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Autore: melieverettcolfer    16/07/2012    5 recensioni
AU | Klaine | Angel!Kurt | Astronaut!Blaine |
in verità, questo è un tema che ho fatto e consegnato alla mia professoressa, credo di aver preso otto, o qualcosa del genere.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sapete com'è, a volte dai temi può venir fuori anche qualcosa di buono. Questa fanfic l'ho scritta tempo fa, è una one-shot, puro fantasy, ma ho deciso comunque di postarla. Spero vi piaccia. :)

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Blaine era lì, in piedi, in mezzo al nulla più infinito.



Una tuta bianca addosso, un casco, delle bombole per l’ossigeno, e il cuore pesante, pieno di solitudine.

Attorno a sé vedeva solo stelle, la vista offuscata dalle lacrime. Mai aveva pensato di potersi sentire così solo come quel giorno, lassù, sulla Luna, nell’Universo.
In realtà, Blaine detestava essere un astronauta. Non era il lavoro adatto a lui. L’aveva scelto solo per accontentare sua madre, prima che morisse. Lei aveva sempre voluto il meglio per lui, ma a quanto pare, si era spenta troppo presto per far sì che questo potesse accadere.
Non parliamo poi del padre, probabilmente scomparso quando ancora il figlio era in tenera età con una di quelle sgualdrine che frequentava ogni sera tradendo sua moglie.
Così, prima di andarsene, essendo appartenuta ad una famiglia che non si faceva mancare niente, sua madre gli aveva lasciato in eredità una quantità spropositata di denaro e un augurio poco chiaro per il futuro.
A rovinargli la vita, era stato quel giorno di un paio d’anni dopo, quell’avviso online, se lo ricordava perfettamente:

 

‘ Cerchiamo uomini coraggiosi. – NASA ‘


I pianeti, le forme di vita misteriose non appartenenti alla Terra, le stelle, la loro vita, l’avevano sempre affascinato parecchio.
A pensarci, l’astronomia gli era sempre piaciuta. Da piccolo amava guardare le stelle in compagnia di quel bambino che aveva sempre trovato così carino. Era diventato suo amico perché l’aveva visto cadere dal dondolo, nel giorno in cui si erano incontrati. Blaine aveva teso la mano verso di lui e l’aveva aiutato ad alzarsi. Da quel giorno erano diventati inseparabili. Ogni sera, finito di giocare al parco giochi,  si sdraiavano sull’erba morbida e profumata e aspettavano che la luce delle stelle inghiottisse il crepuscolo a poco a poco.

Il tutto tenendosi rigorosamente per mano.

Era innamorato di quel bambino, e lo sapeva. Anzi, lo aveva capito sin dalla prima volta nella quale si erano visti, pur essendo molto piccolo. E’ risaputo che a quell’età, provare dei sentimenti che non siano l’amore incondizionato per i genitori è difficile, ma Blaine amava solo sua madre. Suo padre era sempre stato distante e mai l’aveva aiutato, neanche a rialzarsi quando cadeva dalla bicicletta o dall’altalena. Mai una mano tesa, mai nulla. Quindi, aveva finito per attaccarsi ad un’altra vita maschile in modo talmente morboso da innamorarsene, e mai gli era parsa una cosa sbagliata.
E poi, l’altro piccolino sembrava ricambiare. Anche i dolci bacini che si scambiano i bambini, quelli innocenti sulle guance, a volte, possono significare molto.
L’ultima cosa che rimembrava, dopo tutto questo, era il dolore. Non l’aveva più rivisto, dopo un’afosa sera d’estate. Era il suo migliore amico, e l’aveva abbandonato.
Aveva perso tutto, aveva perduto ogni cosa.

Blaine da quel giorno si era ripromesso di non fidarsi mai più di nessuno.

Questi ricordi offuscati stavano riaffiorando nella sua mente, durante quella spedizione, mentre giaceva sul suolo lunare. Le bombole d’ossigeno chiaramente vuote.
Non gli interessava niente. Se fosse morto lì, probabilmente, quelli del suo equipaggio l’avrebbero trovato e lasciato lì. Blaine era senza ombra di dubbio il più abile tra loro. Era risultato il migliore in tutti i test e levarselo dai piedi sarebbe stato solo un grande sollievo.
Poi sarebbe calata la notte, e temperature a dir poco glaciali sarebbero calate come una coltre oscura sul suo corpo, non lasciandogli alcuna via di scampo.
Si addormentò, e pensò che non faceva poi così male.
 


‘ Blaine, Blaine ‘ una voce.
Blaine non si mosse.
La voce, che effettivamente, era più di un effetto sonoro, iniziò a strattonarlo.
Blaine aprì gli occhi a fatica, e si ritrovò circondato da un bianco accecante. Un silenzio ovattato che lo assordava.
E tante, tante piume candide. Forse erano solo quelle a rompere quella monotonia che faceva da sfondo a lui e … a quella creatura che lo stava fissando.
Si stropicciò gli occhi lentamente, per mettere a fuoco, e lo guardò meglio.
Aveva gli occhi azzurri. Azzurri era un po’ riduttivo, a pensarci. Erano blu, celesti, turchesi, cerulei, e dalle pupille sembravano scaturire dei lampi di colore giallo che facevano breccia nelle sue iridi. I suoi capelli erano morbidi e perfettamente curati in un ciuffo impeccabile direzionato verso l’alto, (si poteva parlare di alto e basso in mezzo a tutto quel bianco?), e pelle diafana, che sembrava seta. E le ali.
Sarebbe stato perfettamente umano se non fosse stato per quelle due ali che gli spuntavano dalla schiena.

Era bellissimo, e profumava di ricordi.

Blaine fu colpito da una delucidazione sulle cascate di piume che si riversavano attorno a loro, ma c’erano molte altre cose che non si spiegava.
Si guardò intorno spaesato, gli occhi della mistica creatura ancora posati su di lui. Si chiarì la voce, per paura di aver perso le corde vocali o chissà che cosa, e parlò.
‘ Cosa sei tu, esattamente ? ‘ chiese.
‘ A te cosa sembro ? ‘ la creatura rigirò abilmente la domanda.
‘ Non ho mai creduto molto nel Paradiso, ma a giudicare da quel poco che mi ricordo dal catechismo, sembri essere un angelo ‘ disse Blaine.
‘ E’ esatto. E questo non è il Paradiso. Questi sono i tuoi pensieri. Sono la tua via di fuga dalla realtà ‘
‘ La mia via di fuga? Una dimensione bianca e piatta? E non pensi che dovrei conoscere chi abita i miei sogni? ‘ le domande di Blaine si formavano senza tregua nella sua bocca. ‘ E come fai, di grazia, a sapere il mio nome? ‘
‘ Noi creature mistiche possiamo sapere cose che voi umani non conoscete. I sogni, Blaine, sono solo il riflesso di una realtà che ci è stata negata ‘ Gli occhi dell’angelo, dopo questa affermazione sembravano velati di una leggera tristezza.
Blaine lo guardò più intensamente. ‘ Tu… hai un nome? ‘
‘ Guarda dentro di te. ‘ rispose l’angelo, spiegando le sue ali lucenti.
‘ Ma – ‘ Blaine non aveva mai avuto una grande capacità di sopportazione. Si prese il viso tra le mani e iniziò a piangere, singhiozzando forte. ‘ Cosa, cos’è che dovrei guardare!? Dentro di me non c’è niente, c’è il nulla! ‘
Piangeva. Piangeva per sua madre, piangeva per suo padre. Piangeva per non essere riuscito a realizzare i suoi sogni di adolescente, quando tutto ci sembra bellissimo e infinito. Piangeva perché non era riuscito a combinare niente della sua vita, piangeva perché voleva sfogarsi, e piangeva perché ..
‘ Kurt ‘ disse tra i singhiozzi. ‘ Kurt, perché te ne sei andato. Dove sei, io ti amavo ‘ la voce spezzata dal pianto.
‘ Sicuro che me ne sia andato? ‘ disse l’angelo sottovoce .
‘ Cosa? ‘ disse Blaine alzando lo sguardo.
‘ Blaine. Blaine, sono io. Sono passati quindici dei vostri anni umani da quel giorno nel quale la vita decise di volgere al termine per me. Anch’io non ricordo molto dell’incidente, ricordo solo un gran male dappertutto, ma la sofferenza più grande è stata quella di perdere te e di infrangere la nostra promessa ‘ rispose Kurt prendendogli il viso tra le mani e guardandolo.
‘ Sei.. sei davvero tu? Kurt … ‘ le lacrime smisero per un secondo di sgorgare dai suoi occhi color ambra.
‘ Si dice che ogni uomo, che ogni essere umano, abbia un angelo custode. Un’entità mistica che vive nella sua ombra, che gli fa distinguere il bene dal male, che non lo abbandona mai. Ma tale creatura non può parlare. Non può infierire nelle scelte della persona che le ha affidato l’anima, e purtroppo non può proteggerla  dalle cose sbagliate della vita terrena. Blaine, non sai quante volte, nascosto tra i tuoi ricordi, avrei voluto urlare. Avrei voluto gridarti di continuare la tua carriera come cantante, avrei voluto urlare tutto l’amore che ho sempre provato per te, ma semplicemente non potevo. Ero sommerso dall’amarezza del tuo spirito. Dalla rabbia che ti congelava i sentimenti, rendendoli impenetrabili ‘ disse Kurt, la voce rotta dall’emozione.
Blaine per tutta risposta lo prese per mano, intrecciò le dita alle sue e semplicemente si sentì bene.

Gli ricordò di quando si erano incontrati da piccoli, di quando l’aveva aiutato, si ricordò di quanto l’aveva aspettato e amato, si ricordò che dimenticarlo era stato un pretesto stupido per non soffrire più. Ogni ricordò riaffiorò nella sua mente, e mai si era reso conto di quanto la sua vita fosse stata banale prima di allora.

Blaine guardandosi intorno, vide che non c’era più quel bianco anonimo che li circondava, ma erba verde, prati e colline, fiori, cielo, cascate e vento.
Erano in cima a una montagna, in fondo al mare, su un ghiacciaio, dovunque la loro fantasia e il loro amore decidesse di portarli.
Pur non conoscendo il Paradiso per come lo descrivevano i libri religiosi, Blaine potè quasi paragonarlo a quello che vedeva attorno a sé, a quello che sentiva e provava baciando Kurt e sentendosi avvolto dalle sue candide ali di immenso.
 
Il tempo per loro sembrava non passare mai.
Era quella la loro nuova vita.
Blaine non esisteva più. Almeno, non la parte terrena. Non gli importava in ogni caso. Esisteva solo la sua fantasia in una dimensione che non è possibile descrivere a parole.
Potrei però paragonarla a qualcosa, per darvene un’idea.
Avete presente quando amate qualcuno? Quando gli sfiorate le labbra, oppure quando vi accarezzate?
Intorno a voi si crea uno spazio infinito, senza nessun altro. Uno spazio che è ancora migliore delle mille fantasie fatte da piccoli innamorati, quando si sogna e dove tutto è perfetto.
Quella dimensione alterata dalla persona amata e dal vostro amore, dalla sua presenza, quella dimensione dove il tempo non è scandito da altro se non dai battiti dei vostri cuori, accelerati quando fate l’amore.
Kurt e Blaine avevano un’eternità composta da quello nella quale vivere.
E non c’era notte nella quale non si addormentassero stretti sotto le stelle, sussurrandosi quelle parole che la vita terrena non gli aveva permesso di dirsi, a ricordare un passato che non sarebbe di certo più tornato, ma che potevano ricreare ogni volta che volevano, unendosi e amandosi senza freno, ogni giorno di più.
 
 

  
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