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Autore: Low_Armstrong    12/07/2012    1 recensioni
SPOILER per chi segue GREY’S ANATOMY su ITALIA1!
One-shot da collocarsi durante il litigio di Cristina e Owen per la questione dell’aborto (fine 7° - inizio 8° stagione), con la differenza che… Beh, mica ve lo dico, no?!
Leggete e ditemi che ne pensate!
Lally_Weasley
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cristina Yang, Owen Hunt
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Settima stagione, Ottava stagione
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~ I didn’t choose it ~



«Abbiamo fatto tutto il possibile».
Le ultime parole che quella donna avrebbe voluto sentire.
Le ultime parole che Owen avrebbe voluto dirle.
Ma entrambi dovettero abbandonare ogni speranza e arrendersi alla realtà.


La pesante porta di metallo si richiuse con un tonfo alle sue spalle. Il suo pugno incontrò il muro sul lato opposto della stanza, le ossa di quella mano erano fin troppo abituate a quei colpi. Owen appoggiò al muro gli avambracci e la testa, mentre le lacrime di rabbia bruciavano troppo per scendere da quegli occhi vuoti. Odio, solo odio li attraversava. E l’odio non può colmare nulla.

La giornata era stata terribile. Aveva perso sei pazienti nelle ultime dodici ore e raccontarsi la frottola del ‘quando arrivano qui sono già praticamente andati’ gli sembrava solo squallido e falso, una bugia coi fiocchi, insomma, per sfuggire alla realtà dei fatti. Normalmente, sarebbe andato a casa, dove avrebbe trovato colei che lo avrebbe risollevato. Peccato che quella persona era proprio la donna per cui provava tutto l’odio che gli scorreva nelle vene in quel momento.
Era talmente assorto nei suoi pensieri che non si accorse che proprio lei era appena entrata nella stanza, fino a quando non sentì la porta chiudersi delicatamente sospinta dal suo tocco. Era leggero, quasi volesse dimostrare attenzione a quel pezzo di ferro che bloccava l’accesso all’impianto di ventilazione ai non addetti ai lavori. Quest’idea esasperata dalla rabbia scottante, altro non fece che incrementare l’odio di Owen, che stava ormai impregnando l’aria.

«Devi ascoltarmi», gli disse, il tono calmo ma deciso. Sembrava non ammettere repliche. Da due mesi e mezzo non sentiva in lei quel tono di voce. Non avevano mai più parlato, se non per ragioni di lavoro, e comunque mai da soli. Si evitavano a vicenda ma sapevano che questa situazione stava diventando insopportabile per entrambi. Non era sicuro di aver sentito bene, forse lo aveva solo immaginato o forse, cosa ben più probabile, stava cercando di negare la realtà. L’aveva già fatto ben troppe volte quel giorno. Basta. Mentre rifletteva sul da farsi, lei lo precedette.
«Sta’ zitto e ascolta».
Lei, dal canto suo, aveva le idee chiare su cosa fare e dire, ma, di colpo, appena lo aveva visto, appena si era ritrovata sola con lui in quella stanza, tutti i discorsi studiati a tavolino e le spiegazioni da dare erano spariti dal suo cervello. Si decise a fare l’unica cosa che doveva davvero fare ma che cercava di evitare: parlargli col cuore. Anche se non era per niente nel suo stile.
«Non l’ho scelto. Non l’ho deciso io, ok? Non l’ho pianificato», dichiarò, il tono piatto, augurandosi che capisse e la lasciasse finire prima di urlarle contro. Si aspettava che lo facesse da un momento all’altro e pensava che se avesse incrociato il suo sguardo non sarebbe riuscita ad andare avanti.
«Ti ho mentito. Ho mentito a tutti. L’appuntamento non era per l’interruzione», si fermò un attimo, spaventata dalla sua possibile reazione a quella parola, che tuttavia non arrivò.
«Ti ho mentito e lo rifarei una, dieci, cento volte. Ero e sono ancora convinta che sia stata la scelta giusta, lo credo davvero», ma non fece in tempo a finire. Owen si voltò di scatto e, in due passi, le fu di fronte, meno di mezzo metro li separava. Uno schiaffo le arrossò la guancia sinistra.

«Sono tuo marito, cazzo!» le urlò in faccia, mentre lei si premeva la mano sullo zigomo, sperando che le lacrime che le inumidivano gli occhi, per tutti i tipi di dolore che provava in quell’istante, non le scivolassero sul viso. Ma la minaccia era incombente.
«Sono tuo marito! Ho il diritto di sapere la verità, Cristina! Non puoi nascondermi una cosa del genere! Non puoi, accidenti!» Owen l’aveva presa per le spalle e la stava scuotendo con rabbia, ma lei continuava a fissarlo dritto negli occhi, le lacrime pronte a cadere tenacemente ricacciate dentro.

«Ho preferito farmi odiare da te che darti un dispiacere del genere. Ho sacrificato me stessa per cercare di salvaguardarti! Mi avresti odiata anche se ti avessi detto la verità, ne sono sicura. Mi avesti rinfacciato di aver lavorato troppo nella fase più delicata della gravidanza e saresti arrivato ad odiarmi. Sarei stato il tuo capro espiatorio. In ogni caso, sarebbe finita con te che mi odi e io che soffro per una situazione che si è creata indipendentemente dalla mia volontà. Solo che, se ti avessi mentito, almeno tu non avresti sofferto. Mi avresti soltanto odiata». Quasi gridava mentre parlava senza sosta, per non farsi interrompere, gesticolando. Per un attimo pensò che lui l’avrebbe colpita di nuovo, ma non arrivò nessuno schiaffo. Owen la guardò con uno sguardo che non aveva mai rivolto né a lei, né a nessun altro: nei suoi occhi si leggeva l’odio, la rabbia li colmava. Era furioso, l’ira lo faceva quasi tremare. Non parlò, non la toccò. Le voltò le spalle e si allontanò da lei. Cristina parlò ancora, decisa a non tacere nulla di ciò che la stava uccidendo dentro.
«So di essere insensibile a volte, ma se pensi davvero che avrei potuto fare una cosa del genere, ti sbagli. Non sono una persona orribile, Owen!» gridò sbattendo il piede per terra con forza, per accentuare le sue parole. Sperò che il pianto non le spezzasse la voce. Le lacrime le aveva già asciugate con un rapido gesto della mano. Lui si girò di scatto, in pochi passi le fu di nuovo davanti, molto più vicino di prima, e la spintonò spingendole con decisione la spalla con la mano destra. Lei non riuscì a resistere e fece un passo indietro, barcollando, per non dargli la soddisfazione di vederla cadere, di vederla cedere. Ad un tratto, si ritrovò inaspettatamente con le spalle al muro, lui che incombeva su di lei, senza avvicinarsi e senza sfiorarla. La porta da cui era entrata era poche decine di centimetri alla sua sinistra: l’avrebbe potuta aprire semplicemente allungando il braccio e sarebbe potuta sgattaiolare fuori, sicura che lui non avrebbe tentato di fermarla. Ma non l’avrebbe mai fatto.

«Tu non l’hai mai voluto, Cristina! Non l’hai mai voluto!» le urlò addosso, stringendole i polsi così stretti da farle male.

«Però è arrivato, Owen, è successo! Che lo volessi o no, non aveva importanza, era successo!» gridò lei, cercando invano di sfuggire alla sua presa. «E non sono mai stata convinta, nemmeno per un attimo, di volerci rinunciare per scelta», ammise scandendo bene ogni parola. «Hai mai pensato che forse io non mi sentivo pronta, Owen? Hai mai considerato l’ipotesi che potessi aver bisogno di qualche certezza nella mia vita prima di fare un passo del genere?» disse poi, gridando di nuovo.
Lasciò che il silenzio si creasse tra loro per un attimo. Gli occhi di Owen erano fissi su di lei: sempre e solo odio, rabbia, delusione nel suo sguardo.
«L’unica cosa su cui credevo di poter contare era ciò che ci lega, e guardaci ora». S’interruppe per un istante. Non avrebbe voluto dire altro, ma lui non disse nulla, e lei fu costretta a farlo. Così concluse, tutto d’un fiato, pregando che dirlo ad alta voce non la uccidesse come pensarlo la stava dilaniando dentro.
«Non sono neanche sicura che ci sia ancora qualcosa per cui lottare con te, Owen». I suoi polsi furono di nuovo liberi, lasciati come fossero infuocati, il suo corpo non più schiacciato contro il muro, l’incombere di lui cessato.

«Infatti non c’è più». Fu tutto ciò che sentì, prima che la porta si richiudesse rumorosamente, sbattuta con forza dall’esterno.

























Angolo dell’autrice


Odio il finale che ho scritto.
Non è normale odiare una cosa che hai deciso tu.
Non è affatto normale.

Detto ciò, è la mia prima storia dell’universo Grey’s perciò… siate clementi!

Ah, ovviamente, è inutile dire che amo alla follia Cristina e Owen e che prego da mesi perché quella pazza-omicida di Shonda Rimes li faccia tornare insieme, come ai tempi dell’impianto di ventilazione! Chi si vuole unire, cominci a pregare Dio, Allah, Buddha e Spongebob, perché, giusto per citare una grande personalità famosa a livello mondiale, non c’è tempo di essere schizzinosi!

Recensite, mi raccomando!

Un bacio,
Lally_Weasley
  
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