Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Leah Malfoy    15/07/2012    0 recensioni
[LAVORI IN CORSO. (Questa storia rimarrà sospesa fino al 16 settembre, i capitoli saranno revisionati e continuerò a postare dopo la data indicata.)]
''...Doveva partire, doveva prendere quel maledetto treno che l'avrebbe portato lontano da me. Abbracciò Davide che piangeva vicino a me.
-Prenditi cura della mamma mentre io non ci sono.
-Papà, mi mancherai tanto.
Lo osservai mentre baciava sulla fronte Davide, nostro figlio, e in quel momento pensai che non avevo ancora trovato il tempo per dirgli che aspettavo due gemelli.
Lui gli sorrise e mi guardò. Sentii le gambe cedere e per poco non caddi a terra. Le lacrime continuavano a rigare le mie guance.
-Non piangere, tornerò.
Momorai un debole Sì e lo baciai...''
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La farfalla volava tranquilla in quell'immensa distesa azzurra.
Ogni tanto sbandava un po' a causa del vento ma, con il suo battito leggero e con pazienza, proseguiva il suo volo.
Si posò sul bordo del libro aperto e si riposò per qualche istante beandosi della tranquillità che la circondava. Un raggio di sole la colpì e il viola delle sue ali si riflettè sulle pagine bianche creando piccole righe lillà proprio come se fossero tanti brillantini che luccicano alla luce del sole.
Distolsi lo sguardo dalle righe del libro e osservai quel piccolo, magnifico frutto della natura. È difficile pensare che in passato, o soltanto qualche giorno fa, era un banale bruco che non veniva neanche sfiorato dalla vista delle persone eppure si è trasformato dando vita a una graziosa farfalla con le ali viola, ornate da piccoli occhi blu e circondate da venature nere.
Osservai il suo incedere lento e, più volte, difficoltoso; sbatteva le ali con una maestria ipnotizzante.
Riabbassai gli occhi sul libro non appena la farfalla uscì dal mio campo visivo e mi rituffai nelle avventure amorose di Georges Duroy. Ripiombai in quell'atmosfera parigina e in quel mondo intrigante che adoravo tanto e lanciai un urlo quando due mani forti e precocemente abbronzate, richiusero il libro infilando un indice per impedire di perdere la pagina.
Per la seconda volta da quando mi ero seduta ai margini del bosco in quel tiepido pomeriggio, alzai gli occhi azzurri scontrandomi con un sorriso appena accennato e con due occhi verdi.
Sorrisi a mia volta e cercari di togliergli il libro dalle mani ma lui alzò il braccio destro impedendomi di prenderlo.
Mi alzai e cercai invano di afferrare il libro. Sbuffai leggermente irritata da quel comportamento.
Lo guardai negli occhi e lui alzò un sopracciglio.
-E così, le buone maniere le hai dimenticate?
Gli lanciai uno sguardo arrabbiato e lui si accorse, per quanto il suo piccolo cervello potesse sforzarsi, che non ero dell'umore giusto per scherzare.
Tutti i miei amici, parenti e conoscenti, sanno che la lettura per me è un momento Sacro e tutti cercano di non disturbarmi mai mentre sono immersa tra le pagine di un libro eccetto una persona;
Lui.
Nonostante glielo avessi ripetuto tantissime volte non gli entrava in testa anzi, si divertiva a stuzzicarmi proprio quando leggevo.
Ormai lo conoscevo abbastanza da sapere com'era fatto.
I suoi pregi.
I suoi difetti.
Io conoscevo tutto di lui. Non c'era un minimo particolare che mi sfuggisse e conoscendolo bene, sapevo dal suo sguardo che adesso voleva solo una cosa da me.
-Ridammi il libro.
Sibilai tra i denti senza rendermene conto.
- Nervosetta, vero?
Il suo sorriso aumentò e io sbuffai nuovamente.
- Dai cavolo! Non puoi fare sempre così, stavo leggendo un pezzo molto intrigante.
Lui spostò la sua attenzione sul libro e guardò la copertina.
Un uomo in un abito elegante, teneva stretta a sè una donna bionda mentre entrambi erano occupati a guardare il paesaggio oltre la finestra del loro palazzo.
Una vista del tutto sconosciuta ai lettori.
Il ragazzo osservò a lungo la copertina di quel libro, forse provava a figurarsi nelle mente quel paesaggio visibile solo agli occhi dei due attori. Quei due attori così diversi dalla descrizione riportata tra le pagine.
Sicuramente solo la donna era simile alla stessa donna immaginata dalla scrittore mentre l'uomo lasciava un po' a desiderare, non tanto per l'interpretazione ma per la sua mancanza di baffi, nominati molto spesso nel racconto.
Colsi al volo l'occasione e, sfruttando il suo spiccato interesse per la copertina, mi alzai in punta di piedi raggiungendogli il petto.
Non fui sufficientemente svelta e lui abbassò di nuovo lo sguardo su di me.
-Ti. Prego. Fammi finire solo il capitolo e poi vengo con te, non ti chiedo molto, solo questo.
Dissi con un tono tanto pacato che mi stupì.
-Ma cavolo, è da ieri sera che non stiamo un po' insieme e tu preferisci stare con questo stupido libro!
-Cosa?!
Sbottai irritata. Nessuno si deve permettere di chiamare 'stupidi libri' i Miei Libri!
-Hai sentito benissimo.
Disse in tono risoluto.
-Se continui così me ne ritorno da Beatrice.
-Eh? No, no carissima. Tu rimani qua!
Incrociai le braccia sul petto spazientita.
-Sono in grado di decidere da sola, non ho bisogno che mi dai ordini. Poi non sono affari miei, sei stato per due anni a fare quel cavolo di servizio militare e sai bene che non sono andata con nessuno! Ho restito finchè non sei tornato, per ben due anni e tu adesso mi fai questa scenetta solo perchè sei andato in bianco una notte. Le possibilità sono due: o mi dai il libro e aspetti che finisco il capitolo o te ne vai in bianco un'altra notte, la scelta è nelle tue mani.
Lui incrociò il mio sguardo. Acqua azzurra e foglie verdi si scontrarono finchè lui non alzò di nuovo gli occhi sul libro. Abbassò il braccio permettendomi di prenderlo e con due dita mi accarezzò una guancia.
-Scusa.
Mormorò avvicinandosi al mio viso.
Quando le sue labbra incontrarono le mie, le trovarono già dischiuse in un morbido invito.
Lo baciai e la rabbia provata pochi istanti prima sparì velocemente così come era apparsa.
Le sue mani arrivarono a stringere i miei fianchi e mi attirarono al suo corpo, sentì qualcosa di leggermente ingombrante all'altezza del bacino.
Sorrisi crogiolandomi nel suo, nel nostro bacio.
La sua lingua entrò a cercare la mia e, insieme, si accarezzarono.
Con la mano libera gli accarezzai i capelli, quei capelli neri a spazzola che mi ricordavano, ogni volta che li accarezzavo, l'impegno che il mio uomo si era preso.
Servire la patria mettendo in gioco la propria vita.
Mi allontanai tristemente, pensando con dispiacere alla notizia che gli avrei dato.
Appoggai la testa sul suo muscoloso petto, gli infilai la piastrina dell'esercito sotto la maglietta e lo abbracciai stringendolo forte.
-Anche questa sera non ci sono, -Lo sentii irrigidirsi- prima mentre dormivi mi ha chiamato Beatrice e mi ha detto che hanno spostato il mio turno questa notte, adesso sono io che ti devo chiedere scusa.
Alzai leggermente la testa per guardarlo negli occhi. Il suo sguardo era leggermente triste e la colpa era solo mia.
Gli presi una mano e intrecciammo le dita, proprio come quando uscivamo insieme.
-Ormai mi sto quasi abituando all'idea che non ti avrò con me tutte le notti.
Aveva proprio ragione e io non trovavo parole da dirgli. Fare l'infermiera era sempre stato il mio sogno e da piccola mi immaginavo in un futuro da crocerossina, mi attraeva l'idea di andare a salvare la vita o soltanto visitare i soldati feriti in guerra. Ce l'avevo fatta, dopo tanti sforzi, a conquistare il titolo di Infermiera anche se per alcuni può sembrare un banale lavoro e poi, il destino, mi aveva fatto conoscere un militare, un soldato, ma più di tutto, un uomo.
Il Mio Uomo.
Mi riappoggiai al suo petto e pensai al giorno in cui lo incontrai.
Era successo quasi otto anni prima.


Frequentavo il quarto anno al liceo scientifico e la mia migliore amica mi assillava di continuo con un grande evento che ci sarebbe stato in città quella sera: i militari tornavano alla normalità per un paio di giorni.
Da anni mi raccontava di quanto l'eccitasse l'idea di conoscere un militare, uomo o ragazzo che fosse, non le importava, ne voleva conoscere uno e avendo da poco compiuto diciotto anni, i suoi non potevano più impedirle di andare a quell'evento.
Io avevo un anno in meno rispetto a lei e accettai dopo varie suppliche da parte sua di accompagnarla.
Eravamo per i corridoi della scuola che passeggiavamo e lei continuava a elogiare i militari e l'esercito.
-Vedrai, ti divertirai un casino e poi guarda il lato positivo, nessuno ti può fare niente in mezzo a loro.
La guardai scettica.
- Ne dubito. Sai cosa cercano i militari quando hanno dei giorni liberi da trascorrere in città?
Lei sbuffò, tutti sapevano che i soldati erano costretti a periodi di grande astinenza e molti genitori impedivano alle figlie di uscire di casa nei giorni in cui giravano per la città per paura di ritrovarsele con l'ingombro.
- Sano e puro sesso.
- Ecco, appunto per questo io non ci voglio andare.
Lei roteò gli occhi e alzò un sopracciglio.
- Hai paura che ti stuprino?
La guardai allibita.
- Ouh, non dirlo neanche per scherzo, lo sai che io ci tengo alla castità.
Scoppiò a ridere.
- Dai Isabella! Non dire queste oscenità!
- Ma è vero! Allora perchè, secondo te non l'ho ancora fatto con..
Una risata giunse alle mie orecchie.
Non appena la sentii, mi bloccai, da quanto tempo era lì ad ascoltarci?
- Guarda che puoi anche continuare, mica ti stupro.
Stefano.
Mi passò vicino con il suo solito ghigno altezzoso.
Capelli neri perennemente spettinati, occhi azzurro ghiaccio, camminata da figo e, non meno importante, figo indiscusso di tutta la scuola.
E io avevo la (s)fortuna di conoscerlo.
Dio, quanto lo odiavo e pensare che c'ero anche stata assieme.
Mi sfiorò la guancia con due dita e io mi allontanai di scatto.
- Forse ho capito perchè mi hai lasciato appena ho provato a toglierti le mutande. E se penso che abbiamo passato un anno intero a baciarci senza mai andare a fondo... bah, mi dispiace solo per te e per la tua povera castità messa a dura prova dal sottoscritto.
- Vaffanculo Stefano.
Sibilai stringendo i pugni.
- Ci vado volentieri però devi accompagnarmi, mi sono dimenticato la strada. A proposito, questa sera tua mamma ha invitato la mia famiglia a cena, spero che tu sia presente sai, vorrei evitare di passare troppo tempo a sbadigliare.
Già, come immaginavo. Le nostre mamme erano amiche di infanzia e non perdevano mai l'occasione di vedersi, inclusi mariti e figli.
- Mi dispiace ma ho altro da fare.
Mi sorrise di nuovo e io lo odiai sempre di più. Mi guardò con quei suoi occhi azzurri che avevo amato.
- Esci con me questa sera? Mi manca la tua compagnia.
Sostenni il suo sguardo e capii che non mi mentiva.
Per un attimo, un piccolo e veloce attimo, sentii che anche lui mi mancava.
Beatrice, accanto a me, appoggiò una mano sulla mia spalla.
Anche tu mi manchi ma ormai non si può più tornare indietro. Il passato non si può cambiare.
- Ti ho già detto che ho altro da fare.
Abbassò lo sguardo sconfitto ma lo rialzò dopo pochi secondi ostentando la sua superiorità.
- E sentiamo, cos'avresti da fare di così importante?
Sorrisi a Beatrice e, con tutto l'orgoglio che avevo dentro pronunciai le stesse parole che Beatrice cercava di estorcermi da giorni.
- Vado alla festa dei militari in licenza.
Lui sgranò gli occhi e sbattè più volte le palpebre.
Beatrice si lasciò scappare un urletto di gioia.
- Brava, vai a farti montare da qualche soldato chissà, magari lui avrà più fortuna di me.
Senza pensarci due volte gli tirai uno schiaffo sulla guancia e gli lanciai un'ultima occhiata furiosa.
- Non ti permettere mai più di dire queste cose a me. Non sono una troia come tutte quelle che stanno con te.
Mi allontanai velocemente con Beatrice che arrancava dietro a me per starmi dietro.
Mi bruciavano gli occhi per la voglia di piangere. Ricacciai indietro le lacrime e iniziai a pensare a cosa avrei indossato quella sera.
Mi fermai all'improvviso. Beatrice si fermò poco distante da me e mi lanciò un'occhiata incuriosita.
- E adesso che mi metto questa sera?
Mi squadrò dalla testa ai piedi e scoppiò a ridere.
- Ma di cosa ti preoccupi? Meno male che non te ne fregava niente di questa festa.
- Cambiare idea non è vietato dalla legge.
Ci guardammo e iniziammo a ridere.
- Ma scusa, tu non eri quella famosa ragazza che amava alla follia Stefano?..
- Bea, il tempo mi ha cambiata.
-.. eri sempre li a dire Stefano di qua, Stefano di là. Mi hai scassato le palle per più di due anni e adesso Puff, di punto in bianco lo mandi a quel paese e decidi di venire a quel cavolo di evento.. Dimmi un po', cosa ti sta succedendo?
Beatrice aveva pienamente ragione. Le avrei risposto se avessi saputo cosa mi stava succedendo, ma il fatto era che non lo sapeva neanche la sottoscritta.
- Parla, su forza! Guarda che questa sera non voglio una muta accanto, voglio divertirmi.
- Non ne ho la più pallida idea.. Però di una cosa sono sicura, non ho un cavolo di vestito bello da mettere.
Beatrice scosse un po' la testa come a far scomparire qualche pensiero e mi guardò mentre incrociava le braccia sul petto.
- Sai, adesso che ci penso, neanche io ho qualcosa di decente da mettere.. Che facciamo?

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Leah Malfoy