13/07/2012
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Seul, 1468
Kibum si svegliò intontito in un letto che non era il suo.
Un odore sgradevole inondava la stanza.
Quella non era la sua camera, ma allora perché si era ritrovato in un simile posto con quel simile abbigliamento addosso?
Lasciò che gli occhi si abituassero alla luce e quindi si guardò intorno.
Com’è possibile?
Taemin, il suo servo, sedeva su un giaciglio e l’osservava attonito.
Kibum aprì bocca per cercare di parlare, ma non riuscì a provocare nessun suono.
Gli occhi di Kibum cercarono di scontrarsi con quelli di Taemin per chiedergli silenziosamente del perché di tutto quello.
Ma qualcosa nel suo animo cominciava a muoversi.
Avrebbe voluto picchiarlo, sicuramente nella notte aveva architettato tutto questo scambio di ruoli.
D’istinto si sollevò dalla sottile distesa di paglia e si avvicino violentemente al più piccolo, ma questi riuscì a scansarlo.
“Posso spiegarvi, altezza.”
Kibum accettò di capirne qualcosa di più e tornò a sedersi su quello che doveva fungere da letto.
“Sono stato io ad escogitare tutto questo per farle provare quello che sono costretto a subire ogni giorno. La vostra cattiveria, la paura di essere cacciato, violentato.”
Le labbra gli tremavano visibilmente, ma continuò.
“Sono andato dal mago di corte che mi ha preparato un filtro per cambiarci di ruolo. Lei non riesca a parlare e questo mostra la mia impossibilità di esprimere un’opinione. Lei dorme su un sottilissimo strato di paglia, umiliazione che devo subire ogni giorno. Lei puzza, io non posso prendermi cura del mio corpo, rifugio per la mia anima. Ma sono qui per chiederle scusa per quello che ho fatto. Nessuno merita di pagare per la sua cattiveria, neanche lei. Tornerò dal mago di corte per annullare l’incantesimo.”
Tremava visibilmente.
Kibum piangeva lacrime dolorose e silenziosamente si avvicinò a Taemin.
Lo abbracciò bagnandolo col suo dolore.