Serie TV > RIS Delitti imperfetti
Segui la storia  |       
Autore: maavors    12/07/2012    3 recensioni
Mia Nisi è il nuovo sottotenente dei RIS di Roma. Il suo arrivo porterà molti cambiamenti nel (quasi) tranquillo ambiente romano.
IMPORTANTE: sto aggiornando e modificando i capitoli. 05/01/2016
Genere: Commedia, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Bartolomeo Dossena, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 1
 
 
Era la strada del Dover che si stendeva,
 una notte di venerdì in novembre,
innanzi al primo dei personaggi con cui questa storia ha da fare.
Il racconto di due città, Charles Dickens
 
 
 
Uscì dalla caserma e corse verso la macchina. Dossena guidava e Cecchi gli stava accanto. Stavano chiacchierando, e continuarono a farlo anche dopo che Mia entrò in macchina “Come vanno i preparativi?” stava chiedendo Emiliano. “Che preparativi?” rispose l’altro con disinteresse, tamburellando le dita sul manubrio. “Il matrimonio con Eleonora!?” esclamò sorpreso, “Ah, quei preparativi” disse voltandosi verso Cecchi “tutto bene” concluse evasivo, mentre con la mano spostava l’aria. “Con quella faccia non si direbbe” insistette il ragazzo, che evidentemente voleva sapere i dettagli. “Oh Cecchi come sei noioso, sembri mia madre!” Tagliò corto e con nonchalance si girò verso la ragazza “Non mi sono potuto presentare bene prima, io sono Bartolomeo ma chiamami pure Bart” esclamò. Mia notò che la sua espressione cambiò radicalmente, e sul suo volto al posto del broncio si aprì un sorriso che scopriva i denti. I suoi occhi erano di un verde acceso, bellissimi. Sorrise.
 
Arrivarono sul luogo del delitto dopo parecchio viaggio. Mia era già stata a Roma, ma non ricordava quella zona, quindi cercò di catturare più immagini possibili di quel panorama.
Scesero dalla macchina e si incamminarono verso il bordo della strada dove c’era il corpo di una donna e un uomo sulla cinquantina, con una sigaretta in bocca, che le stava toccando il petto. “Dicci tutto Carnacina” Bart si rivolse all'uomo e tirò fuori dal taschino della giacca un piccolo quaderno e una penna. “È morta verso le tre di questa notte a causa dello sfondamento del cranio ma non so dirvi altro, comunque non sembra essere questa la scena del delitto… ma questi sono affari vostri. Sbrigatevi che voglio fare l'autopsia” l’uomo gettò la sigaretta a terra e le si avvicinò “Salve, sono il dottor Carnacina. Tu devi essere…”
“Sottotenente Mia Nisi” continuò lei, completando la frase.
 
“Nisi, vieni qui” Dossena la richiamò e lei si liquidò dal medico con un sorriso. Si avvicinò al ragazzo che aveva già indossato i guanti “La ragazza non aveva documenti addosso ma Cecchi dall'altra parte della strada ha trovato una borsa” disse alzando la borsetta per i manici “Dolores Molina, 26 anni. Voi restate qui e repertate tutto, io vado con il tenente Sasso a sentire qualcuno” concluse e fece per andarsene, poi come se si fosse dimenticato qualcosa si girò di scatto “Ah, buon lavoro” aggiunse con un sorriso, poi finalmente si allontanò. Erano tutti così gentili e disponibili ma magari era solo per cortesia, infondo era l’ultima arrivata.
 
Mia adorava repertare, la rilassava e fu contenta di essere stata incaricata di farlo. Si avvicinò al corpo della ragazza e notò subito qualcosa tra le mani “Guarda Emiliano ci sono dei capelli tra le dita della mano destra”
“Bene, potrebbero appartenere all’assassino. Però dobbiamo capire dove è stata uccisa” parlando si guardò intorno con fare interrogativo, “Aspetta, guarda lì” disse lui indicando un supermercato “se siamo fortunati ci sono delle telecamere che magari hanno ripreso tutto” concluse alzandosi. Porse una mano a Mia che accettò l’aiuto a sollevarsi da terra.
“Ma certo, potrebbero aver ripreso l'assassino!” esclamò la ragazza. Il suono di un telefono che squillava interruppe l’entusiasmo dei due, Emiliano si mise quindi una mano nella tasca dei jeans e tirò fuori il cellulare “Sì Bart, le abbiamo viste anche noi. Davvero? Finiamo qui e ti raggiungiamo” attaccò e iniziò a ripetere quello che Dossena gli aveva comunicato. Effettivamente le telecamere avevano ripreso una macchina dalla quale, verso le tre, avevano scaricato un corpo. “Ora dobbiamo tornare al RIS e vedere se abbiamo culo e riusciamo a beccare la targa” concluse con un tono quasi gioioso, si vedeva che amava il suo lavoro.
Con una mezz’ora finirono di repertare e tornarono alla macchina dove li aspettava Bart. Era appoggiato alla vettura con braccia e gambe incrociate. Non appena scorse le due figure che si avvicinavano si mise in posizione eretta e sorrise chiedendogli se avessero trovato qualcosa di interessante.
“Dei capelli nella mano della vittima. Non è molto ma potremmo confrontarli con quelli del proprietario della macchina” disse Mia con – evidentemente – troppo entusiasmo, perché Cecchi la riportò immediatamente alla realtà “Sempre se riusciamo ad identificarlo”.
Tutti e tre si guardarono con speranza e dopo un paio di secondi entrarono in macchina.
 
Questa volta era Cecchi a guidare e Bart si spalmò sul sedile accanto. Mia non poté non notare gli aloni sul vetro che si formavano quando Dossena respirava, talmente era attaccato al finestrino. C’era qualcosa di estremamente triste in quell’immagine, in quel ragazzo che si vedeva da lontano un miglio che tutti quei sorrisi erano finti. Si raddrizzò interrotto dal telefono che vibrava nella tasca in alto a destra della giacca. Lesse il nome sullo schermo e inspirò profondamente. Si passò una mano sulla fronte, come per asciugare l’inesistente sudore. Sembrava si stesse per preparare a un litigio. Portò il telefono all’orecchio e con un filo di voce rispose “Che c’è?” si vedeva che era stanco, Mia non lo conosceva per dire di cosa fosse stanco, ma era stanco. “Ci passo appena stacco” stava dicendo all’interlocutore. “Oh, ti sto dicendo che ci passo io” insistette, era evidente che fosse scocciato dalla conversazione, dalla situazione, dalla persona con cui stava parlando. “Senti, se ti va tanto vacci tu e non mi stancare” disse irritato. Era arrivato al limite.
Attaccò il telefono e lo lanciò con troppa forza sopra il cruscotto, “Scusate” disse a nessuno in particolare, poi si voltò verso Mia “Solitamente non sono così” provo a scusarsi con la new entry ma un ghigno comparve sul volto di Emiliano: la sua faccia sembrava volesse dire “Infatti sei anche peggio”. Mia cercò di non ridere in faccia a Dossena che respirò lentamente come se dovesse combattere contro un istinto naturale “Ma certe volte è veramente…” inspirò “insopportabile” disse espirando, mentre si rimetteva nella stessa posizione di prima, ma ormai erano già arrivati.
 
Quando la macchina si fermò Mia aprì lo sportello e scese. Si avvicinò al portabagagli, dove aveva riposto i reperti ma Bart la bloccò “Non ti preoccupare, ci penso io” disse con voce calma. Quel ragazzo aveva la capacità di cambiare umore in un minuto, “Tu vai dentro che qui si gela” accennò un sorriso. Seguì il consiglio del superiore e si incamminò verso la caserma. Non appena varcò l’ingresso notò qualcuno che si stava sbracciando nel tentativo di catturare la sua attenzione, Ghirelli.
“Brutte notizie: l’auto che si vede nel filmato è rubata, la denuncia è stata fatta una settimana fa” le porse un foglio con la denuncia. “Bene!” disse Mia con sarcasmo, sorridendo desolata. “Non ti abbattere, sono sicuro che risolverete questo caso” Il ragazzo riccio cercò parole amichevoli per consolarla, poi si avvicinò “Pensa che nel mio primo caso, qui a Roma, un nano mi stava per uccidere!” Mia scoppiò in una fragorosa risata che colpì l’attenzione di Daniele, che per primo scoprì il suo potere, il suo sorriso. Quando si riprese cercò di dire qualcosa di sensato “Ma un nano, nano?” chiese incuriosita “Un nano da giardino” rispose Ghirelli cercando di trattenere il sorriso che si voleva stampare sulle sue labbra. “Oh, ma era imbottito di esplosivo eh!” aggiunse quasi ridendo, “Ah certo, questo cambia tutto” disse Mia, lasciando parlare il suo accento fiorentino, con le c deboli e le a più aperte del dovuto. “Comunque, lo sai chi mi ha salvato?” chiese cercando di incuriosire Mia “Chi ti ha salvato?”
“Bart” disse rivolgendo lo sguardo verso l’entrata. Diede una pacca sulla spalla a Mia e lei sorrise congedandosi.
“Il capitano Ghirelli ha visionato il contenuto del filmato e purtroppo l’auto è stata rubata una settimana fa, ho qui il foglio della denuncia” Mia cercò di essere più professionale possibile. C’era qualcosa di strano in lui, non riusciva a essere Mia con lui, non riusciva nemmeno a chiamarlo per nome.
“Bene!” anche lui ebbe la stessa reazione di Mia “senti io vado a parlare con la Brancato tu vai da Cecchi e iniziate a scavare nella vita della ragazza. Scoprite dove abitava, se studiava, familiari” disse sorridendo, ora non assomigliava minimamente a quel ragazzo che fino a pochi minuti prima sembrava sul punto di tirare un cazzotto al vetro della macchina. Mia annuì e si girò per andare verso la stanza dove si trovava Emiliano ma Dossena la bloccò delicatamente per un braccio “E comunque puoi rivolgerti a me in modo meno formale, eh!” disse scoprendo i denti in un sorriso. Sorriso che lei ricambiò amichevolmente.
 
Mia entrò in quello che aveva tutta l’aria di essere l’ufficio di Emiliano. Come quello della Brancato, anche il suo aveva delle grandi porte di vetro. C’era poco di personale, solo una foto di una bambina, sua sorella, pensò Mia.
“La macchina” Emiliano la fermò prima che potesse dire altro “So già tutto, Ghiro mi ha lasciato un biglietto sul PC. Prendi una sedia e iniziamo a scavare nella vita di questa Dolores” disse indicando una sedia dietro di lui, Mia la afferrò e gli si mise accanto. Emiliano iniziò a cercare nel database “Vieni da Parma giusto? chiese mentre aspettavano i risultati della ricerca. “Sì, cioè, mi hanno trasferito dalla caserma di Parma, però sono di Firenze” precisò lei. “Non l’avrei mai detto” esclamò sarcastico, “Tu Roma, vero?” chiese senza esitare, un sorriso sbocciò sul viso del ragazzo.
  Sullo schermo del PC apparve una foto, la ragazza aveva molto più trucco rispetto a quella che avevano visto durante il sopraluogo, sembravano due gemelle dai gusti opposti. “È stata arrestata due anni fa. Prostituzione” disse Cecchi quasi in un sussurro. “È strano però…  Non sembrava una prostituta” Emiliano espose i suoi dubbi con aria perplessa.
“In effetti nemmeno a me ha dato l’impressione di essere una prostituta, magari stava andando da qualche parte per cambiarsi” da brava novellina provò ad esporre una teoria, che però fu subito smontata “No, non credo. Era troppo curata per essere una donna di strada, e se stava smettendo e il suo protettore l’ha uccisa?” la sua teoria era leggermente migliore della sua, ma anche lì non c’erano prove concrete.
Qualcuno bussò alla porta aperta, era Bart “Carnacina ci vuole vedere.”



 

 
aggiornato e corretto 06/01/2016
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > RIS Delitti imperfetti / Vai alla pagina dell'autore: maavors