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Autore: Levineisabitch_    11/07/2012    7 recensioni
Paolo e Michele.
Migliori amici.
Messaggi, numeri, vassoi e Coca Cola.
E Carla.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Paolo era il migliore amico di Michele.
Michele era il migliore amico di Paolo.

Quando in prima superiore l’insegnante di psicologia aveva chiesto ad ognuno di loro chi fossero la loro risposta era stata quella.
Oltre che al loro migliore amico non avevano molto. Per non dire che non avevano niente.

 
Era una banalissima mattina di giugno, la scuola era finita da tre giorni e gli esiti non erano ancora disponibili.
Paolo era a casa, solo, ed erano le nove e dieci.
Avrebbe dovuto fare il proprio letto e sistemare le cose di scuola che giacevano, ancora in disordine, sulla scrivania. La voglia di farlo gli mancava, perciò afferrò il telefono di casa e compose il numero di Michele senza neanche esitare su una cifra che fosse una.
-Hei- salutò Michele.
-Vieni a casa mia, ti aspetto e in fretta- comunicò l’altro.
-Arrivo- fu la risposta telegrafica, e la linea cadde.
L’amico fu lì in meno di dieci minuti, con un sorriso sulla faccia, contento di essere lì.
Michele adorava andare a casa di Paolo. Primo perché odiava casa sua, sempre piena di litigi, secondo perché adorava Paolo. Erano amici da così tanto tempo che senza di lui si sentiva completamente perso e inutile. Forse un po’ lo era, ma non così tanto, credeva.
-Ciao, che si fa?- chiese una volta varcato il portone della villetta residenziale.
A casa di Paolo non c’era mai nessuno, se non la donna delle pulizie, una cinquantenne di nome Gina che sarebbe stata licenziata di lì a poco perché “che modo è di pulire dei vetri? E’ indecente!”, così pensava sua madre.
Perciò Michele era sempre in quel posto, anche se nessuno lo sapeva.
-Io nel pomeriggio sono su al centro commerciale, ma possiamo andarci prima e mangiare lì- propose Paolo.
-Ok- accettò lui.
Su un vecchio motorino firmato Piaggio i due ragazzi si avventurarono fino al centro commerciale, senza casco, perché ne avevano uno solo.
Una volta arrivati entrarono nel piccolo McDonald’s che stava all’angolo, dove lavorava Paolo.
Dietro il bancone c’era Edoardo che, appena vide Michele, uscì e gli andò in contro.
-Tu mi devi una mangiatrice di uomini, ti ricordo- gli mise un dito sul petto, con uno sguardo penetrante.
-Cosa?- chiese Paolo, confuso.
-Una volta gli ho parlato di Pamela e bhe.. la voleva conoscere data la fama che l’accompagna! Ma non sono la persona più adatta a fargliela conoscere- spiegò Michele, sedendosi tra un vassoio e l’altro, su un tavolo.
-Perché no?- chiese Edo.
-Non mi saluta. Una volta gli ho chiesto perché e..- fece un sorriso imbarazzato il ragazzo.
-“Non ti saluto perché non ti rispetto.”- le fece il verso Paolo, ridacchiando. –E’ stata l’unica volta che ti ha parlato, credo-
-Insomma, ti odia! E’ perfetta per me, ti dico, perfetta. Abbiamo tanto in comune- sorrise Edo, dando uno spintone a Michele, che cadde portandosi dietro gli avanzi che prima erano nei vassoi.
-Grazie, dovresti essere dalla mia parte, tu!- disse, tirandosi in piedi, il ragazzo.
-Se proprio ti odia così tanto posso fargli trovare una testa di cavallo mozzata nel letto. Sposta le lenzuola
e sorpresa!- propose il collega di Paolo.
-Che schifo- disse Maria, l’altra collega, entrando dalla porta sul retro.
-A parte che forse il cavallo lo preferisce vivo- disse qualcuno e i quattro presero a ridere convulsamente.
-Poco ma sicuro- fu la conferma.
Paolo e Michele si prepararono un toast e un McFlurry dietro al bancone, tanto non c’era nessuno nel fast-food. Maria e Edoardo non erano veri e propri amici per loro, erano solo “i colleghi di Paolo”, non molto di più.
-Ma non avete acceso nemmeno la radio? Qualcuno mi ricordi perché vi hanno assunto, non fate un cazzo tutto il giorno- si lamentò Maria.
-Perché siamo belli- risposte con calma e un sorriso smagliante Edo.
-Oh bhe- disse la ragazza, buttando gli occhi al cielo.
Si diresse verso il fondo del locale e armeggiò venti secondi con uno stereo, cercando di trovare una stazione radio decente o perlomeno che non trasmettesse musica spacca-timpani.
All’improvviso una melodia decisa, accattivante ma allo stesso tempo delicata conquistò spazio lì dentro.
Una voce armoniosa e quasi femminile cantava sicura di sé, come se sapesse esattamente che era la migliore.

This love has taken its toll on me, she said goodbye too many times before.

-Cos’è sta robaccia?- chiese Paolo, contrariato.
-E’ carina. A me piace- si strinse nelle spalle Maria.
Il McDonald’s cominciò a riempirsi di gente, era mezzogiorno.  Michele stava dietro il bancone con il suo migliore amico, nascosto dietro le macchine dei gelati, dato che non lavorava lì.
-Quindi con Sandra? Nulla?- chiese a Paolo che annuì, per confermare quel ‘nulla’.
-Dai il tuo numero a qualcuna, no? Almeno qualcosa ricavi, credo. Magari un appuntamento, non so- continuava a parlare il ragazzo.
-Sì, okay, ma a chi? Dai, Michele, non ho nessun aggancio in nessuna compagnia, non conosco molta gente- sbuffò Paolo, mentre schiacciava i tasti sul piccolo monitor delle ordinazioni con fin troppa enfasi.
-Lavori qui! Incontri gente tutti i giorni, non mi sembra poco- ribatté lui.
-“Ciao, sono Paolo, ketchup o maionese?,  questo è il mio numero, ecco il tuo BigMac, chiamami”?- urlò contrò l’amico Paolo, ricavando un’occhiata contrariata da una donna di quarant’anni che aspettava la sua insalata di pollo.
-Perché no?- fu la risposta.
-Perché sarebbe ridicolo- Paolo diede l’insalata alla donna e si girò verso l’amico, ridacchiando. –In caso.. come?-
-Vedi che l’idea non ti dispiaceva? Potresti fare dei bigliettini e metterli sotto la Coca Cola. Quando la alzano.. puff, il tuo numero! E magari anche il mio-
rise fragorosamente Michele, sicuro di averlo convinto.


397.33369813
Maria scarabocchiò quel numero su un tovagliolino di carta e lo passò a Paolo.
-Non sono d’accordo- gli fece notare.
-Lo so- le diede una pacca sulla spalla il ragazzo, prendendo il biglietto e girandosi verso il bancone.
Lo infilò sotto la Coca Cola come gli aveva suggerito Michele e passò il vassoio alla cliente, una ragazza di diciassette anni, a occhio, con i capelli castani e gli occhi scuri, vergognandosi profondamente di quello che stava facendo. Ecco: cosa diamine stava facendo? Era una cosa idiota, non che avesse tante altre possibilità. Sarebbe stata la prima e l’ultima volta a farlo, se lo stava per promettere, quando una bionda mozzafiato entrò nel fast food. Fu in quel momento che tutti i suoi buoni propositi andarono a farsi benedire.



Ciao. lol
   
 
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