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Autore: NatsuVIII    14/07/2012    1 recensioni
Le cronache della Famiglia Holmes, e tutta una serie ... bé, non esageriamo, una seire, giusto 2 o 3 ... di parenti lontani ma mai troppo, amici, fidanzati e povere vittime!
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Quasi tutti
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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 Incontriamo la nuova famiglia

Astus Holmes era inquieto.
No, forse inquieto non era il termine più appropriato. Terrorizzato rendeva meglio l’idea!
Era uno dei pilastri fondamentali del governo britannico … diamine, lui ERA il governo britannico! … eppure era a tanto così dal prendere i suoi ospiti e darsi alla fuga con loro.
Il motivo?Un ragazzino di nove anni, suo figlio Sherlock.
Un secondo di raccoglimento per riepilogare la vicenda:
Astus Holmes aveva avuto da Loraine Viral in Holmes due figli, Mycroft e Sherlock.
I due avevano rispettivamente undici e sette anni quando la sua compianta moglie li aveva, ahimè, lasciati, e da allora l’unica presenza femminile era stata quella delle governanti che il padre affiancava ai pargoli.
Tutto ciò era però destinato a concludersi con l’entrata nella sua vita, e di conseguenza in quella dei suoi rampolli, della sua nuova compagna.
Meredith era gentile, spiritosa, semplice, dolce ed aveva accettato senza problemi il fatto che non sempre il suo compagno le avrebbe detto tutto.
Era perfetta! Però …
C’era un però, ma doveva ammettere che la colpa era sua. O meglio, dei suoi figli.
Con il maggiore non c’erano problemi; Mycroft era la sua copia esatta e avrebbe preso la notizia con la sua solita flemma, anche perché ormai a tredici anni ragionava come un’adulto. Incredibilmente geniale e quindi strambo, ma un’adulto.
Probabilmente la sua reazione sarebbe stata quella di rallegrarsi del fatto che finalmente non avrebbero più avuto tutta quella gente sconosciuta che girava per casa (Astus ricordava ancora l’allevamento sperimentale di ragni che aveva costruito di nascosto, e come si fosse seccato quando la governante di turno ci era letteralmente finita sopra; la poveretta era probabilmente ancora alla clinica psichiatrica!).
Per Sherlock era invece tutta un’altra questione: il moretto aveva la tipica intelligenza della famiglia Holmes unito al carattere capriccioso e … scoppiettante … della sua defunta madre.
L’uomo aveva paura che facesse scappare urlando la sua, sperava, futura dolce metà (era già successo, PIU‘ VOLTE!).
Ma lui aveva un’asso nella manica!
Il figlio di Meredith, John. Il ragazzo aveva undici anni ed era serio, con la testa sulle spalle e un carattere che era decisamente simile a quello della madre, con le ovvie asperità date dal suo essere uomo.
Astus lo trovava una compagnia decisamente piacevole, ed era sicuro che Mycroft, dopo un primo momento d’assestamento, l’avrebbe preso in simpatia.
Con Sherlock … bé, lui era fiducioso, ma con quel moccioso non si poteva mai sapere.
- Su caro, non fare quella faccia! Non sarà poi così terribile.
Astus guardò la donna con un’espressione compassionevole. Povera cara, non sapeva a cosa andava incontro!
Sia Meredith che John ridacchiarono sotto i baffi, non osando far notare all’uomo che i ragazzi da qualcuno dovevano aver preso, e che Astus Holmes era tutto tranne che un uomo facile.
Non era semplice essere imparentati con il Governo Britannico … e tutta una serie di agenzie varie ed eventuali di cui i due non volevano sapere nulla!
- Già, hai ragione cara. Su, entriamo! Meredith, John …
L’uomo li fece entrare nella sua casa, scortandoli fino al soggiorno, dove due ragazzini sedevano composti al tavolo apparecchiato.
Il padrone di casa provvide a fare le presentazioni.
- Mycroft, Sherlock, questi so…
Fu il piccolo di casa a parlare, l’altro si limitò semplicemente a fare un cenno d’assenso alle conclusioni dell’altro.
- Lo sappiamo padre, è la tua nuova compagna. E’ vedova, da almeno tre-quattro anni direi, e lavora in un piccolo negozio d’antiquariato a Portobello Road. Vive con il figlio in una casa di proprietà, probabilmente in periferia. Il ragazzo vuole diventare medico, e si applica seriamente per diventarlo. Ho dimenticato qualcosa? Ah sì, il loro cognome è Radfeles!
Per la stanza non volò una mosca, almeno finchè il piccolo John non parlò.
- Fantastico! Come hai fatto?
Sherlock sembrò leggermente sorpreso da quella reazione così sopra le righe (di solito dopo quegli sfoggi di acume la gente tendeva a girare al largo) e anche Mycroft guardò con un nuovo interesse il nuovo arrivato.
Astus si sarebbe messo a ballare.
Poi suo figlio minore riaprì la bocca.
- Bé, ha un figlio ma esce con mio padre che ce l’ha presentata, quindi non può essere ancora impegnata - Astus cercò d’ignorare l’occhiataccia della compagna alla considerazione infelice di Sherlock - e deve esserlo da un po’, perché il segno della fede è sparito. Le sue mani hanno le tipiche imperfezioni date da chi lavora maneggiando pesi, ma essendo una donna dubito che svolga lavori di fatica, quindi possono essere dati solo dal continuo mostrare i pezzi; dunque un negozio. Ultimamente in casa stanno spuntando soprammobili e quadri come funghi, e prima papà neanche s’accorgeva di che colore erano le pareti! - Occhiata stupita da parte della donna, Astus si finse molto impegnato a contemplare un quadro, comprato nel negozio della donna giusto quindici giorni prima - E’ probabile che abbia trovato il vostro negozio vicino al suo posto di lavoro, e lì tutti gli antiquari sono in quella via. E non sono negozi abbastanza grossi da avere delle commesse. Ah, ed il cognome l’ho letto su uno dei talloncini del negozio. - Astus stava quasi per tirare il fiato, forse Sherlock aveva deciso di graziarlo quella sera; povero illuso! - Ah, e poi è evidente dai vestiti che siete di classe media, questi sono di buona fattura e materiale, ma niente di lussuoso, quindi non avreste i mezzi, madre sola con un figlio a carico, per acquistare una casa in centro. Tuttavia ne avete in abbondanza per acquistare una piccola casa in periferia, che se mi permette credo più consona ai suoi gusti. Ho dimenticato qualcosa?
Astus era già pronto ad impiccare Sherlock e poi supplicare in ginocchio Meredith di ripensarci e non rompere con lui, con tanto di scena madre con lacrime e recriminazioni, quando lei … si mise a ridere!
I tre Holmes la guardarono esterrefatti, ma questo era ancora niente rispetto alle facce che i due giovani fecero quando parlò di nuovo John.
- Veramente c’è un’errore.
- COSA?!
Sherlock guardò indignato il ragazzino, come se gli avesse lanciato una sfida.
- Il mio cognome non è Radfeles, è Watson. Ho preso quello di mio padre.
Entrambi lo guardarono, poi Mycroft sorrise e lo invitò a sedersi al tavolo per discutere delle conseguenze dell‘avere un nuovo genitore; Sherlock invece inclinò la testolina per due o tre secondi, scrutandolo in tralice, poi scese dalla sedia e sgambettò fino a John, che si ritrovò abbrancato e trascinato a sedere fra i due.
Meredith rischiò di ricominciare a ridere, mentre Astus ghignò alla tacita richiesta d’aiuto del giovane, che evidentemente non sapeva come gestire, da solo, DUE Holmes.
Il padrone di casa sorrise raggiante.
Poker d’assi.

  
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