei scoppiò a ridere. 
«E chi ha mai parlato di biglietto?» Lei fece il giro dell'edificio rotondo e squadrò un muro. La fermai prima che potesse scavalcare. 
«Fermati. Non puoi.» 
«Non ci vedrà nessuno! Ti prego, un minuto solo!» Iniziò a fare la bambina supplicandomi. Scossi la testa. 
«Ho fame. Andiamo, forza.» 
«Stronza.» Sorrisi. 
«Non voglio un bue. Voglio una bistecca, quindi andiamo al ristorante.» Entrammo nel ristorante e, lo ammetto, quella bistecca faceva pure abbastanza schifo. Sembrava un mattone, se l'avessi tirata a qualcuno mi avrebbero arrestata per omicidio. Era molto tardi, per noi relativamente presto, appena le due del mattino, e in giro non c'era più tanta gente. Sentimmo dietro di noi delle voci profonde che dicevano cavolate a non finire. Non ci facemmo caso, anzi, Sam si accese pure un'altra sigaretta. Sorrisi. Magari quelli erano stupratori seriali che volevano rapirci e violentarci, possibilità alquanto remota, data la nostra forza fisica. Stavo casualmente ascoltando la conversazione degli uomini dietro di noi, e mi resi conto di conoscere quelle voci. 
«Sam?» Lei si voltò a guardarmi. 
«Cosa?» 
«Chi c'è dietro di noi?» Lei si voltò appena e si bloccò. 
«Cazzo.» 
«Samantha Anderson stai calma.» 
«Che facciamo?» 
«Nulla, torniamo a casa che ho ancora fame.» La presi per il braccio e la portai verso il vicolo da dove eravamo sbucate. Per un attimo, e giuro un attimo solo, incrociai lo sguardo di Matthew Sanders, che mi fissava di rimando. 


«Ti rendi conto?!» Tirai la pallina anti stress contro il muro con lo sguardo nel vuoto. 
«Già...» 
«Dio, avevano un profumo...» Cercai di non ripensarci. 
«Io vado a caccia.» Mi alzai e uscii. Dio, Sanders... il sorriso di quell'uomo mi faceva sciogliere come un ghiacciolo. Presi un bel respiro e iniziai a correre, addentrandomi nella foresta buia. Per me non faceva nessuna differenza, era come se fosse giorno. Decisi di fare un po' l'esibizionista - anche se intorno a me non c'era nessuno - e mi misi a saltare da un albero all'altro. Mi divertivo a fare l'acrobata, probabilmente avrei fatto carriera come ginnasta. Fatto sta che mi appollaiai in attesa sul ramo di una quercia altissima. Cinque minuti e un puma si accovacciò sul ramo davanti al mio. Ci studiammo per un po', i suoi occhi gialli mi squadravano, il suo manto lucido splendeva nella notte. Alla fine l'animale ringhiò e si avventò su di me. Lo presi per il collo e strinsi forte, fino a sentire l'osso spezzarsi. Buttai via la carcassa dell'animale pulendomi un angolo della bocca, ma mi bloccai di nuovo. C'era quella sensazione... Quel pizzicore assurdamente fastidioso e allarmante dietro la mia nuca che mi avvertiva che c'era qualcuno che mi cercava. Mi accovacciai e aspettai. Vidi la testa ramata di mio fratello che si guardava intorno preoccupata, finché non alzò il naso e mi vide. Sospirai di sollievo e scesi dal ramo con un balzo. 
«Damien, che ci fai qui?» Mi prese per mano, spaventato come non mai. Mi preoccupai anch’io. 
«Damien? Ti prego, mi stai facendo preoccupa...»
«Ho avuto una visione. Morirai.» Il mio corpo si fermò e mi feci trascinare dentro casa come un automa. 

Non capivo nulla. Sentivo la gente discutere intorno a me, il tono preoccupato di mio fratello, quello ansioso di Sam... decidevano per me. E io non potevo dire nulla. Ero in una specie di stato catatonico, nel senso che ero cosciente, ma non riuscivo – non volevo – a parlare. Me ne stavo semplicemente tra le braccia di Sam che continuava a gesticolare con un braccio, mentre con l’altro mi stringeva fortissimo, quasi facendomi male.
«E adesso? Che farete?» La capo-clan, Lindsay, era piuttosto in ansia. Era molto probabile che, se il vampiro mi avesse mai trovata, probabilmente avrebbe o scatenato una guerra, o ucciso tutto il clan.
«Andremo a Los Angeles, da Elizabeth. Lì forse saremo al sicuro e il vampiro non ti troverà.» Damien camminava freneticamente per la stanza, tutti i vampiri che mi guardavano. 
   
 
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