Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |       
Autore: Mushroom    11/07/2012    4 recensioni
[5] "«Non--» dice. Tiene stretto il volto di Sherlock tra le mani, come se potesse sfuggirgli da un momento all'altro, i polpastrelli freddi premuti sui suoi zigomi. Sherlock inspira. Ha gli occhi chiusi e il respiro di John sulle labbra.
John trema, deglutisce, si cerca di chiedersi perché, anche se il perché lo sa già. «Farlo» la pressione sui polpastrelli aumenta «Mai più» soffia, ed è come se stesse ingoiando le parole e poi buttandole fuori tutte insieme. "
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Abituazione


«Credevo che facesse parte del processo» John lo segue a grandi passi lungo la strada. Sherlock cammina veloce e il dottore incespica due o tre volte prima di raggiungerlo. Impreca. Sherlock sorride sbieco.
«Quale processo?» domanda John, aggrottando la fronte. L’ispettore Lestrade li guarda come se li vedesse per la prima volta, ma non indaga. Quello non è il suo campo; è più bravo ad ammanettare, lui.
«Quello di abituazione, John» risponde Sherlock, con nel tono l’evidenza del sole che gira intorno alla terra – o forse era la terra a girare intorno al sole, ma a lui non importava. Si poteva dire ovvio come la tanatologia[1].
Si fermano davanti a un cadavere. «Donna, tra i trenta e i trentacinque anni. Due denti dell’arcata inferiore scheggiati. Due punture dietro al collo. Niente sangue. Vestiti asciutti. Tracce residue di fango nel risvolto dei pantaloni. Single, quasi sicuramente»
Sherlock si inchina per ispezionare il corpo da vicino. John si chiede quando il compagno si deciderà a spiegare, oltre che parlare.
Trova la carta di identità e la patente. Londinese. Nel portafoglio ci sono due foto. Bollettino da pagare. Assegno non firmato. Nella borsa, un taccuino. Vecchio, molto usato. Tre appuntamenti segnati per il giorno successivo e uno per quella sera. Aveva un fratello. E anche una sorella. Madre e padre morti – conservava il necrologio in una tasca della borsa. Insolito.
Sherlock si rialza e John lo sta ancora guardando con la faccia da “Che diamine mi stai dicendo?”. Abbassa lo sguardo verso il cadavere, lo rialza verso l’amico e si guarda intorno. John si morde le labbra e, alla fine, sospira affranto «Cosa è il processo di abituazione?».
Sherlock si toglie i guanti con un sonoro slap e sogghigna, muovendo solo tre muscoli facciali e provocando in John un moto di rabbia repressa e conservata dai tempi dell’accademia militare.
Lestrade è voltato dall’altra parte e da’ ordini a degli agenti mentre quelli della scientifica - al contrario - stanno scrutando il corpo da lontano, ma non si permettono di avvicinarsi. Non quando c’è Sherlock, almeno. Hanno brutti ricordi riguardo ai suoi insulti e alla volta che gli ha quasi fatti secchi con una forchetta.
Sherlock muove qualche passo verso di lui. Alza lo sguardo in direzione del niente, come se ci stesse pensando e stesse per dare una risposta decisamente ironica, prima di favorire una dimostrazione del suo intelletto con una sfilza di parole (inutili).
Fa freddo, quella notte; perché si trovano in un vicolo di Londra alle dieci di sera e le previsioni per la settimana sono delle più tetre. Così John si strofina le mani sulle braccia alla ricerca di calore, guardando dietro alla spalla di Sherlock (sempre più vicina) alla ricerca di un’agente da circuire per un caffè.
E solo quando sbatte contro la parete (ops) che John si accorge di aver indietreggiato un po’ troppo.
«Se solo tu avessi ascoltato le mie teorie degli ultimi tre giorni, sapresti sicuramente che…»
Lo interrompe portando una mano avanti. Gli sfiora il petto e il detective abbassa (sulla mano di John) e rialza (Su John) lo sguardo, confuso «Ero da Harry, negli ultimi tre giorni» sibila, guardandosi intorno perché sì, insomma, quella situazione e quella distanza sono ai limiti dei confini personali «Sono tornato questo pomeriggio»
Sherlock alza un sopracciglio e ha un attimo di sorpresa, che dura quel tanto di accendersi e morire nelle sue iridi «Oh» dice «Ecco perché era così silenzioso» muove un altro passo e lo blocca contro la parete. John sta ancora roteando gli occhi al cielo per la precedente mancanza di interesse nella sua presenza, che deve di nuovo sobbalzare per la vicinanza dell’uomo. Ora fa più caldo.
«Se tu ci fossi stato» mormora, chinandosi su di lui. Sente il suo fiato sul collo e spera – prega, invoca angeli dell’apocalisse e si promette di fare riti propiziatori per un Dio Maya tornato a casa – che nessuno stia vedendo quello; ma gli agenti sono tutti voltati e, mentre pensano di star facendo veramente qualcosa di utile, Sherlock si beffa di lui in tutta libertà. «Sapresti che secondo l’abituazione…» ha le ciglia socchiuse e John le guarda a una distanza stupidamente inesistente «… il mio cervello dovrebbe iniziare a abituarsi ai fenomeni che si reputavano estranei e nocivi, smettendo di iperstimolare la psiche per ottenere una risposta repentina. In questo modo, li catalogherà come innocui» dichiara, ma John non ha afferrato una sola parola di quel discorso. Apre e chiude la bocca «Quindi ti adatti ad essi e smetti di preoccupartene?» borbotta. Perché, sì, forse qualcosa l’ha afferrata.
«Il problema, John» prosegue, e nella sua voce c’è un tono scocciato «È che questa parte del processo è del tutto lontana dal compimento» sussurra, atono «Terribilmente irritante»
«E tu devi scegliere di comunicarmi questo proprio in mezzo a poliziotti pettegoli, vero?»
Sherlock sorride, e questa volta si tratta di un sorriso vero. Inspira sul suo collo e John chiede, incerto «Quindi?».
Il detective smette di respirare per un secondo. Tamburella con le dita, come se stesse tenendo il conto di qualcosa, poi si volta; fa qualche passo indietro e John si ritrova appiattito contro il muro, nascosto, con la schiena di Sherlock Holmes che sfrega sul suo naso. Si sporge in punta di piedi il tanto necessario per vedere quello che sta succedendo. Qualche attimo dopo, Lestrade si volta verso Sherlock, il quale risponde con uno sguardo infastidito (ma Sherlock lo è sempre, e l’ispettore non ne fa una tragedia).
«La scientifica ha appena rilevato tracce biologiche e oggetti personali» dichiara, tenendo una penna tra le dita «Stiamo informando i parenti prossimi e…».
«Sì, fratello e sorella» sbuffa «Era la maggiore. Dattilografa, a giudicare dal pollice destro. Nessun altro nella sua vita, se non una o due amiche. Persona solitaria – abbonamenti singoli per cinema e teatro. Aveva una specie di relazione sessuale con il suo capo, ma non sentimentale» si ferma un attimo, in modo che Lestrade possa guardarlo stupito e poi prendere appunti. Prassi. L’uomo annuisce e si gira, correndo verso un gruppetto di agenti sbraitando ordini.
«Quindi – continua, ritornando a rivolgere la propria attenzione a John – per far sì che il mio cervello continui a lavorare come ha sempre fatto---»
«Senza inutili interruzioni sentimentali. Oh, certo» commenta John con tanta ironia, interrompendo il flusso di parole. Vede la schiena di Sherlock scomparire e si ritrova di nuovo nella posizione precedente. Prima ancora che possa continuare con “Sherlock” e “Non provarci” e “No”, lui si abbassa e lo bacia, calcolando il secondo esatto in cui l’attenzione di tutti i presenti si sarebbe rivolta verso l’ennesimo errore di Anderson.
«Devo semplicemente abituare la mia mente al sovradosaggio chimico» continua, con quel sogghigno rinnovato sul volto «Aumentando l’esposizione allo stimolatore di tale danno».
John sbatte le palpebre e aggrotta la fronte «Non sei una cellula bersaglio, Sherlock. E io non sono una specie di mittente chimico».
Il Detective si volta di nuovo e ruota meticolosamente di trenta gradi alla sua sinistra. Fa tre passi, si inchina e ispeziona un angolo della strada con la sua (fida) lente di ingrandimento. Perché sono Sherlock Holmes, e non penso mai a una cosa soltanto, lo scimmiotta la testa di John, mentre una parte di sé si chiede in quanto tempo quell’uomo lo farà impazzire; o se non l’abbia già fatto e lui non se ne sia accorto.
«E John» questa volta, la voce del detective e alta e chiara «Sei un generatore di energia chimica. È più appropriato».
John alza gli occhi al cielo e si stacca dalla parete, intenzionato a cercare il suo caffè.
«No» borbotta tra sé e sé, incurante del mondo «Sono il tuo dannatissimo fidanzato».


------------------

[1] La tanatologia (dal greco θάνατος, thànatos - "morte", e λόγος, lògos - "discorso" o "studio") studia la morte e le successive modificazioni del corpo (fenomeni cadaverici) con finalità relative alla medicina legale. (wikipedia)

Wordcount: 1275

Scritta per il Summer Fest del Sherlock Fest Italia, ispirandomi a questa splendida Fanart, lasciata come prompt da rosie_posie77


Note e deliri di fine est... pagina.

Salve!
Se siete arrivati fino a qui, magari leggendo i miei deliri notturni, probabilmente vi devo un "grazie" e un "non insultatemi troppo" e le indicazioni per trovare il bagno (seconda porta a sinistra).
Preamboli a parte, se invece di scrivere dormissi, la notte, forse risparmierei al mondo tante sofferenze del calibro di questa flashfiction; ma siccome non lo faccio e spulcio prompt, vi ritrovate con una nuova raccolta. Credo che, altrimenti, continuerei a invare il fandom con oneshot di ogni tipo, genere e lunghezza; e che sia più appropriato raccoglierle tutte assieme. Saranno per lo più deliri e robetta scritta per la Sherlockfest o per noia. (Brutta bestia, la noia) E non vi assicuro niente di serio xD non sono brava con le cose serie - rasento la provondità di una bacinella, scusatemi xD
Ero un po' indecisa sul finale - perché credo che Sherlock Holmes e John Watson, in qualsiasi contesto si trovino, non rientreranno mai nella categoria di "amici" e tantomeno di "fidanzati". Sono sempre in qualcosa di più ampio, ma l'unica parola che ho trovato per esprimere il concetto è stata quella di "fidanzato" (anche per far suonare la frase più o meno come volevo).

Credo di aver finito di annoiarvi.

All prossima, spero :)

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Mushroom