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Autore: _Yumemi_    13/07/2012    4 recensioni
(Post prima serie anime)
Il rumore ritmico e sempre più veloce dei pistoni azionati dal vapore, le ruote che sferragliavano rapide sulle rotaie con un sibilo, la lieve vibrazione che partiva dal motore e faceva vibrare l'intero  scheletro del treno. Quei rumori erano familiari ad Edward Elric. D'altronde era da quando aveva dodici anni che viaggiava usando principalmente quel mezzo di trasporto.
Non ci aveva mai pensato molto. Non prima, almeno.
Ora invece aveva molto tempo per farlo.
Adesso era solo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Elric
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Il capotreno smontò dalla carrozza di testa ed annunciò il nome della fermata gridando a pieni polmoni.
Edward Elric, la testa bionda appoggiata con una tempia al finestrino, aprì appena gli occhi. Quasi nessuno scese in quella stazioncina in mezzo al nulla. Dopo pochi minuti il treno si rimise pigramente in moto, sobbalzando appena per alcuni attimi alla partenza.
Piano piano si allontanarono, immergendosi nelle fredde campagne sperdute dell'Europa dell'Est. Il cielo grigio condensato di nuvole che promettevano una pioggia imminente rendevano quel misero paesaggio solo più triste. Triste e desolato.
Edward richiuse gli occhi, e tentò di svuotare la testa da ogni pensiero. Iniziò a concentrarsi sul suo respiro, provando ad escludere qualsiasi altro suono nella speranza che il sonno l'avrebbe fatto scivolare nell'incoscienza ancora per un po'. Rilassò forzatamente le palpebre e sciolse via via la tensione dai muscoli intirizziti delle spalle. Si strinse di più nel cappotto di lana, sprofondando per quanto più riusciva nello scomodo sedile di seconda classe.

Rimase immobile, in attesa. In ascolto.

Il rumore ritmico e sempre più veloce dei pistoni azionati dal vapore, le ruote che sferragliavano rapide sulle rotaie con un sibilo, la lieve vibrazione che partiva dal motore e faceva vibrare l'intero scheletro del treno. Quei rumori gli erano familiari. Al suo interno vi si trovava a suo agio più che in qualsiasi altro luogo. D'altronde era da quando aveva dodici anni che viaggiava usando principalmente quel mezzo di trasporto.

Non ci aveva mai pensato molto. Non prima, almeno.
Ora invece aveva molto tempo per farlo.

Adesso era solo. Non c'era più suo fratello con cui dividere il tempo trascorso in treno parlando, giocando a carte, o stando semplicemente in silenzio l'uno di fronte all'altro. Non c'era più nessuno che vegliava sui bagagli o che si accertasse di non saltare la fermata giusta mentre lui dormiva.

Non c'era più nessuno lì, nemmeno suo padre.

Era solo, e l'unica cosa che poteva fare era muoversi. Dare un senso alle sue giornate facendo quello che sapeva fare meglio, quello che aveva fatto negli ultimi quattro anni. Viaggiare e cercare un sistema per rendere possibile l'impossibile.

Ora però non ci voleva pensare. Si sentiva stanco da morire e, visto che mancava ancora parecchio prima dell'arrivo al confine Rumeno, voleva riposare un po' almeno ora che non aveva altro da fare.

Uno dei passeggeri tossì, e la cosa lo infastidì più del dovuto. Edward trattenne l'impeto di dare un pugno ad uno dei braccioli del sedile. Sbuffò e si stropicciò le palpebre con la mano sinistra. Sotto le dita strinse più forte gli occhi mentre una smorfia gli contraeva i lineamenti del viso. Il dolore sordo e penetrante ai monconi della spalla destra e della gamba sinistra si era intensificato da un po' di tempo. Le ferite si erano riaperte quando aveva perso una seconda volta quegli arti, cercando di riportare indietro da dentro il portale l'anima e il corpo di Al. Non gli dava il tempo di guarire completamente, ce ne sarebbe voluto troppo contando un'adeguata riabilitazione, ed inoltre forzava le ossa e i muscoli recisi con delle nuove protesi. Ironicamente si era reso conto quanto gli mancassero gli Auto-Mail.

Distese la schiena contro lo schienale, la testa lasciata appena ricadere all'indietro, e prese fiato inspirando ed espirando lentamente. Quando ebbe l'impressione che il dolore si fosse un po' placato riaprì gli occhi.

Fuori stava scendendo la sera, e senza che se ne fosse accorto erano state accese le lampade all'interno dei vagoni.

Ormai sveglio, decise di continuare la lettura che prima aveva interrotto. Un dito della mano protesi segnava ancora tra le ultime pagine del libro, che fino ad allora aveva tenuto posato sulle ginocchia. "Dalla Terra alla Luna", di Jules Verne.

Facendo attenzione a non perdere il segno tornò indietro di qualche capitolo, fino al punto che si era segnato facendo una piegatura all'angolo superiore della pagina.
Rilesse la frase. Una, due, tre volte ancora.

"La distanza non è che una parola relativa, e finirà per essere ridotta a zero."

Quella frase racchiudeva al suo interno una verità di cui lui stesso era stato testimone: la distanza che separava quei due monti, Amestris e la Terra, era breve ed immensa al tempo stesso perchè altri non erano che le due diverse facce della stessa medaglia. Situati su due piani differenti dello spazio, speculari l'uno all'altro, destinati a non incrociare mai direttamente il loro cammino. Eppure erano due parti di un intero, indivisibili e legate ad un medesimo destino. La stessa esistenza di uno non sarebbe stata possibile senza quella dell'altro.

Questo credeva Edward. E per questo motivo lui sapeva che sicuramente c'era un modo, in quel mondo privato dell'Alchimina, che gli avrebbe permesso di superare quella distanza. Il passaggio non poteva essere unilaterale. Lo sapeva, e avrebbe trovato a tutti i costi una strada che lo avrebbe riportato da Al, da Winry, dalla zia Pinako, dall'insegnante, e da tutti gli altri. Che lo avrebbe finalmente riportato a casa.


Sì, lui ci credeva. Voleva crederci.
Eppure le uniche cose che in quel momento riusciva a vedere erano un'oscurità aliena e il suo volto riflesso su quel finestrino sporco.



 

ciao.
questa è la mia prima Shot su FMA, ambientata tra la fine della prima serie e il film "Il Conquistatore di Shamballa".
La dedico alle due persone, mie amiche, che mi hanno fatto conoscere questa splendida serie (manga e anime) che, lo ammetto, non valutavo perchè la credevo troppo una commercialata.
comunque sia, spero vi sia piaciuta questa One-Shot e che non vi abbia annoiato. purtroppo so bene cosa significa passare tanto tempo in treno, quindi mi è riuscito abbastanza facile immedesimarmi. spero di non essere andata OC, ma è così che mi immagino Edward alla fine dell'ultimo episodio. lui vuole sì andare avanti, ma credo che il peso della solitudine improvvisa e di quello che potrebbe non essere sia grande (Angst POWAH!).

ecco, ancora grazie mille per chi ha letto.
spero alla prossima, bye! ^-^

 

  
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