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Autore: twobirdsonesong    15/07/2012    0 recensioni
Una serie di adorabili racconti sui fratelli Anderson, dalla loro infanzia all'adolescenza, narrati in tanti brevi capitoletti; momenti di vita quotidiana, problemi, lacrime e risate, sempre all'insegna dell'amore fraterno.
Traduzione della fan fiction americana "No Fortress so Strong" di Twobirdsonesong, su Scarves&Cofee.net
Basically backstory about the relationship between the Anderson brothers.
Told in a series of vignettes.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio
Note: Raccolta, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Cooper deve dire addio a Blaine.

Dopo questo capitolo ci sarà un breve, tenero epilogo, e poi avremo finito.
Grazie a tutti coloro che hanno letto.
 
 




Blaine aveva diciotto anni, quando impacchettò l'ultimo dei suo cravattini e i suoi maglioni, i suoi libri e le sue fotografie, dentro ad un enorme scatolone da trascolo, chiudendolo saldamente con del nastro adesivo.

Non vi erano poi così tante cose da portare, alla fine, più che altro qualche vestito, pochi oggetti personali, lo stretto indispensabile. La sua nuova stanza, nel dormitorio del campus, avrebbe fornito lui tutti i mobili di cui avrebbe avuto bisogno - una scrivania, una sedia ed un armadio - anche se sarebbero stati talmente vecchi ed usati, che sarebbe stato piuttosto difficile riuscire a definirli come vera e propria mobilia.

Sarebbe stato fortunato se vi fosse entrato tutto, in quella stanza. E comunque, il suo letto non sarebbe mai entrato in una di quelle stanze di dormitorio.  Inoltre, aveva già dormito fin troppe notti - molte più di quanto avesse voluto - in quel letto senza Kurt; non gli dispiaceva poi così tanto dormire in un letto nuovo, uno che non fosse appesantito dal ricordo del corpo di Kurt, il lungo profumo sbiadito dei suoi capelli e la sua pelle.

E se avesse voluto qualsiasi altra cosa per rendere il suo dormitorio molto meno vicino ad un istituto e più simile ad una casa, avrebbe comprato qualcosa a New York. Era sicuro che Kurt sarebbe stato felice di portarlo con sè a fare shopping, come loro appuntamento. Dio, quanto gli erano mancati i loro appuntamenti.

Blaine non conosceva il suo nuovo compagno di stanza; aveva solamente un nome ( Sean ) ed una serie di informazioni di contatto fornite dall' università, che non aveva ancora controllato. Ma non voleva incominciare con il piede sbagliato con lui, occupando tutto il suo spazio con il proprio poster di Wicked ( il suo regalo di compleanno, autografato dal cast, che Kurt gli aveva spedito ) e con le sue più o meno duecento fotografie di Kurt, Cooper e i suoi amici del McKinley, persino alcune con i Warblers. 

Blaine si era trasferito alla Dalton dalla sua vecchia scuola, ricordava cosa significasse doversi abituare ad una nuova persona in uno spazio chiuso, dove la tensione può arrivare alle stelle e l'impeto può crescere alla minina provocazione.

Nell'arco degli ultimi due anni aveva fatto passi da gigante, passando dal ragazzino ferito e spaventato che aveva varcato per la prima volta le soglie della Dalton Academy, con lo sguardo basso e le cicatrici fresche, al giovane uomo tradito e cacciato via dalla sua stessa casa, perchè aveva osato seguire il suo cuore.

Eppure, era ancora preoccupato. Come avrebbe potuto non esserlo? Sapevo che si trattava di New York e che le cose sarebbero andate diversamente da quella piccola cittadina in Ohio, ma non conosceva il suo compagno di stanza. Non ancora. Non avrebbe nascosto la sua identità, mai, ma non sarebbe certo arrivato lì mostrando orgogliosamente una bandiera arcobaleno e sfoggiando un tatuaggio con il nome del suo ragazzo, proprio all'altezza del cuore ( Kurt aveva vietato lui qualsiasi pensiero riguardo all'idea di farsi un tatuaggio quando avrebbe compiuto diciotto anni. Blaine non gli avrebbe certo detto che aveva nascosto in una scatola una serie di potenziali disegni, nel caso in cui Kurt avesse finalmente cambiato idea. )

Cooper rientrò nella stanza, dopo il suo ultimo viaggio fino alla porta d' ingresso, trasportando uno degli ennesimi scatoloni che Blaine aveva impacchettato per la sua partenza. La compagnia di traslochi sarebbe arrivata a breve, e Cooper voleva essere pronto per quel momento. Si era offerto di trasportare lui stesso tutti gli effetti di Blaine fino a New York, di fare una specie di gita fino a lì, ma Blaine aveva rifiutato.

<< Hai le tue lezioni da prepare, Coop. Ed è un viaggio troppo lungo, solamente per portare le mie cose. >> gli aveva detto.

<< Non si tratta solo di fare una consegna, Bi. >> aveva risposto Cooper, e le sue braccia erano già perfettamente consce che non avrebbero più potuto stringere Blaine per molto tempo << E tu lo sai. >>

Blaine sapeva che Cooper non era pronto a lasciarlo andare, a separare le loro vite. Da circa un paio di settimane, Cooper aveva incominciato ad alternare uno stato di isteria ad uno di depressione, e il suo umore aveva iniziato a farsi sempre più instabile mano a mano che si avvicinava il momento della partenza di Blaine: un giorno era costantemente alle calcagna di Blaine, trascorrendo assieme a lui ogni singolo istante della giornata; un altro giorno se ne stava rinchiuso nella propria camera da letto, utilizzando come giustificazione il suo lavoro o qualsiasi altra sciocchezza senza senso, che Blaine riusciva chiaramente ad interpretare come una scusa.

Blaine capiva. Lo capiva veramente.

Cooper aveva cambiato ogni cosa per lui, aveva alterato la sua vita intera. Per lui. 

Era ritornato in Ohio dopo che Blaine era stato picchiato e insultato, per stare più vicino a lui; aveva cambiato scuole e tutto quanto, per essere lì per lui ogni volta che avesse potuto. E poi si era trasferito di nuovo quando Blaine aveva avuto bisogno un nuovo posto in cui vivere. Non c'era niente che Blaine potesse fare per ripagare quel genere di sacrificio. 

Sperava solamente che Cooper sapesse, che capisse veramente, quanto fosse grato per tutto ciò che suo fratello aveva fatto per lui e che avrebbe continuato a fare per lui.

Ad essere onesto con sè stesso, neanche lui era veramente pronto ad andarsene. Il suo desiderio, il suo incontebile bisogno di ritornare da Kurt si scontravano contro quel magone allo stomaco e la voglia di restare, di rimanere a casa con Cooper, dove sarebbe stato al sicuro, a suo agio e protetto.

Ci aveva pensato qualche volta, aveva pensato di declinare la sua ammissione alla " Tisch School of the Arts" di New York e trovare lavoro a Lima. Magari al Lima Bean - lui era particolarmente ben voluto lì ed era abbastanza certo che gli avrebbero permesso di sistemare un pianoforte nel lato posteriore della sala e suonare ogni sabato sera per qualche straordinario. Erano solamente una serie di ridicole fantasie e lui si vergognava molto all'idea di averle anche solo prese in considerazione per un momento, eppure lo aveva fatto, di notte fonda quando non riusciva a dormire a causa della preoccupazione, della paura e dell'ansia che avevano formato quel gigantesco buco nel suo stomaco.

Quelle erano le notti in cui la mancanza di Kurt si faceva sentire maggiormente, non che non sentisse la sua mancanza con ogni singola fibra del suo essere in ogni momento e ogni giorno. Ma quelle notti, quando la sua stanza diventava immediatamente così stretta ed angusta, e allo stesso tempo talmente grande per lui, Blaine si accoccolava su un fianco ed immaginava la testa di Kurt sul cuscino di fianco al suo; immaginava di poter sentire il ritmo chiaro del cuore di Kurt e il gentile soffio del suo respiro nel freddo silenzio della notte.

<< Ok, hai impacchettato ogni cosa? Sei assolutamente sicuro? >> domandò Cooper, guardandosi intorno nella stanza, con le mani sui fianchi.

Anche se tutti i suoi mobili erano ancora lì, la stanza di Blaine sembrava così terribilmente, dolorosamente vuota: il letto si trovava dove era sempre stato, con le stesse lenzuola e le federe che erano sempre state lì. Erano una delle prime cose che Cooper aveva comprato quando aveva portato Blaine in quella casa.

Il letto nel dormitorio di Blaine sarebbe stato molto più piccolo di quello e avrebbe avuto bisogno di un nuovo corredo; Cooper era felice che Blaine avesse la possibilità di ritrovare qualcosa di familiare, quando sarebbe ritornato a casa per fare lui visita. E quelle lenzuola blu, assieme alla copertina di pail, erano di conforto anche per Cooper; era felice di poterli vedere ogni volta che sarebbe passato di fronte alla stanza di Blaine, che adesso avrebbe dovuto trasformare nella sua camera.

Sarebbe stato quasi come far finta che Blaine stesse trascorrendo la notte a casa di Kurt. Quasi.

<< Se me lo domandi ancora una volta, ti tirò un pugno in faccia! >> disse Blaine.

<< Sto solo cercando di accertarmi che tu non dimentichi niente. >> Cooper si passò le mani fra i capelli, scostandoseli dalla fronte. Era ancora presto, ma era stata una settimana molto calda ed umida e Cooper riusciva a sentire il sudore scorrere lungo le sue tempie << Non è che puoi ritornare a casa per prendere qualsiasi cosa tu abbia dimenticato. >>

Se vi fosse stato appena un po' più di rancore nella sua voce - più di quanto realmente volesse - Blaine non avreebbe di certo potuto biasimarlo. Cooper aveva proposto a Blaine si sistermarsi in un piccolo appartamento, ma il ragazzo aveva insistito affinchè alloggiasse nel dormitorio, assieme alle altre matricole.

<< Che razza di esperienza universitaria sarebbe se non passassi almeno un paio di anni in una grigia, angusta stanza assieme ad altri tre ragazzi che non conosco e che probabilmente non mi piaceranno? >> aveva risposto Blaine, con un sorrisetto sghembo.

<< E comunque, Kurt e Rachel prenderanno un appartamento assieme il prossimo anno; sono sicuro che passerò molto più tempo lì quando non sarò a lezione. >> Blaine scrollò le spalle, con fin troppa indifferenza << I miei compagni di stanza mi adoreranno per questo. >>

Avrebbe portato con sè, di nuovo a New York, le magliette che Kurt gli aveva mandato nell'arco dell'anno. Quelle che Kurt aveva indossato per un paio di giorni e poi spedito a lui, chiuse così saldamente che il tessuto aveva ancora l'odore della sua pelle - il suo bagnoschiuma e la sua acqua di colonia. Blaine le indossava per andare a dormire ogni notte, fino a che non odoravano più di Kurt, ma solamente di sè stesso, e Cooper non lo obbligava a lavarle.

Blaine non riusciva più ad aspettare di essere di nuovo vicino a Kurt, in tutti i sensi, non solo fisicamente. Aveva sentito la mancanza delle loro conversazioni e dei loro silenzi - la profonda e intensa connessione delle loro vite. Ma il suo corpo anelava il tocco delle mani di Kurt e le sue labbra erano secche senza i suoi baci. Il dolore di seppellire il suo naso fra le curve del collo di Kurt, e la sinuosità delle sue anche, e inalare profondamente il suo profumo.

Sapeva che cosa significasse dover trascorrere un anno lontani, ma in realtà non lo sapeva veramente.

Nonostantre tutte le loro promesse di vedersi ogni fine settimana, Kurt era riuscito a ritornare in Ohio solo poche volte nell'arco dell'ultimo anno. Gli Hummel-Hudson non erano mai stati una famiglia ricca, e con due ragazzi al college nello stesso periodo, persino con le borse di studio erano stati costretti a tirare la cinghia, e non potevano proprio permettersi di pagare per Kurt un biglietto aereo per casa ogni settimana. E per quanto lui lo volesse, per quanto desiderasse averne la possibilità, neanche Cooper poteva permettersi di mandare Blaine laggiù, ogni volta che il suo bisogno di Kurt cresceva disperatamente.

E comunque, entrambi erano a scuola. Avevano lezioni, compiti a casa, esami, prove, esercitazioni ed esibizioni che richiedevano la maggior parte del loro tempo ed attenzione. Nessuno dei due avrebbe sacrificato la propria educazione per poche, frenetiche ore assieme.

Ovviamente vi erano state lunghe sessioni di videochiamate su Skype e chiamate al telefono, a tarda notte o di mattina presto. Vi erano stati messaggini ogni giorno, anche se certe volte in quegli sms vi era scritto solamente " Buongiorno", "Buonanotte" e " Ti amo".  Vi erano state lettere e cartoline, che Blaine aveva conservato dentro al proprio armadio, e Kurt aveva rinchiuso dentro alla sua piccola scatola dei ricordi che Blaine gli aveva regalato prima del loro ultimo ballo scolastico assieme. Kurt indossava ogni giorno la chiave della scatola, attaccata ad una catenina che portava al collo, nascosta sotto i vestiti così che potesse sentirne il calore contro la propria pelle.

Kurt era ritornato a casa per la prima volta da quando era partito durante le vacanze di Natale. Blaine aveva incominciato a vibrare dieccitazione per l'arrivo di Kurt con almeno un'intera settimana di anticipo; non era ad impedire a sè stesso di trasformare casa loro in una specie di "Paese delle meraviglie" natalizio.

Cooper aveva lasciato che Blaine decorasse tutta la casa, con un enorme albero di Natale, luci attorno alle finestre e lungo il cornicione; corone di fiori e rami, agrifoglio e fiocchi rossi luminosi ovunque, ed ovviamente qualche rametto sporgente di vischio appeso sopra il letto di Blaine.

Cooper aveva scosso la testa e riso, quando Blaine era ritornato a casa con tutto quel vischio tra le mani, cullandolo con amore.

<< Portalo in camera tua. >> aveva detto Cooper, indicando le scale, il cui corrimano era completament ricoperto di agrifoglio natalizio e di lucine intermittenti << Non pensare per un solo secondo che io non sappia che cosa farete non appena il suo aereo atterrerà. Solo, potreste limitarmi a farlo in camera vostra? Per il mio bene. >>

Blaine non aveva avuto neanche la decenza di arrossire; aveva solamente sorriso così ampiamente da far scomparire i suoi occhi, e poi era corso rapidamente su per le scale, cantando "Baby It’s Cold Outside " lungo il suo cammino.

Quando finalmente Kurt si era presentato a casa di Cooper, un paio di ore dopo che il suo aereo era atterrato ( chiaramente si era prima fermato a casa dei suoi genitori ), Cooper era rimasto in cucina mentre Blaine andava ad aprire la porta. Aveva sentito il tonfo della borsa da notte di Kurt, lasciata cadere a terra, e l'inconfondibile frastuono di due corpi che scontrarsi contro il muro. Ci erano voluti almeno venti minuti prima che Kurt e Blaine si separassero e ritrovassero la via verso la cucina, mano nella mano, camminando così vicini l'uno all'altro da far scontrare le loro spalle.

Cooper per un pelo non rimase acceccato dai sorrisi smaglianti sui loro volti.

<< Hey, Coop. >> aveva detto Kurt. Non appena avevano smesso di camminare, Blaine aveva fatto scivolare il proprio braccio attorno alla vita del ragazzo, avvicinandolo a sè il più possibile.

<< E' bello rivederti, Kurt. >> Cooper lo aveva accolto con un abbraccio, reso piuttosto impacciato dal rifiuto di Blaine si togliersi di mezzo << Come si sta comportanto New York con te? >>

Kurt aveva aperto la bocca per rispondere, ma Blaine lo aveva trascinato fuori dalla cucina, mentre questi farfugliava ed incespicava leggermente.

<< Ne parleremo più tardi, Coop! >> aveva detto << Kurt e io dobbiamo recuperare il tempo perduto! >>

Poi se ne erano andati, e Cooper non era riuscito ad impedirsi di ridere nel sentire il rumore dei loro passi su per le scale e la porta della stanza di Blaine che si chiudeva dietro di loro. Non li aveva più rivisti per almeno due ore intere. 

Ovviamente durante quel lungo anno lontani l'uno dall'altro vi erano stati dei momenti negativi - vivaci litigi e discussioni infelici riguardo al tempo, alla distanza; l'inevitabile difficoltò della loro distanza. E poi c' erano state quelle due settimana durante le quali non si erano detti neanche una sola parola.

L'unica volta in cui Cooper aveva visto Blaine così depresso come durante quelle settimane era stato poco dopo che era stato buttato fuori casa dai loro genitori. Parlava a malapena; non cantò neanche una sola nota. Non mangiava a meno che Cooper non si mettesse a sedere di fianco a lui, al bancone della cucina, imboccandolo quasi a forza. Andava a lezione e faceva i suoi compiti per casa, ma Cooper riusciva a vedere che non era effettivamente presente, non lo era affatto. La sua pelle era pallida ed opaca, le spalle continuamante abbassate. La sua tipica luce era andata via dai suoi occhi.

Cooper sapeva che non c'era niente che potesse fare per lenire il dolore di Blaine. Poteva solamente essere lì per lui fino a che, assieme a Kurt, non fosse arrivato ad una soluzione, qualsiasi cosa fosse accaduta fra di loro.  

Non era mai riuscito a scoprire riguardo a cosa avessero litigato.

Nonostante tutto ciò che avevano passato assieme - come fratelli, come famiglia - Cooper sapeva che c'erano alcune cose nelle quali non avrebbe dovuto immischiarsi.  Cooper capiva che c'erano cose che esistevano solamente fra Kurt e Blaine, e a lui stava bene così.

<< Hey, Coop? >>

Cooper si voltò, dalla sua postazione di fronte alla libreria di Blaine - che stava osservando con espressione vacua - per trovare suo fratello, in piedi proprio al suo fianco. Indossava dei comodi indumenti da viaggio e stringeva fra le mani l'orologio da taschino di suo nonno, quello che Cooper gli aveva regalato prima di lasciare l'Ohio per l'università; quello che indossava praticamente ogni giorno, sin da quel momento.

<< Non ti azzardare a restituirmelo! >> disse Cooper, più duramente di quanto volesse. Se vi avesse anche solamente pensato, se avesse pensato di strappare via a Blaine quell'orologio, avrebbe incominciato a piangere e non avrebbe mai smesso.

<< Ma... >>

<< Io terrò il tuo stupido cravattino rosa e tu terrai l'orologio. Ecco tutto. >>

Blaine deglutì rumorosamente, trattenendo le lacrime mentre si riagganciava la catenina alla cintola ed infilava nuovamente il suo orologio nella sua tasca, dove era il suo posto.

<< Avevo intenzione di portare il mio orsacchiotto Coop con me, ma... >> farfugliò Blaine, sorridendo impacciatamente. L'orsacchiotto che aveva comprato con Cooper da " Built-a- Bear" e che dopo tutti questi anni stava ancora seduto in cima alla sua libreria.

<< Sì, non è esattamente quella la prima impressione che vorresti dare ai tuoi nuovi compagni di stanza, giusto? >>

<< Non esattamente. >>

<< Va bene. >> Cooper lanciò uno sguardo all'orsacchiotto e il pensiero andò a quello che si trovava seduto sopra ad una mensola del suo ripostiglio << Mi prenderò cura di
lui. >>

Lo sguardo di Blaine si sofferò sull'orologio e il respiro gli si mozzò in gola.

<< E'... è ora di andare. >> disse.

Cooper annuì. Blaine diede un'ultima occhiata intorno alla sua stanza, prima di voltersi e dirigersi nuovamente giù per le scale. Cooper spense la luce e seguì Blaine, lasciando però la porta aperta.
 
 

*


 
Il viaggio fino in aeroporto fu stranamente silenzioso, fin troppo corto e allo stesso tempo dolorosamente lungo. La radio era accesa, ma per una volta nessuno dei due stava cantanto sopra di essa. Le dita di Blaine tamburellavano silenziosamente contro il suo ginocchio e le sue spalle erano così in tensione che gli stessi muscoli di Cooper facevano male.  L'aeroporto si ampliò in lontananza di fronte a loro mentre Cooper guidava verso i terminali di partenza, e la sua vista fece strinsere il suo stomaco dolorosamente.

L'unico altro edificio che suscitava una reazione così viscerale era l'ospedale, sebbene le ragioni fossero un tantino differenti.

Trovò un parcheggio proprio di fronte al terminale di partenza di Blaine e poi rimase fermo lì per un momento, stringendo il volante in una presa talmente forte da fargli diventare le nocche completamente bianche, prima di slacciarsi la cintura e saltare giù dalla macchina.

Blaine afferrò la sua borsa a tracolla e il bagaglio a mano - qualche vestito, nel caso in cui il suo bagaglio venisse smarrito sulla via di New York. Kurt lo avrebbe incontrato all'aeroporto JFK a New York quando sarebbe atterrato e, sinceramente, non aveva bisogno di altro.

Poco dopo, Blaine era in piedi sul bordo della strada di fronte al terminale, il suo bagaglio a mano di fianco a lui. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma poi la chiuse nuovamente.

<< Beh... >> disse Cooper, e ogni altra parola che avrebbe voluto dire si bloccò di colpo nella sua gola.

Era quasi felice che non gli fosse concesso di andare fino al cancello d'imbarco assieme a Blaine. Non era certo di essere in grado di lasciarlo andare se lo avesse visto di fronte a quelle porte, la carta d'imbarco in mano, pronto a voltarsi e salire su quell'aereo.

Blaine si gettò addosso a Cooper, gettando quasi a terra la sua valigia e avvolgendo le sue braccia attorno a suo fratello, più forte che poteva. Seppellì la sua faccia nelle spalle di Cooper e sentì le lacrime, quelle che aveva trattenuto per tutto il giorno, formarsi calde e dolorose dentro ai suoi occhi. Le lasciò cadere.

<< Coop.. >> farfugliò, e la sua voce era rauce e incrinata dall'emozione. Il suo petto faceva male e il suo stomaco si stava stringendo.

Non poteva farlo; non poteva andarsene.

<< Lo so. >> 

Cooper si strinse il fratellino al petto, forse un po' troppo forte; Blaine probabilmente non riusciva a respirare e a Cooper non importava. Non avrebbe potuto stringerlo in quel modo per mesi. Mesi. Erano trascorsi due anni da quanto non aveva passato più di un paio di giorni senza dare a Blaine un abbraccio, o posare la mano sulla sua spalla per rassicurarli entrambi.  Non sapeva che cosa avrebbe fatto.

Probabilmente Blaine non sarebbe tornato a casa fino a Natale; quello sarebbe stato l'ultimo abbraccio di Cooper e - diamine - se voleva che fosse uno da ricordare.

Il fatto che stesse piangendo in pubblico, fuori da un aeroporto, era un dettaglio secondario.

<< Ti voglio bene, Blainers. Dannatamente. E so così incredibilmente fiero di te. >>

<< Ti voglio bene anche io, Coop. >> Blaine finalmente si staccò dall'abbraccio ed indietreggiò. Era un disastro, il visto umido e piedo di lacrime, gli occhi rossi e le ciglia completamente ricoperte di lacrime.

<< Oh, vieni qui. >> Cooper mise una mano a coppa sulla guancia di Blaine ed asciugò le lacrime che stavano ancora scivolando << Piangerai già abbastanza nel momento in cui vedrai Kurt, fai una pausa fino ad allora. >>

Blaine singhiozzò e rise, strofinandosi il naso umidiccio contro il dorso della mano. Era una tantino disgustoso, ma non gli importava veramente.

<< Non è un addio per sempre, vero? >> domandò Blaine, e Cooper quasi non si spezzò nuovamente. Inghiotti il singhiozzo che minacciava di esplodere dentro di lui. Si ricordava, ricordava così chiaramente di aver detto quelle parole a Blaine molti anni prima, quando era stato il suo momento di partire per il college e lasciarsi il suo amato fratello alle spalle.

<< No. >> disse Cooper << Non lo è affatto. >>









N.d.T:  Dio... ç___ç

Ok, diciamo che questo capitolo è, a mio parere, uno dei più commoventi dell'intera fic... oltre al prossimo, ma non voglio spoilerare.

Siamo quasi arrivati alla fine della storia e, sinceramente, sono un po' malinconica... ma del resto, anche le cose belle finiscono. :(  Ci sentiamo la settimana prossima, per il prossimo aggiornamento...anche se molti di voi saranno al Giffoni, immagino... Good for you! ç_ç
  
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