INTRODUZIONE:
Dunque.
Non è la prima volta che
ho tentato di pubblicare questa
storia, purtroppo non sono mai riuscito a sviluppare decentemente la
trama un
tantinello complessa e di gestire tutti i personaggi. Però
sta volta mi sono
messo d’impegno e l’ho aggiustata per bene u.u
Non mi cimentavo in una Long fic da
un botto, ma quando ti giunge
l’ispirazione non puoi fare a meno di metterla da qualche
parte! Così eccomi
qui, a raccontare questa storiella mista a mitologia egizia di cui vado
matto e
azione moderna, spero di riuscire a strappare un minimo
d’interesse al lettore
:D
Piccolo preavviso. Il primo capitolo
è soltanto un’introduzione.
I protagonisti reali della storia compariranno esclusivamente dal
secondo
capitolo in poi, dovrete avere un po’ di pazienza :3
E allora… cominciamo!
*si apre il sipario
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CAPITOLO
1:Il Falco e
lo Sciacallo
Bianco, Nero. Giorno, Notte. Sole,
Luna. Ogni cosa in natura
ha un proprio opposto e un proprio ruolo nel grande cerchio
dell’universo. Il
bene insieme al male sono le più grandi rappresentazioni di
questo disegno
universale. Opposte e immortali.
La dicotomia tra Bene e Male
è sempre stata descritta dagli
antichi poeti, scrittori e artisti fin dalla preistoria, e per tutte le
popolazioni che seguirono.
Sorge il “dono del
Nilo”, ovvero l’antico Egitto come lo
descrive il grande intellettuale greco Erodoto.
Fin dall’inizio di questa
civiltà, secondo i miti, gli Dei
hanno combattuto per la sopraffazione del bene sul male. Il
più grande e
potente di tutti loro era Osiride, il padre e il Re degli Dei.
Tutti gli Dei amavano e rispettavano
Osiride, ritenendolo un
sovrano saggio e giusto, il suo giudizio era considerato inoppugnabile,
poiché,
se era originato dal Re degli Dei, doveva necessariamente essere il
più
corretto che si potesse concepire.
Non può esistere
però un tale potere, senza che esista
qualcuno desideroso di ottenerlo.
Il fratello di Osiride, Seth, era
geloso del potere del
Padre degli Dei, e da tempo tramava alle spalle di tutti per
conquistare il suo
trono.
Seth,
al contrario di
suo fratello era un uomo meschino, sadico e senza pietà.
“Infido come mille sciacalli
affamati” dicevano alcuni.
Il Dio del caos raggiunse
l’apice della sua ambizione quando
progettò di uccidere il fratello, dividendolo in 14 pezzi
per dimostrare agli
altri Dei la sua brutalità e perfidia.
Compiuto il misfatto, Seth avrebbe
potuto proclamarsi il
nuovo Re degli Dei, godendo della parentela diretta con Osiride, ma
aveva
ancora un ostacolo da superare.
Il figlio di suo fratello, Horus, il
dio del sole e della
luce.
*
Nekhen, grande città della
prima dinastia dell’antico
Egitto.
Il buio manto della notte si
estendeva su tutta l’antica
metropoli. I grandi Nobili, così come gli schiavi, erano
assopiti cullati dalle
braccia di Morfeo. Le stelle illuminavano la città,
circondando la luna
splendente, rendendo i grandi palazzi lucenti di una tiepida luce
biancastra.
Il silenzio era palpabile. Tra le
grandi e imponenti
costruzioni non c’era una singola anima viva, e tutto
sembrava essere immerso
in un sogno di pace e tranquillità di cui solo la luce delle
stelle era
testimone.
Ma una grande ombra oscurava questa
luce passando rapida e
silenziosa su alcuni palazzi, scivolando sulle strade illuminate e
sulle
finestre dei cittadini.
Un imponente rapace volava in alto,
intorno alle nuvole buie
della notte: uno
splendido falco bianco
e grigio, decisamente più grande di un normale volatile di
quel genere.
Lo sguardo deciso lo rendeva quasi
umano, sembrava a caccia
di qualcosa, qualcosa che non sembrava un semplice coniglio da
sgranocchiare.
Il falco si diresse in picchiata
verso la cima di una torre,
arrivato nelle vicinanze del tetto di essa, spalancò le
grandi ali e atterrò
con eleganza sul grande cornicione, per poi scrutare attentamente la
città come
solo un falco sapeva fare.
Intanto, in basso, tra i vicoli bui
della metropoli,
qualcosa osservava il rapace intento nella sua ricerca.
Nell’oscurità
più fitta, quasi innaturale, un paio di grandi
occhi rossi scintillanti come rubini erano puntati sul falco, che
ancora non si
era accorto di essere osservato.
Una grossa zampa simile a quella di
un cane uscì dal buio,
calpestando il terreno sabbioso, pian piano l’intera figura
di un’ enorme sciacallo
fuoriuscì dalle tenebre.
Il carnivoro ringhiò con
decisione verso il falco, pur
mantenendo un tono basso per non farsi sentire.
Approfittando della distrazione del
rapace, lo sciacallo
saltò con abilità da un palazzo
all’altro, percorrendo grandi distanze lungo i
muri, finché con un ultimo, potente salto, raggiunse il
tetto ove il volatile
era appollaiato, dandogli le spalle. Il tutto senza emettere il
più piccolo
rumore.
Con sinuosi movimenti simili a quelli
di una tigre, il
carnivoro si muoveva verso il nemico, i suoi occhi di brace puntarono
il suo
collo, e leccandosi i canini affilati, preparò un ultimo
balzo…
Una luce abbagliante, proveniente dal
grande falco che intanto
aveva aperto le grandi e possenti ali, abbagliò lo sciacallo
che chiuse gli
occhi con un guaito.
Quando gli ebbe riaperti, il rapace
non c’era più, un
aitante ragazzo sulla ventina aveva preso il suo posto. Aveva
un’elegante
copricapo cilindrico da faraone color cobalto sotto la quale si
intravedevano
luminosi capelli biondi. Una collana d’oro grande abbastanza
da coprirgli il
torace non nascondeva il suo fisico sviluppato, sotto la quale,
all’altezza
della cintura, una sottana bianca costituiva il suo unico vestito.
Era un giovane di una bellezza quasi
impressionante. Aveva
dei lineamenti gentili ma decisi, i suoi occhi erano ambrati come
quelli di un
falco, ed emanavano una luce calda e rassicurante, anche se in quel
momento le
sue sopracciglia erano inarcate in segno di sfida.
«Sono
sorpreso…» disse piano il ragazzo biondo
«Non credevo
che ti saresti abbassato ad attaccare alle spalle in questo
modo».
Lo sciacallo rimase immobile per un
momento, fino a quando
delle lingue di fumo nero come pece non si avvilupparono intorno a lui
come
lingue di serpente che abbracciavano la propria preda.
Quando il fumo nero si
diradò, un uomo di neanche
quarant’anni aveva preso il suo posto.
Era
vestito in maniera simile al ragazzo biondo, ma i colori che
predominavano
erano Nero, Grigio e Marrone scuro. Sotto il copricapo nero come la
pece un
volto dai lineamenti affilati come coltelli. I suo occhi erano rossi
come il
sangue e brillanti come rubini, mentre i suoi capelli erano di un cupo
e spento
nero pece.
«E io mi sarei sorpreso se
tu non te ne fossi accorto»
mormorò l’uomo «Non sarebbe valso la
pena di combattere contro qualcuno che non
è capace neanche di respingere un attacco così
banale. Non trovi, Horus?»
Il ragazzo biondo
ridacchiò.
«Forse hai ragione,
Seth…» si voltò, mostrando un intenso
sguardo dagli occhi ambrati e dalle pupille verticali come quelle di un
aquila.
«Questo ti dimostra che non sono un ingenuo, come hai sempre
pensato.»
«Vero, sarò
costretto a ricredermi.» disse Seth, con un
leggiero sorriso «Eppure tuo padre lo era…
»
Horus inarcò le
sopracciglia ancora di più, in uno sguardo
che sfigurò il suo bel volto «Non ti permettere
neanche di nominarlo! Tu, che
lo hai pugnalato alle spalle come un vile sicario!»
Seth al contrario allargò
il suo sorriso, mostrando dei
canini più lunghi del normale, che gli davano
un’aria selvaggia.
«Le tue parole sono
pesanti, giovane uomo. Dimmi, cosa farai
se continuassi a infangare la memoria di tuo padre?»
Un altro lampo luminoso, simile a
quello che aveva permesso
la mutazione del falco, e nelle mani di Horus comparvero due sciabole
d’oro
scintillanti come il sole.
«Allora ti
ucciderò…» ringhiò il biondo.
Il Dio Sciacallo non smise di
sorridere, e mentre nuove
lingue di fumo nero si cosparsero attorno alle sue mani, che
diradandosi,
fecero comparire una grande asta di ferro nero, ai cui apici vi erano
fissate
due grandi lame d’argento a mezza luna.
«Beh…»
disse tranquillo «sei qui per questo, no?»
Horus tenne lo sguardo fisso sugli
occhi di fuoco dello zio,
senza mai abbandonare lo sguardo di sfida.
«Hai ragione.»
cominciò il biondo «Io oggi porrò fine
alla
tua vita.»
Inspirò e
sospirò profondamente, quasi infastidito dalle
parole che stavano per uscirgli bocca.
«Ma prima che metta fine
alle tue sofferenze, rispondimi:
Perché hai fatto questo? Davvero sei arrivato ad uccidere
tuo fratello soltanto
per gelosia?»
Seth perse il suo sorriso beffardo, e
rivolse al nipote uno
sguardo così serio da far quasi paura.
«Quando sei costantemente
circondato dalla morte, dopo un
po’ smetti di dare importanza alla vita.»
Il suo sguardo si era fatto
più profondo e cupo, ma sul suo
volto ricomparve di nuovo un sorriso. Questa volta era sadico e
terrificante.
«Per volere dei nostri
padri, io sono stato incaricato del
compito più glorioso che chiunque possa ricevere. Il dominio
del Caos: la
morte, la distruzione, la malattia, la fame, la guerra. Tutto
ciò che causa
sofferenze mi riguarda personalmente. L’essere umano teme me
e tutto ciò che io
rappresento, ecco perché devo essere io a governare voi Dei
e questo mondo. Gli
esseri umani non fanno altro che combattersi ed uccidersi tra di loro,
per
questo hanno bisogno di un sovrano che li governi con il terrore! E non
con la
giustizia e la saggezza, come faceva quello sciocco di tuo
padre!»
Seth sembrava esaltarsi oltremodo
ascoltando le sue stesse
parole, mentre sul volto di Horus si disegnò un espressione
mista tra rabbia e
puro disgusto.
«Tu non sei altro che un
folle. Continua pure a pensare che
questo mondo debba essere governato con il terrore. Ma
finché ci sarò io a
impedirtelo, non prenderai il trono di mio padre!»
Di fronte a lui, suo zio sembrava
piacevolmente sorpreso
della reazione che aveva avuto il nipote, ciononostante non si scompose.
Strinse più forte con
entrambe le mani la sua alabarda,
puntandola contro l’avversario senza smettere di sorridere
sprezzante.
«Se è vero
quello che dici… allora forza, attaccami! Fammi
vedere quanto sei forte, figlio del sole!»
Il Dio falco non poté
sopportare oltre.
Con uno scatto impressionante si
diresse contro suo zio,
sfoderando un fendente orizzontale con entrambe le spade, attacco che
Seth parò
con decisione.
Horus non si arrese,
continuò ad attaccare con estrema velocità,
ma il potente Dio nemico parò o schivò ogni suo
fendente.
Schivando un ultima volta, Seth si
esibì in un potente balzo
all’indietro, atterrando a piedi uniti su un palazzo che era
alle sue spalle.
«Se devo dirtelo, mi
aspettavo di meglio…» mormorò deluso.
Horus non cambiò
assolutamente espressione, e senza
rispondere caricò un salto e si diresse contro il nemico,
preparando altri
fendenti. Questa volta Seth decise di attaccare, cosicché il
dio falco fu
costretto ad eseguire in volo una parata invece che un attacco. Dandosi
lo
slancio dalla sua stessa spada, atterrò poi alle spalle
dello zio, che non
si lasciò sorprendere e continuò ad
attaccare il nemico agendo per primo.
Seguì una violenta e
veloce lotta sul palazzo, i rumori del
acciaio si estendevano lungo tutta la città, lampi neri e
dorati scaturivano
dal tetto della costruzione, inondando l’intera metropoli di
lampi improvvisi
di luce bianca e oscurità profonda.
Horus e Seth sembravano incapaci di
sentire la stanchezza
mentre i loro fendenti si scontravano uno contro l’altro,
finché dopo un ultimo
boato metallico ci fu il silenzio.
I due Dei erano l’uno di
fronte all’altro, con le armi
sfoderate e senza che nessuno dei due accusasse il più
leggero sintomo di
affaticamento.
«Devo farti i miei
complimenti Horus, sei un combattente
molto capace» disse Seth, squadrando il nipote fingendo
ammirazione «Ma credo
che adesso potremmo cominciare a fare sul serio… che ne
dici?»
Horus sorrise leggermente, roteando
le sciabole con
movimenti esperti «Non aspettavo altro.»
Il dio sciacallo ricambiò
il sorriso del biondo. Poi, senza
mostrare la benché minima fatica e senza fare alcun
movimento, il suo corpo si
spostò in aria, mentre un vento innaturale
cominciò a soffiare attorno a lui.
Seth aprì entrambe le
braccia, tenendo sempre l’alabarda
stretta nella mano destra. Enormi nuvoloni neri cominciarono ad
apparire quasi
dal nulla, roteandogli attorno come in una tetra danza di morte,
accompagnata
dall’improvviso rumore dei tuoni e dal fragore dei lampi che
scaturivano dalle
nubi minacciose e innaturali, che ormai avevano occupato
l’intera volta celeste
in un raggio di decine e decine di chilometri.
Il rumore dei tuoni si espandeva come
il ruggito di migliaia
di leoni affamati pronti ad agguantare la preda indifesa. La luce delle
stelle
era ormai un ricordo, la sola cosa capace ancora di illuminare il cielo
erano i
fulmini che saettavano intorno al Dio del Caos.
Era uno spettacolo davvero
spaventoso. Seth era al centro di
quell’enorme tormenta di fulmini, tuoni e nubi di pece, con
un espressione
seria e decisa.
«Adesso, preparati a
morire, figlio di Osiride!» esclamò,
puntando la sua alabarda contro il nemico.
Horus era impressionato, ma non si
fece cogliere di
sorpresa: scattò in alto, verso l’avversario,
illuminandosi lentamente fino ad
assomigliare ad un raggio di sole pronto a dissipare le tenebre.
Dalla lama dell’alabarda di
Seth schizzò un potentissimo
fulmine violaceo che puntò dritto contro di lui.
Il biondo era pronto a reagire: con
un solo colpo di
entrambe le spade più lucenti di migliaia di stelle
colpì il fulmine, che si
dissipò immediatamente.
Senza fermarsi, continuò a
puntare verso l’avversario con
entrambe le spade sfoderate e pronte al colpo. Il doppio fendente
dall’alto
verso il basso si scontrò improvvisamente con
l’asta d’ebano di Seth.
Nel preciso istante in cui le lame si
incontrarono con il
bastone, una luce intensissima si irradiò dalle sciabole,
illuminando tutta la
città per un attimo più breve di un battito di
ciglia.
Horus e Seth erano faccia a faccia,
con entrambi i volti
sfigurati dallo sforzo di bloccare ognuno l’arma
dell’altro, senza quasi
rendersi conto della tempesta mortale che si era prepotentemente
formata
attorno a loro e che continuava a sfoderare lampi e tuoni che
sembravano
bombardare l’intera metropoli.
«Dici che essere circondato
dalla morte ti fa dimenticare
l’importanza della vita.» cominciò
Horus, parlando a pochi centimetri dal volto
dello zio «Adesso vedremo quanto ancora dai importanza alla
tua!»
Diede una violenta spinta con
entrambe le sciabole
allontanando il nemico da lui di qualche metro, per poi riprendere ad
attaccarlo con furia, roteando entrambe le armi come lame in preda ad
una
furiosa tempesta.
Seth riusciva a parare tutti i colpi,
causando violente e
rumorose esplosioni di luce ogni volta che le spade toccavano la sua
alabarda.
I due Dei in volo sopra la miriade di
case di Nekhen
generavano violentissimi e veloci boati luminosi, provocando uno
strabiliante
quanto spaventoso spettacolo di luci intensissime che si alternavano a
momenti
di oscurità quasi opprimente.
I loro colpi, nonostante venivano
eseguiti ad una considerevole
altezza, sembravano dare origine alle violentissime scosse sismiche che
scuotevano il terreno con una forza spaventosa, il vento
cominciò a farsi
sempre più impetuoso e potente, tanto da spazzare carretti,
alberi, barili e
altri oggetti dal peso non indifferente. La battaglia delle due
divinità
percuoteva di rimando l’intero terreno circostante,
rendendolo un turbinio di
caos e distruzione pura.
Dopo parecchi attacchi senza successo
da parte dei due
combattenti, Seth riuscì a trovare un punto debole nella
difesa apparentemente
impenetrabile del suo nemico, approfittandosene nel colpirlo con tutte
le sue
forze.
Horus riuscì a parare il
colpo che gli era stato infetto all’altezza
dell’addome, ma la sua difesa fu debole, perciò fu
costretto ad indietreggiare
di una decina di metri dal suo avversario, riuscendo comunque a
mantenersi in
volo.
«FOLLE! Come puoi sperare
di sconfiggermi!?» esclamò il
bruno, con il volto rivoltato dalla rabbia «Io sono Seth! Il
Dio del Caos,
della Distruzione e della Morte! Tutto ciò che comincia a
questo mondo finisce
per mano mia!»
In preda ad un ira palpabile, Seth si
lanciò come un toro
verso il nipote sventolando l’alabarda come
un’ascia sopra la testa. I suoi
occhi erano più rossi e brillanti che mai. E i fulmini
attorno a lui si
facevano sempre più frequenti e rumorosi.
«TU STESSO SUBIRAI QUESTA
SORTE!»
Horus fu colto di sorpresa dalla
furia ceca del suo
avversario, i cui colpi si fecero più violenti e
difficoltosi da parare. Ogni
fendente veniva sferrato con la forza di cento uomini, lasciando al Dio
falco
poco tempo e fiato per contrattaccare.
Man mano che andava avanti, i colpi
di Seth si facevano ancora
più insistenti, finché con uno di essi non
riuscì a rompere definitivamente la
difesa dell’avversario, che naturalmente non
lasciò impunito.
Con un unico gesto fulmineo, il Dio
del Caos infilò tre dita
nell’orbita sinistra di Horus la cui vista divenne
improvvisamente rossa di
sangue.
Un ultimo, violento strattone , e il
suo occhio sinistro fu
strappato dal suo cranio, dietro il suo sguardo ormai buio esplose
l’agonia.
Avvertì un dolorosissimo
colpo da impatto all’altezza del
torace, e si sentì scagliare a parecchi metri
d’altezza verso il terreno.
La sua schiena si infranse su un paio
di muri prima di
atterrare definitivamente sulla sabbia fredda della notte.
Horus si risollevò ancora
dolorante, con la mano sinistra
posta sull’orbita vuota e sanguinante.
Seth giunse a pochi metri da lui,
sempre sollevato di un
metro dal terreno e con il corpo cosparso da frequenti scariche
elettriche di
colore viola scuro.
«Soffri, giovane uomo,
soffri come non hai mai sofferto.
Perché alla fine di questa sofferenza potrai finalmente
accogliere con gioia la
pace della morte.»
Il biondo barcollava visibilmente,
con il volto che ancora
sanguinava parecchio. Tentò di parlare, ma la sua voce era
flebile e
affaticata, nonché interrotta continuamente da profondi
respiri affaticati.
«N-non ti
lascerò mai… prendere il trono… di mio
padre…»
Con un gesto deciso,
strappò un pezzo della sua sottana,
legandoselo poi attorno alla testa a mo’ di benda, coprendo
l’uscita di sangue
dall’orbita sinistra.
«Anche se dovesse costarmi
la vita… lo giuro sulla sua tomba…
tu… non lo sostituirai mai.»
Sollevò lo sguardo verso
il suo avversario, mostrando l’unico
occhio rimastogli pervaso dall’ira. Seth però non
si fece affatto
impressionare, anzi, rispose al nipote con un sorrisetto divertito e
abbastanza
irritante.
«Sei proprio come lui.
Morbosamente attaccato ai sensi di
giustizia e lealtà che alla fine lo hanno portato nella
tomba. E proprio come
lui, anche suo figliò soccomberà schiacciato da
quegli stessi valori che avete
considerato tanto cari in vita.»
Horus non poté sopportare
che quella canaglia parlasse
ancora di suo padre in quel modo. Non ci vedeva più dalla
rabbia, l’unica cosa
che voleva era fargli più male possibile, e punirlo per
ciò che gli aveva
fatto. Strinse con forza le spade fino quasi a farsi male, rendendosi
orribilmente
conto che la loro luce si era affievolita, ma senza tornare indietro
sulla sua
decisione.
«STAI ZITTO!»
Con una furia selvaggia
scattò in avanti dimenticando il
dolore all’occhio. Seth non si impegnò neanche
troppo nello schivare il suo
goffo tentativo di attacco e nel mettergli un semplice sgambetto,
facendolo
crollare per terra.
«Ma
guardati…» cominciò il bruno, con un
tono sprezzante ai
limiti del disgustato «… il potente principe degli
Dei, il sovrano del sole e
della giustizia, ridotto a strisciare come un comune essere
umano.»
Horus non gli diede ascolto, era
troppo impegnato a
rialzarsi sulle sue gambe tremanti per potergli rispondere, o meglio,
per poterlo
insultare. Perché nonostante la situazione, non si sarebbe
mai arreso, avrebbe
combattuto fino alla morte pur di vendicare suo padre e proteggere il
trono che
gli spettava di diritto. Non lo avrebbe mai lasciato in mano a quella
canaglia
del suo crudele zio. Mai.
«Se credi che
accetterò di soccombere per mano tua così
facilmente… ti sbagli di grosso.»
ansimò il biondo rimettendosi in piedi «Io,
oggi vendicherò mio padre… e tu ti pentirai
amaramente di avermi sfidato.
Pregherai, chiederai pietà ma io non te ne
concederò alcuna… sarai sopraffatto
dalla stessa morte che tu tanto idolatri, e alla fine non potrai fare
altro che
averne paura…»
Seth allargò il suo
sorriso in un ghigno terrificante. Per
poi esibirsi in una grande risata da far rabbrividire il più
coraggioso degli
uomini della terra.
«E sentiamo…
Come hai intenzione di farmi “pregare e
chiedere pietà”, ridotto nelle condizioni in cui
sei messo?»
Horus puntò la sua unica
pupilla rabbiosa contro quelle
dello zio.
«Perché il mio
occhio… vedrà dove i tuoi non potranno fare
altro che bruciare.»
Appena terminata la frase, il biondo
allargò entrambe le
mani, e senza preavviso, una gigantesca onda di luce accecante invase
la zona,
scaturendo direttamente da Horus che brillava come il sole. Seth
sentì i suoi
occhi avvampare di dolore, fino a ché tutto intorno a lui
divenne un’agonia di
pura luce incandescente.
I suoi occhi divennero bui per un
paio di secondi, ma appena
li strofinò leggermente riuscendo a sollevare le palpebre di
poco più di un
millimetro cominciò a distinguere le forme.
Purtroppo non ebbe il tempo di vedere
altro, perché il
dolore esplose di nuovo, questa volta mille volte più
intenso, provocato dalla
lama di una spada che gli squarciò letteralmente il torace
dalla spalla destra
all’anca sinistra, avvertendo il sangue che usciva a fiotti
dalla ferita.
Finì a terra urlando di
dolore, ancora con accecato dalla
luce abbagliante di poco prima, e sentendo i movimenti del suo
avversario
pericolosamente vicini a lui.
Si sforzò di aprire almeno
un occhio, con la quale riuscì a
distinguere l’ombra sfumata di Horus sopra di lui, che gli
puntava contro la
sciabola destra.
Seth era in preda al panico: era
indifeso, accecato, ferito
e la sua arma era volata chissà dove. Sapeva che era finita,
ma una frase di
suo nipote gli accese un minuscolo bagliore di speranza.
«Adesso…
supplicami di lasciarti vivere.»
Seth non se lo fece ripetere due
volte: «T-ti prego…
risparmiami…» borbottò con voce colma
di paura e sofferenza.
Horus si avvicinò di
più allo zio che continuava
abbondantemente a perdere sangue dallo squarcio sul petto. Nel suo
sguardo non
c’era il benché minimo segno di pietà.
«Scommetto che ora la senti
per la prima volta…» mormorò il
biondo con un tono indecifrabile. «L’hai sempre
avuta attorno a te, l’hai
provocata, è stata la ragione della tua
esistenza…»
Il bruno indietreggiò un
altro po’ continuando a borbottare
di essere risparmiato.
«Sei sicuramente
l’essere che più ne ha provocata
nell’universo...
E ora che sei qui a pregarmi per la tua vita…»
Seth la sentiva…
«…finalmente la
senti davvero…»
…lo stritolava come una
morsa…
«Finalmente…»
…e ormai non poteva farci
più nulla.
«…SENTI LA
MORTE!»
Horus sollevò una sciabola
sopra di lui e la piantò con
violenza nel torace del suo avversario, sentendo le costole spezzarsi e
il
cuore esplodere sotto il peso della sua lama. Il sangue
schizzò a fiotti fuori
dalla ferita appena inflitta come se ogni singola goccia volesse
scappare via
da quel corpo crudele e spietato.
Seth finì di dimenarsi in
meno di un secondo, accasciandosi
sulla sabbia con gli occhi vuoti e spenti, ancora espressi in uno
sguardo di
puro terrore.
Il giovane Dio sollevò lo
sguardo al cielo, che era
ritornato limpido e sereno. Le stelle brillavano come non mai. Sembrava
quasi
che lo stessero acclamando per la sua vittoria.
Padre…ora
sei in pace.
*
Ash Bryant si svegliò con
uno scatto, freddo di sudore.
Ancora una volta svegliato da quell’orribile incubo che lo
tormentava ogni
notte.
E dunque il primo capitolo
è terminato. Non abbiate paura di
recensire anche negativamente, le critiche costruttive sono utilissime
per
migliorarsi (ma non esagerate u.u)
Come avrete notato questo capitolo
è un tantino cruento, la
motivazione principale del rating arancione è proprio a
causa di scene del
genere, che fortunatamente non diventeranno mai esagerate :3
Detto questo, al prossimo capitolo:
“Sogni ricorrenti”!
~Nipah!