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Autore: Dominil    16/07/2012    1 recensioni
Aveva preso il controllo della città così come la città si era appropriato di lui. L'avevano preso e masticato, gettato via solo quando si era trasformato in una cicca bianchiccia e senza sapore; ora giaceva sul marciapiede nudo e spaventato.
Ma se la stava riprendendo la sua rivincita, la sua arte sui muri lo stava rinvigorendo rendendolo quasi vivo.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I just wanted you to know





Il cappuccio scuro calato sulla testa lo proteggeva dagli sguardi indiscreti del quartiere, ma era impossibile ripararsi dalle basse temperature del New Jersey. L'orologio che aveva sul polso ticchettava le due di notte e il ragazzo aveva appena iniziato il suo lavoro, gli stencil e gli adesivi erano in un secchio di plastica insieme alla colla e ad un rullo e, dopo aver issato il tutto sulle spalle, iniziò a scalare letteralmente il palazzo. Era una vecchia fabbrica abbandonata quella, chissà perché non l'avevano ancora buttata giù.
Camminava sul cornicione a passo lento e non troppo deciso, aveva iniziato a sentire il sudore bagnargli le tempie e il cuore accelerare vertiginosamente il battito.
L'adrenalina di quegli istanti era ciò di un Gerard si nutriva, rischiava tutte le notti la sua vita per il brivido che provava lungo la schiena in ogni situazione di pericolo.
Si fermò in una rientranza e lì poté posare il secchio e, dopo essersi asciugato le mani passandole sui pantaloni, prese il rullo per stendere uno strato di colla sul muro grigio e parzialmente sgretolato. Incollare l'adesivo che aveva disegnato e stampato la mattina precedente doveva essere posizionato il più velocemente possibile in quanto, se la colla non fosse sufficientemente fresca, la carta non si sarebbe stesa bene su tutti i punti e una giornata di lavoro sarebbe stata buttata al vento. 
Stava tappezzando la città con quegli adesivi che ritraevano la forma di un mezzobusto umano. L'uomo senza volto scrutava i cittadini da ogni angolo della città, li sovrastava allo stesso modo in cui un giocatore di scacchi teneva sotto controllo le sue pedine.
L'enorme soddisfazione provata nel vedere una propria creazione abitare la città lo riempiva, con la sua arte stava tentando di alleviare lo squarcio e l'inettitudine che sentiva all'interno del petto. 
Aveva preso il controllo della città così come la città si era appropriato di lui. L'avevano preso e masticato, gettato via solo quando si era trasformato in una cicca bianchiccia e senza sapore; ora giaceva sul marciapiede nudo e spaventato.
Ma se la stava riprendendo la sua rivincita, la sua arte sui muri lo stava rinvigorendo rendendolo quasi vivo. 
Dopo aver attaccato due adesivi l'uno accanto all'altro decise che aveva bisogno di un altro posto per darsi ai graffiti. Le bombolette spray tintinnavano mentre cercava di scendere giù senza uccidersi.
Il posto ideale per la prossima opera era la zona vicino al parco, tra quelle villette c'era una porzione di muro perfettamente pulita che lo invitava incredibilmente.
Passeggiava sul marciapiede mantenendo il cappuccio sulla testa, non poteva rischiare che lo riconoscessero mentre se ne andava in giro con tutta l'attrezzatura per deturpare la città. Ciocche di capelli scuri gli solleticavano le narici e le labbra e tornavano ad infastidirlo nonostante le scostasse ripetutamente via.
Con la mano libera tirò fuori una sigaretta e la accese, prima di aspirare distrattamente il fumo. Il murales che stava per dipingere gli si stava delineando perfettamente nella mente, la nicotina stimolava la sua vena creativa e teneva a bada le contrastanti sensazioni che provava.
Quando arrivò nei pressi del parco vi entrò e si sedette sull'erba per finire la sigaretta, li sguardo rivolto al cielo e la mente proiettata nei colori. Non aveva in mente un disegno preciso, c'era un'esplosione di tonalità a tormentarlo.
Ciò che avrebbe scritto però, lo sapeva bene: The world is ugly but you're beautiful to me.
E in perfetto stile Gerard non l'avrebbe firmato, avrebbe lasciato agli occasionali spettatori la possibilità di immaginare chi avrebbe potuto rappresentare quel quadro di strada.
Non appena prese una bomboletta, dopo aver attentamente studiato i movimenti che avrebbe dovuto eseguire, udì dei passi sordi provenire dalle sue spalle. Con un movimento repentino ripose la bomboletta nella tasca, fortuna che non aveva ancora iniziato a spruzzare il colore, e molto lentamente cominciò a camminare lentamente senza alzare lo sguardo, aspettando che il possibile interlocutore lo sgridasse di qualcosa che in realtà non aveva fatto.
"Gerard?!"
Il ragazzo alzò lentamente lo sguardo, paralizzato da quella voce così familiare che non si sarebbe mai aspettato di udire in quel momento.
"Che ci fai in giro a quest'ora? È tardi, Frankie."
"Potrei farti la stessa domanda." rispose Frank, avvicinandosi all'amico. "Non sapevo fossi tu l'artista del mistero." continuò, gesticolando. "Anche se in effetti avrei dovuto immaginarlo."
Gerard accennò un sorriso prima di scuotere debolmente la testa.
"L'artista del mistero però può agire solo in circostanze misteriose quindi non puoi restare qui, mi dispiace."
L'altro agitò i pugni.
"Gerard!"
"Shhh cazzo non urlare ma sei scemo?!"
"Scusa.." biascicò l'esile ragazzo passandosi una mano dietro la nuca. "Avanti sono tuo amico."
"Questa è una cosa diversa ma rimani pure, so che non te ne andresti mai."
Frank esibì un luminoso sorriso e si sistemò su un muretto per godersi al meglio la scena. Gerard decise di partire dalla scritta e di farla in alto, sarebbe stata quella ad ispirare il disegno.
"Che significa?" chiese Frank, quando anche l'ultima lettera fu riempita.
"Quello che leggi..."
"Chi è bella?"
"Nessuno Frank davvero, è solo una frase."
Gerard lanciò la bomboletta vuota nel cestino, per poi sbuffare.
"Non è bella m-ma... Bello. Il mondo è brutto ma tu sei bello per me."
Gli si sedette accanto ma non si voltò a guardarlo, continuava a fissare il vuoto senza parlare. Frank era il suo migliore amico da due lunghi anni, e da due lunghi lo sosteneva ogni giorno della sua vita senza mai fargli mancare niente.
Frank aveva aiutato Gerard quando la società l'aveva sputato via, e nulla poteva essere più bello.
Frank era ispirazione, arte che prendeva vita.
"Il mondo fa schifo ma tu sei bello per me." ripeté Frank, di rimando, per poi prendergli la mano.
















Dominil's corner:
È passato diverso tempo dall'ultima volta in cui ho postato in questa sezione, credo poco più di un anno, ma stamattina sentivo il bisogno fisico di Frerard ed eccomi qua. Non è niente di esplicito è vero, ma spero che questi accenni siano più evocativi di scene dettagliate :)
Fatemi sapere senza problemi che ne pensate! 
Un bacio.

Dom.
   
 
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