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Autore: Gi4    11/07/2012    1 recensioni
Gente che si lascia alla fermata del treno e gente che lo racconta ad un psicologo messo peggio del paziente.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Parlami cazzo!”
Angela era lì seduta, le tremava la gamba e fissava i treni passare.
“Dimmi qualcosa, qualsiasi cosa!”
Si girò verso di me, Angela. Aveva degli occhi dolci, Angela e quei capelli rosso mogano che la rendevano irresistibile, Angela.
“Sai la mia situazione, non dovevi parlarne con lui!”
“Senti tu eri a Madrid con Edoardo, che avrei dovuto fare? A chi cazzo avrei dovuto chiedere di te?”
Non volevo pagare così pesantemente un errore banale, non ci stavo a far finire tutto.
Era fidanzata da anni, era amata, Angela. Ero un’amante, ero solo, io.
“Cazzo Angela ho abbandonato la mia città per te! Tutta la mia vita per venire qui da te, non puoi per una cazzata far finire tutto!”
“Cosa dovrei fare ora? Far finta di nulla? Con lui che chiede come ti conosco, chi sei! Non posso mentire ancora.”
Abbassò il capo, il suo caffè si era fatto freddo, caffè gelato, panchina gelata, stazione gelata ed io caldo di rabbia.
Continuò a guardare quei treni come se avessero una cazzo d’ importanza, io le stavo davanti, in piedi con le mani  tra la testa, con la tipica posizione di chi è nella merda.
Provavo ad odiarla, a dirmi che era meglio non conoscerla, che rimanere a Caserta mi avrebbe salvato da lei e da tutto ciò ma io non volevo essere salvato, volevo provare forti emozioni con lei e anche soffrire mi andava bene, almeno c’era lei.
Avevo sentito precisamente i pezzi della mia vita andare a puttane, città nuova, lavoro nuovo, tutto per stare ancora un po’con lei, tutto per avere 10 minuti d’amore rubati per lei.
Si lo so, ora mesi dopo pensandoci l’idea è stata tragica, un cagata pazzesca. Lasciare il lavoro che desideravo per una ragazza che neanche poteva stare con te non è pazzia, è stupidità.
“Io credo che tu già sapevi di sbagliare a venire qui o mi sbaglio?”
Doc ma cosa vuole che le dica, l’adoravo. Era la quadratura del cerchio. Simpatica, amante dei Coldplay, forte ma vogliosa d’affetto, intelligente e fottutamente bella per me.
Eppure è bastata una folata di vento per farla andare via.
Avevo paura e mi sentivo solo ora grazie alle nostre sedute Doc queste sensazioni le ho a pagamento, la ringrazio!

“Quindi finisce così?”
“Come vuoi che finisca?”
“Voglio che finisca con io e te che stiamo sul divano di casa mia a mangiare schifezze vedendo telefilm inglesi e dopo fare del sesso sporco, non nel senso di violento ma nel senso sulle cartacce della roba da mangiare!”
Angela sorrise, sembrava passarle questa folle idea, mi avvicinai e le presi la mano.
“Guardaci, io e te siamo l’amore, siamo più amore di qualsiasi altra coppia! Lo so che come frase è grammaticalmente non ha molto senso, ma è quello che siamo.”
“Non posso lasciare Edoardo, stiamo insieme da tanto, io lo amo.”
“E a me mi ami?”
Dissi io con voce tremolante.
“Ti amo.”
Le scese una lacrima.
“Ok questa non me l’aspettavo.”
“Alfie ti amo ma non posso lasciare Edoardo.”
Devo dire che davvero non mi aspettavo che me lo dicesse, non l’avevamo mai detto, all’ inizio ci difendevamo dietro al cinismo o cambiando discorso quando si rischiava questo argomento, con il passar del tempo riuscimmo ad evitarlo sempre.
“L’amavi?”
Se l’amavo? Io l’ho amata intensamente, l’ho amato con tutto il corpo. Il mio cuore l’amava, il mio braccio l’amava, la mia bocca l’amava mentre il mio fegato ha sempre amato i Margarita!
“Ah  Alfie quindi bevi anche?”
Si, se mi sembra il momento per un po’ d’alcool non me lo faccio mancare.

“E quali sono questi momenti?”
Qualsiasi in quale ci sia io e una bottiglia di qualcosa.

Mi baciò Angela. Quanto durò quel bacio e quanta passione.
Era un bacio rabbioso, come se volesse punirmi attaccando le mie labbra alle sue. La staccai quasi di forza, lei tremava, mi guardò fisso e andò tra la gente.
Io ero sulle scale, con le braccia immobili e gli occhi lucidi, mi amava, mi amava e quindi dovevamo dividerci. Ero svuotato, finito. Per la prima volte non credevo più a nulla, a Dio, a Buddha, al Karma, a SpongeBob.
Però cazzo mi amava e io dovevo chiederle un’ultima cosa.
Di solito faccio passare sempre il momento giusto per parlare, non riesco mai a trovare il tempo adatto e spesso divento fuori luogo. Quella volta non potevo farlo…iniziai a correre tra i pendolari della stazione, dribblai un paio di agenti della PolFer che mi guardavano male e la urlavo.
“Angela! Angela!” Lei davanti a me con le cuffie e Fix You in riproduzione, ne ero sicuro.
Lei si girò alla fine e mi vide a qualche metro da lei, era l’ora di punta ma non c’era nessuno, c’eravamo solo io e lei, noi due da soli contro il mondo.
“Angela se mi ami perché mi fai andare via!”
E poi?!
Poi niente Doc, mi ha guardato, ha abbassato il capo e non l’ho più vista. L’ho amata.
  
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