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Autore: Lost Tsukiko    12/07/2012    1 recensioni
Da una frase buttata lì sull'ipotetica fine di Kuroshitsuji è nata questa fiction... La storia base è stata ideata da me e BlackClover Hell. é un ipotetico sviluppo del manga, quindi dimenticatevi l'anime. Si può tranquillamente inserire alla fine di qualsiasi caso attualmente in corso, è una storia parallela che risponde alla domanda:
E se Sebastian di colpo sparisse...?
Se volete sapere la risposta che ho dato io e il perché lui sia sparito non vi resta che leggere...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fino All'Ultimo Respiro - Capitolo 01 Colazione

Capitolo 1 - Colazione



Passi leggeri percorrevano la stanza buia. Si dirigevano verso la finestra. I pensanti tendoni vennero tirati­ e permisero alla tiepida luce del mattino di illuminare l’intero ambiente. Sentii il calore dei raggi che colpirono le mie gambe.
I passi lenti e misurati si avvicinarono al letto a baldacchino, dove sembravo giacere ancora addormentato. Una voce vellutata mi accarezzò l’udito.

             - Mio signore, buongiorno. È ora di destarsi.

Aprii gli occhi, sbattei un paio di volte le palpebre per abituarmi alla luce del giorno.
La prima “cosa” che misi a fuoco fu colui che aveva interrotto il mio sonno entrando nella mia camera, ossia il mio maggiordomo o, per meglio dire, la mia disgrazia.
Sospirai e mi alzai; mi diressi con passo sicuro verso il finestrone che occupava gran parte della parete sinistra della mia stanza. Osservai fiero il giardino della mia villa, perfetto come sempre. Ammirai i caldi colori autunnali che accendevano letteralmente il parco. Senza voltarmi e con voce atona mi rivolsi all’uomo dietro di me.

            - Prepara l’abito grigio e porpora.

            - Come desiderate, mio Signore.

Rimasi ancora qualche istante alla finestra, poi mi diressi alla grande specchiera alla destra del letto a baldacchino.
Lui, nero come un corvo, si era messo accanto allo specchio con gli abiti sul braccio.
Mi tolsi la camicia da notte con un gesto rapido, porsi la mano per farmi passare gli indumenti e il mio sguardo cadde sull’immagine che era riflessa dalla lastra d’argento.
I lineamenti seppur da adulto, a detta di molti, erano delicati e fini. Il colore niveo della pelle faceva risaltare il blu cobalto degli occhi. I capelli erano portati da anni sempre corti e scalati, l’unica differenza era che col passare del tempo si erano scuriti e, ormai, erano di un castano talmente cupo da apparire grigio.
Iniziai a vestirmi, gli abiti, fatti su misura, cadevano perfettamente sul mio fisico asciutto. Abbottonai lentamente la camicia e presi la cravatta tra le dita.

          - Quali sono gli appuntamenti di oggi.

- Alle ore 9.00 avete l’incontro mensile con il responsabile delle spedizioni oltre manica. Successivamente dovrete recarvi al porto per incontrare il direttore della compagnia mercantile Konlon.
Il pranzo è previsto nella vostra abitazione londinese, ho già predisposto ogni cosa.
Alle ore 14.00 dovrete presenziare all’inaugurazione dell’ospedale pediatrico “A. Durless”, che si terrà nella zona nord di Londra.
Come ultimo impegno riceverete per il tea delle 17.00 uno dei maggiori azionisti della vostra compagnia.

- Molto bene. È tutto?

- Ehm… non esattamente…

La sua voce incerta preannunciava una notizia che sicuramente non avrei gradito.
Esitava.
Mi bloccai dal terminare il nodo e lo guardai, senza muovermi, spostando solo lo sguardo. Non mi servì pronunciare alcuna parola.

- Alle ore 21.00… vostra moglie ha fissato un appuntamento con voi presso le sue stanze.

Mi voltai e lo fulminai con lo sguardo.

         - Come?

- La vostra consorte… mi ha richiesto di essere inserita in agenda con cadenza settimanale a partire da quest’oggi.

- La motivazione?

- Non ne so molto… mi è stato solo accennato che… le è stato consigliato dal suo medico curante.

Tornai alla mia posizione iniziale, ripresi a fare il nodo e mentre passavo l’ultimo lembo di stoffa nel cappio, con voce gelida riuscii solamente a proferire

          - Perfetto.

Non erano nemmeno le 8.00 del mattino e la mia irritazione aveva già raggiunto livelli considerevoli. Con calma apparente indossai i gemelli d’argento con lo stemma del mio casato, infilai la giacca e a passo deciso mi diressi, seguito da quella sottospecie di maggiordomo, verso la sala da pranzo.
Non mi allettava affatto l’idea di fare colazione con la mia “dolce” metà. Mi chiedevo ogni giorno da sette anni a quella parte per quale motivo avessi acconsentito a sposarla. Continuavo a rispondermi che aveva accettato per dovere, per rispettare la volontà dei miei genitori, ma più il tempo passava meno tolleravo la situazione.
Immatura, viziata e vanitosa, mia moglie non era altro. Non era nemmeno riuscita a darmi un erede dopo cinque anni di tentativi. La mia pazienza, notoriamente quasi del tutto inesistente, era giunta al limite con questa sua ultima trovata.
Giunsi alla sala da pranzo. Lei era lì, seduta ad attendermi con il solito irritante sorriso stampato sul volto. Sorriso che più vedevo e meno sopportavo.

            - Buongiorno caro.

La sua voce squillante era un attentato ai miei nervi già duramente provati.
In risposta feci solo un cenno, nulla di più, se avessi parlato non so cosa sarebbe successo. Anzi, lo sapevo perfettamente, probabilmente avrei dovuto sorbirmi un suo pianto isterico.
Mi accomodai, la cameriera mi servì diligentemente il pasto, che iniziai senza indugio a consumare. Nel frattempo lei non accennava a chiudere il becco e tentava in mille modi, come sempre, di coinvolgermi nella conversazione. Impresa impossibile. Risposi solo a cenni e monosillabi.
Terminai la colazione, posai delicatamente la posata e mi pulii le labbra con il tovagliolo, mentre lei continuava a parlare.

          - Elisabeth.

Finalmente tacque.
Mi schiarii la voce e senza nemmeno guardarla dissi con tono severo.

- Mi sembrava di essere stato chiaro. Non devi intrometterti nei miei appuntamenti e nei miei programmi.

Non ebbe nemmeno il tempo di dischiudere le labbra che aggiunsi in conclusione

          - Io sono tuo marito e io decido quando entrare nel tuo letto.

Mi alzai come se nulla fosse e mi rivolsi al maggiordomo.

          - Stuart andiamo, abbiamo molto lavoro da fare.

Elisabeth, ammutolita, non riusciva ad emettere suono. Sentivo il suo sguardo perforarmi la schiena mentre mi dirigevo verso il mio studio. Non me ne curai. Avevo questioni più importanti a cui pensare.











 ***NDA***

Saaalve ^^

Chi legge Eterna Dannazione dirà: ma perchè non ne finisci una prima di iniziarne un'altra? La risposta è semplice, quella fiction non è farina del mio saccoda me, o meglio ormai è a quattro mani quindi tecnicaamente è anche farina mia più o meno... cooooomunque la storia è di una mia amica, Hitomi, e quindi devo aspettare lei per poter procedere ^^
Invece ora sono qui con una fiction scritta da me, nata da una frase detta in autostrada e buttata lì per passare il tempo... una frase tira l'altra, con la nostra mitica BlackClover (http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=97911 andate a leggere le sue fics subito se non lo avete mai fatto MERITANO, mere da! XD), ed è nata Fino all'Ultimo Respiro. 
Praticamente la storia di base è nata da questa chiacchierata e io ora la sto mettendo nero su bianco, sempre con la sua supervisione (quanta pazienza hai Hell ^^ Bishcottooooo *W*). 

Sperando che possa piacervi (so di essermi inimicata i fans di Lizzy tutti in una botta sola ma è stato più forte di me XD) vi saluto e vi do appuntamento al prossimo capitolo!

Bye bye!!!

        Tsukiko

   
 
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