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Autore: LivingTheDream    18/07/2012    4 recensioni
"Si trattava di un unico gesto, e nulla di più – un'ovvia continuazione della propria vita: appoggiare il piede per terra, rialzarlo. Abbassarsi la cerniera, pisciare. Sparare, ricaricare il fucile. Essere presi, togliersi la vita. Ovvio. E continuo. Un unico gesto. Tac."
Genere: Angst, Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, Jim Moriarty
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Autore: LivingTheDream
Titolo: Beating on the Devil's door
Personaggi/Pairing: Sebastian Moran/Jim Moriarty
Wordcount: 1837 (fiumidiparole)
Rating: PG-13
Warnings: Slash, AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAngst di quelli proprio pesanti, SANGUE! attenti se vi fa schifo, follia generale (della serie che io e personaggi facciamo a chi mette sopra)
Riassunto: "Si trattava di un unico gesto, e nulla di più – un'ovvia continuazione della propria vita: appoggiare il piede per terra, rialzarlo. Abbassarsi la cerniera, pisciare. Sparare, ricaricare il fucile. Essere presi, togliersi la vita. Ovvio. E continuo. Un unico gesto. Tac."
Note: Storia partecipante al Marcatino di Maridichallenge, stupenda iniziativa che però mi ha fatta impazzire coalizzandosi con il mio iPod, ovviamente. Quindi ringrazio il mio angelo personale per aver gestito i miei scambi e per avermi descritto via telefono e con tanta pazienza tutte le 50 immagini disponibili. Sei unico, lo sai. Un martire, più che un angelo, a pensarci bene. Grazie anche per darmi un buon motivo per non sfondare il muro a testate. Solo tu ne sei capace.
Un abbraccio anche a Taminia, perché sì. Semplicemente perché sì.

Insomma, per ovvi motivi di spoiler le spiegazioni dei prompt sono alla fine, insieme ad un paio di credits. Ci si rivede lì. Bye!
Ah, un'ultima cosa: questa storia è tecnicamente uno spin off della mia Captain, Colonel, ma può anche essere letta indipendentemente.
Musica: Lover of the light, Mumford and Sons (<3)

 

Non sentiva dolore da anni – non lo sentì neanche quella volta.

Si era rannicchiato in un angolo, aspettando il cuore più buio della notte per sfilarsi lentamente dal collo la pietra affilata che chiunque lavorasse per Moriarty portava con sé. L'ordine era sempre lo stesso: togliersi la vita nel caso si venisse scoperti. Così. Pulito.

Sebastian guardò la propria pietra. Diamante. Per lui Jim aveva fatto le cose con più eleganza del solito.

Si trattava di un unico gesto, e nulla di più – un'ovvia continuazione della propria vita: appoggiare il piede per terra, rialzarlo. Abbassarsi la cerniera, pisciare. Sparare, ricaricare il fucile. Essere presi, togliersi la vita. Ovvio. E continuo. Un unico gesto. Tac.

Si rigirò quell'arma di salvezza tra le dita per qualche secondo, si guardò intorno e studiò le pareti di quella cella di lusso per criminali tanto abili da dover loro almeno una stretta di mano prima della forca. Mah. Poi guardò verso la porta ed affondò il diamante nel braccio sinistro, tirandolo verso di sé e sentendo le proprie cellule spaccarsi una ad una ed il sangue sgorgare fuori, libero, veloce, incontrollato, dio, sì.

Appoggiò la testa sul muro alle sue spalle con un sospiro di sollievo, che nella sua bocca si incattivì e divenne una risata sommessa, una vittoria, l'ultimo saluto con cui ricordava al mondo chi se n'era andato più dignitosamente di tutti, in fondo.

Velocemente si sentì scivolare verso una bolla di vuoto, e gli piacque pensare al suo battito cardiaco come ad una mano intenta a bussare alle porte del pieno e glorioso e gelido Inferno chiedendo a gran voce di entrare, voglio entrare, fatemi entrare, ho una persona da vedere, qui, che tanto lì su non mi fanno salire. Voglio entrare. To-toc. Fatemi entrare. To-toc. To-tum. Ho una persona da vedere, qui. Tu-tum. Tu-tum.

Ho una persona da vedere, qui.

Il diamante risalì nuotando nel sangue e nella carne viva come se fosse nato apposta per quel momento – in un certo senso era proprio così, a pensarci nemmeno tanto – e si fermò piantandosi nel palmo della mano mentre la schiena si scollava – si scollava – del muro lembo per lembo.

Le ginocchia tentarono di mantenere una loro dignità nel farsi avanti e portare Sebastian fino al muro di fronte all'entrata. C'era da dare un perché a troppe cose, finalmente.

Inspirò – espirò.

Allineare ginocchio perpendicolare al pavimento

                                                                                                      sulle ginocchia Seb tesoro fammi vedere se quella bocca meravigliosa che ti ritrovi è buona anche per altro oltre a sparare stronzate

                                                                                                               allineare ginocchio perpendicolare al pavimento culo dritto a tener su

                                                                                                                                                                                                                                                        chiappe in dentro soldato o ti infilo una canna di fucile su per il culo quant'è vero Dio giuro che lo faccio se non stai dritto con quelle spalle e se non stringi quelle chiappe da frocio sfondato

                                                                                              allineare ginocchio perpendicolare al pavimento culo dritto a tener su schiena rigida e petto in fuori a mostrare il buco al posto del cuore

                                                                                                                         le dita di Jim gli sfiorarono il petto

                                                                                                                                                                                             allineare ginocchio perpendicolare al pavimento culo dritto a tener su schiena rigida e petto in fuori a mostrare il buco al posto del cuore su il braccio che gocciola e schiacciare il palmo sul muro in alto, tirando giù.

Sebastian riportò di nuovo la mano in alto e si perse nello spigolo di una M e nella curva perfetta di una O, nel senso di incompleto di una R e in quello di perfezione di una I, e avrebbe potuto continuare a scrivere il suo nome per sempre, finché la Morte non fosse arrivata a dare a tutti la giusta ricompensa, MORIARTY, MORIARTY, MORIARTY, MORIARTY MORIARTY MORIARTY M O R I A R T Y : in italiano suona simile alla parola Death, gli aveva detto una volta James. Era sempre stato un uomo di cultura, James.

Sentiva il vento tra i capelli nella caduta incosciente di una E quando le forze scivolarono via dalla sua schiena, gocciolando nella pozza rossa nella quale intingeva le ginocchia e ancora

                                                                                                                             allineare ginocchio perpendicolare al pavimento culo dritto a tener su schiena rigida e petto in fuori a mostrare il buco al posto del cuore

                                                                                                                                                             L'esattezza ti salverà. Concludi il tuo lavoro. L'esattezza ti salverà e sarai vivo per l'eternità. Amen.

Quando cadde all'indietro avrebbe dovuto notare come l'ultima curva sbavata perdesse in eleganza ma guadagnasse in precisione. In un finale imperfetto. Inquietante. Ma bello.

Invece rimase accartocciato a terra, le ginocchia piegate e la schiena inarcata all'indietro, stretto in un angolo innaturale mentre il dolore tentava di non essere ignorato, e un brivido gli fece sollevare la testa in modo che un paio di scarpe di pelle umana bucassero la sua visuale.

Sorrise.

Intanto la mano che stringeva il diamante saliva lungo il petto.

Grazie di avermi salvato la vita, disse, e nessuno lo sentì. Tranne chi davvero doveva.

Due occhi come biglie scure che rotolavano verso una lenta e magnifica autodistruzione – rotolate verso una lenta e magnifica autodistruzione. Fisse nei ricordi.

Grazie di avermi strappato alla vita e di avermi dato qualcosa di più vivo ancora.

Intanto la mano che stringeva il diamante si era arrampicata sull'orlo del baratro pulsante sangue, quello che di meglio era riuscito a trovare una volta calpestato il proprio cuore.

Grazie di essere sempre
Intanto il diamante era affondato, e a Sebastian piacque pensare che finalmente il suo cuore aveva smesso di bussare.

Grande, enorme, infinita porta.

Voglio entrare, fatemi entrare.

Qualcuno si affaccia e lo squadra dalla testa ai piedi. Si sente ridicolo, Sebastian, presentarsi lì pieno di sangue.

Il Qualcuno urla qualcosa dietro di sé.

Insomma, vi sembra normale far aspettare l'uomo del capo?

Lucifero ha deciso di accettare la tua anima. Ha deciso di vederti.

Cazzo, Jim, quanto mi eri mancato.

 

Il giorno dopo il medico analizzò il cadavere insanguinato sotto la macabra scritta recitante: “Moriarty era vero”. Disse che doveva aver sofferto come una bestia, prima di morire.

Eppure Sebastian non sentiva dolore da tre anni – non lo sentì neanche quella volta.

 

 

 

Picché ho scritto questa stronzata eh bella domanda: ovvero: spiegazione dei prompt.

Scarpa: “in modo che un paio di scarpe di pelle umana bucassero la sua visuale”;

Lover of the light, Mumford and Sons: ottenuta dopo un tanto desiderarla, oltre ad essere la canzone usata in sottofondo e la fonte della mia l'idea è citata anche qui “Due occhi come biglie scure che rotolavano verso una lenta e magnifica autodistruzione” e qui "inspirò - espirò";

Talk tonight (Oasis): “– Grazie di avermi salvato la vita”;

"You keep on knocking on the devil's door, eventually someone will answer." (Four Brothers): non va manco spiegata, dai, è l'idea centrale della storia!

Infine, spazietto per creditare il meraviglioso Alessandro Baricco, che oltre ad avere il merito (o meglio la colpa) di questi miei deliri è anche il possessore della citazione L'esattezza ti salverà (Senza Sangue) e del mio strano andare a capo che sicuramente avrete notato. No, non era l'HTML che mi odia, tranquilli oddio in verità lo fa dato che alla fine non è manco uscito come volevo. È solo Baricco. Solo, poi. Vabbè. Grazie di aver letto.

   
 
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