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Autore: Root    11/07/2012    1 recensioni
[Gauche Suede/Noir]
"Dove sono? Chi sono?"
-Sei sveglio finalmente, Gauche Suede-
Gauche Suede. Così lo aveva chiamato. Quindi era il suo nome.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: The pros and the cons of breathing
Personaggi: Gauche Suede/Noir
Desclaimer: Non è cambiato nulla, Letter Bee ancora non mi appartiene, spiacenti u.u
Note: Non avrei mai pensato che avrei scritto di nuovo qualcosa si non shonen'ai, mi sconvolgo da sola, ma Letter Bee ispira XD Non ho nulla da dire, solo volevo scrivere di Gauche, perchè mi fa tanta pena, sia lui che Noir, e vorrei picchiare Lag al pensiero di come lo ha trattato u.u Diciamo che ho voluto immortalare la trasformazione Gauche -> Nessuno -> Noir, più o meno XD Spero solo di esserci riuscita, ormai mi conoscete le mie fic non mi piacciono mai.
Il titolo è stato gentilmente offerto dai Fall Out Boy (che farebbero bene a uscire dallo hiatus). Spero vi piaccia! <3


The Pros And The Cons Of Breathing

All 'inizio non aveva voluto aprire gli occhi, sebbene il sonno in cui versava precedentemente lo avesse abbandonato già da qualche minuto. Non poteva dire di essere del tutto sveglio; aveva come l'impressione che ci fosse qualcosa nascosto nell'oscurità della sua stessa mente, in agguato, pronto a farlo sprofondare nuovamente in un luogo anche a lui ignoto. Non appena si era reso conto di essere più lucido, il primo pensiero che aveva avuto era stato che con ogni porbabilità si trovava all'inferno. Il perchè non lo sapeva neanche lui ma, a dirla tutta, percepiva che forse sarebbe stato meglio così. Non riusciva a ricordare da quanto tempo fosse in quello stato; poteva trattarsi di giorni, mesi, anni , o semplicemente pochi minuti, nulla di più che una manciata di secondi. Non aveva ancora aperto gli occhi. Non sapeva perchè; forse era spaventato. Pensare a questa eventualità gli fece rendere conto che non era sicuro di come ci si sentisse esattamente ad avere paura. Cercò di ricordare. Nulla.
Poteva sentire qualcosa che lo chiamava ma non riusciva a capire da dove provenisse. Da dentro di lui? Da quel qualcosa di sconosciuto che si trovava proprio al di là delle sue palpebre, sempre rigorosamente serrate? Non avrebbe saputo dirlo. Aveva l'impressione di essere vuoto, tutto di lui era stato portato via. Da chi? Non sapeva dare una risposta neanche a questo. Intuì che ciò avrebbe dovuto fargli paura ma non provava null'altro che una calma glaciale. La sua intera vita, il senso della sua esistenza gli era stato strappato e lui non riusciva a provare nulla.
Forse era il caso di aprire gli occhi, pensò. Si chiese perchè ancora non lo avesse fatto. Sollevando le palpebre si rese conto che erano pesanti.
Era piuttosto buio attorno a lui; tuttavia nei suoi occhi, come cucita alle retine, restava il ricordo della luce, una luce troppo intensa per essere sopportata.
"Dove sono? Chi sono?" furono le prime parole che fuoriuscirono dalle sue labbra. Se non lo sapeva lui chi poteva saperlo? Invece un uomo vicino a lui sembrava possedere tutte le risposte.
-Sei sveglio finalmente, Gauche Suede- disse guardandolo.
Gauche Suede. Così lo aveva chiamato. Quindi era il suo nome.
Mentre l'uomo parlava di cose che gli erano totalmente estranee, realizzò per la prima volta di essere steso. Nel momento stesso in cui tentò di scendere dal suo appoggio, sentì il proprio corpo crollare sul freddo e inospitale pavimento, come se non gli appartenesse. Forse era davvero all'inferno.
Aveva aperto gli occhi, era tornato tra i vivi eppure la sua mente continuava ad essere vuota; gli mancava qualcosa. Gli mancava il suo cuore. C'erano tante cose che avrebe dovuto ricordare, ma nessuna di esse era in grado di emergere.
Poi arrivò lei. Lei, che iniziò a prendersi cura di lui come se fosse l'unica cosa importante di quel misero mondo. Lei, che gli spiegò tutto quanto doveva sapere; sul luogo in cui si trovava, sul vecchio se stesso. Per quanto la ragazza continuasse a parlargli, tutto continuava ad essergli estraneo. Tutto tranne lei. Perchè lei in qualche modo riusciva a toccare qualcosa dentro di lui, qualcosa che credeva sopito e che invece, forse, non lo era del tutto. Come lui, anche lei era nessuno.
Le chiese di mostrargli la sua vita, ciò che era prima di tutto quello. Vide Yusari Central, vide i luoghi che avevano rappresentato tutto per lui; eppure anche così non sentì nulla di più che un senso di totale estraneità. Solo nel momento in cui la sedia a rotelle di colei che altri non era se non la sua sorellina sfrecciò accanto a lui, qualcosa si mosse dentro di lui; quando una lacrima solitaria gli solcò la guancia, si voltò e chiese alla ragazza di portarlo via di lì.
Continuava ad essere l'unico essere vivente che gli stesse vicino; lei era sempre con lui.
Stava iniziando ad abituarsi a quella nuova vita. Forse perchè non ricordava assolutamente nulla di quella precedente; in ogni caso non pensò a trovarsi un altro nome. Lui era nessuno, ed era così che doveva essere.
Poi arrivò l'orrore, il disgusto per il mondo nel quale era costretto a vivere. Arrivò la repulsione verso coloro che avevano fatto del male a lui, a tutta quella gente, e a lei. Esperimenti. La capitale, Akatsuki. La luce. Tutto ciò era improvvisamente divenuto suo nemico.
Lui non era più quello di prima. Lui non era più Gauche Suede; non lo era più dall'esatto istante in cui aveva riaperto gli occhi. Lui adesso era Noir. Nulla di quello che era prima, nulla di ciò che aveva fatto parte della vita di Gauche Suede apparteneva più a lui.
Lei non aveva ancora un nome. Decise che glielo avrebbe dato lui.
-Loda. Ti chiamerai Loda-
Era il primo nome che gli venne in mente. Che avesse o meno un significato speciale non aveva alcuna importanza; tutto ciò che importava era che adesso era il suo nome.
Mentre la guardava, lasciandosi completamente alle spalle tutto ciò che era prima, pensò che sarebbe stato decisamente meglio se, aprendo gli occhi, si fosse ritrovato all'inferno.
  
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