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Autore: DiannaHananel    15/07/2012    4 recensioni
Le riprese sono finite, anche l'ottavo film di Harry Potter è stato finito. Per molti è come se un mito fosse scomparso, come se una fase della vita sia finito. Uno di questi è Thomas, che si convince che la sua vita sarà vuota d'ora in poi. Ma c'è sempre lei. L'unica che lui abbia mai amato.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tom Felton
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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STAY WITH ME.





Ultimo giorno di riprese.
Ultimo giorno a casa per lui. Gli sarebbe mancato tutto quanto. Alzarsi la mattina alle cinque, morire di freddo, ridere, dormire appoggiati ad un’armatura finta sul set, il trucco che durava le ore: era la sua routine.
Era la sua vita.
Ed adesso, era tutto finito.
Tom, seduto nella limousine guardando fuori, intorno a lui Daniel, Rupert, Emma, Evanna e Matt ridevano e scherzavano nei posti accanto, con i bicchieri di champagne in mano. Li guardò abbozzando un sorrisetto, cercando di farsi coinvolgere dalla gioia che provavano, ma di sicuro erano già tutti mezzi brilli. Il sorriso però, non si trasmise agli occhi chiari che rimasero freddi e nostalgici. Incontrò lo sguardo di Emma, che lo fissava perplessa e gli allungava un braccio con il calice di spumante.
-Bevi. – disse con un ampio sorriso.
Non si era mai accorto del marrone profondo degli occhi della ragazza, sfumature ambrate contornavano la pupilla nera, creando piccoli filamenti d’oro. Le sorrise leggermente accettando il bicchiere, e mentre la macchina si fermava lentamente davanti ad un locale, buttò giù il liquido freddo in un solo sorso.

Il locale era stato affittato unicamente per lo staff di “Harry Potter” e all’interno già festeggiavano il resto degli attori, sceneggiatori, cameramen fino alla più piccola sarta. Ma loro erano le Star.
Lui era una star.
Sfoderò il suo solito sorriso da passerella ed entrò nella sala salutato da tutti e accecato dai flash. Riconobbe qualche persona mentre stringeva le mani, abbracciò Joanne e scappò nell’angolo più buio della sala, sedendosi nei divanetti bianchi di pelle e sorseggiando un cocktail di cui nemmeno voleva sapere i componenti.
Si sentiva svuotato, inutile; aveva una strana sensazione allo stomaco che si prova quando… si, quando si perde qualcuno. Lui sentiva di aver perso, o almeno concluso, una parte della sua vita.
Senza accorgersene la sala si era svuotata, doveva essere molto tardi perché Rupert stava uscendo dalla porta e di solito, era sempre l’ultimo ad andarsene dalle feste. Si alzò lentamente, lisciandosi con le mani il completo nero. Sarebbe tornato a casa a piedi, aveva bisogno di aria.
E di aria ce ne era quella sera. Appena uscito dal retro del locale, per evitare i paparazzi, una brezza leggera penetrò nei vestiti pizzicando la pelle come con un cubetto di ghiaccio.
Si guardò intorno e delle gambe lunghe adagiate per terra attirarono la sua attenzione. Si avvicinò velocemente.
-Emma, stai bene? -
Si chinò su di lei. I capelli le ricadevano sul viso, lisci e ancora un po’ raccolti nella pettinatura accurata con cui era arrivata alla festa; le gambe lunghe e dalla pelle chiara erano abbandonate sul marciapiede, fasciate solamente dal vestito nero, mentre le spalle erano scoperte. Dove era la sua giacchetta?
-Emma. Em, mi senti? – mormorò preoccupato, sfiorandole il viso. Gli occhi erano socchiusi e il volto pallido, ma le labbra rosse spiccavano illuminandola. Da quelle labbra uscì un lamento.
-Ho freddo, Tom… -
Rimase sorpreso, come aveva fatto a non pensarci? Si slacciò la giacca e gliela posò sulle spalle, rimanendo in camicia. La tirò su, ma quando la vide instabile sulle sue stesse gambe sorrise e la prese in braccio.
-Vieni ti porto a casa. –
-Io… mi sento malissimo. Grazie. – mugugnò debolmente. Passò le braccia intorno al collo del ragazzo e si strinse al suo petto. –Non sono mai stata portata a casa come una principessa. –ridacchiò Emma.
-Ma quanto hai bevuto? – disse alzando gli occhi al cielo. Ora non sentiva nemmeno più freddo, l’abbraccio di lei: era come una bevanda energetica, come un lungo sonno, come una brioche alla mattina. Carico di energia.
-Poco così. – disse ridendo, ma si portò velocemente un mano alla testa con un lamento.
Il biondo sorrise e la strinse a se.
-Siamo quasi arrivati. –
-Non voglio che finisca tutto. Non voglio che ve ne andiate tutti… Non voglio che te ne vai. – mormorò alzando lo sguardò, cercando i suoi occhi che si scontrarono, ghiaccio contro terra.
-Non me ne vado, ci vedremo ogni tanto. – Ogni tanto. Tom si rese conto che quelle parole facevano male.
-No, io tutti i giorni. Voglio vederti tutti i giorni! – esclamò con un tono da bambina ostinata Emma.
Il sorriso del ragazzo si aprì involontariamente.
-Siamo arrivati Em, dove sono le tue chiavi? -
-Borsa… -
Era sfinita e quando la mise giù per aprire la porta si appoggiò al suo corpo sospirando. Forse, anche lei provava quella scarica di elettricità che lui provava ogni volta che si toccavano? D’altronde questa storia era andata avanti per anni: sguardi sfuggenti sul set e sfioramenti casuali, ma nessuno dei due aveva mai avuto il coraggio di fare il primo passo. O forse, era stato tutto nella testa del biondo. Che stupido che sono, pensò. Lei è anche fidanzata.
La posò sul divano e accese la lucina sul tavolino, in modo che potesse muoversi senza andare a sbattere.
-Ti serve qualcosa Em? -
La ragazza spalancò gli occhi carichi di panico e gli strinse l’avanbraccio con la mano, così piccola in confronto ai muscoli di Tom.
-Non te ne andare, ti prego. -
-Va bene, rimango qui. Ma il tuo ragazzo? – sussurrò il ragazzo mentre si sdraiava delicatamente accanto al suo corpo, vicinissimo a causa delle dimensioni del divano, con un improvviso groppo alla gola.
-E’ un idiota, l’ho lasciato una settimana fa. Sono sola, e ubriaca. – ridacchiò girandosi verso di lui, i visi poco distanti. Emma poso la fronte sulla sua spalla inspirando e sorridendo beata, come se quello fosse il suo paradiso personale.
-Hai un buonissimo profumo, l’ho sempre pensato. Ma stasera ha qualcosa di diverso, è più buono. – disse ad un Tom diventato improvvisamente silenzioso.
Finalmente la teneva tra le braccia, il suo minuscolo corpo premeva contro il suo ampio torace, le sue lunghe e snelle gambe erano attorcigliate con le sue e lui, stava decisamente catalogando quei minuti come i più belli della sua vita.
-A cosa pensi? –chiese lei passandogli due dita su un braccio.
-A quanto sei bella. – mormorò –E a quanto io sia stupido. -
-Perché saresti stup… aspetta, hai appena detto che sono bella? – mormorò stupita cercando gli occhi chiari del ragazzo e sorridendo leggermente soddisfatta.
-Ho detto solo bella? – posò le mani sui suoi fianchi e la tirò su verso di se –volevo dire bellissima. Sono stato uno stupido a non dirtelo prima in tutti questi anni. Sono stato stupido a non farti mia subito, ti ho sempre voluta ed ho sempre pensato che tu fossi fatta per me. -
Sorrise e prima che lei potesse ribattere le circondò le spalle con le braccia e la baciò teneramente. Le barriere che Tom aveva messo su per anni, a forza di vederla con altri ragazzi, erano completamente cedute.
Con sua compiaciuta sorpresa, il ragazzo notò che Emma, sorridendo sulle sue labbra, si gettò nel bacio con una passione travolgente. Salì sul suo corpo a cavalcioni e passò le mani tra quei capelli biondo innaturale che le avevano sempre fatto provare dei brividi e sorrise.
-Resta Thomas, resta qui con me. Non te ne devi andare mai. -
Risero e rimasero a sorridersi guardandosi negli occhi per molto altro tempo, finchè entrambi non crollarono addormentati, uno nelle braccia dell’altro.



Emma Charlotte Duerre Watson e Thomas Andrew Felton.


NOTE DELL'AUTRICE: 
One shot sul Tomma, nata da un'improvvisa ispirazione notturne. Spero sul serio che vi piaccia, anche se l'ho scritta un po' velocemente e forse con qualche distrazione. 

Aspetto vostre opinioni, ovviamente critiche e non.

Ps: un grazie, grazie alla mia nuova Beta.. Arwen Williams !

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Baci, Dianna. 
  
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