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Autore: Gio10_7    15/07/2012    4 recensioni
Cosa succederebbe se Jace fosse già stato fidanzato da 7 anni anni con Alexis prima di incontrare Clary? Si sarebbe comunque innamorato di lei o sarebbe stato fedele alla ragazza che dice di amare? Alexis non è una Shadowhunter qualsiasi, ha dei poteri di cui nessuno tranne i suoi amici dell'istituto sono a conoscenza. Riuscirà a tenersi stretto Jace?
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Clarissa, Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ehi! Allora, è da un po' che volevo scrivere questa storia e finalmente sono riuscita a pubblicarne l'inizio (: Vi prego di recensire sia se vi piace, sia se non vi piace. 
Grazie e.. Buona lettura! ;D


- Jace! Cosa credi di fare con quella spada? - chiesi. Era da dieci minuti che cercava di farla girare tra le dita affusolate senza tagliarsi. Invano. Alec continuava a fargli degli iratze vicino ai pofondi tagli che si procurava con la lama.
- Non è evidente? Cerco di imparare a maneggiarla come si deve, devo riuscire a usarla come un bastone, senza esitazioni - rispose, con la sua solita aria da superiore. 
- Ah beh, allora buona fortuna! Se continui a usare solo le mani non ci riuscirai mai. E' tutta questione di polso - dissi, alzando gli occhi al cielo per l'incredulità. Era sempre stato cocciuto. E nonostante questo ero riuscita a innamorarmi lo stesso. 
- Mmm.. - si limitò a commentare. Molto illuminante, devo dire. Non avrei saputo fare di meglio.
- Ragazzi, stasera dovete andare al Pandemonium - al suono della voce di Hodge ci girammo tutti, persino Jace lasciò perdere il lavoro con la spada per ascoltarlo, - l'attività dei demoni sta aumentando e il Conclave non riesce a capirne il motivo -. Aveva un'aria molto preoccupata. Le sopracciglia leggermente inarcate verso il basso gli conferivano un'aria più vecchia e stanca.
- Probabilmente è per la misteriosa rinascita di Valentine, sapete, ormai ogni demone che prendiamo ne accenna - sbuffò Jace, sdrammatizzando un po' la preoccupazione di Hodge. 
- Molto divertente Jace, ma non è il momento di scherzare. L'altro giorno mi ha chiamato mia madre e anche lei era strana, continuava a ripetermi di fare attenzione, che questo rialzo dell'attività demoniaca la insospettiva. - ribattè Alec.
- Sappiamo tutti che tua mamma è facilmente influenzabile, Alec. E poi lascia che ci parli io, non riesce a resistere al mio fascino da incantatore - ammiccò Jace. 
Alec sbuffò e gli tirò una gomitata nelle costole, ma per il resto non disse niente. Era abituato quanto me al senso del non-umorismo di Jace. Sentii Hodge ridacchiare sottovoce. 
- Comunque, dovete prepararvi per stasera. Abbiamo dei demoni da stanare. O meglio, avete dei demoni da stanare - si congedò Hodge. Mentre si allontanava dalla stanza dell'allenamento un'altra figura prese il suo posto. Isabelle, bellissima come sempre. Oltre ad essere la mia parabatai era anche la mia più grande amica e confidente.
- Vedo che Hodge vi ha detto del programma di stasera. L'avrei fatto io... prima o poi. Forse più poi che prima. Ok, me ne ero dimenticata, smettetela di guardarmi con quella faccia - esordì lei.
- Ciao anche a te, Isabelle, è sempre bello vederti - Jace.
Lei roteò gli occhi, ma non rispose. Jace riprese i suoi esercizi e io e Isabel andammo nell'altra stanza per allenarci con la spada.
 
Verso le 18.00 finimmo tutti di allenarci e andammo a farci la doccia. Una volta lavato via il sudore, lavato i capelli e avere indossato un paio di jeans e una canittiera lunga puliti, scesi in soggiorno per la cena. Per quella sera avremmo ordinato una pizza, salvandoci così dalla cucina di Isabel. Con tutto il bene che possa volerle, la sua cucina era proprio pessima. A tavola eravamo tutti rilassati, ormai erano anni che andavamo a caccia di demoni. 
- Cosa dice Max di Idris? - chiese Jace metre dava un morso a una fetta di pizza con i wurstel. 
- Che è stupenda e si sta divertendo, ma che gli manca l'Istituto. Dice che vuole tornare per ricominciare ad allenarsi il più presto possibile - rispose Isabelle.
- E anche il nostro Max sta cambiando, ormai è un ometto. Scommetto che non farà fatica a diventare un grande Shadowhunter. Chissà, magari diventerà anche più bravo di te, Jace - dissi guardandolo. 
Si finse offeso e mi lanciò un'occhiataccia. - Questa è una cosa impossibile, mia cara. Nessuno supererà mai il grande Jace - disse, compiaciuto della sua osservazione.
- O il suo ego - replicai ridendo. Mi guadagnai un'altra occhiataccia. - Un po' di sicurezza non fa mai male a nessuno - sospirò lui.
- No. Ma esagerare si. Rende la tua sicurezza arroganza - dissi, decisa.
Jace addentò un'altra fetta di pizza.
- Intanto la mia arroganza è riuscita a conquistare il tuo cuoricino - mi prese in giro. Lanciai ad Alec uno sguardo supplicante, in cerca di appoggio. Jace era veramente testardo quando ci si metteva. Forse vedendo che non ero l'unica a pensare che la sua sicurezza, alias arroganza, straripava avrebbe abbassato un po' la cresta. 
Alec alzò le spalle. - Sai com'è fatto. Non scenderà mai dal piedistallo -. che grande amico sei, Alec, pensai, non saprei cosa fare senza di te, molte grazie. Lo fulminai con lo sguardo. 
Fortunatamente c'era Isabelle, che era stanca quanto me del suo comportamento. - Non mi sembra che tu sia in grado di fare certe battute, Jace. A quanto mi risulta anche il tuo cuoricino è stato conquistato da lei -. Amai Isabelle più che mai. Al mio sguardo pieno di gratitudine, mi fece l'occhiolino.
- Grazie Izzy. Per fortuna qualcuno mi aiuta... - dissi guardando Alec, sottintendendo che la mia frase fosse rivolta a lui. Mi fece un sorriso sghembo e, considerato che sono adulta (anche se non per il Conclave), gli feci una linguaccia.
Il resto della cena proseguì tranquillamente. Finito di mangiare andai nella mia camera, una stanza rettangolare, non troppo grande. Quando entravi ti trovavi davanti una grande finestra e di fianco una scrivania in stile vittoriano (ho una passione per i mobili vecchi) con una sedia di mogano ricoperta di un tessuto celeste. Su uno dei due lati più corti era sistemato un armadio in stile liberty, che ne occupava quasi tutta la lunghezza. Il poco spazio che rimaneva, lasciava spazio alla porta del bagno. L'altro lato corto era occupato dalla toeletta. Di fianco alla porta d'ingresso era posto il letto da una piazza e mezza e dietro ad esso un comodino con una lampada a fiore dentro cui splendeva una stregaluce. Le pareti erano azzurro-turchese, mentre il soffitto era dipinto con il motivo che ricorreva in tutto l'istituto: l'angelo Raziel che usciva dal lago Lyn con la Coppa Mortale in una mano e la Spada Mortale nell'altra.
Aprii l'armadio e ne tirai fuori un abito con un modello semplice e lungo che lasciava poco scoperto il décolleté. Era color turchese con una fascia larga a più strati ornata da perline azzurre e bianche sotto il seno. Al di sopra di essa la stoffa era arricciata in modo da dare una svolta verso destra. Le maniche erano di velluto e quasi trasparenti, ma nascondevano le braccia e, di conseguenza le rune che avrei fatto da lì a poco. Abbinato all'abito c'era un foulard di seta, sempre turchese e un paio di orecchini a forma romboidale color perla. Sotto il vestito misi delle calze reggenti e un paio di scarpe con tacco non troppo alto -sapevo che a Jace non piaceva che fossi alta come lui- chiuse sulla punta. Misi la collana con il ciondolo trasformabile da semplice cerchio arricchito di finti piccoli diamanti a chakram, un'arma con una lama parecchio affilata che ruotava e la mia frusta d'argento, che indossai come un bracciale arrotolandola intorno al polso più volte. In battaglia potevano tornare molto utili. Dopo aver finito i preparativi dei vestiti, mi sedetti alla toletta e mi truccai: un filo di matita celeste e mascara sugli occhi azzurri e una punta di lucidalabbra. Raccolsi i capelli castani in una treccia che cadeva di lato, quasi fin sotto il seno. Quando ebbi finito, uscii dalla mia camera e mi avviai verso l'armeria, dove dovevo trovarmi con gli altri.
Percorsi i lunghi e familiari corridoi, finchè non mi ritrovai davanti alla stanza scelta per l'incontro. Spinsi la porta ed entrai. Sentendo il cigolio dei cardini Jace, Alec e Hodge si girarono a vedere chi fosse entrato. Il mio sguardo cadde subito su Jace. Indossava la tenuta da cacciatore e aveva già il coltello e la spada attaccati al fodero. Il nero dei vestiti risaltava i capelli biondi e gli occhi ambra. Quando mi vide trattenne il fiato.
- Sei bellissima - disse, lasciando uscire l'aria dai polmoni. Arrossì. E lo feci anch'io. Dopo 7 anni che stavamo insieme Jace continuava a lasciarmi senza fiato e cominciavo a pensare che questa cosa non sarebbe mai cambiata. Si avvicinò e mi diede due baci leggeri sulla guaancia e sulle labbra. Quando appoggiò la mano sulla mia schena, mi lasciai sfuggire un brivido di piacere. Fissò i suoi occhi nei miei e restammo a guardarci per un attimo. 
- Ehi piccioncini, dobbiamo muoverci. Hop, hop, muovete i sederini. Hodge, le armi - la voce di Isabelle ci fece sobbalzare e ci staccammo, entrambi rossi in faccia. Guardai Hodge. Indossava il solito abito di tweed. Lo vide muoversi verso lo scaffale e tirarne fuori due coltelli: uno per me e l'altro per Isabelle. Ce li porse e entrambe alzammo il vestito e li infilammo nelle calze reggenti, con la lama rivolta verso il basso.
- Dovrebbero bastare quei due per voi. Il lavoro sporco lo faranno Jace e Alec, sono solo per precauzione -. 
- Giusto. E poi, se dovesse servire, ho la mia frusta legata alla caviglia - disse Isabelle. Hodge annuì in segno di approvazione.
Ci disegnammo a vicenda le rune che sarebbero servite per l'occasione. L'unica differenza fu che Jace e Alec avevano anche quelle per nascondersi alla vista dei mondani.
- E ora, diamo il via alle danze - disse Jace appena fummo pronti.
 
Il piano era che io e Isabelle saremmo entrate come ragazze mondane e avremmo cercato i demoni e li avremmo attirati nella stanza con il cartello dell'ACCESSO PRIVATO che non veniva mai chiusa. Dopo di che era il turno dei ragazzi, che avrebbero dovuto interrogare il demone e successivamente lo avrebbero ucciso. 
Una volta dentro io e Isabelle ci separammo, ma restammo vicine. Qualche ragazzo mi prese e mi tirò in mezzo alla pista per ballare. Non opposi resistenza, muovendomi sarei riuscita a guardarmi meglio intorno. Vidi Isabelle un paio di volte: anche lei stava ballando con dei ragazzi facendo girare lo sguardo tra la folla. Mentre danzavo con un ragazzo che avevo capito chiamarsi Mark, anche se non ne ero affatto sicura, il mio sguardo fu attirato da un ragazzo dai capelli blu, un demone Eidolon, un mutante. Mi scansai da Mark e mi avvicinai al demone, fingendomi una mondana e fingendo che lui mi piacesse e volessi andare in un angolo appartato per darci dentro. Lui accolse la mia richiesta. Bene, pensai, così mi rendi le cose molto più facili. Sorrisi tra me e me e gli lanciai uno sguardo accattivante. Essere donna è già un arma. Avanzai verso d lui, finche mi ritrovai fianco a fianco con Isabelle. Ci guardammo e annuimmo. Il demone pensò che volessimo fare qualcosa a tre, perchè fece un ghigno soddisfatto. Demoni, pensai esasperata e mi trattenni da alzare gli occhi al cielo. 
Arrivammo alla porta con la scritta INGRESSO VIETATO e superammo il demone. Lui dovette girarsi, così non vide Jace e Alec dietro di lui con i coltelli pronti. 
Aprii la porta e mi intrufolai, poi fu il turno di Isabelle e dopo ancora al demone. 
- Beccate - lo sentii dire.

Tadan! Ecco il primo capitolo. So che non succede molto, ma prometto che nel prossimo ci sarà un po più di azione ;)
Baci, Gio.
  
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