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Autore: Hurricane_lexis    17/07/2012    2 recensioni
Amore o Carriera? Questo è il dilemma che affligge molte relazioni e, se in più sei una rockstar internazionale che non concede il suo cuore alla prima persona che capita, le cose si fanno ancora più complicate.
Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Allora a distanza di circa uno o due giorni dalla mia ultima pubblicazione dell'ultimo capitolo della mia FF "Your reflection I've erased" (per chi la conoscesse, ma soprattutto per chi non la conoscesse! xD ), rieccomi qui, con la mia seconda One- shot (la prima era "A million little pieces of my soul"!) 
In questi giorni sono così ispirata che mi sono detta: perchè non pubblicare questa one shot? Era un'idea che mi balenava in testa già da un bel po', ed ora sono qui a condividerla con voi.
Beh, non credo ci sia altro da aggiungere. :)
Buona lettura e, come sempre, attendo vostri pareri e riscontri.
xoxo
Vostra A.
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The choir of the Echelon.

 

Una vibrazione.
Un’altra vibrazione.
Che cosa succede?
Un terremoto?
O forse è solo il mio cuore che è colto da un sussulto?
Il rullo di batteria, troppo familiare per non poterlo riconoscere, scandiva i battiti del mio cuore.
Mi facevo strada tra la folla.
Dovevo avvicinarmi. Dovevo trovare un modo per avvicinarmi a lui. Non potevo più aspettare.
“Ora o mai più.”, mi dissi.
Era quasi terminata Closer to the Edge. Il concerto stava per volgere al termine ed io dovevo raggiungerlo. Mi ricordai in un attimo che un concerto non poteva concludersi se prima non risuonava il coro degli Echelon.
Kings & Queens.
Era quella l’opportunità che dovevo cogliere. Era l’unico modo che avevo per arrivare a lui.
Gli Echelon cominciarono a dimenarsi per cercare in tutti i modi di raggiungere il palco.
Mi feci sollevare. Non m’importava molto essere strattonata, graffiata, ferita. Dovevo solo arrivare su quel dannato palco, il quale non sembrava molto distante.
Jared infilò Artemis e attese che gli Echelon fortunati salissero.
Io c’ero quasi. Mi trascinai fino al primo tizio della security che balzò ai miei occhi.
Eccolo.
Gli tesi la mia mano e lui la afferrò. Mi prese in braccio. Poi si voltò verso Jared, per avere l’okay se farmi salire o meno sul palco.
Jared mi riconobbe. Spalancò gli occhi, sorpreso di vedermi. Gridò uno “sure” al tizio e quest’ultimo mi fece salire.
Jared mi venne incontro dandomi una mano per salire. In un istante ebbi occhi feroci che mi puntavano. Erano le altre Echelon, che non avevano avuto lo stesso trattamento.
«Che diavolo ci fai qui?» Mi sussurrò Jared, senza dare nell’occhio.
«Devo parlargli.» Dissi mentre ci avvicinavamo al centro del palco.
«Ti sembra il momento e il luogo?!» Mi rimproverò.
Beh, forse aveva ragione. Non era il luogo, ma non conoscevo altro modo.
«No, hai ragione. Tuttavia è l’unico modo che ho per avvicinarmi a voi. Quindi a mali estremi …» Gli risposi allontanandomi pian piano.
«E ora dove vai?»
Non gli risposi. La schiera di Echelon dietro Jared non mi permetteva di vederlo, così scelsi sgattaiolare dietro loro e avvicinarmi a lui.
In realtà il mio era un piano pessimo, ma era l’unica cosa che mi era venuta in mente.
Eppure prima di avvicinarmi, preferii che terminassero prima il concerto e poi avrei provato ad avvicinarmi. Non volevo distrarlo. Così misi su il cappuccio della felpa dei Mars che indossavo e, tentai di godermi la fine del concerto.
Tutto fu spettacolare come sempre. Jared terminò la sua canzone. Salutò tutti con un “I love you, guys. Good night!” e poi si fece strada tra gli Echelon, i quali furono pian piano scortati giù dal palco. Lo vidi alzarsi e lanciare le bacchette al pubblico.
Mi passò di fianco e, nel momento in cui provai a chiamarlo, dalla mia bocca non uscì un filo di voce.
Cosa mi prende?
Abigayle, avanti. Hai fatto tutta questa fatica per arrivare fin qui.
Dì qualcosa. Qualunque cosa.
Mi abbassai il cappuccio e lo sguardo di Shannon finalmente si posò su di me.
Ebbe la stessa reazione del fratello. Spalancò i suoi meravigliosi occhi color miele e aprì leggermente le sue carnose e sensuali labbra, in segno di stupore.
Intanto un tizio della scorta mi aveva afferrato per un braccio.
«Andiamo, signorina. Lo spettacolo è finito.» Affermò quest’omone, tirandomi a sé e conducendomi giù dal palco.
«Hey!» La voce di Shannon catturò l’attenzione del tipo della security. «Lei sta con me.» Disse con voce decisa, afferrandomi per mano e conducendomi a lui.
«Ah, mi scusi Signor Leto. Non potevo immaginare.» Si scusò l’omone, andandosene.
«Vieni.» Mi sussurrò all’orecchio, trascinandomi per mano dietro le quinte.
Rimasi inerme a qualsiasi gesto avesse compiuto.
Ancora non riuscivo a credere che tutto quello che stavo vivendo fosse vero.
Svoltato il tendone, si fermò di colpo e si voltò verso di me. Poi mi abbracciò forte. «Abie, ma che ci fai qui?» Domandò sorpreso, ma anche felice di vedermi. Il suo sorriso me lo suggerì. «Ti avevo dato del tempo per pensarci.» Disse accarezzandomi la guancia con il palmo della sua mano.
Abbozzai un sorriso. Tuttavia non mi riuscì molto bene. Abbassai lo sguardo.
Shannon intuì che ci fosse qualcosa che non andava. «Abie, cosa c’è? È successo qualcosa?»
La sua voce, così melodiosa e ammaliante, rendeva tutto così tremendamente difficile.
Come se non lo fosse già.
«Dobbiamo parlare.» Sancii io, prendendo coraggio e tornando a guardarlo.
«D’accordo. Allora cerchiamo un posto tranquillo. Vieni.» Shannon tentò di gestire le cose.
Mi condusse nel loro camerino, dove ci trovammo Jared e Tomo che discutevano della serata.
Appena ci videro entrare, Jared partì subito con la sua predica. «Finalmente l’hai trovata. Questa ragazza è una folle! Pur di raggiungerci si è immischiata tra la folla ed è salita sul palco. Dico io, ma un modo più semplice e sicuro non lo avevi?» Commentò Jared, in tono irritante.
Prima che potessi aprir bocca, intervenne Tomo.
«Evidentemente no, Jared.» Affermò, mostrandomi che era dalla mia parte.
Il mio sguardo lo raggiunse e con un sorriso lo ringraziai. Mi fece l’occhiolino.
«Jared, Tomo, per favore, lasciateci soli. Io e Abigayle dobbiamo parlare.»
I due ragazzi prima ci guardarono dubbiosi e poi seguirono l’esortazione del fratello.
Rimanemmo solo io e lui nel camerino.
Shannon sì avvicinò, accarezzandomi sotto il mento . «Allora, piccola. Vuoi dirmi che succede?»
Avevo lo sguardo basso. Non riuscivo ad affrontarlo.
I miei occhi cominciarono a riempirsi di lacrime amare. Strizzai gli occhi e queste percorsero le mie gote rosee.
La sua mano mi raggiunse e si posò sulla mia nuca. «Tesoro, mi stai facendo preoccupare. Che ti prende?» Mi spinse a sé, abbracciandomi con le sue forti e muscolose braccia. Era completamente sudato, ma non m’importava. L’odore acre del suo sudore mai come in quel momento mi apparve così dolce e … reale. Allontanai il mio viso al suo e lo baciai, dolcemente ma con passione. Le sue labbra morbide si schiusero sulle mie.
«Hey … anch’io sono felice di vederti.» Commentò, sorridente e allietato dalla mia reazione inaspettata.
Mi allontanai, appoggiando la mia mano sul suo petto.
«Shan, devo dirti una cosa importante …» Mormorai, trattenendo un altro singhiozzo di pianto.
Lui fece un passo indietro.
«Shannon, ti amo così tanto che starti lontano mi sembra quasi la cosa più innaturale che esista. Ma …» Feci una pausa. Non immaginavo potesse essere così difficile.
In fondo cosa stavo facendo? Stavo solo dicendo addio al mio amore.
Eppure lo facevo per lui.
« “Ma …”?» Incalzò subito lui.
Con una mano mi sfiorai le dita dell’altra mano.
Sfilai l’anello.
Mi abbandonai in un pianto silenzioso.
Gli presi la mano e nel suo palmo posai l’anello.
«Ma …» Un altro singhiozzo che mandai giù. « … non posso sposarti, Shan.» Alzai lo sguardo ricolmo di lacrime e lo poggiai nel suo.
Lui rimase di sasso. «Come?»
«Mi dispiace. Dona quest’anello a una ragazza che ti amerà e che lo meriterà molto più di me.»
Feci un passo indietro e gli voltai le spalle.
«Ma che dici? Sei impazzita? Perché non vuoi sposarmi?»
«Shannon, per favore …» Lui aveva tutto il diritto di conoscere il motivo. Eppure come spiegargli la verità. Come spiegargli che se potessi, ripeterei quel milioni e milioni di volte sull’altare.
Se potessi.
Ma non potevo.
Feci per allontanarmi.
«Abie, dimmi che scherzi. Ti prego.» Disse Shannon, con tono implorante.
Non mi voltai.
«Mi dispiace …»
Lui mi afferrò il polso, riconducendomi tra le sue braccia.
«Shannon, ti scongiuro, non rendere tutto così complicato.» Mi lamentai io. Non lo meritava.
«Io? Abie, non puoi dire sul serio. Tre giorni fa, eri entusiasta della proposta e ora? Cosa è cambiato? Cosa è cambiato in tre fottutissimi giorni?» Cominciò a irritarsi.
Non sai quante cose possono cambiare in un giorno, amore mio.
Accadono cose che … ti cambiano la vita.
Tenevo lo sguardo basso.
«Non capisci …» Cercavo un modo per fargli comprendere.
Ma come fargli comprendere una cosa del genere?
«Cazzo, Abie. Non fare l’evasiva. Spiegami cosa ti ha fatto cambiare idea. Ho fatto qualcosa di male? Forse sei spaventata all’idea. Anch’io lo sono, ma non temere ci sono io qui accanto a te.»
«Shannon, non è questo …»
«E ALLORA COSA?!» Urlò improvvisamente, lasciandomi andare il polso. «Abie, io ti amo. Non farmi questo.»
Non mi dava altra scelta.
Perché non mi dava altra scelta?
D’altronde me lo dovevo aspettare?
Come potevo pretendere che lui non facessi domande?
Sono un egoista.
Merito di soffrire.
Preferirei soffrire io cento e cento volte, piuttosto che veder soffrire lui.
Ma non mi lasciava altra scelta.
«Shannon, mi sono innamorata di un altro uomo!» Esclamai, sperando di essere stata il più convincente possibile.
Lui spalancò gli occhi.
Si aspettava tutto, fuorché questo.
«Stai mentendo …» Sussurrò incredulo. Questa volta compì lui un passo indietro.
«No, Shannon. Mi dispiace dirtelo così, ma è stato inevitabile. Ora è il momento che tu lo sappia. Non ti merito, lo so. Perciò non posso sposarti.» Affermai, con il tono più freddo che conoscessi. Che fatica che compivo nel trattenere le lacrime.
«Perché? Chi è lui?» I suoi occhi color miele si riempirono di lacrime. Si lasciò cadere su un divanetto. Era distrutto.
Io lo avevo distrutto.
«Mi dispiace, Shannon. Davvero.» Mi allontanai verso l’uscita. «Addio.» Lasciai il camerino.
Non ebbi più il controllo delle mie lacrime. Cominciai a correre via, mentre singhiozzi di un pianto mozzato m’impedivano quasi di respirare.
Purtroppo non potevo fare altrimenti. Era l’unico modo per lasciarlo libero.
In realtà il punto era che lo amavo talmente tanto, che non avrei potuto tenerlo legato a me.
Era l’unico per me.
Non esisteva nessun altro, però era l’unica alternativa che avevo per lasciarlo andare via.
Preferivo dirgli che amavo qualcun altro, piuttosto che permettergli di rinunciare alla sua vita, ai 30 Seconds to Mars, ai tour.
Non gli avrei mai detto che, in realtà, non ero solo io che lo lasciavo, ma eravamo noi che lo lasciavamo.
Non gli avrei mai detto che, in realtà, ero incinta di lui, dell’unico uomo che avrei amato per sempre.

   
 
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