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Autore: watchmeburn__    18/07/2012    1 recensioni
Era notte quando mi svegliai urlando, come faccio ogni notte ormai da molto, molto tempo. È difficile vivere quando si è morti dentro, o forse io non vivo e basta.
One-Shot
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bulletproof Heart.

 

 

~

 

 

Era notte quando mi svegliai urlando, come faccio ogni notte ormai da molto, molto tempo. È difficile vivere quando si è morti dentro, o forse io non vivo e basta. Mi impersono in tanti Gerard, tutti diversi per accontentare le persone che mi circondano e mi vogliono bene. Tutti mi amano tranne me. Io odio ogni singola parte del mio corpo, ogni singola cellula, fibra, muscolo e tutto quello che volete. Sono uno stronzo che non merita di vivere. Faccio solo del male alle persone che amo, a quelle che cercano da sempre di salvarmi, di farmi avere una vita felice. Che poi questa tanto desiderata felicità esiste davvero? Perché io è da un po' che non ci credo più, è da troppo tempo che la cerco. Una volta pensavo di averla trovata, ce l'avevo quasi in pugno quando l'ho fatta scappare. Si perché sono io la causa dei miei mali più grandi, e del mio odio soprattutto.

Di fianco a me c'è Linz, che ormai è talmente abituata ai miei incubi che non si sveglia più. Ci addormentiamo sempre con le dita intrecciate, ma ogni volta che mi sveglio al buio non trovo mai la sua mano ancora nella mia. Quella di Frank invece c'era sempre.

-Papi.- Bandit, la mia adorata bambina, è in piedi sullo stipite della porta. È lei che mi consola la notte, è per lei se io esisto ancora.

-Tesoro non preoccuparti, è tutto ok.- Lei mi si avvicina lentamente e mi abbraccia forte, come solo i bambini sanno fare. Ha il pigiama rosa e blu che le ho regalato a Natale, quello con non so che cartone animato disegnato davanti. A Linz piace vestirla come lei, di rosso e nero, come se fosse già grande, come se il suo futuro nel mondo della musica fosse già deciso. Ma lei è una bambina, la mia bambina. Non so se voglio farle seguire le mie orme, non voglio che lei debba soffrire neanche la metà di me. Non se lo merita. È il mio angelo.

-Papi perché fai sempre brutti sogni?- Me lo chiede ogni notte ed io non so mai cosa risponderle. Ho paura a dirle la verità, è troppo piccola per capire. Almeno credo. O forse semplicemente ho paura di ricordare a me stesso il male della mia vita.

-Non lo so angelo.-

-Non è vero. Io so sempre perché faccio brutti sogni.- Mi guarda per un attimo negli occhi. Abbiamo gli stessi occhi, forse è anche per questo che sa leggermi dentro così bene.

Non so che dirle, la sua sicurezza mi spiazza sempre. È una bambina troppo sveglia per avere solo 3 anni.

-Perché non sei felice papi? Perché non scappi via?-

Perché non posso. Sono quasi tentato di risponderle così, che poi è solo la verità. Fa male doverlo ammettere, ma non posso. Ormai mi sono costruito una famiglia, ho sposato Linz, ho una figlia. Non posso tornare indietro.

Le prendo la mano destra e la chiudo nella mia. È così piccola, così fragile.

-Ti voglio bene, lo sai vero?-

-Si.- Mi sorride. -Anche alla mamma?-
-Certo.-

-Le vuoi bene come ne volevi a Frank?-

Come ne voglio a Frank.
Ecco perché i bambini mi spiazzano, sembra che sappiano sempre tutto.
-Vuoi che papà ti racconti una storia, angelo?-
Bandit si mette più comoda sulle mie ginocchia, gli occhi vispi ora sono pieni di curiosità.
-Oh si papi.-
-Va bene. C'era una volta...

 

 

Mi sono svegliato urlando anche quella notte, con la sua mano intrecciata alla mia. Bastava quello a calmarmi, se c'era lui vicino a me tutto sembrava meno doloroso.

Non servivano parole tra noi, solo sguardi. Come tra te e me Bandit, solo che i nostri scavavano l'uno dentro l'altro, cercavano il dolore, seguivano le sue tracce per stanarlo e mandarlo via. Era una continua ricerca la notte, un continuo perforarsi dentro per stare meglio, trovare un po' di sollievo. Io in Frank trovavo sempre una medicina, ma non di quelle cattive che ti prescrive il dottore. La sua era dolce, sapeva di miele e carezze, di baci proibiti, di quelli che ti strappano il dolore da dentro a morsi, di quelli che non vorresti smettessero mai. Lui era la mia droga, stargli lontano mi creava un vuoto tra lo stomaco e il cuore. Mi facevo del male quando non era con me, mi incidevo il corpo perché non c'era nessuno a placare il mio dolore, ad allontanarlo.
Frank però quella notte era diverso, troppo lontano, troppo perso, troppo arrabbiato. Le sue labbra non avevano espressione, i suoi occhi quasi fremevano. Mi guardava in modo accusatorio e gli tremava impercettibilmente il labbro superiore. Avevo capito subito che l'aveva saputo, aveva saputo che quella sera avevo chiesto a tua madre di sposarmi. Non so perché l'avevo fatto angelo, volevo solo essere normale. La normalità è una cosa troppo rara e che cercano sempre tutti. Non avevo ancora capito che la vita premia solo chi è se stesso. Fino a quel momento la vita mi aveva premiato con Frank, ma non sarebbe passato molto prima che me lo portasse anche via. Sii sempre te stessa Bandit, ricordatelo.

Quella notte io e Frank non ci guardammo negli occhi. Il mio dolore rimase fermo dov'era, e mi divorò lentamente. Da quella notte ha continuato imperterrito a crescere dentro di me, a devastarmi, a distruggere anche i pochi sogni belli che facevo, a non farmi più dormire. Da quella notte Frank non mi guardò più negli occhi.

Non mi parlava più, non mi sorrideva più, sembrava che per lui fossi diventato improvvisamente invisibile. Venni a sapere da tuo zio Mikey come aveva reagito alla notizia, cosa aveva promesso. Aveva promesso che non avremmo più condiviso niente, che se quella era la mia scelta, la mia strada definitiva allora anche lui ne avrebbe preso una diversa. Se io andavo a destra lui procedeva a sinistra, e così via. Non esistevano linee rette da percorrere insieme, o incidenti da farci incontrare. Solo parallele, le nostre vite si inseguivano parallelamente e si sarebbero incrociate solo se lui l'avesse voluto. Ma lui non era il tipo da fare la prima mossa, non lo è mai stato. E neanche io del resto, o almeno in queste cose. Da quel momento io e lui non vivemmo più. Ci stavamo sgretolando lentamente.

Venne al matrimonio solo perché il mondo non doveva sospettare niente, fece falsi sorrisi a tutti solo perché era famoso e nessuno doveva sapere niente. Essere conosciuti è difficile, è la vita più difficile che potessi scegliermi anche se è piena di soddisfazioni. Vedere ragazzi che come me avevano e stavano soffrendo che ti ringraziano perché tu con la tua musica li hai salvati è la cosa più bella del mondo. Così mentre salvavo vite ne distruggevo un'altra, quella per me più importante. Frank cadde in depressione ed io non potevo fare niente. Non voleva vedermi al di fuori dei concerti, lui continuava a suonare solo per rendere felici i fans e per un momento se stesso. Non era più Frank ed io non ero più Gerard. Eravamo l'uno l'ombra dell'altro.

Poi si sposò, con Jamia, e mi si spezzò il cuore. Me l'ero meritato visto che ero stato io il primo a fare il passo falso, a cambiare le cose, ma dentro di me sapevo di amarlo ancora. Lui non mi avrebbe mai perdonato. Del resto voleva provare a vivere anche lui, ci eravamo tanto convinti di stare bene, di aver dimenticato, ma non era così. Io non l'ho mai dimenticato.

Quando nacqui tu le cose precipitarono. Anche se ormai ognuno aveva la propria vita mi sentii quasi in colpa nei suoi confronti. Ma questo non vuol dire che io non ti abbia amato dal primo momento che ti ho visto. Sei la cosa più importante della mia vita ora, Bandit. Lui lo sapeva, sa tutto questo che ti sto raccontando, ma me lo fece pesare più che mai. Se prima ci inseguivamo silenziosamente, ognuno per la sua strada, ma sempre con lo sguardo sui passi dell'altro, ora prendemmo due autostrade completamente diverse.

Un giorno cercai di parlargli, appena finita un'intervista, che era sempre stato l'unico momento in cui faceva finta che tra noi fosse tutto a posto oltre ai concerti. Mi beccai un pugno sul naso e sul cuore, mentre lui mi urlava contro che ero uno stronzo e che l'avevo distrutto, ucciso per sempre. Che non dovevo permettermi di parlargli mai più, che per lui non ero più niente. Le sue lacrime erano fuoco per me che mi ustionavano quel che restava del cuore. Ed era ben poco.

Non mi sono mai perdonato tutto questo e non l'ho mai dimenticato. Anche se suoniamo insieme, anche se apparentemente percorriamo la nostra vita insieme agli occhi degli altri, noi siamo tutt'altro che uniti. Ai dolori del passato, quelli che lui aveva attenuato con il suo amore, ora si sovrappone la sua perdita e il suo dolore, quella che ho causato io. Ogni volta che lo trovo a guardare sorridente le foto dei suoi figli e di Jamia prima dei concerti convinco me stesso che lui la vera felicità l'abbia davvero trovata. Spero che sia tutta una bugia, io non sono bravo a mentire. E nemmeno a vivere.

 

 

Non so perché ti ho raccontato tutto questo, scusami. Non è neanche una bella storia.-

-Perché non gliel'hai mai raccontata a lui papi?-

Non ne ho mai avuto il coraggio.

-Perché non mi avrebbe ascoltato, ormai non lo fa più da troppo tempo.-

Non sono bravo a mentire.

-Fallo adesso.-

Adesso. È notte fonda e dovrei andare adesso a casa sua, bussare alla sua porta e parlargli dopo quanti anni? Troppi. È tutto troppo. Troppo difficile, troppo doloroso, troppo lontano, troppo falso, troppo buio. Io sono tutto questo troppo, che cerco di scrollarmi di dosso da sempre, e che sarebbe ora che se ne andasse del tutto.

-Vado, angelo? Adesso?-
Bandit mi sorride e mi scosta un ciuffo di capelli dagli occhi. -Adesso, papi.-

 

 

Non so perché lo sto facendo. Me l'ha detto mia figlia, che ora sta dormendo nel sedile posteriore della mia auto ben legata al seggiolino. Sono le tre e un quarto di notte, ed io sto andando incontro alla mia vita. Si perché Frank lo è sempre stato, da quando l'ho incontrato la prima volta in quello studio di registrazione all'altro giorno durante le prove. Anche se lo spazio tra noi è diverso, anche se prima eravamo pieni ed invece adesso siamo vuoti. Siamo i contenitori delle nostre ombre, dei nostri riflessi. Come ho fatto a vivere fin'ora non ne ho idea.

Mi fermo proprio davanti al cancello che porta a casa sua. Sussurro a Bandit che siamo arrivati, che papà torna subito. Lei apre per un momento gli occhi per poi riaddormentarsi ed in quello sguardo vedo me stesso felice. Perché alla fine mia figlia è una proiezione della parte migliore della mia anima.
Il campanello è proprio davanti a me. Sono le tre e mezza di notte.

Sono pazzo.

Suono.

Silenzio, poi dei passi veloci che quasi scivolano sul parque dell'ingresso. Mi apre un Frank in boxer con delle strane ciabatte verdi e gialle ai piedi. Il mio Frank. Avrebbe potuto chiudermi la porta in faccia ma no, non l'ha fatto. Sento che mi stava aspettando, che lo stava facendo ormai da più di cinque anni, ma io sono un codardo. Non l'avevo mai capito.

Non servono parole, proprio come una volta. Mi sembra di essere tornato indietro nel tempo, di essere il vecchio Gerard, quello che non aveva paura di stare al fianco di Frank, quello che gli aveva affidato il cuore e la vita, quello che lo amava più di se stesso, quello che non gli avrebbe mai fatto del male. Mai.

Ci stiamo guardando negli occhi, dopo così tanto tempo. Quanto mi è mancato, io non me n'ero mai reso conto fino a questo momento. I suoi occhi, verdi quando è bel tempo e nocciola quando piove. Ce li ho dentro ai miei, si stanno fondendo. Sono più belli di come li ricordavo, più maturi e brillanti, caldi. Mi concedo a quello sguardo e me lo imprimo nella mente in modo da non dimenticarlo mai. Non servono parole, come sempre. I nostri occhi fanno tutto da soli, si chiedono scusa, entrano gli uni negli altri e scavano alla ricerca del dolore che stavolta non ha dove nascondersi. È troppo. Lo tolgono tutto, lo lavano via poco a poco, con le lacrime dalla loro parte. Gli occhi hanno fatto il loro lavoro, come sempre. Ora tocca alla bocca, alle labbra che da troppo tempo non assaggiano il loro sapore preferito, al cuore che da troppo tempo non è completo. Anche loro si chiedono scusa, sussurrano mi sei mancato per poi ripercorrere la vecchia strada di un tempo, dove ci sono sempre i ciliegi in fiore e le farfalle e i raggi del sole, tiepidi, ci chiedono quasi permesso, come se non volessero disturbarci. Il sentiero degli innamorati, dove nessuno può entrarci tranne noi. È solo nostro, come del resto tutto quello che sta accadendo dentro di noi ora. Prima mi era difficile respirare, prima mi era difficile ogni minima cosa senza di lui. Ora no, ho ritrovato la felicità che credevo non esistesse più, che credevo mi avesse abbandonato per sempre. Non voglio più staccarmi dalla vita per così tanto tempo.

Allontano la mia bocca dalla sua soltanto per avvicinarla al suo orecchio e sussurrargli:-Sei il mio per sempre Frank.-

Poi più nulla. Solo io, e la mia vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ook, allora io non lo so perché ho scritto questa cosa. Avevo voglia di Frerard, ma di qualcosa di diverso. Sarà che ultimamente cambio umore spessissimo, ma mi è uscita questa cosa e spero che vi sia piaciuta. Volevo qualcosa che potesse anche lontanamente assomigliare alla realtà o almeno a quella che io immagino. Spero di esserci riuscita, almeno un po' :)
Detto questo, recensite in tanti (lo dico solo perché di solito si fa così ma se non volete recensire perché non avete voglia non importa xD) e se avete qualsiasi cosa da dirmi ecc scrivetemi su twitter (il mio amato twitter °w°), io sono @GiulScarecrow
Grazie per aver perso il vostro prezioso tempo a leggere questa cosa derivata dalla mia mente malata,
Vi voglio tanto bene, a tutti (?)

<3


LiaEchelon

  
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