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Autore: ___MoonLight    15/07/2012    4 recensioni
Dal Capitolo 2: [...] sentì un fragore di vetri infranti. Si voltò interdetta, già pronta a scagliare la lama, ma vide il sicario barcollare in avanti, un fiotto di sangue che gli colava lungo il collo.
Natasha lanciò uno sguardo fulmineo al vetro della finestra con un foro e un reticolo di crepe che lo circondava. Sulla parete opposta era infissa una freccia grondante di sangue.
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: Lime, Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Chapter 2
-
I was waiting for you, dumbass

 
 
Obiettivo: Avanindra Atal, uomo d’affari in contatto con i Dieci Anelli. Impiegato alla banca centrale di Delhi.
Accusato di pluriomicidio, traffico di droga, traffico di armi e finanze con gruppi terroristici,  favoreggiamento della prostituzione...  
Posizione: Delhi – Vicinanze Blocco E.
Obiettivo missione: Eliminazione.
 
Natasha fece scorrere rapidamente le informazioni sul palmare, assicurandosi di nuovo della sua missione. Era appena rientrata nell’appartamento dopo aver combinato l’incontro con Avanindra. Adesso doveva solo aspettare che si facesse vivo e sperare che non sorgessero complicazioni.
Uno scherzetto per lei. Facile e veloce. Entro il giorno dopo sarebbe stata assegnata ad un’altra missione.
Guardò distrattamente fuori dalla finestra: la pioggia continuava a cadere da almeno un’ora, formando una seconda cappa di umidità intorno a quella afosa città, ma alla fine un po’ di caldo era quello che le ci voleva dopo essere stata nella sua gelida Mosca.
Scacciò il pensiero della sua città natale dalle testa e rimase a fissare le piccole gocce di pioggia che continuavano a picchiettare sul vetro.
 


-Penso che oggi amerò il letto più di qualunque altra cosa...- biascicò Hawkeye poggiando la testa contro lo specchio dell’ascensore e bagnandolo con i capelli umidi.
 
Intravide le sue occhiaie sulla superficie lucida: ad ogni battito di ciglia rischiava di collassare addosso a Natasha che lo sostenava stancamente per il colletto della divisa. Le porte si aprirono con un “ding” speranzoso, e la prima idea di Barton fu quella di compiere uno scatto da velocista verso la stanza, ma il solo pensiero gli provocò delle stilettate di dolore alle gambe. Natasha gli diede un colpetto sulla spalla per riscuoterlo, e lui uscì dal suo cantuccio per seguirla trascinando i piedi mentre la seguiva per il breve corridoio mal illuminato.
Barton si riaccasciò sulla porta della loro stanza, nella quale entravano per la prima volta dal loro arrivo a Budapest. La donna lo prese di nuovo per il colletto della maglia impedendogli di schiantarsi a terra mentre apriva la porta.
 
-Clint, resisti almeno fino al...- Natasha si interruppe bruscamente nel vedere la stanza.
 
Barton non osò alzare lo sguardo.
 
-Nat, cosa c’è che non va nel letto?- mormorò disperato.
 
Sollevò finalmente lo sguardo: un brutto e vecchio letto matrimoniale.
Avevano davvero dato l’idea della “coppietta felice”?
Il receptionist si sarebbe ritrovato una freccia in un qualche luogo...
 
-Ah, capisco...- disse lui contrito.
 
Si voltò verso Natasha:
 
-Qual è il problema?- osservò varcando la soglia in stato catatonico.
 
Natasha richiuse la porta dietro di loro e prese a fissarlo con il suo sguardo freddo e minaccioso che avrebbe terrorizzato chiunque. Non lui.
 
-Io per terra non ci dormo.- disse deciso, guardando schifato la moquette consunta.
 
Natasha giocherellò tranquillamente con un coltello apparso fra le sue mani:
 
-Potremmo risolvere la cosa pacificamente.-
 
-Tutto ciò che vuoi: ma lasciami dormire.-
 
La donna sospirò, rinfoderando il coltello.
 
-Te lo concedo per la mia doccia.- annunciò accennando al letto, e iniziò a riporre meticolosamente le sue armi.
 
Hawkeye fu molto più diretto: gettò in un angolo arco e faretra, scalciò via gli anfibi mentre si toglieva la giacca ed in meno di tre secondi era in mutande e si era appropriato delle due splendide piazze del letto, sotto lo sguardo allibito di Natasha che aveva fatto appena in tempo a togliersi la cintura.
 
-Vai pure, poi ti raggiungo.- bofonchiò lui con la voce soffocata dal materasso.
 
Natasha alzò un sopracciglio e si avviò senza commentare al minuscolo bagno, seguita con la coda dell’occhio da Hawkeye finché non chiuse la porta dietro di lei.
Approfittò della sua assenza per sfilarsi anche i boxer e per spalmarsi felicemente sul letto fresco.
Soppesò le due opzioni che aveva di fronte: “doccia&Nat” o “letto&sonno”.
La prima era molto più invitante, concluse prima di crollare addormentato.
Non sapeva quanto tempo fosse passato, ma quando si risvegliò si ritrovò magicamente per terra, a pancia all’aria, nudo. E con Natasha che torreggiava su di lui, avvolta unicamente nell’asciugamano.
 
“Oh, no... stai buono, tu.” pensò irritato, lanciandosi un’occhiata “a sud”.
 
-Ti ho aspettato, idiota.- commentò risentita Natasha, prima di lasciar cadere con nonchalance l’asciugamano e sdraiarsi sul letto senza pudore, come sempre con lui,  coprendosi solo con il lenzuolo.
 
Hawkeye rimase perplesso per qualche secondo cercando di connettere quello che aveva appena visto –probabilmente le porte del Paradiso, nel suo stato attuale- con le sue possibili conseguenze... estremamente piacevoli, doveva ammettere.
 
“Letto&Nat.” quella combinazione gli piaceva.
 
Barton  si insinuò sotto le coperte, scivolando accanto a lei; fece scorrere una mano lungo il suo fianco e le baciò passionalmente il collo.
La donna si voltò verso di lui, cercando le sue labbra e facendo aderire il suo corpo al proprio.
 
“Budapest... meravigliosa Budapest.”


 
Si riscosse improvvisamente dai suoi pensieri quando un piccolo lampo nel cielo illuminò per un istante i tetti davanti a lei.
Doveva incominciare a prepararsi.
 
 

***

 
 
Bussarono alla porta. Tre colpi brevi, uno lungo, due brevi, come concordato: era Avanindra.
Natasha si raddrizzò all’istante a sedere sul letto, controllando contemporaneamente che il bracciale al polso sinistro fosse ben chiuso. Cercò a tentoni la pistola con il silenziatore nascosta dietro la testiera del letto per ogni evenienza: non si sarebbe fatta trovare impreparata.
Scivolò silenziosamente verso la porta e sbirciò dallo spioncino: il volto flaccido di Avanidra ricambiò il suo sguardo. Represse una smorfia disgustata: a volte le piaceva “giocare con la preda”, ma in quel caso decise che avrebbe semplicemente chiuso la questione nel modo più rapido possibile.
Schiuse la porta quel tanto che bastava per far entrare l’uomo, di certo non poco, e lo fissò con sufficienza, nascondendo il suo ribrezzo dietro la sua maschera glaciale.
Atal non si degnò neanche di rivolgerle la parola e prese immediatamente a sciogliersi la cravatta e a liberarsi della giacca.
Natasha si accigliò appena, degradando quel verme al livello più basso della catena alimentare.
Si adagiò con mosse lente sul letto, fissandolo languidamente.
Dentro di sé l’aveva già massacrato almeno dodici volte ed ucciso cinque. Quel lavoro sarebbe stato una vera soddisfazione, soprattutto se avesse anche solo osato sfiorarla. Poteva cominciare dalle mani...
Lui si portò davanti a lei con un sorrisetto per niente rassicurante e prese a slacciarsi la cintura, sfilandosela.
 
“Non credo proprio.” pensò schifata.
 
Prima che potesse fare altro gli tolse la cintura dalle mani e si alzò dal letto con fare suadente, legandogli la cintura sugli occhi e portandosi alle sue spalle, cercando di toccarlo il meno possibile e facendogli credere che quello fosse l’inizio di un qualche giochino erotico. Niente di più sbagliato.
Natasha sfoderò con un gesto fluido lo stiletto, mantenendo l’altra mano sulla spalla di Avanindra, come per stuzzicarlo, mentre in realtà lo teneva fermo per piantargli l’arma nel mezzo della schiena e per non farlo cadere in avanti. Rafforzò la presa sulla spalla e strinse i denti, sferrando un colpo preciso e letale in mezzo alle scapole.
L’uomo emise un respiro spezzato quando l’aria gli uscì di colpo dai polmoni, e rimase a braccia spalancate, con la testa inarcata all’indietro in un muto grido di dolore.
Natasha fece per sfilare il pugnale dal corpo, ma la punta rimase infissa in qualcosa di...
 
“Kevlar. Merda.”realizzò troppo tardi la donna, e i suoi sensi agirono prima della sua mente: si abbassò di colpo e rotolò all’indietro, schivando il fendente di Avanindra che, ben lontano dall’essere morto, aveva sguainato un coltellaccio e si era girato nel tentativo di colpirla.
 
Si tolse con rabbia la cintura dagli occhi, fissandola furioso.
Natasha lo fissò dal basso, in posizione difensiva, presa in contropiede ma determinata a portarsi in vantaggio su quell’avversario inaspettato. Probabilmente Atal aveva fiutato guai dietro quell’invito decisamente insolito e si era premunito. Non aveva ovviamente immaginato di dover affrontare uno dei migliori assassini del mondo, e di certo non era in grado di tenerle testa.
Avanindra caricò un colpo scagliandosi verso di lei, deciso ad ucciderla e cantando già vittoria.
Natasha scartò di lato evitando facilmente il colpo, gli afferrò la mano armata e gli torse il polso, spezzandoglielo; il coltello non era ancora caduto a terra che il laccio nascosto nel suo bracciale affondava già nel collo di Avanindra, strangolandolo.
L’uomo emise un rantolo strozzato in cerca d’aria, ma Natasha gli fece cedere le ginocchia con un colpo preciso e gli premette il volto contro la moquette per soffocare i suoi spasmi disperati. In mezzo minuto giaceva morto ai suoi piedi.
Ritrasse il laccio e rimase in ascolto per qualche istante, ma nessun rumore ruppe il monotono scroscio della pioggia.
Si alzò in fretta, in cerca del sacco nel quale avrebbe fatto sparire il cadavere: non doveva lasciare tracce, tanto più con il giro di agganci di cui disponeva Atal.
Aveva appena mosso un passo che qualcuno sfondò con violenza la porta, e un uomo sulla trentina fece irruzione nella stanza, con un revolver in mano e un cipiglio minaccioso.
Si bloccò sulla soglia, spaesato, l’arma puntata sul corpo inerme di Atal. Spostò lo sguardo da lui a Natasha, poi di nuovo a lui. La donna rimase in guardia, non capendo chi fosse l’obiettivo del sicario, ma con un brutto presentimento.
Il sicario esitò ancora un istante, poi si aprì in un ghigno trionfante e puntò il revolver contro di lei, che si rese conto troppo tardi di essere in una posizione svantaggiosa, non avendo alcuna arma da fuoco o da lancio a portata di mano.
Fece per buttarsi sul corpo di Avanindra per recuperare il pugnale, e sentì un fragore di vetri infranti. Si voltò interdetta, già pronta a scagliare la lama, ma vide il sicario barcollare in avanti, un fiotto di sangue che gli colava lungo il collo.
Natasha lanciò uno sguardo fulmineo al vetro della finestra con un foro e un reticolo di crepe che lo circondava. Sulla parete opposta era infissa una freccia grondante di sangue.
Rimase paralizzata sul posto, gli occhi ipnotizzati dal dardo metallico, cercando di fare ordine nei suoi pensieri.
Un secondo tintinnio di vetri a pochi attimi di distanza dal precedente la distrasse e la fece balzare in piedi, mentre una freccia si conficcava nell’occhio di Avanindra. Natasha fece appena in tempo a focalizzarla che il cadavere prese fuoco.
La donna lanciò un’ultima occhiata alla finestra traforata e schizzò verso l’uscita, mentre voci concitate si levavano dalla strada sottostante.
 
 

***

 
 
“Figli di puttana.”


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Note Delle Autrici:

Yes, we are back! Again...
Ok, finita l'ora d'inglese. Rieccoci con i nostri due "piccioncini" (lescrittricinonhannocapitouncazzosuquestacoppia coffcoff *brusio di sottofondo e sguardi contrariati dei suddetti*)
Botte e sangue. E tanto altro. Chi non ama i flashback? *sguardo ammiccante alla Hawkeye* [MoonRay sviene e Light le fa aria con sguardo perso]

Ah, piccolo avviso: non abbiamo la minima idea, e non siamo riuscite neanche a trovare informazioni su cosa sia successo esattamente a Budapest, così abbiamo inventato di sana pianta. Se qualcuno vuole illuminarci su questo punto, sia lodato dall'alto dei cieli *Wesker docet* perché moriamo dalla curiosità. Anche se la nostra versione non ci sembra così improbabile... o almeno in parte.

Un grande grazie a renney, ___Nick, KeepLove_Jeremy e Rogue92 che hanno recensito gli scorsi capitoli :) (Fan di Jenner, unitevi! *Light delira*)
Beh, vi lasciamo a questi amorini (rieccochenoncapisconouncazzo coffcoff *Hawkeye incocca freccia*)
Sayonara,

Sunset In The Darkness aka Moon&Light

P.S. Il rating è arancione per un motivo... xD
   
 
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