Storie originali > Favola
Ricorda la storia  |      
Autore: marguerite_murcielago    18/07/2012    7 recensioni
C’era una volta un Regno, alla fine del mondo, in cui si schiuse un bel fiore; era l’erede al trono, un bianco fiore di magnolia.
La storia di una Principessa incorruttibile, del suo Regno di pace e sangue e del Principe che le insegnò qualcosa di nuovo.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Although it is a very beautiful flower
Oh there's too much thorn it can't be touched.

 

C’era una volta un Regno, alla fine del mondo, in cui si schiuse un bel fiore; era l’erede al trono, un bianco fiore di magnolia. Quando la principessa salì al trono, tra il giubilo del popolo, le vennero donate le più belle vesti, le pietanze più succulente e gli oggetti più graziosi che fossero mai stati visti.
Seduta sul trono nero, con il diadema sul capo biondissimo ed un ramo carico di boccioli di magnolia tra le braccia, la principessa fece tacere la musica e diede il suo primo ordine.
Sorridendo con le labbra bianche e gli occhi neri, disse:
- Svuotate le carceri.
Il terrore del suo Regno cominciò allora.
Intelligente, spregiudicata e inflessibile, la Principessa condannò a morte molti prigionieri; ghigliottinò coloro che non si rendevano conto del crimine commesso, fece fucilare chi abusava della mente e del corpo altrui, fece impiccare chi perseguiva la sua felicità calpestando quella degli altri.
Nonostante l’allegria con cui la Principessa affondava le mani nel sangue dei suoi stessi sudditi, in breve tempo loro stessi cominciarono a vedere la felicità e la tranquillità del Regno della Principessa: poiché tutto il sangue passava per le sue mani, non c’era persona che temesse di essere condannata senza motivo.
I Re e le Regine vicini le chiesero udienza, uno alla volta, per avere consiglio: cosa dovevano fare per avere un Regno pacifico come il suo, come potevano essere rispettati come lei?
Ridendo sotto i baffi, la Principessa disse loro di preparare un seguito degno della loro maestà e di attendere una sua lettera: allora, annunciò, avrebbe potuto epurare i loro Regni dal crimine e dalla stupidità!
Loro, rincuorati, obbedirono; nell’arco di una notte, i messaggeri della Principessa partirono e affidarono ai regnanti un messaggio: si chiedeva loro di muoversi con il seguito che avevano organizzato verso i loro possedimenti più lontani, così da lasciarle la possibilità di separare il grano dalla gramigna e di giustiziare i malvagi.
Quegli sciocchi obbedirono; e non si posero domande, quando videro gli agenti della Principessa, con le loro casacche rosse, galoppare per le strade ed entrare nei loro Palazzi!
La Principessa fece disegnare nuovi confini e costruire nuove mura, dopo aver cortesemente chiesto ai suoi nuovi sudditi se desideravano averla come loro signora, e il Regno modesto su cui aveva governato divenne un Impero che si estendeva da un orizzonte all’altro.
- Condannateli.

 

La Principessa era felice, regnava su una moltitudine felice: un giorno venne da lei un’intera delegazione, guidata da un mercante di stoffe: voleva, così le rivelò, un permesso speciale per attraversare l’Impero e raggiungere il mare, dove avrebbe preso il largo con la sua mercanzia. La Principessa ascoltò attentamente il suo discorso, poi scoppiò a ridere.
- Che misero bugiardo! Che mare volete attraversare, se il mio Regno è alla fine del mondo? – rise, ma lo invitò a cena comunque.

 

Mentre lei e il suo ospite cenavano, un valletto trotterellò verso di loro, si chinò al fianco della Principessa e le sussurrò qualcosa, lasciando al contempo scivolare sul piatto d’oro una lettera sigillata. Il viso della Principessa si fece ancora più bianco e impassibile.
- Temo che dovremmo interrompere la nostra cena: devo adempiere ad un compito molto gravoso e, purtroppo, impellente – lo avvertì, in tono delicato. Il mercante si asciugò le labbra e si alzò in piedi, pronto a seguirla.
La stanza era illuminata solo da alcuni candelabri e, in quella luce tremolante e spettrale, gli occhi della principessa erano più neri e freddi che mai. Non dissomigliava ad una statua, con quelle labbra ceree e serrate, quei finti riccioli biondi sciolti sulle spalle, il vestito rosso sangue che le avvolgeva il corpo sottile come una cascata di seta.
Attraversarono corridoi e stanze, finché la Principessa non spalancò i battenti di una grande porta di bronzo e inveì a gran voce contro l’uomo seduto al centro della stanza: lui, alto e robusto, indossava un abito sgualcito color rosso fuoco e fissava la regnante con disprezzo.
- Consigliere, credevo che essendo rimasto l’ultimo, ti saresti comportato come si confà alla tua carica, ma mi sbagliavo. Cos’hai fatto, tu? – sospirò, muovendo un passo impercettibile verso la guardia della camera.
- Intascava metà del ricavato sulle tasse delle sue province e costringeva i sudditi a saldare il suo conto, principessa, punendoli talvolta perché non avevano completamente coperto la somma che rubava.
- Perché nessuno se ne è accorto? – strillò lei; poiché nessuno le rispose, afferrò l’uomo per la gola e lo trascinò oltre le porte di bronzo, lo spinse giù da una rampa di scale.
Le guardie che stavano sulla porta lo presero per le braccia e lo gettarono di malagrazia in uno spiazzo illuminato da torce. La Principessa attese di essere raggiunta dal mercante, infilò un paio di guanti neri lunghi fino ai gomiti e, assieme, salirono su una balconata.
Centinaia d’occhi seguirono i suoi movimenti.
- Impiccatelo!

 

- Principe, perché avete finto di essere uno sciocco mercante di stoffe? V’ho addirittura comprato diversi rotoli di broccato e seta celeste, il tutto per avere in memoria i colori della vostra casacca! – rise la Principessa, quella notte.
Lei sedeva su una sedia imbottita e dipinta d’oro, il Principe sul pavimento; e la sua mano, sorprendentemente liscia, le carezzava il piede e risaliva lungo la sua gamba.
- Volevo imparare… imparare come si fa a non esitare… imparare a condannare! – rispose il Principe, socchiudendo gli occhi. La Principessa si piegò su di lui con un sorriso mefistofelico: - Ti insegnerò, ma voglio una cosa in cambio.

 

Alle prime luci dell’alba, il Principe si congedò dalla Principessa; in un tripudio di stoffa argentea e verde tenero, con una rosa chiara in mano, lui osservò e studiò il crimine dell’uomo che aspettava in piedi, nella luce grigia.
- Ghigliottina – proferì e la Principessa rise a lungo, battendo le mani.
Vestita di rosso e nero, con un ramo carico di boccioli di magnolia in mano e il diadema sul capo biondissimo, la Principessa mise una mano sulla spalla del Principe e lo baciò sulla guancia. Lui rise e annuì, per complimentarsi.
Partì.

 

La Principessa tornò a sedere sul trono, le mani mollemente poggiate sui braccioli.
Davanti a lei, in ginocchio, un assassino terrorizzato. Lei lo guardò, con un sorriso tenero.
- Ho imparato che non posso vivere senza imparare ed insegnare ad altri qualcosa; grazie a quel mercante di stoffe ho imparato cosa sono la compassione e la dolcezza.
Negli occhi dell’uomo passò un lampo di speranza, un mezzo sorriso sulle labbra tremanti; anche il sorriso della Principessa si allargò, fino a mettere in mostra tutti i denti scintillanti.
Con quel sorriso da lupo, disse: - Non le userò con te, però. Ghigliottina!

   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Favola / Vai alla pagina dell'autore: marguerite_murcielago