Erano passati 3 anni dopo la vicenda del tetto,3 anni che ho ancora quell'incubo in cui Sherlock prende e si butta dal tetto dell'ospedale.
Sono distrutto piango non resisto.
All'inizio nemmeno tenevo il conto dei giorni, mi sembrava che il tempo scorresse senza alcun senso, mentre lui non c'era il resto del mondo rimaneva lo stesso l'inverno dopo quello dell'incidente -così lo chiamo perchè non posso definirlo in altro modo, altrimenti la mia coscienza non reggerebbe- mi sono reso conto che il mio primo anno senza di lui era passato senza che me ne fossi accorto contare i giorni divenne il mio unico scopo.
Ancora oggi, dopo tutto questo tempo, guardo il calendario appeso in cucina quasi fosse un richiamo per lui tre anni, una settimana e cinque giorni.
 Infilare la chiave nella toppa, girare e rincasare, accendere la luce e posare il cappotto, tutte azioni ripetute alla nausea, prive di alcun significato.
 Casa mi sembra vuota adesso, troppo ordinata, troppo pulita, troppo silenziosa, troppo "normale".
E rido come un idiota ripensando a come mi arrabbiavo quando la metteva a soqquadro ridere mi riporta a quando avevo una ragione per farlo. ogni tanto mi piace entrare nello studio, passava tanto tempo lì dentro, a volte nemmeno mi permetteva di raggiungerlo.
 Non l'ho mai capito fino in fondo,cammino ad andatura lenta prima di posare la mano sulla maniglia, le lacrime trattenute per tutto il giorno già salgono in gola nell'aprire la porta mi rendo conto che qualcosa non quadra.
 Quel senso si vuoto di cui è permeata la casa intera è assente accendo la luce e nel vedermelo comparire di fronte agli occhi, con quell'espressione insondabile di sempre, sento il battito mancare.    
 ' John.....' 'ciao John... '. Dopo un breve istante durante il quale la mia mente mi costringe a pensare ad un'allucinazione, sento la sua voce che mi saluta e ogni dubbio mi abbandona
"tu...?" è l'unico fonema che riesco a pronunciare, mentre sento nel petto agitarsi qualcosa, e lo sento rompersi, diventare fuoco nelle vene rabbia.
 "tu!" urlo di nuovo, questa volta mi avvicino a lui
 "come hai fatto...? Cosa...? "
 ‘ john.. non essere arrabbiato è stato necessario.. per te per la Signora Hudson per Lestrade .. sareste morti se non lo avessi fatto.. cerca di capire... '
Alle sue parole scoppio a ridere, senza essere davvero divertito "Cerca di capire?"
sembro un folle mentre annullo la distanza che ancora ci divide e lo colpisco con uno schiaffo sulla guancia, usando quanta più forza possibile
"razza di stronzo che non sei altro, potevi per lo meno avvertirmi, farti sentire, anzichè sparire per tre anni!"
 Grido, mentre sento le prime lacrime affiorare. Tre anni, una settimana e cinque giorni di morte interiore.
 Non mi aveva mai salvato, scomparendo mi aveva trascinato nell'abisso con sé.
 ‘Sapevo che ti saresti arrabbiato .. l'avevo previsto ma non potevo John non potevo rischiare tu dovevi essere al sicuro in salvo dovevi vivere una vita felice. ‘Moriarty aveva un cecchino pronto a colpirti .. se lo avessi fatto tu saresti morto e non potevo permetterlo’
" Ma in questo modo tu hai lasciato che io morissi, più lentamente, in modo più doloroso. Ecco una cosa che non hai previsto, eh Sherlock?"vorrei dirgli queste parole, ma significherebbe ammettere quanto importante per me sia e la rabbia nei suoi confronti mi impedisce di farlo, perchè sarebbe come fare un primo passo per perdonarlo .
" E ci hai impiegato tutto questo tempo per resuscitare?
 ‘Dovevo assicurarmi che tutto fosse a posto non potevo rischiare di metterti in pericolo una seconda volta e poi credi che in tutti questi anni non mi sarebbe piaciuto poterti vedere abbracciare risolvere casi?
 Sbuffo con lo sguardo amareggiato, lui è sempre stato così: una logica ferrea, che prevale su qualunque tipo di sentimento.