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Autore: Sarugaki145    11/07/2012    2 recensioni
Era strano per lei respirare ancora quell’aria che le appariva così famigliare nonostante gli anni che erano passati dall’ultima volta.
Si, perché lei, il luogotenente della tredicesima compagnia Rukia Kuchiki, non era la prima volta che scendeva sulla terra in quel piccolo quartiere noto come Karakura. Erano passati undici lunghi anni terrestri dalla sua ultima permanenza sulla terra e a lei sembrava solo il giorno precedente l’ultima volta che i suoi sandali si erano poggiati sull’asfalto ruvido di quelle strade.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era strano per lei respirare ancora quell’aria che le appariva così famigliare nonostante gli anni che erano passati dall’ultima volta.

Si, perché lei, il luogotenente della tredicesima compagnia Rukia Kuchiki, non era la prima volta che scendeva sulla terra in quel piccolo quartiere noto come Karakura. Erano passati undici lunghi anni terrestri dalla sua ultima permanenza sulla terra e a lei sembrava solo il giorno precedente l’ultima volta che i suoi sandali si erano poggiati sull’asfalto ruvido di quelle strade.

Si mise a camminare con calma gettando sguardi interessati ai negozi ormai chiusi vista l’ora tarda.

Era ancora tutto terribilmente famigliare.

I chiacchericci provenienti dalle case circostanti, i rumori di qualche sporadica macchina che sfrecciava nella sera, qualche canto di ubriaco che usciva da quel vecchio baretto all’angolo. Sembrava passato un solo giorno dal suo ultimo saluto a quella cittadina, eppure se guardava più attentamente poteva vedere il cambio di gestione di quel negozio appartenuto ad un simpatico vecchietto, qualche crepa sulle case più famigliari o qualche nuova costruzione che un po’ contrastava con quella calma famigliare che la circondava.

Erano passati undici anni in un batter di ciglia e con loro avevano portato via quel che restava di quella purezza fanciullesca che l’aveva sempre caratterizzata, trasformandola in una donna vera e propria.

Rukia si rese conto di essere cambiata più lei di quel quartiere in quel lasso di tempo e questo le fece venire una stretta al cuore.

Era così, gli animi umani sono molto più mutevoli delle immense costruzioni e delle colate di cemento e mattoni. Se già ora sentiva stridere dentro di lei i suoi ricordi nel notare quel particolare così cambiato non poteva minimamente immaginare come avrebbe reagito quando avrebbe raggiunto la meta del suo breve viaggio li.

Proseguì a camminare senza una meta per parecchio tempo, senza un solo pensiero che le facesse aggrottare la fronte, senza un solo rimpianto per non essere al lavoro e stare perdendo tempo che avrebbe potuto impiegare meglio.

Erano undici anni che non si concedeva una pausa di ozio del genere e ora la voleva godere fino in fondo, lasciandosi per una sera almeno alle spalle quella quotidianità piena di impegni e obblighi.

Si, per Rukia Kuchiki era difficile soddisfare le pretese di tutti quelli che la circondavano, adempiendo bene al suo ruolo di luogotenente e di discendente della casata Kuchiki. Erano tutti obblighi che nell’ultimo periodo aveva sentito stretti e allora si era finalmente decisa a fare quel viaggio che rimandava da troppo tempo.

Probabilmente non l’aveva rimandato per l’enorme mole di lavoro che ogni giorno la affliggeva ma a causa della paura che aveva nel tornare in quel posto.

Si, perché quel luogo già una volta in passato aveva completamente sconvolto la sua vita e la sua anima e proprio ora non era pronta a farsi sconvolgere nuovamente.

Probabilmente però il suo capitano Jushiro Ukitake aveva ritenuto il momento che quel viaggio avvenisse perché l’aveva letteralmente obbligata a prendersi una vacanza di una sera per tornare la, per tornare ad essere la Rukia Kuchiki di un tempo.

Il suo capitano le aveva detto che un ragazzotto appena entrato in compagnia, spaventato dalla sua freddezza, determinazione e severità, era andato a chiedere al capitano se fosse una prerogativa della famiglia Kuchiki l’essere così glaciali. Ed era stato proprio in quel momento che Ukitake aveva ricordato quanto fosse diversa una manciata di anni prima, quando per la prima volta era stata scelta per andare sulla terra. Sarà stato per quel motivo che l’aveva quasi obbligata a tornare a trovare quelle persone che le erano state vicine in quel periodo in cui aveva vissuto in un gigai.

Ed ora eccola li, che vagava timidamente per quelle vie che aveva definito casa qualche anno prima.

Milioni di ricordi la stavano lentamente investendo facendo nascere in lei uno stato di malinconia che da tempo non provava. Fu mentre camminava in quello stato che le sue gambe la portarono automaticamente davanti a quell’abitazione ancora così terribilmente familiare. La osservò per qualche minuto quasi con aria reverenziale, attenta a non macchiare con il presente tutti quei ricordi che quella casa racchiudeva.

Con un sorriso nostalgico varcò la porta con lentezza e timore, sperando che nessuno facesse caso a lei ma che la considerassero uno di quelli spiriti che vi passavano abitualmente. Non appena varcò l’ingresso una risata femminile la fece bloccare. Non apparteneva a Karin o Yuzu quella risata, non riusciva a riconoscerla e non aveva qualcosa di famigliare. Un nodo si formò nella sua gola, mentre il terrore di quello che avrebbe trovato in salotto invadeva tutte le sue membra.

Mosse qualche passo verso il locale illuminato e sbirciò timida all’interno.

Inizialmente i suoi occhi si posarono sulla donna che rideva, una bellissima donna dai lunghi capelli neri e dal corpo prosperoso che rideva divertita guardando qualcun altro. Rukia allungò il collo e rimase qualche secondo senza una sola parola.

Era lui.

Era quella testa d’ananas che tante volte aveva insultato, li, in piedi, con in braccio un bambino di pochi mesi.

Era lui, era li con in braccio un bambino ed era esattamente come lo ricordava.

I capelli arancioni scompigliati che incorniciavano il viso corrucciato, che in quel momento osservava a disagio il bambino tra le sue braccia, quelle labbra sottili, quegli zigomi leggermente pronunciati e quegli occhi che possedevano quella scintilla piena di amore per il prossimo.

Accadde un attimo dopo, quando la donna si alzò ed andò ad affiancare Ichigo togliendogli il bambino dalle braccia e dando un bacio sulla guancia all’arancio che in Rukia si fece chiara la consapevolezza di essere ormai appartenente al passato. Il ragazzo abbracciò teneramente la donna, accarezzandole dolcemente i capelli.

Chi altri poteva essere quel bambino se non il figlio di Ichigo e quella donna?

Perché non ci aveva pensato subito e aveva aspettato di poter ammirare ciò che era diventato Ichigo per doverlo capire?

Perché si era fatta convincere a tornare sulla terra nonostante sapesse quello che molto probabilmente avrebbe incontrato?

E fu in quel momento che sul suo viso candido si fece largo un’espressione terribilmente umana.

Grosse lacrime le inondarono gli occhi blu e prima che potessero fuoriuscire Rukia approfittò del suo shumpo ormai quasi perfetto per allontanarsi il più possibile da quel posto.

Mezz’ora dopo era seduta su un prato e ancora non capiva il perché stesse piangendo. In fondo era stata lei che aveva deciso di non tornare più sulla terra dopo che Ichigo aveva perso i suoi poteri, era stata lei a non approfittare di un gigai e di un permesso per andare sulla terra per poterlo vedere, era lei che aveva fatto si che lui si ricreasse una vita sua.

Eppure dentro di lei la sua anima si era sempre aggrappata alla speranza che lui non l’avrebbe mai dimenticata e l’avrebbe aspettata.

Ma era stata terribilmente egoista a pensare che lui non si sarebbe fatto una vita solo per lei. Lei, quella che era piombata nella sua vita una volta e l’aveva cambiata inesorabilmente senza chiedere un permesso o un solo parere.

Doveva smettere di essere così egoista, così terribilmente egoista da arrabbiarsi con la testa d’ananas  per essersi fatto una famiglia. Rukia prese un profondo respiro e appoggiò la schiena al fusto di un albero dove, vista la stanchezza accumulata quel giorno, cadde in un profondo sonno.

***

La ragazza venne svegliata da una mano che la scrollava con grazia e quasi si spaventò quando si trovò seduta sull’erba umida di un parco di prima mattina, mentre l’alba iniziava a schiarire quella distesa d’erba e si intravedeva tra le cime degli alberi.

Rukia alzò la testa ed incontrò gli occhi color pece del suo migliore amico. I due si guardarono con un sorriso triste, finché Renji non prese per mano la mora e l’aiutò ad alzarsi mormorandole che era meglio tornare alla Soul Society. La ragazza si alzò in silenzio e si fece guidare verso la farfalla infernale che l’accompagnava. Prima di varcare quella porta però diede un’ultima occhiata alla distesa di Karakura che si apriva davanti a lei.

Quell’aria che la sera prima aveva sentito così familiare ora quasi le pesava, perché lei non aveva neanche più Ichigo che l’aspettava in quel posto.

Tutto era cambiato da dieci anni prima e lei non aveva motivo di rimanere li oltre e lo sapeva. Qualcosa però dentro di lei la stava costringendo a rimanere e quel qualcosa le bruciava il cuore. Quel cuore che aveva scoperto quando era arrivata per la prima volta sulla terra, quei sentimenti che così spesso l’avevano fatta definire “terribilmente umana” stavano riaffiorando in lei con la potenza di un uragano.

Rukia cercò gli occhi di Renji, che trovò pronti che la osservavano.

-Cos’è successo Rukia?-

Chiese lui con un filo di voce vedendo sul volto della ragazza una persona che da tempo si era nascosta dietro una maschera di freddezza e superiorità. Lei lo guardò con quegli occhi blu, che tornarono due oceani immensi come un tempo in cui ci si poteva specchiare e si poteva leggere un’anima tormentata e non erano quegli occhi distanti e vuoti che negli ultimi anni tutti avevano visto.

-Lui ha un’altra.-

Rispose lei semplicemente, abbassando lo sguardo per  non permettere a nessuno di vedere quella lacrima che ancora una volta si apprestava a scendere. Renji non rispose subito, conscio del fatto che non sarebbero bastate due parole consolatrici e magari una pacca sulla spalla per tornare a vedere il sorriso di Rukia. Tra i due cadde quindi il silenzio e il rosso, non riuscendo a vedere la sua migliore amica in quelle condizioni, coprì con un passo la distanza che gli separava e l’abbracciò fraternamente. Rukia si appoggiò all’ampio petto di Renji e iniziò a singhiozzare, mentre lui le accarezzava la schiena per non farla sentire così immensamente sola.

Rimasero in quella posizione per parecchi minuti, finché Rukia non si staccò dall’abbraccio e guardando l’amico disse:

-Renji, posso andarlo a salutare? Ieri non ce l’ho fatta però vorrei conoscere quella donna che è riuscita a conquistarlo.-

Tra i due passò uno sguardo d’intesa e Renji sorrise accondiscendente, rispondendo poi, mentre le accarezzava il capo:

-Certo, dirò al tuo capitano che anche questa mattina te la potrai prendere come meritato riposo, ok?-

Rukia ricambiò con un sorriso timido e si mise subito a correre verso casa Kurosaki, per approfittare di quel momento in cui si sentiva così sicura di se stessa.

Dopo pochi minuti arrivò di fronte all’ingresso e titubante schiacciò il campanello.

Si sentiva come una bambina il giorno prima del suo compleanno, emozionata per i regali che avrebbe aperto da li a breve e un po’ in ansia per quello che sarebbe potuto succedere. Ad un certo punto fu tentata di scappare via e abbandonare tutto, tornando alla Soul Society e alla sua normale vita. Però quando qualcuno aprì la porta si immobilizzò.

Lentamente una testa arancione spuntò da dietro quella spessa apertura in legno e due occhi vispi si soffermarono sulla figura all’ingresso.

Silenzio.

Due sguardi si incrociarono incerti, due cuori iniziarono a battere, due menti tornarono ai ricordi degli occhi che stavano fissando.

E tutto poi fu così naturale.

Un sorriso timido si dipinse sulle labbra sottili di Rukia, mentre uno più spavaldo e sorpreso su quelle di Ichigo.

Due vecchie conoscenze si misero a parlare, accomodandosi in giardino e dimenticando tutto quello che gli circondava.

Gelosie, lavori, obblighi, tutto scomparve dalle menti di quei due ragazzi lasciando spazio solo per l’altro.

Erano due mondi che tornavano in sincronia dopo anni, mondi che non avevano fatto altro che aspettarsi.

Scoprirono che Ichigo era diventato medico, pediatra per l’esattezza, e Rukia luogotenente, che tutti e due ancora vivevano con le rispettive famiglie e tante altre cose che erano cambiate da una decina d’anni prima.

Arrivò però il momento di quella fatidica domanda.

-Ichi..- Iniziò la luogotenente con voce tremante – Ieri sera sono stata qui e ti ho visto con una donna e un bambino.-

Una risata nacque spontanea sulle labbra di Ichigo, che poi rispose al viso irritato della ragazza che non capiva il perché di quella risata:

-Non mi dire che non l’hai riconosciuta?!-

Gli occhi blu di Rukia si fecero attenti e velati dalla preoccupazione. Era arrivato il momento della tanto attesa verità.

Il cuore le tamburellava in petto come non faceva da tempo, quella risposta definitiva che aveva agognato per tutta la notte stava per giungere, facendo uscire Rukia finalmente da quel bivio in cui si trovava e facendole prendere definitivamente la strada del suo destino.

Ichigo rise nuovamente vedendo gli occhi preoccupati di lei e rispose con uno sguardo soddisfatto:

-Cos’è, saresti gelosa se lei fosse la mia donna?-

Rukia non tradì nessuna emozione, ma dentro di lei si scatenò l’inferno. Ma Ichigo Kurosaki la conosceva troppo bene e sapeva perfettamente che, anche se i suoi occhi dimostravano calma, dentro di lei stava morendo, quindi si affrettò ad aggiungere:

-Sapevo che era cambiata, però non mi aspettavo che tu non riconoscessi Tatsuki!!-

***

Quando dopo pranzo il luogotenente della tredicesima compagnia Rukia Kuchiki tornò al suo ufficio una luce nuova illuminava i suoi occhi o almeno, una luce che ad alcuni pareva nuova e ad altri invece solo una luce che era tornata, che aveva caratterizzato quegli occhi blu per molto tempo tanti anni addietro.

I viaggi del luogotenente Kuchiki sulla terra si fecero molto più frequenti e il suo sorriso sempre più sincero e felice. Tra i nuovi arrivati nella compagnia si diceva che la luogotenente avesse un amante sulla terra, che non era altri che colui il quale aveva salvato la Soul Society tanti anni prima.

E quindi nessuno si stupì quando Ichigo Kurosaki un bel po’ di anni dopo iniziò a frequentare assiduamente la villa Kuchiki e a passare li la maggior parte del suo tempo dopo essere diventato uno spirito.

 

 

 

 

 

 

 

*Nota dell’autrice*

Questa fic è stata peggio di un parto. L’inizio l’ho scritto velocemente, senza problemi ma quando sono arrivata al punto in cui Rukia vede Ichigo ed un’altra donna sono entrata in crisi.

Nell’idea originale quella donna doveva essere la moglie di Ichigo e Rukia non doveva tornare da lui a parlare ma doveva diventare un’ombra della gran donna che era stata distrutta dai rimorsi. Il problema è che amo troppo la coppia Ichigo-Rukia e proprio non ce l’ho fatta!! Volevo poi scrivere i due finali diversi, ma era orribile a vedersi quindi alla fine ho optato per l’happy ending, anche se non mi convince pienamente..! xD

Vabbè, buone vacanza ragazzoni! <3

  
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