I Focolai di Pompei
Note dell'autore: Eccovi il primo
capitolo di "I Focolai di Pompei", episodio che amo tantissimo e che
ogni volta mi emoziona tantissimo.
Scusate il
ritardo, volevo aggiornare Domenica ma il caldo me lo ha
impedito, difficile scrivere quando ti sudano perfino le dita delle mani, cmq
spero tanto che continuerete a leggere questa stagione.
Capitolo I
Un viaggio inatteso
Rose dopo una bella dormita e una calda doccia, andò
verso la cucina del Tardis, intenzionata a fare una ricca colazione e preparare
il tè per il Dottore, che sicuramente era troppo impegnato a lavorare sul
Tardis per rendersi conto del tempo passato.
In cucina si sorpresa nel trovare già sveglia Donna,
anche se dalla sua espressione non sembrava una sua scelta. Era seduta con la
testa fra le mani e i gomiti appoggiati al tavolo, la testa bassa e davanti a
lei una tazza fumante di caffè.
"Buongiorno." La salutò iniziando a preparare
il tè per il Dottore, come risposta al suo saluto, Donna borbottò qualcosa,
Rose prese una tazza di caffè e si mise seduta davanti a lei.
"Dormito male?" chiese dolcemente con un
piccolo sorriso.
"Dormito?" chiese Donna alzando la testa e
osservandola.
"Come diavolo si fa a dormire con questo
ronzio." Si lamentò esasperata, Rose cercò di trattenere una piccola
risata.
"Tranquilla, alla prossima sarai così stanca che
neanche lo sentirai." La tranquillizzò la biondina.
"Sembra che ho un martello pneumatico in
testa." Continuò la rossa sorseggiando il suo caffè, Rose si alzò per
preparare la tazza del Dottore, l'acqua era già pronta.
"Ti avevo avvertito Donna." La ammonì la
ragazza dolcemente.
"Che diavolo ne sapevo che quel maledetto alieno
regge così bene l'alcool." Si giustificò disperata.
"Credimi neanche mia madre riesce a batterlo."
Scherzò la ragazza, mettendo in infusione la bustina di tè.
"Comunque hai idea di dove sia?" chiese poi
voltandosi verso di lei.
"Diceva che andava a cercare una cosa nella
soffitta." Le rispose. Rose spalancò gli occhi
preoccupata.
"Come se questa nave potesse avere anche una soffitta."
Borbottò Donna più a se stessa che a Rose.
"Su Donna, vieni con me, dobbiamo andarlo a
recuperare." La invitò la biondina tirandola per un braccio.
"Perché questa necessità, sicuramente sta già nella
sala principale." Disse Donna mentre l'altra la tirava nel corridoio.
"Fidati Donna, quando il Dottore entra nella soffitta,
diventa un'impresa fallo uscire nuovamente." Continuò la biondina.
"Secondo me esageri." Disse facendola fermare.
"L'ultima volta che l'ho lasciato girare per la
soffitta, ci è rimasto per due giorni interi." Le raccontò.
"Due giorni?" ripeté sorpresa e preoccupata,
Rose riprese a camminare e Donna gli corse dietro.
"E scusa tu che hai fatto?" chiese ancora
"Mi aveva "lasciata" a un concerto, ho
dovuto aspettarlo che tornasse a prendermi." Gli raccontò mentre raggiungevano una porta alla fine di uno dei tanti corridoi
della nave.
"Ricordati Donna, il Dottore ha una capacità di
attenzione di un bambino di quattro anni." La avvertì.
Entrarono nella stanza, e Donna rimase sorpresa nel
vedere che sembrava una stanza senza fine, con immensi scaffali pieni di ogni
cosa possibile, miriade di oggetti accatastati in quegli scaffali.
"Dottore?" chiamò Rose camminando tra quegli
scaffali.
"Terzo scaffale a destra." Risuonò la sua voce.
Donna era dietro Rose e la seguiva attentamente, cercando di tenere il suo
passo per non perdersi.
Trovarono il Dottore su una scala a leggere un qualche
strano libro, ai piedi della scala un mucchio di cianfrusaglie accatastate.
"Eccoti." Disse avvicinandosi, mentre il
Dottore metteva da parte il libro e riscendeva le scale.
"Questo posto è incredibile." Disse invece
Donna guardandosi attorno.
"Che stavi cercando?" chiese Rose.
"Oh una cosa che mi serviva per il Tardis."
Rispose rimettendo via i suoi occhiali, Rose sorrise capendo la verità.
"Te lo sei dimenticato, non è vero?" chiese
sorridendo.
"Beh … non proprio." Cercò di giustificarsi.
"Oddio guardate questo." Disse Donna prendendo
tra le mani uno delle tante reliquie dagli scaffali, una specie di palla di
marmo dalle diverse tonalità di viola, oggetto che fece allarmare
il Dottore.
"Donna ti prego rimettilo dov'era." Disse
avvicinandosi con cautela.
"Cos'è?" chiese curiosa Rose avvicinandosi.
"A me sembra un fermacarte piuttosto pesante."
Scherzò Donna.
"Quel "fermacarte" come lo chiami tu è un moltiplicatori di particelle biocellulari."
Spiegò il Dottore.
"Un cosa?" chiese
confusa Donna.
"In pratica è capace di creare una tua perfetta
copia." Disse prendendo l'oggetto in mano e rimettendolo a posto.
"Cioè crea dei sosia?" chiese Rose incuriosita.
"Si, e credetemi non è una
cosa che vorrei ripetere." Rispose il Dottore.
"Vuoi dire che è già successo? Ci sono
stati due Dottori?" chiese divertita Rose.
"Non proprio." Rispose vago il Dottore,
"E' una storia piuttosto lunga e divertente in
effetti." Disse grattandosi la nuca e perdendosi nei ricordi.
"Ohi Spaceman lo racconterai in un altro
momento." Lo richiamò Donna, il Dottore aprì la bocca nel tentativo di
parlare ma la richiuse subito.
"Mi hai promesso viaggi nello spazio e nel tempo non
voglio starmene chiusa qui a sentirti blaterale." Continuò la rossa.
"Bene allora, andiamo." Disse afferrando per
mano Rose e cominciando a camminare, Donna subito dietro di loro.
"Sai già, dove portarci?" chiese Rose curiosa.
"Più o meno, e sono sicuro
che vi piacerà." Disse portandole fuori dalla soffitta del Tardis e
andando verso la stanza della console.
Una volta che il Tardis si fermò il Dottore, uscì per
primo, Rose e Donna uscirono subito dietro trovandosi
davanti a loro un antico mercato, un via vai di persone vestite con toghe e
sandali ai piedi e un'aria calda ed estiva.
"L'antica Roma." Annunciò il Dottore guardando
le sue compagne. Si fecero avanti, inoltrandosi nel florido mercatino.
"Beh non per loro chiaramente." Continuò il
Dottore guardandosi attorno con un sorriso che sembrava non finire più.
"Per loro questa è la Roma moderna." Continuò.
"Accidenti, è così … così romana." Continuò
Donna guardandosi attorno eccitata.
"E tutto così vivo, così meraviglioso."
Continuò Rose dando un'occhiata più da vicino alle bancarelle.
"E' tutto fantastico." Disse Donna trascinando
prima il Dottore e poi Rose un grande e affettuoso abbraccio.
"Non riesco a crederci, sono a Roma." Disse iniziando
a camminare, seguita dagli altri due, il Dottore prese per mano Rose
sorridendole dolcemente.
"Io Donna Noble a Roma." Disse per poi fermarsi
di nuovo e guardarsi ancora attorno.
"E' così strano, questa gente è tutta morta."
Disse guardandosi attorno.
"Sì, ma è meglio non farsi sentire Donna."
Aggiunse Rose avvicinandosi e prendendola sottobraccio.
"No, no no, aspetta un
momento." Disse fermandosi bruscamente.
"Quello è inglese." Disse scocciata, indicando
la scritta di una bancarella, Rose sorrise.
"Dite la verità questa non
è Roma." Disse sbuffando.
"No tranquilla, è solo un
dono del Tardis." Spiegò il Dottore con calma.
"Ti traduce ogni lingua scritta e parlata."
Aggiunse Rose riprendendola sotto braccio.
"In questo momento stiamo parlando latino."
Continuò il Dottore sorridendo.
"Sul serio?" chiese sorpresa Donna.
"Che succederebbe se dicessi qualcosa in latino,
tipo: Vedo Vini Vinci, lo diceva mio
padre al ritorno dallo stadio." Continuò mentre camminarono.
"Non saprei, fai domande complicate." Rispose
il Dottore con difficoltà.
"Bene, ora ci provo." Disse fermandosi presso
uno dei venditori.
"Non ha smesso un minuto di parlare, ma come
fa?" chiese il Dottore sorpreso verso Rose.
"E' una domanda che mi chiedo sempre anche io, riguardo a te." Scherzò lei dandogli una
gomitata.
"Che significa celtico?" chiese nuovamente
Donna, avvicinandosi a loro.
"Gallese, sembri gallese."
Rispose il Dottore con tranquillità.
"Non ti lamentare Donna, io sono stata apostrofata con
nomi peggiori." Disse Rose prendendola sotto braccio e riprendendo a
camminare.
"Andiamo a dare un'occhiata da questa parte."
continuò Rose percorrendo la strada in mezzo a quella confusione.
"L'ultima volta non abbiamo visto molto." Disse
ancora.
"Siete già stati qui?" Chiese Donna.
"Si, un po’ di tempo
fa." Rispose il Dottore dietro di loro.
"E sinceramente non voglio che finisca come quella volta*." Lo richiamò Rose sorridendogli un po’.
"Il Colosseo, il Panteon, il circo Massimo, dovrebbero apparire da un momento all'altro. Dove sono?" Disse invece il Dottore guardandosi attorno, camminarono
ancora un po’ e si fermarono in un'altra piazzetta del mercato.
"Non sono un'esperta, ma a Roma non dovrebbero
esserci sette colli?" chiese Donna guardando in alto, Rose e il Dottore
guardarono nella stessa direzione, notando un'enorme montagna che sovrastava la
città.
"E' una delle poche cose che ricordo di storia,
perché qui ne vediamo solo uno?" chiese anche Rose al Dottore, non ebbe il tempo di rispondere che la terra sotto i loro piedi
tremò con un boato che si sentì per tutta la piazza.
"Una montagna con del fumo, allora non siamo a
Roma." Disse spaventata Donna
"Siamo a Pompei, ed è il giorno dell'eruzione."
Continuò il Dottore allarmato.
Fine
Capitolo I
*Il
viaggio di cui parla Rose riguarda il libro: The Stone Rose, che
anche se non sono riuscita a leggerlo tutto (è in inglese e io senza
traduzione accanto ci capirei poco) ho letto un riassunto molto dettagliato su Wikipedia e come storia mi è piaciuta tantissimo. Per
saperne di più: http://en.wikipedia.org/wiki/The_Stone_Rose