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Autore: Rota    14/07/2012    1 recensioni
[KasamatsuKise (L)(L)(L)]
Yukio sentiva la necessità di parlare al ragazzo ribollire all'altezza del fegato – il fatto che i suoi pugni fossero più dolorosi del normale e deliberatamente più violenti lo si doveva rimandare al dolore persistente che il giovane sentiva di continuo alla vista del sorriso idiota che Kise dispensava a chiunque, come sempre era successo.
Pareva quasi che nulla avesse alterato il suo corso, dopo il bacio che si erano scambiati durante quel lontano tramonto: lui era rimasto il senpai burbero e l'altro era rimasto il modello bellissimo che tutte le ragazze guardavano con occhi innamorati, lui era ancora il capitano della squadra e l'altro un semplice talento uscito dalla tanto fantomatica Generazione dei Miracoli.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ryouta Kise, Yukio Kasamatsu
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Oh capitano, mio capitano'
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*Autore: margherota

*Titolo: Oh capitano, mio capitano

*Capitolo: Orecchino

*Personaggi: Kise Ryota, Kasamatsu Yukio

*Generi: Introspettivo, Sentimentale

*Avvertimenti: Shonen ai, What if...?, Flash fic

*Rating: Giallo

*Dedica: A quella santa donna che è la Danna (L)

*Note: Prima di lasciarvi per le vacanze, vi regalo questo, sperando vi possa piacere (L) Buona lettura :D

 

 

Yukio sentiva la necessità di parlare al ragazzo ribollire all'altezza del fegato – il fatto che i suoi pugni fossero più dolorosi del normale e deliberatamente più violenti lo si doveva rimandare al dolore persistente che il giovane sentiva di continuo alla vista del sorriso idiota che Kise dispensava a chiunque, come sempre era successo.

Pareva quasi che nulla avesse alterato il proprio corso, dopo il bacio che si erano scambiati durante quel lontano tramonto: lui era rimasto il senpai burbero e l'altro era rimasto il modello bellissimo che tutte le ragazze guardavano con occhi innamorati, lui era ancora il capitano della squadra e l'altro un semplice talento uscito dalla tanto fantomatica Generazione dei Miracoli.

Ciò che era cambiato davvero risiedeva dentro Yukio, in quel malore altalenante che non era che una delle nuove piaghe che doveva subire, per colpa di quello stupido di Kise. Assieme al ricordo del colore dei suoi occhi che gli si palesava di notte quando iniziava a dormire, a guardia abbassata. Assieme a quel sentimento acre che aveva identificato, con imbarazzo e pudore, come gelosia, manifestatosi ogni volta che lui sorrideva ad altri o altre. Assieme alla nuova e umiliante consapevolezza che il desiderio ormai nato gli faceva bramare altri tocchi di labbra – baci, come li chiamava Ryota in maniera fin troppo romantica.

La paura di rimanere scottato da un'insensibilità che razionalmente non gli avrebbe mai attribuito gli legava il movimento e l'azione così come anche l'eccessiva premura che erigeva a riparo della propria mediocrità e del suo essere nulla, quasi che Ryota dovesse per forza innamorarsi o prestare attenzione solo a ciò che bellissimo e irraggiungibile c'era su quella terra.

Fu uno di quei pomeriggi di tardo Autunno che il più giovane dei due rivelò tutti questi pensieri non altro che paranoie futili e scuse assai meschine.

Gli bastò farsi accompagnare in un negozio, tenerselo vicino mentre gli veniva applicato un altro orecchino brillante sopra quello che già possedeva e rispondere alla sua domanda scocciata sul motivo di tutta quella farsa.

Yukio spesso si era chiesto se certe cose Kise le premeditava oppure era davvero così scemo di natura, però rimase immobile quando l'altro gli rispose con tutto il candore del mondo.

-Il mio primo orecchino è il ricordo di un evento molto importante per me e lo stesso vale per il secondo: mi ricorderà per sempre che ho avuto la fortuna di baciare la persona che mi piace veramente!-

Niente più domande, niente più bugie – niente di niente. Neanche la reticenza di ritirare la mano quando Ryota gli prese la sua e lo trascinò in avanti, perché il loro “appuntamento” non sarebbe finito certo lì. Mentalmente, magari, Kasamatsu si stava anche appuntando le critiche da fargli, sulla pessima scelta del bar dove voleva che mangiasse e tutti gli sguardi assurdi che gli erano stati rivolti per strada per colpa di quella sua maledettissima mano. Tuttavia, anche quella volta, si limitò a seguire quella luce abbagliante quando il giallo sole.

   
 
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