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Autore: CrHacker98    17/07/2012    4 recensioni
Hikaru è un ragazzo albino che ha il compito di sterminare i demoni. essendolo però anche lui a metà, non sarà un'impresa facile. Anche perchè incontrarà una nuova persona che stravolgerà i suoi piani e lo porterà a dare la caccia a qualcosa di più pericoloso.
Genere: Avventura, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lies'
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Riassunto dele storie precedenti ( eh, già, ci sonos storie precedenti)
Jake è un ragazzo che è riuscito a sopravvivere agli assassinii di Liar, un demone che si ciba di anime e che, prima di divorarle, si diverte a torturarle. E' anche però il comandante delle creature del'inferno e si appresta a sterminare buona parte della razza umana per diventare più potente. Ha un ragazzo morto al suo servizio, Nathan, che ha il compito di avvicinare le vittime e di portarle in un luogo isolato dove il demone è in grado di ucciderle. Un giorno però Nathan riesce a salvare dalle grinfie del mostro una ragazza, Kate, a cui affida una missione: trovare Jake ed insieme a lui andare da Madness, un demone decaduto che li aiuterà a sconfiggere Liar.
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Già, non si sbagliava neanche questa volta. Il suo olfatto era più sviluppato di quello che credeva e riusciva a scovare quei mostri anche in mezzo alla folla. Doveva ammetterlo, aveva talento, anche se davvero quasi nessun tipo di esperienza. Era ancora troppo giovane rispetto ai suoi colleghi nel settore e doveva fare ancora molta strada. Il primo problema era nascondere il suo aspetto: per gli occhi bastavano un paio di lenti a contatto, ma per i capelli? Prima aveva iniziato a raparsi a zero, ma quando aveva visto che gli ricrescevano in un paio di giorni come prima aveva deciso di optare per un semplice berretto. Certo che non era facile mischiarsi alla gente comune senza farsi notare, ma ci stava comunque provando. Si era già fatto scappare un bel po’ di volte la preda, certo, ma stavolta l’avrebbe abbattuta. Inspirò di nuovo l’odore e si fece strada tra gli adolescenti cercando di trovarlo. Verso quel mucchio, si stava certamente lì. Lo cercò muovendo gli occhi a destra e sinistra, ma c’era troppa gente. Decise di aggregarsi alla scolaresca, così almeno se avesse fatto qualche passo falso l’avrebbe certamente trovato. Dovevano essere di terza media o primo liceo, ringraziando Dio più o meno della sua età così poteva almeno seguirli senza che nessuno se ne accorgesse. Si calcò in testa il berretto: l’unica cosa che voleva evitare era che scoprissero il colore dei suoi capelli. Se fosse accaduto, beh, si sarebbe salvato con la scusa della tinta bianca. Avrebbe fatto una figura di merda, ma che cosa gliene doveva fregare? Era il suo lavoro quello.
La folla di ragazzi si fiondò giù per la stradina del paesino, verso la valle. Lui venne trascinato dalla corrente ma fece comunque attenzione a non perdere di vista il demone. Non voleva farselo certo scappare ora. Un’insegnate disperata cercò di trattenerli, anche a suon di minacce. Quando finalmente il branco di giovani si fu calmato, la gita (o qualcosa del genere) iniziò. Per adesso il sentiero era tutto in discesa ed gli adolescenti dovevano fare molta attenzione a non inciampare nei gradini che portavano nella pianura. Un intenso chiacchiericcio si levò dal gruppetto, ma Hikaru era l’unico a non proferire parola. Era troppo concentrato sul suo obbiettivo che, a quanto pareva, aveva agganciato una ragazza. Sospettoso si avvicinò ai due, facendo ben attenzione a non farsi notare e soprattutto a non farsi sentire dal demone.
- Non ti sei fatta male cadendo dal Paradiso, vero?- disse il demone, sorridendole. La giovane arrossì. L’albino pensò che fosse un tantino ironico che dicesse dal “Paradiso”, visto che non esisteva. Continuò ad ascoltare zitto zitto.
- Io mi chiamo Joshua, tu?- domandò sempre il ragazzo\demone.
- Io sono Kathie, piacere di conoscerti...- disse stringendogli la mano in segno di cortesia. Il demone però la strinse più forte.
- Hai una bella mano, Kathie...- si complimentò. Hikaru si domandò da quanto quei mostri fossero diventati anche romantici, oltre che imbroglioni. Se ripensava a come fossero in realtà, brutti e ripugnanti, constatò che in effetti prendere le sembianze umane era meglio: almeno diventavano più belli. La scolaresca si trascinò giù per il fianco della montagna, sedendo e riposando sull’erba fresca della pianura. L’albino non si sedette con gli altri, inspirando l’aria fresca del mattino, ancora con il profumo di pini e rugiada. Quei piccoli momenti si ricordava ancora della sua metà strana e sopita, che gli dava l’istinto di cominciare a correre e sprofondare nel bosco. Saltare da un albero all’altro, annusare tutti gli odori nascosti della foresta, ascoltare i rumori della natura ed addormentarsi all’ombra di qualche quercia. Ma non era un animale, non ancora almeno. La nuova coppietta con Joshua, il suo bersaglio, si mosse allontanandosi dal gruppo, verso il bosco. Silenzioso ed invisibile, quasi fosse un lupo a caccia, li seguì nascondendosi dietro agli alberi, arrampicandosi sopra a questi e lanciandosi da uno all’altro, come una scimmietta agile. Le unghie si conficcavano nella corteccia e gli impedivano di cadere, così che poteva correre e saltare velocemente quanto loro correvano. I due si fermarono in una radura, piuttosto lontano dalla scolaresca. Hikaru si nascose dietro a dei rami con le orecchie rizzate in ascolto. Joshua, o come diavolo si chiamava, si avvicinò alla ragazza e gli stampò un bel bacio sulle labbra. All’albino venne un conato di vomito pensando a cosa stava toccando in realtà Kathie. Era chiaro che l’aveva attirata lì col pretesto di baciarla, o meglio, di divorarla. Doveva essere uno di quelli di bassa categoria se si accaniva sugli adolescenti. Hikaru si tolse le lenti a contatto per poter vedere meglio la vera forma del mostro. Come si aspettava, era in realtà un demone. Sembrava un pipistrello, con due lunghe orecchie piegate all’indietro, due occhietti gialli e neri ed un naso che somigliava a quello di un maiale. Dal fondoschiena partivano due code che frustavano l’aria impazienti dell’imminente pasto. Poteva vedere la pelliccia dell’animale vibrare dall’eccitazione e dalla fame. Le ali erano invece ritirata sugli avambracci a due protuberanze affilate. Faceva proprio schifo. Il mostro addentò improvvisamente il collo della ragazza, facendo spruzzare del sangue a terra. L’albino decise che era ora di entrare in azione. Con un balzo si precipitò a terra e per poco non cadde perendo l’equilibrio. Al rumore il pipistrello si girò tenendo tra gli artigli la faccia della ragazza. Quest’ultima era terrorizzata, sia dal mostro che dal cacciatore.
- Ehi, bestiaccia, perché no giochi un po’ con me...?- disse provocatorio l’albino. Dallo zainetto estrasse una lama affilata che si aprì in due formando un angolo retto. Si preparò alla battaglia. Il mostro lasciò la presa e si avventò sul ragazzo.  Hikaru scartò di lato con una scivolata e conficcò la punta della lama nella pelliccia del mostro. Il demone gridò di dolore e si girò di scatto. Uno schizzo di sangue arrivò in faccia all’albino, che gemette di disgusto. Hikaru saltò ad un paio di metri dal mostro e con la manica della felpa si tolse il sangue dal viso: era una cosa che lo ripugnava,  anche solo quello puzzava di fogna per il suo sensibile naso. Il pipistrello ritornò all’attacco ancora più affamato e cattivo di prima. Svolazzò sopra alla testa dell’albino, atterrandogli alle spalle. Stupito dalla mossa, il ragazzo si girò, ma troppo tardi. Con una zampata lo fece sbattere violentemente con un albero facendogli cadere di mano la spada. Hikaru per fortuna riuscì ad abbassarsi prima che le fauci del demone si chiudessero con un rumore metallico nel posto dove un secondo prima stava la sua testa. Approfittò dell’occasione e conficcò le unghie nella gola del mostro. Il liquido rosso iniziò a scendergli lungo il braccio arrivandogli fino alla felpa e macchiandola di nuovo. Un grido strozzato uscì dal mostro sanguinante che, d’istinto, si ritrasse indietro. Pessima mossa. Le unghie del ragazzo tranciarono di netto la trachea del demone, che, agonizzante, si preparò a dare l’ultimo colpo. In’antica lingua, forse araba, pronunciò strane frasi, concludendo uno strano sorrisetto sul muso. Ormai una cascata di sangue fuoriusciva copiosa dalla gola del mostro e tutta la pelliccia scura riluceva al sole macchiata di rosso. Gli occhi gialli iniziarono ad appannarsi fino a diventare opachi. Con un ultimo rantolo il mostro cadde a terra esanime, mentre una sempre più grande pozza cremisi tingeva l’erba.
L’albino si preparò al prossimo ostacolo. Sapeva bene che quel demone, prima di morire, aveva evocato una qualche illusione, e toccava come sempre a lui neutralizzarla. Improvvisamente ci fu una scossa di terremoto e la terra si spaccò in due. Dall’apertura uscì fuori un enorme ragno nero con il dorso tigrato di giallo e macchiato di tracce di sangue. Doveva essere l’asso nella manico. L’albino si concentrò sul nemico, cercando con gli occhi eventuali punti deboli. Forse la testa, oppure le zampe, o forse ancora gli occhi. Poteva prima accecarlo, poi tagliargli le zampe e infine finirlo. Stava mettendo a punto un piano quando un grido lo distrasse. Kathie aveva urlato di terrore quando aveva visto che quella specie di tarantola troppo cresciuta stava filando la tela. Con le zampe anteriori lanciò un filo di seta appiccicoso e resistente verso il ragazzo. Hikaru sentì il materiale colloso avvolgergli il corpo e stringergli le braccia strette ai fianchi. Non aveva contato questo. L’aracnide iniziò a tirare il filo verso di sé, mentre le tenaglie schioccavano fameliche. L’avrebbe di certo ucciso se non avesse fatto qualcosa. Ed anche alla svelta. Piantò i piedi nel terreno, opponendo una leggera resistenza. Cercò si ricordarsi una delle formule che aveva imparato. Uno strattone lo fece rantolare, mentre la tela collosa si attaccava di più al suo corpo stringendolo così tanto da togliergli il respiro. Doveva liberarsi il braccio, almeno con le unghie sarebbe riuscito per il momento a togliersi quella roba di dosso. Lottò con tutte le forze che aveva per staccare il braccio dallo spesso materiale che lo teneva prigioniero. Riuscì a spezzare uno dei fili, e poi un altro paio. Stava sudando per lo sforzo ed i muscoli gli dolevano dallo sforzo. Era vicinissimo alla bocca del ragno, che, indifferente ai tentativi della preda di ribellarsi, continuava a tirare. Hikaru con un altro sforzò riuscì a far uscire il braccio destro dalla tela. Con le unghie della mano tranciò di netto la seta che lo imprigionava. Con un urlò si avventò sul dorso dell’aracnide che, sorpreso, lanciò un filo di tela alla cieca. Hikaru balzò a lato rotolando per prendere la spada. L’aracnide notò la posizione del giovane e zampettò velocissimo verso di quello. L’albino iniziò a correre anche lui incontro al mostro, ma all’ultimo, quando stava per esser tranciato in due dalle possenti tenaglie del ragno, scivolò sotto l’addome del mostro, tenendo alta la spada che tagliò di netto lo stomaco dell’animale. Questi urlò infuriato e cercò di girarsi, ma le interiora precipitarono a terra, lasciandolo cadere morto poco più in là. Hikaru potè vedere gli organi viscidi pulsare ancora e contorcersi vivi. Sia il pipistrello che il ragno comparvero in una nube dorata, lasciando a terra solo le tracce di sangue. Kathie era pietrificata dalla paura un poco più in là. Quando finalmente si alzò andò incontro all’albino.
- Grazie...grazie...- riuscì solo a balbettare terrorizzata. Hikaru la scostò con un gesto brusco.
- Non sono una crocerossina, ragazzina. Torna dalla tua classe e non rompere le palle- le disse in tono burbero. Odiava quelle bambine impaurite che gli si schiaffavano addosso ringraziandolo. Era un cacciatore di demoni, che diamine, mica un playboy.
 Quando Kathie cercò di nuovo di appiccicarglisi, lui le puntò l’arma alla gola.
- Cosa sei, sorda? Ti ho detto di andartene- gli urlò furioso. La ragazzina si spaventò e ritornò sui suoi passi correndo ed urlando. Hikaru rise della sua stupidità e piegò la lama in due, rimettendosela nello zaino. Rimase a contemplare un poco la foresta.
- Uhm...ok. Dove cazzo sono?- domandò tra sé guardandosi intorno. Aveva perso l’orientamento. Fece le spallucce ed iniziò a camminare verso la boscaglia. Avrebbe prima o poi trovato un altro paesino come quello da cui veniva.
Mica era solo al mondo. 

Spazio dell'autrice
D'ora in poi per ogni nuova storia che faccio dovrò mettere un piccolo riassunto perchè non credo che il lettore avrà il tempo (ma sopratutto la pazienza) di leggere tutti gli altri racconti. Comunque spero che questo nuovo personaggio piaccia perchè...personalmente...lo adoro...
Sono però indecisa se metterlo nella sezione "angeli e demoni" oppure "Horror"...vedremo...per ora lo lascio qui...
   
 
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