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Autore: _myhappyending    17/07/2012    3 recensioni
Brittany è stata bocciata, ma quest'anno la sua ragazza ispanica, Santana, farà in modo che non accada più.
Sembra che la bionda riesca a procedere a gonfie vele, ma cosa succederà quando Santana verrà scoperta da uno stilista famoso all'F&G, l'evento più importante di tutta l'America?
Qualcosa andrà storto, e l'unico che riuscirà a salvarla sarà il bad boy Sebastian.
Ma anche a Sebastian le cose andranno parecchio male, Santana sarà in grado di ricambiare il favore?
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Slash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Santana/Sebastian
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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XXIV CAPITOLO

Era tutto pronto, le valige erano sistemate fuori da casa Lopez, pronte per essere sistemate sul taxi che stava pazientemente aspettando che Santana salutasse tutti.
La mamma di Santana era abbracciata dal padre della ragazza, con un fazzoletto in mano, mentre sistemava il colletto della camicetta della figlia. –Stai attenta, miraccomando. Santana, anche sei grande, non andare in macchina con gli sconosciuti, e non accettare niente..-
Santana sotto sotto se la rideva, anche se era fin troppo triste di dover lasciare i suoi genitori. –Lo so mamma, ti chiamo appena arrivo a New York- E poi l’abbracciò.
Sciolse l’abbraccio, per stringere il padre, e si aspettò di vedere sua nonna di nuovo, come quand’era piccola, che la toglieva dalle braccia del papà per portarsela via.
Non sarebbe successo. Quando aveva saputo della sfilata, le aveva dato della poco di buono e senza nemmeno guardarla in faccia era andata via.
Santana non avrebbe potuto fare niente, né voleva. Si era stancata di dare spiegazioni agli altri. Evidentemente il bene di sua nonna era minore della voglia di apparire con una nipote etero sposata con un avvocato.
La ragazza sospirò e accarezzò il braccio della madre. –Non piangere, non starò via per sempre-
-Ti guarderò in televisione, quando sarai famosa, amore- La signora Lopez, con la voce rotta dal piatto, aveva continui flash della sua bambina. –Ti voglio tanto bene, piccola mia-
-Te ne voglio anch’io- Rispose, mordendosi un labbro per trattenere le lacrime.
-Tesoro, il taxi aspetta- Urlò il padre dal ciglio della strada, mentre chiudeva il bagagliaio dell’auto.
Santana sistemò la borsetta e si avvicinò al taxi, salutò il tassista ed entrò in auto. –Prenditi cura della mamma. E della nonna- Bisbigliò al padre, per poi sentire il taxi che piano piano si muoveva verso l’aereoporto.
 
Labbra dolci, profumate. Fragola, sì. Si modellano a quelle del ragazzo come fossero nate per essere sempre unite. Costrette a quella piacevole tortura.
Il cuore batte veloce, il desiderio aumenta, le mani indagano sul suo corpo.
 
-..Ma che cazzo, è morto?-
-Sta’ zitto, Flint-
Sebastian si spaventò nel sonno, svegliandosi e ritrovandosi davanti Flint, Jeff e Nick. Flint aveva le mani sul suo corpo, e Sebastian alzò un sopracciglio curioso. –L’ho sempre saputo che avresti voluto sbattermi-
-Ma che schifo!- Flint si alzò dal letto saltando e ritornò affianco a Jeff. –Alzati piuttosto, è tardi-
-Che stavi sognando? Miagolavi quasi- Domandò Nick, senza malizia nella voce.
Sebastian si tirò su col busto, osservando con fare scocciato i suoi amici. Si strofinò un occhio ancora intorpidito dal sonno e poi cercò di fare mente locale.
A cosa stava sognando?
Merda. Cazzo. Merda, cazzo, merda, cazzo…
Ripeteva nella mente quelle imprecazioni, mentre sbiancava in viso.
-Che hai adesso?- si lamentò Flint, scocciato.
Jeff catturò lo sguardo di Sebastian. –Tutti fuori-
Flint quasi scoppiò a ridere dal tono autoritario del biondo, ma Nick lo afferrò dal braccio e lo portò di peso fuori dalla stanza.
-Jeff- Il sibilo di Sebastian fece spezzare letteralmente il cuore del biondo, che si avvicinò e gli accarezzò la testa, sedendosi affianco a lui.
-Lo so, lo so..-
-Me lo ricordo, mi ricordo tutto- Era tutto tranne che felice, eppure quella doveva essere una delle gioie più grandi, visto che aveva recuperato un anno intero andato perso. –Se n’è andata..-
-Sebastian, non poteva rimanere qui e continuare a sentirsi rifiutata. Non è nel suo stile, la conosci, lo sai. Mi dispiace tantissimo-
La porta si aprì lentamente, e ne fece capolino Nick. Richiuse la porta e andò a sedersi di fronte a Seb e Jeff, tenendo la mano al suo ragazzo. –Posso fare una proposta indecente, visto che non riesco mai a non origliare dalle porte?- Jeff sorrise teneramente e annuì, ma lo sguardo di Nick si posò su Sebastian, che guardava altrove demoralizzato. –Guarda l’orologio. Sono le undici. L’aereo di Santana parte alle dodici meno un quarto. Se eviti di ingellarti i capelli in quel modo obbrobrioso, forse avrai qualche speranza di riportarla a casa- Sorrise ironico Nick.
Sebastian alzò la testa di scatto. –Non posso andare a prenderla. È il suo futuro, ha scelto-
-No. Tu l’hai costretta a scegliere quel futuro perché non le hai dato modo di scegliere un’altra strada-
-No, non posso farlo. Non le farei mai altro male, è finita-
 
-Signorina, deve esserle caduto questo- Santana si sentì presa in causa e si fermò, col trolley dietro di lei.
Un uomo sulla sessantina aveva in mano il suo portachiavi e lo sventolava. –Grazie- Disse lei, avvicinandosi per prenderlo. –Ma potrebbe anche evitare di infilare gli occhi nella mia scollatura, vecchio pervertito- Sbottò, girando i tacchi per ricominciare a camminare verso il check-in.
Maledizione, odiava le file, e tutte quelle del suo check-in erano lunghe almeno dieci persone a testa.
Sospirò e osservò l’autista farsi avanti con il resto delle valige, mentre picchiettava con il dito sul passamano. –Sa dirmi che ore sono?- Domandò all’uomo.
Egli, di rimando, guardò l’orologio al polso. –Le undici e mezza-
Santana sbuffò. –Non siamo in ritardo?-
-Direi di si, ma visto che c’è ancora così tanta gente fuori dall’aereo non partiranno senza di te-
La ragazza annuì e riprese a osservare la gente che dava i propri documenti alle hostess e mettevano le valige su un nastro trasportatore. Santana aveva volato poche volte, solo quand’era piccola per far visita alla nonna in Spagna.
 
-SBRIGATI, CAZZO! MUOVITI!- Sebastian urlò, e Nick fece in tempo a frenare di fronte all’aereoporto prima che il ragazzo saltasse giù dall’auto lasciando lo sportello spalancato.
Si ritrovò nell’enorme androne, pieno zeppo di persone con le valige che si dirigevano ai propri rispettivi check-in.
Il tabellone a led con scritte arancioni, segnava la partenza per New York in un quarto d’ora.
Probabilmente Santana era già sull’aereo, eppure quell’ipotesi non fermò Sebastian dal correre ancora più veloce.
Sebastian, nella vita, aveva sempre avuto tutto ciò che voleva. Mai niente di materiale gli era mancato. Eppure, gli era stato negato tanto affetto, un padre sempre impegnato, una madre che pensava al rigore della famiglia. Era sempre stato abituato ad essere il migliore, a nascondere ciò che era per essere abbastanza acclamato. Non aveva mai nemmeno potuto dire ai suoi di essere gay.
Con pochi poteva essere veramente sé stesso, e si era reso conto che con Santana aveva sempre parlato liberamente. L’ammirava, perché lei, nonostante tutto, aveva avuto il coraggio di rivelarsi alla sua famiglia. Ogni volta che passavano del tempo insieme, Sebastian cercava di assimilare da lei quel coraggio che l’aveva portata a farsi accettare senza sembrare una stronza senza cuore.
Per questo amava Santana, perché poteva sempre imparare da lei, e lo rendeva una persona migliore senza limitarlo.
Forse era egoista a fermarla, lui le stava impedendo di brillare in un futuro pieno di opportunità, ma come gli avevano detto i suoi amici, lui non le aveva dato scelta, l’aveva semplicemente rifiutata.
Si accasciò su una colonna, col fiatone, dopo aver spintonato due o tre persone. Il check-in era quasi vuoto, e Santana stava per consegnare i suoi documenti.
-No, no, no..- Sibilò Sebastian, ricominciando a correre verso la ragazza, che si trovava a una decina di metri da lui. –Santana!- Cercò di urlare il suo nome, ma il caos di voci echeggianti dell’aereoporto coprivano la sua voce.
Il tassista, invece, si girò. –Quel pazzo coi capelli da Marlon Brando sta correndo verso di noi?-
Santana aggrottò la fronte, e quando si girò vide Sebastian che inciampava nella valigia di un uomo, e poi goffamente si rialzava per riprendere a correre.
A Santana, per un attimo, si fermò il cuore. Mille interrogativi cominciarono a farsi largo nella testa, mentre lasciava i documenti nelle mani della hostess e correva, anche lei, incontro a Sebastian.
-Che ci fai qui?- Domandò, prendendolo sotto le braccia.
Il ragazzo era col fiato corto, sembrava pronto ad avere un infarto. –M-Mi dis-piace- accennò, respirando con affanno. –Non dov.. Non dovevo lasciarti andare-
Santana lo guardò con fare curioso. –Che vuoi dire?-
-Mi sono ricordato. Tutto- Sebastian deglutì, e sentì il cuore battergli così forte nelle orecchie.
Santana sgranò gli occhi, ma poi si sentì chiamare alle sue spalle. Ignorò completamente e guardò fisso negli occhi Sebastian. –Ti ricordi di me? Di noi? Sul serio?-
Seb annuì e guardò dietro Santana in modo fulminante. –Lo so che è tardi, che sono stato un bastardo. Lo so, ma è quello che mi riesce meglio fare. So che non ne ho il diritto, e mi sento uno schifo per ciò che sto per chiederti ma..-
-SIGNORINA! FACCIAMO TARDI- gracchiò qualcuno alle spalle di Santana, a cui non diedero ascolto né lei né Sebastian.
-..ma vorrei seriamente che tu tornassi a casa con me, adesso- Sebastian scosse la testa, un po’ amareggiato. –Se non puoi, non fa niente, ma promettimi che non ti dimenticherai di me facilmente-
Santana stava per piangere. Finalmente si era ricordato di lei, finalmente poteva smettere di sentirsi rifiutata anche da lui.
-SIGNORINA!-
Santana sbuffò, ma non volle rovinare il momento romantico e la luce commossa negli occhi di Sebastian. –Al diavolo New York, al diavolo le luci della ribalta. Tu sei la mia luce, e io voglio stare qui. Lima non è così piccola se ci sei tu- Asserì, alzandosi sulle punte per modellare le sue labbra a quelle di Sebastian in un bacio dolce e intenso.
-ADESSO BASTA EH!-
Santana sbuffò spazientita, si voltò e puntò il dito contro l’hostess. –PORTA IL CULO SU QUEL LURIDO AEREO DA SOLA, STRONZA!- Urlò, suscitando la risatina deliziosa di Sebastian, come ogni volta quando parlava alla Lima Heights Adjacent. 

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E bene, l'ultimo capitolo di 'Glad You Came'
Il prossimo sarà l'epilogo, e io sto già 
decidendo come tagliarmi le vene senza
la mia dose pomeridiana di Sebtana tutta mia. çç

   
 
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