PROLOGO
Un forte vento, misto a neve, soffiava
ininterrottamente da parecchi giorni nelle lande desolate della Siberia.
Sembrava che nessuno abitasse in questa desolazione ma uno sguardo più attento
rivela che una figura esile camminava lenta nella neve, un ragazzo. Sembrava
non soffrire il freddo, anche se vestito di una maglietta a maniche corte
verde, e da un paio di pantaloni; profondi occhi verde smeraldo erano
incastonati nel suo viso, il quale era incorniciato da una folta capigliatura verde.
Sulle spalle, trasportava una cassa argentea, con un bassorilievo. La cosa che
più colpisce è però la sua espressione, confusa ed assente; avanzava lentamente
nella neve, barcollando. D’improvviso, il ragazzo cadde nella neve, da cui
viene quasi del tutto ricoperto; il vento infuriava sempre più col passare del
tempo, mentre il povero ragazzo si rialzò stancamente: la sua mente era invasa
da immagini, di cui però ignorava il significato, alcune pacifiche, altre di
inaudita violenza. Lagrime amare cominciarono a scorrere copiose lungo le sue
guance, rese rosse dal vento e dal gelo; scuotendo la testa, cominciò a
chiedersi: “chi sono?”.
CAPITOLO 1
TORNA A LETTO!
Nello stesso momento, a molte miglia di distanza, in una villa
giapponese, un ragazzo correva lungo un corridoio, aprendo tutte le porte che
incontrava sul suo cammino. Non poteva avere più di 15 anni, con lunghi capelli
neri che gli arrivavano fino quasi in fondo alla schiena; i suoi lineamenti
erano dolci, con un accenno di caratteri orientali, e vestiva un lungo abito in
stile cinese. In quel momento, però, il suo viso esprimeva una profonda
preoccupazione, che si acuiva sempre di più a ogni porta che apriva. Giunto in
fondo, e aperta l’ultima porta, tirò un sospiro di sollievo: nella stanza vi erano molti terminali e apparecchiature
elettroniche quali computer e calcolatori. Davanti ad uno schermo, assorto in
chissà quali pensieri, era seduto un giovane dai folti capelli scuri, vestito
con un pigiama verde acqua; arrivatogli alle spalle, il ragazzo orientale urlò:
“ Cosa ci fai fuori dal letto?! Devi riposare! Sei appena uscito da un coma.”.
Il ragazzo in pigiama si spaventò: quell’arrivo non era previsto! “Non ho
voglia di stare a letto! Mi annoio terribilmente, e poi non mi riesco a dare pace:
sono sicuro che Shun non è morto, e voglio continuare a cercarlo. Ricordi che,
quando eravamo bambini, lui ci consolava sempre e ci aiutavamo a vicenda? Ecco,
ora io non riesco a sopportare la vista di Ikki che piange in continuazione.
Vuoi aiutarmi, Shiryu?”, domandò, rivolto all’amico. Colui che portava il nome
di Shiryu annuì, e gli si sedette accanto: “Certo che ti aiuterò, Seiya! Shun è un nostro amico e
abbiamo il dovere di cercarlo, in fondo, non dobbiamo dimenticare che, al
Grande Tempio, lui ci aveva più volte aiutato e aveva anche salvato Hyoga dal
feretro di ghiaccio di Ca....”. Non fece in tempo a terminare la frase che un
urlo lacerò l’aria, terrorizzando terribilmente il povero Seiya, che si nascose
dietro l’amico; Shiryu si alzò improvvisamente dalla sedia e domandò a Seiya:
“Chi è che ha urlato!?”, “sono Saori e Miho! Mi hanno scoperto! Devo
nascondermi da qualche parte... Troppo tardi!” rispose Seiya. Infatti, in quel
momento, entrarono nella stanza due giovani, seguite da due ragazzi in armatura;
“Cosa ci fai qui! Ti avevamo detto di non muoverti da letto!” disse una delle
ragazze, una bella giovane di 14 anni con folti capelli lillà. “Ha ragione
Saori! Torna subito a letto! Asher! Shadir! Per favore, prendetelo per le gambe
e le braccia e riportatelo a letto; assicuratevi che non possa più fuggire.”. I
due ragazzi in armatura risero ed eseguirono gli ordini; il povero Seiya
cominciò a dimenarsi e a invocare l’aiuto di Shiryu che però lo ignorò. Il
gruppetto lasciò la stanza, percorse il corridoio all’inverso, e raggiunse il
piano superiore, dove vi erano numerose camere da letto; qui, entrarono nella
camera di Seiya, cavaliere di Pegasus, che venne adagiato sul letto sfatto.
“Allora, cosa stavi facendo?” domandò Asher; “Semplice. Stavo esaminando alcune
riprese di satelliti, cercavo Shun: non riesco ad ammettere che sia morto!”
rispose con voce grave Seiya. Rimasero a chiacchierare a lungo, poi Asher
guardò l’orologio e disse: “È ora di cena. Tra poco ti porterò su da mangiare.
Non uscire, se no poi chi la sente milady....”, poi scoppiò in una risata, e si
richiuse la porta alle spalle. Seiya si alzò, e tentò di aprire la porta, ma il
cavaliere l’aveva chiusa a chiave dall’esterno! “Dannazione! Saori deve essersi
arrabbiata parecchio! Asher poteva almeno evitare di chiudermi dentro, se non
altro per solidarietà.....” disse tra sé e sé il giovane cavaliere. Seiya,
però, non si perse d’animo e aprì la finestra: un dolce vento primaverile gli
scompigliava i folti capelli bruni; si issò sul davanzale e cominciò a
camminare sul cornicione, rischiando a più riprese di cadere di sotto. Percorse
la trabeazione fino alla finestra accanto alla sua, e bussò sul vetro. Attese
pochi istanti, e le tende si scostarono, rivelando una figura umana, dal volto
stupito: era un ragazzo di 16-17 anni, che aprì la finestra, facendo entrare il
cavaliere. “Cosa ci facevi lì fuori?! Non potevi passare per la porta?” domandò
il ragazzo, Ikki della Fenice. Il Cavaliere di Pegasus scoppiò a ridere: “Asher
mi ha chiuso in camera e ho dovuto optare per un passaggio non proprio
ortodosso per raggiungerti, caro il mio Ikki...”. I due Cavalieri, compagni di
tante battaglie, si sedettero sul letto: “Senti, mi fa star male vederti così
depresso, sono due giorni che non mangi e non esci di qui....” gli disse,
preoccupato, il Cavaliere Seiya. Ikki scosse la testa, sconsolato: “Non mi va
di mangiare, non mi va di fare nulla, voglio solo che Shun ritorni da me; non
sai come mi sento...”. Seiya guardò l’amico: erano due mesi che era in quelle
condizioni, da quando, cioè Hades e i Campi Elisi erano stati distrutti, Seiya
portato via morente, e il Cavaliere di Andromeda sparito come neve al sole;
nessuno ormai sperava più di scuoterlo dal suo “coma psicologico”, causato
dalla sparizione del fratellino. “ Ascolta, non devi abbatterti così; adesso
noi due scendiamo e ci uniamo a quella manica di affamatori!!!!, dopodichè si
alzò e tese la mano al Cavaliere della Fenice. Ikki la strinse, si alzò, e
insieme scesero la grande scalinata che dal piano superiore, portava al piano
terra; arrivati al piano, i due giovani percorsero un lungo e ampio corridoio,
illuminato da centinaia e centinaia di lampade, e giunsero davanti a una porta,
che Seiya, senza troppe cerimonie, aprì, la sala da pranzo del palazzo: “Salve
a tutti!”, disse con un sorriso, “vi dispiace se ci uniamo a voi?”. La sala era
occupata da circa sette persone che, sentita la voce del ragazzo, trasalirono.
La giovane dai capelli lillà, Saori Kido, reincarnazione della dea della
giustizia Athena, si alzò in piedi: “ Come hai fatto a uscire dalla stanza?
Avevo ordinato ad Asher di chiudere la porta a chiave...”; l’interpellato
rispose: “Semplice, ho optato per una
strada meno ortodossa ma altrettanto efficace.”. Benam, uno dei Cavalieri d’Acciaio,
disse: “Traduco: sei passato dalla finestra, ho indovinato?”; “Esatto amico!”
terminò Seiya con una boccaccia, che suscitò l’ilarità generale.