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Autore: Everett    13/07/2012    2 recensioni
“Sorvola campi di grano,
dalle pareti i fiori cadono,
raccogli i sogni di un estraneo
dagli occhi neri e un profumo d'incenso”.
Era questa la canzone che ascoltava Zoe con il suo iPod mentre camminava a passo svelto per raggiungere Sara e Francesca, le sue coinquiline, al supermercato.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccoci giunti a questo quinto capitolo. Ringrazio nuovamente chi ha inserito la storia in una delle varie categorie :) e non mi stancherò mai di pregarvi di recensire! Buona lettura!

 

CAPITOLO 5

Inaspettati incontri e prepotenti ritorni

 

Zoe era tornata a casa non troppo convinta riguardo a ciò che avrebbe fatto Eleonora, ma d'altronde non poteva certo farle da balia per accertarsi che non contattasse Alice.

L'indomani mattina decise che forse era il caso di andare a fare la spesa, visto che il frigo era drammaticamente vuoto. Si recò al supermercato più vicino a casa sua, visto che faceva un caldo infernale e non aveva intenzione di camminare a lungo.

Mentre esaminava dubbiosa il banco frigo in cerca dell'ispirazione, si accorse che alla sua sinistra c'era una figura familiare. Si voltò e con suo enorme stupore riconobbe la misteriosa ragazza che aveva visto al pub qualche tempo prima. Doveva mantenere la calma, non farle notare che la stava fissando. Ovviamente non era facile, visto che ormai si era convinta che non l'avrebbe mai più rivista ed ora eccola spuntare lì, nel posto più inaspettato.

La ragazza misteriosa proseguiva con la sua spesa e Zoe la seguiva cercando di non dare nell'occhio; aveva completamente dimenticato cosa dovesse comprare, e infatti afferrava cose a caso e le metteva nel carrello. Finalmente la ragazza si diresse alla cassa e Zoe fece lo stesso.

Una volta fuori dal supermercato, la faccenda si complicava. Zoe voleva assolutamente seguirla, ma non poteva rischiare che la ragazza la scoprisse. Avrebbe fatto la figura della pazza stalker, e ci mancava davvero solo quello. Decise quindi di distanziarsi un po' senza perderla però di vista.

La ragazza si stava dirigendo verso la zona in cui abitava anche Zoe solo che, arrivata ad un incrocio, invece di girare a destra come avrebbe fatto Zoe, proseguì dritto.

Speriamo di non dover fare ancora tanta strada, si muore di caldo!”

La ragazza si fermò all'altezza di un portone sulla sinistra, non troppo lontano dall'incrocio che avevano passato. Cominciò a frugare nella borsa in cerca presumibilmente delle chiavi, ma ben presto si arrese e citofonò. Zoe le passò accanto proprio nell'istante in cui qualcuno rispondeva al citofono e lei diceva: “Sono Anna!”

Si chiama Anna! Bel nome, semplice, ma mi piace!” pensò Zoe. Dopo che Anna fu entrata nel portone, Zoe fece dietrofront e si recò a casa sua. Ora aveva due elementi decisamente importanti: nome e indirizzo della misteriosa ragazza che ora non era più tanto misteriosa.

 

Sara quella mattina si svegliò tra le braccia di Michela. Pensò che fosse davvero una sensazione stupenda, aprì gli occhi e un sorriso ebete le si dipinse in faccia. Rimase qualche minuto a contemplare la sua dolce metà, finché anche lei non aprì gli occhi e le sorrise: “Buongiorno...”

“Buongiorno amore!” e si scambiarono un bacio.

“Michi, stavo pensando che magari potrei andare a prepararti la colazione mentre tu ti crogioli ancora un po' a letto, che ne dici?”

“Amore grazie, sei un angelo.”

Sara si alzò dal letto e si diresse in cucina. Mise la moka sul fornello e, nell'attesa, cominciò ad esaminare i vari pensili alla ricerca di qualche merendina. All'improvviso sentì una melodia familiare:

Our whole universe was in a hot, dense state

Then nearly fourty billions years ago expansion started, wait!

“Amoreeeee ti squilla il cellulare!”

Sara lasciò perdere le merendine e tornò in camera per rispondere al cellulare. Guardò il display: un numero che non aveva in rubrica.

“Pronto?”

“Pronto, Sara?”

“Sì, chi sei?”

“Sono Bea.”

Sara per un attimo quasi smise di respirare. Rimase completamente ferma e incapace di proferire parola. Bea era la prima persona di cui si fosse mai innamorata, ma sfortunatamente era anche la persona che l'aveva trattata come una pezza da piedi.

“Sara, sei ancora lì?”

“Sì... ma come mai mi hai chiamata?”

“Senti, mi rendo conto che sono l'ultima persona da cui ti saresti aspettata una telefonata. Ma vorrei solo vederti un pomeriggio per parlarti. Mi bastano anche solo un paio d'ore. Che ne diresti di oggi?”

“Non lo so, non so se sia il caso.” Sara non voleva sbilanciarsi nel parlare visto che lì c'era anche Michela.

“Sara, so che non me lo meriterei, ma concedermi due ore del tuo tempo è un favore piccolissimo che ti sto chiedendo. Per piacere.”

“Va bene. Ci vediamo alle cinque e mezza davanti al bar 'Da Alice', ok?”

“Ok, grazie. A dopo!” E riattaccò.

Sara tolse il cellulare dall'orecchio e rimase per qualche secondo a guardare il display come ipnotizzata. Non riusciva a credere di aver appena parlato con Bea. Non si sentivano da almeno otto mesi!

“Ehi, ma chi era?” chiese Michela, un po' sorpresa vedendo Sara così strana.

“Ah no, era una mia amica di università, vuole che le presti degli appunti. Non sarei voluta uscire proprio oggi dato che ci sei tu, ma ha insistito. Alla fin fine, meglio togliersi subito questo impiccio.”

“Ma sì, che sarà mai. Poi con i colleghi di università bisogna essere sempre gentili, bisogna aiutarsi tra persone che sono sulla stessa barca, no?”

“Sì, infatti. Dai, vado a controllare il caffè, non vorrei che si bruciasse!”

Sara tornò in cucina e spense il fornello della moka.

Ma con quale coraggio sta deficiente mi chiama ORA!? Chiedendomi di vedermi come se niente fosse! E io scema che le ho detto pure di sì! Maledizione... e ho anche raccontato una cazzata a Michi. Mi sento in colpa, ma non posso dirle che mi vedo con Bea, darebbe di matto! Oh dannazione! Ci mancava solo questa!”

Bea aveva calpestato i suoi sentimenti mollandola senza troppi complimenti dopo 6 mesi di relazione, dicendole che si era innamorata di un'altra. A dire la verità, Sara aveva sempre avuto il forte sospetto che Bea l'avesse tradita; Bea aveva ammesso che tra lei e l'altra c'era stato un bacio, ma niente di più. Sara invece era certa che avessero fatto ben altro che non semplicemente baciarsi, conosceva Bea molto bene e sapeva che era molto impulsiva. Il tradimento era stato uno dei motivi che l'avevano indotta a troncare definitivamente con lei. Non avrebbe mai e poi mai immaginato che si rifacesse viva così all'improvviso. Questo le faceva supporre che con l'altra tipa le cose non fossero andate poi così bene e che lei cercasse un rimpiazzo; per cui perché non tornare dalla cara, vecchia, scema Sara?

Sì, ma se crede che stia ancora pensando a lei, si sbaglia di grosso! C'è un piccolo particolare che Bea non ha considerato: ovvero il fatto che io mi sia fidanzata e sia anche felice!”

Sara trascorse le ore che la separavano dall'incontro con Bea con una certa ansia; era impaziente di vedere cosa aveva da dirle e possibilmente di mandarla a quel paese.

Alle cinque meno un quarto, uscì di casa e si diresse verso il bar dove avevano appuntamento. Bea era già lì, seduta ad un tavolino. Non era cambiata molto rispetto a qualche mese fa, aveva solo tagliato i capelli: adesso li portava abbastanza corti, con un taglio un po' mascolino, che comunque le donava molto. Bea era decisamente bella, Sara non poté impedirsi di pensarlo.

Man mano che si avvicinava, l'ansia di Sara aumentava; affrontare Bea così all'improvviso era qualcosa che non le andava molto a genio. Ormai era praticamente di fronte a lei; Bea abbozzò un sorriso e la invitò a sedersi.

“Ehi.”

“Ehi. Ne è passato di tempo dall'ultima volta che ci siamo viste, eh?”

“Penso siano ormai circa 8 mesi che non ci vediamo. E ancora non ho capito come mai mi hai chiesto di venire qui.”

“Ammetto che è stato un gesto egoista da parte mia, ma ne avevo bisogno.”

“D'altronde sei una specialista nell'egoismo, no?”

Bea sorrise amaramente. “Puoi lanciarmi tutte le frecciatine che vuoi, me le merito. In un certo senso sono qui proprio per questo. Come forse avrai immaginato, sono stata scaricata da Elisa. È accaduto più o meno due mesi fa; dev'esserci una qualche 'maledizione dei 6 mesi' sulle mie relazioni, visto che oltre non riesco ad andare.”

“Beh, la prima volta è stata colpa tua, hai ben poco di cui lamentarti.”

“Hai ragione. Comunque il punto non è questo. Il punto è che Elisa mi ha fatto esattamente ciò che io avevo fatto a te: mi ha mollata per un'altra senza troppi complimenti. E anzi, per un certo periodo ha tenuto il piede in due scarpe. Sono stata io a scoprire che c'era qualcosa che non andava e l'ho praticamente costretta a lasciarmi.”

“Ah beh, mi dispiace. Adesso sai come ci si sente.”

“Infatti, so come ci si sente. E non è una bella sensazione. Ho passato due mesi d'inferno, in cui rivedevo Elisa in ogni cosa che facevo e in ogni luogo dove andavo. Ma questa sofferenza mi ha fatta anche riflettere su ciò che avevo fatto a te. Ho realizzato di non averti mai chiesto scusa davvero e sinceramente. Ho deciso di farmi viva proprio per questo: sei stata meravigliosa con me e io ti ho calpestata, ho tradito la tua fiducia e non ho coltivato in nessun modo il nostro rapporto, lasciandomi trascinare impulsivamente dalla passione per un'altra. Non te lo meritavi e io probabilmente non meritavo una come te. Quindi scusami.”

“È tutto? Hai finito di alleggerirti la coscienza? Perché sostanzialmente è questo che sei venuta a fare, Bea. Dopo tutti questi mesi e dopo aver avuto una fregatura pari a quella che avevi rifilato a me, i tuoi sensi di colpa sono finalmente venuti a galla e hai pensato bene di venire qui e farmi questa sviolinata per poter stare meglio. Ogni tuo gesto è improntato all'egoismo, non c'è niente da fare! E pensi che gli altri debbano essere sempre e comunque al tuo servizio! Ti rendi conto di quanto siano assurdi i tuoi comportamenti?”

“Sara, non è così. Non sono venuta solo per i sensi di colpa, ma perché ho capito realmente quanto grande sia stata la sofferenza che ti ho causato e mi dispiace. Se sapessi come rimediare, lo farei! Posso solo esprimere il mio rammarico con le parole. So che non è sufficiente, ma non ho altro.”

Sara scosse la testa, rassegnata. Poteva anche accettare le scuse di Bea, ma a che pro?

“Bea, dove vuoi andare a parare con questo discorso? Ammettiamo che accetti le tue scuse, e poi? Diventiamo amiche quando non lo siamo mai realmente state? Facciamo finta di nulla? Ognuno per la sua strada e amen?”

“Mi rendo conto che non è facile e ti sto chiedendo tanto, ma vorrei entrare a far parte della tua vita, come amica. Non dico che da domani dobbiamo far finta che non sia successo niente e diventare amiche per la pelle, però vorrei avere un qualche tipo di rapporto con te. Magari non subito... so che ci vorrà del tempo, non voglio farti pressione.”

“Bea, onestamente non lo so. Non so dove potrebbe portarci tutto questo, non so se riuscirei ad essere tua amica. Ho bisogno di pensarci un po'.”

Dopo questo scambio di battute, Sara si accomiatò da Bea e tornò a casa, con una confusione non indifferente in testa.

 

Eleonora aveva ripreso a frequentare assiduamente Alice come un tempo, dopo un periodo di allontanamento, che aveva giustificato formalmente dicendole che era stata molto occupata con lo studio. In realtà aveva cercato di evitarla per provare a togliersela dalla testa, concentrandosi su Laura. Ma ovviamente, dopo la batosta ricevuta scoprendo che Laura era impegnata, non era più riuscita a tenersi alla larga dalla sua amica. Alice, dal canto suo, non immaginava minimamente i sentimenti che Eleonora covava dentro di sé e, anzi, non perdeva occasione per parlarle della sua cotta del momento.

“Oh Ele ma mi ascolti?!”

“Sì, Ali, ti sto ascoltando, certo. Ma è la milionesima paranoia che ti fai su quello!”

“Lo so, ma non posso farci niente. Mi piace, cazzo!”

“Eh, si era capito, sai? Ma boh, secondo me ti stai facendo un po' troppi film. Quello è gay, Ali. Si vede lontano un miglio!”

“Ma non è vero... non è così effeminato!”

Eleonora alzò gli occhi al cielo. Tentare di discutere con un'Alice in piena tempesta ormonale era perfettamente inutile.

“Ali cazzo, sembri una teenager infoiata che sbava dietro a Tiziano Ferro!”

Alice la guardò malissimo.

“Oh ma tu vedi questa! Ma sei proprio una stronza!” e le tirò una gomitata.

Eleonora sghignazzò e stava per fare un'altra battutaccia, quando davanti a loro passò Alberto, la fiamma di Alice. Era con una sua amica e stavano chiacchierando: “No senti, non se ne parla proprio che tu vada vestita in giro così sciatta! Dobbiamo fare un giro per negozi, assolutamente! Ah, mi chiedo come faresti senza di me!”

Alice rimase imbambolata a fissarlo come se fosse l'ottava meraviglia del mondo, Eleonora si chiedeva se sarebbe potuto essere più gay di così.

“Ele, ma lo vedi quant'è figo? Mamma mia... si veste dannatamente bene!”

“Appunto Ali, fin troppo bene! Lo capisci che non può umanamente essere etero?”

“Ma che c'entra, questi sono tutti stereotipi! Allora anche tu dovresti essere una camionista!”

Eleonora sospirò. Era una lotta contro i mulini a vento.

Prima o poi lo troveremo a limonare con un ragazzo in un vicolo buio...” pensò.

Le due amiche proseguirono con il loro giro, entrambe perse nei propri pensieri. Alice si chiedeva se davvero avrebbe dovuto avere dei sospetti su Alberto ed Eleonora si chiedeva se mai sarebbe riuscita a sradicare quel sentimento che la legava all'amica, sentimento che ormai era cresciuto fin troppo, a spese della sua serenità.

   
 
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