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Autore: sehnsucht_    17/07/2012    0 recensioni
Le dita della sua ballerina staccano l’ultima lacrima.
Il suo sorriso si smorza. Incrinato.
Sull’orlo del mondo, come il tocco più alto di un'orchestra, la vede cadere.
Genere: Malinconico, Poesia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Reduci di sogni



Forse non dovrei sentire il silenzio, che come nastri d’argento spuntato c’invade, e ferisce. E ci abbandona, quel velo di luna che frapponeva le nostre carni, e passa tra le braccia, ci sbroglia giù, in fondo, dove il frastuono fa’ da diapason a questi fiati; ora persi, dispersi. Vanificati con un ricordo – smarrito – tra le sottili polvere di queste stanze. È un hotel che getta addosso ogni dolore e ci veste di parole, più che sospiri. È il mio universo in sfracello.

 

* * *

E forse lo era, quell’angelo disperso nella miseria dei suoi sogni. Vestiti come stracci addosso.

 – E lei veste di stracci –

(E magie interrotte)

E balla, tiene tra le mani il ritmo della morte sfiorita in merletto; crisantemo di bugie.

Ogni lacrima staccata, tra le dita, ora tirata, col frastuono – delicato, poco più che sussurro, bisbiglio! – è un segreto a cui è stato tolto il velo.

Svelato. Svanito.

Si perde nel vento, dissolto.

E ogni lacrima – un petalo più pur, men puro, d’oscuro candore e malato dolore – è il crocchio di un sorriso nel vento, portato in faccia alla sua ballerina che s’alza sulle punte, ora, tra l’asfalto del Tower Bridge. Dove non passa nessuno, per pietà.

Ciglia, frutti di lacrime scorrono tra i filamenti di questo pentagramma di vento e sfiorano il profilo delle sue dita. Perché lui, li vorrebbe imprigionare tra le dita, ogni segreto sciolto come un fiocco dapprima groviglio. Mentre giacchè sparati nella polvere, volano. E vorrebbe imbrogliare anche i suoi, di piedi.  Per non farla scappare. Ha bisogno di un istante soffiato. – Volato –

( – Fermo immagine – )

“Su di noi!”

“Su di loro…”

Dismessa vestigia d’oro.

 

Le dita della sua ballerina staccano l’ultima lacrima, attaccata crudelmente al grembo materno. E ulula quel tac, sonoro e perfetto, nel vuoto. Tra le mani, uno stelo.

E poi continua – stridendo – il tempo.

Le dita lui si appigliano a la mano della ballerina, tesa, sospesa, stringe un dito mentre lei indietreggia con un balzo di farfalla mossa al trastullarsi di una musica che reca un rombare sommesso. Tamburi, son cortigiane di Silenzio.

La gonna di stracci e di cenere dipinta, s’alza come una poesia al cielo. Si gonfia e mentre i suoi passi non toccano terra, ma fuggono su ali leggere legate ai nastri delle sue scarpette da ballo, la presa di lui sul dito s’allenta. Il suo sorriso si smorza. Incrinato.

Sull’orlo del mondo, come il tocco più alto di un'orchestra, la vede cadere.

“Nel vuoto!”

Ultima luce, che è bacio di luna sulle stelle del mare.

Un mormorare accoglie, dall’alto e capovolto in basso, il mormorare della meraviglia dell’acque, la fulgida superficie del mare… sfondata poco dopo. Secondo sparato nel vuoto.

Meraviglia ha una presa. Destreggia il cuore di lui. Si rompe.

“Dannato amore, fuggi via

Da questo sputo di mare

Perché… una preghiera, speranza

Fossimo solo immigrati del cielo,

me la merito.”

  
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