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Autore: Kim_HyunA    18/07/2012    4 recensioni
Richiudendo la porta dietro di sé, gli occhi di Jonghyun brillarono di una luce strana.
-Lo facciamo in ascensore?- chiese, un nuovo entusiasmo che lo animava.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jonghyun, Key
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Un pomeriggio di un giorno come tanti altri, Jonghyun e Kibum stavano ritornando a casa.

 
Entrati nell’androne del palazzo in cui abitavano, Kibum si stava dirigendo come d’abitudine verso le scale, quando si accorse di non avere più l’altro accanto a sé. Incuriosito, si voltò e lo vide davanti all’ascensore.
-Che ci fai lì?- gli chiese.
 
-Saliamo con l’ascensore oggi?-
 
-Lo sai che fare le scale fa molto bene alla salute? E si migliora la circolazione delle gambe, per non parlare poi del risparmio energetico. E soprattutto sono solo due piani- iniziò a parlare a raffica.
 
-Sì, sì, va bene- tagliò corto Jonghyun -Risparmieremo energia un altro giorno, ora vieni qua- gli disse, tenendogli aperta la porta dell’ascensore che finalmente si ero deciso ad arrivare al piano terra. Kibum si arrese ed entrò.
 
Richiudendo la porta dietro di sé, gli occhi di Jonghyun brillarono di una luce strana.
 
-Lo facciamo in ascensore?- chiese, un nuovo entusiasmo che lo animava.
 
-Tu sei pazzo! Ecco perché mi hai trascinato qua dentro. Non ci pensare nemmeno, toglitelo dalla testa. Ora schiaccia il pulsante 2 e andiamo a casa-
 
-E dai Kibum, qual è il problema?- fece il broncio Jonghyun; ma visto che l’altro non gli dava retta, schiacciò il bottone come richiesto, e l’ascensore aveva appena iniziato a muoversi quando ne premette subito un altro, più precisamente quello che bloccava la cabina.
 
-Sicuro di non aver cambiato idea?- insistette Jonghyun.
 
-Sicurissimo- rispose e, per accorciare i tempi, premette egli stesso il tasto “2”. Jonghyun lo bloccò nuovamente.
 
Kibum lo guardò malissimo, fulminandolo con lo sguardo e rischiacciò “2”.
 
Continuarono ad alternarsi, nessuno dei due deciso ad arrendersi; fino a quando si spense la luce, si accese quella di emergenza e qualsiasi bottone premuto non aveva alcun effetto, non riuscendo ad attivare nuovamente il movimento dell’ascensore.
 
-Lo sapevo che sarebbe finita così, è colpa tua che ti sei messo a giocare con i tasti se ora siamo bloccati qua dentro. Potevamo già essere su a rilassarci sul letto e invece no, non sai mai tenere a bada gli ormoni e alla fine hai rotto l’ascensore- sbottò Kibum.
 
-Tranquillo, basta aspettare che il blackout finisca, nel frattempo…-
 
-Come fai a sapere che è un blackout e che invece non è colpa tua?-
 
-Non lo so infatti, era un’ipotesi. Stavo dicendo, nel frattempo potremmo tenerci impegnati, che ne dici?-
 
-Dico che non ci devi pensare nemmeno e che dovresti chiamare i soccorsi-
 
-C’è tempo per quello, ora vieni qua da me- lo invitò, poggiandosi comodamente contro una parete.
 
-Io lo sapevo che andava a finire così- ripeté ancora una volta, ignorando le sue parole e quasi facendosi prendere dal panico -Ora che facciamo?-
 
-Beh, io un’idea l’avrei- e il suo sguardo non lasciava presagire nulla di buono per Kibum.
 
-Non ti avvicinare a me Kim Jonghyun- lo intimò, sistemandosi sul lato opposto e controllandosi allo specchio.
 
Vedendo Kibum resistere, fu Jonghyun a farsi avanti, raggiungendolo ed abbracciandolo da dietro. Gli diede un bacio sul collo.
 
-Sparisci- lo cacciò Kibum.
 
-Mi stai dicendo che non ti piace?- continuò Jonghyun senza demordere, le labbra in contatto con il retro delle sue orecchie, vicino all’attaccatura dei capelli, il suo fiato caldo piacevolmente sulla pelle e lo sguardo puntato ai suoi occhi tramite lo specchio. Kibum mugugnò soddisfatto, gli occhi chiusi.
 
-Lo sapevo. Lo sapevo che non avresti resistito a lungo- le mani gli scivolarono sotto la maglietta, le dita che iniziarono ad accarezzargli lo stomaco e il ventre, facendolo sussultare con un brivido.
 
Gli si fece più vicino, in modo che neanche un millimetro li dividesse. I baci sul suo collo si susseguivano l’uno dopo l’altro, facendo crollare Kibum sempre più, ogni frammento di buona volontà a resistere, completamente dissolto.
 
-Ti piace, vero?- gli sussurrò in orecchio.
 
Kibum non rispose, si limitò a chiudere gli occhi, quasi facendo le fusa e tendendo il collo dal lato opposto, come ad inconsciamente offrire maggior campo d’azione all’altro. Il suo cervello gli diceva di opporsi, di fermarlo prima che diventasse troppo tardi per entrambi, ma il suo istinto… quella voce sovrastava la sua parte razionale, rendendola inudibile.
 
-Dai smettila- la voce di Kibum non era molto convinta, anzi, non lo era affatto, sembrava più un invito a continuare a dire la verità.
 
Jonghyun gli aveva stretto un braccio intorno alla vita, lasciando la mano appoggiata sul suo stomaco, per tenerlo lì, fermo davanti a lui, non permettendogli di allontanarsi se avesse voluto. Perché Jonghyun aveva molta più forza di Kibum, molti più muscoli e soprattutto, quando Kibum diventava la sua preda, era impossibile per lui andarsene.
 
Le dita di Jonghyun alzarono a poco a poco la maglietta bianca di Kibum, mettendo in mostra la pelle lattea e vellutata della sua pancia. Jonghyun lo sentì tremare lievemente tra le sue braccia, avvertendo la pelle d’oca formarsi là dove la sua mano era posata.
 
-Jong per favore… basta- lo supplicò l’altro, ancora poco convinto delle parole da lui stesso pronunciate.
 
-Guarda la tua espressione, guardati allo specchio- tornò a sussurrargli, le labbra appena poggiate di profilo sul suo volto -Non mi sembra che tu voglia davvero che io smetta-
 
Gli leccò lentamente l’orecchia -…o sbaglio?-
 
Un brivido corse lungo la schiena di Kibum. Ogni volta che la voce di Jonghyun risuonava così maledettamente vicina alle sue orecchie, sapeva che le sue possibilità di opporsi svanivano all’istante.
Odiava Jonghyun, odiava che avesse questo potere su di lui, che bastasse una semplice parola, una carezza, persino uno sguardo per fargli fare tutto quello che voleva.
 
-Rispondimi, vuoi davvero che la smetta… Bumie?- touché, quello era il colpo di grazia finale per Kibum. Quel nomignolo era la parola magica per convincere il ragazzo quando sembrava più ostinato del solito a resistere.
 
-Vuoi che smetta di toccarti…- le sue mani si muovevano sul suo corpo da sopra la maglietta -di baciarti…- il collo di Kibum fu nuovamente l’oggetto dell’attenzione delle labbra del più grande -…vuoi che chiami qualcuno per farci tirare fuori di qui?-
 
E a questo punto Kibum non era più in grado di opporsi, mosse solamente la testa da un lato all’altro in segno di diniego.
 
-Che bravo bambino ubbidiente, così mi piaci- lo fece girare verso di sé, le mani sulla sua schiena, i visi vicini.
 
Le loro bocche vennero presto in contatto, le labbra di Jonghyun che succhiavano appassionatamente il labbro inferiore dell’altro. E Kibum non se l’aspettava da Jonghyun, non in quel momento soprattutto, che il bacio che stavano condividendo fosse così pacato e armonioso, come se lo volesse assaporare fino in fondo, senza fretta. Contrastava così tanto con la voglia che gli leggeva negli occhi.
 
Continuando a baciarlo, Jonghyun portò una mano al viso di Kibum, accarezzandogli una guancia, scendendo poi verso il basso e tracciandogli il torace con un dito. Si fermò sul fronte dei suoi pantaloni, le dita poggiata su quella sporgenza ormai evidente. Un gemito di approvazione a bocca chiusa invase le orecchie di Jonghyun.
 
-Vuoi ancora che mi fermi?- lo provocò ancora una volta, guardandolo negli occhi e con una smorfia sul volto.
 
-Oh, sta zitto e muoviti- gli disse, colpendogli una spalla con il dorso della mano.
 
-Siamo impazienti adesso, eh?-
 
Jonghyun non perse tempo a sbottonargli i pantaloni e ad abbassarglieli a metà gamba. Disegnò una scia di umidi baci dal suo collo alla sua spalla, approfittando della maglia larga e scollata per aggredire le sue clavicole, erano sempre così invitanti e dannatamente gustose. Contemporaneamente le sue dita erano tornate a massaggiarlo, a contatto con i boxer questa volta.
 
-Qualcuno è eccitato qui- commentò Jonghyun pieno di sé.
 
Kibum gli avrebbe voluto dare un pugno in faccia, perché aveva fottutamente ragione ed era solo per colpa sua se ora si trovava in queste condizioni.
 
-Dio quanto ti odio Jonghyun- e nonostante le sue parole, le sue dita si intrecciarono nei capelli del ragazzo mentre questi si stava inginocchiando davanti a lui, le mani strette intorno alle cosce.
 
Le sue labbra premerono contro il tessuto dei boxer, la punta del naso che gli solleticava piacevolmente il basso ventre, appena sopra la fascia elastica dell’indumento.
 
-Giuro, se non ti muovi…- Kibum stava perdendo le staffe, perché odiava essere stuzzicato e poi dover aspettare i tempi dell’altro che si divertiva a tormentarlo; una volta che il testosterone era in circolo nel suo corpo, non sapeva più pazientare.
 
E anche se in realtà Jonghyun avrebbe voluto continuare a provocarlo ancora un po’, sapeva anche che non avevano a disposizione tutto il tempo che volevano, l’ascensore poteva tornare a funzionare in qualsiasi momento.
 
Gli abbassò i boxer che raggiunsero immediatamente i jeans alle caviglie e Jonghyun passò subito al sodo, prendendo tra le labbra l’eccitazione di Kibum, tenendola saldamente alla base con una mano.
 
Il più piccolo rilasciò subito un gemito, perché lo voleva oh così tanto, che la sensazione di calore che avvertiva intorno a sé provocata dalla bocca dell’altro gli sembrava amplificata di cento volte rispetto al normale.
 
L’ascensore era riempito dai gemiti più o meno soffocati di Kibum e dai suoni umidi della bocca di Jonghyun che succhiava e leccava e baciava e chissà che altro. La sua lingua sapeva sempre fare miracoli su di lui. Lo elettrizzava, lo faceva sudare e tremare, gli faceva desiderare sempre di più.
 
-Meno male che non volevi- lo infastidì Jonghyun mentre prendeva fiato e commentando un gemito piuttosto alto che dimostrava chiaramente quanto Kibum stesse apprezzando la situazione.
 
-Aah, sta zitto Jong- scherzò, facendo ridere Jonghyun che riprese a fare ciò che stava facendo.
 
Sapevano entrambi che il momento si stava avvicinando, Kibum lo capiva dalle sensazioni ormai familiari che il suo corpo gli stava facendo avvertire, e Jonghyun dal modo in cui il corpo dell’altro aveva iniziato a tremare, dal modo in cui il suo respiro si era fatto più affannoso e difficile, ma soprattutto dal modo in cui, con gli occhi serrati, continuava a ripetere come una litania il suo nome.
 
 
 
Jonghyun aveva appena inghiottito l’ultima goccia e Kibum si era appena appoggiato al muro come un peso morto sentendosi le gambe deboli, quando entrambi vennero colti di sorpresa dal rumore dell’ascensore che aveva ripreso a funzionare.
 
Ebbero giusto il tempo di scambiarsi uno sguardo stupito, di darsi una sistemata ai vestiti, che le porte si aprirono al loro piano, un gruppo di vicini che li attendeva al pianerottolo con gli sguardi preoccupati.
 
-Abbiamo sentito delle lamentele provenire dall’ascensore…- iniziò una signora di mezza età.
 
-Oddio- sussurrò Kibum, le guance diventate improvvisamente rosse, la sua voce udibile solo a lui e Jonghyun, avendo capito a quali “lamentele” si stesse riferendo. Sperava solo che non avessero davvero intuito quello che era successo, altrimenti Kibum avrebbe volentieri scavato una fossa per andarci a vivere per il resto della vita. Ma a giudicare dalle loro espressioni non imbarazzate, non c’era nulla da temere.
 
-Eh sì, Kibum non sopporta gli ascensori, soprattutto quando sono bloccati, per questo si stava… uhm…. lamentando- non era bravo Jonghyun a dire le bugie e Kibum temeva che quel suo tono potesse attirare dei sospetti.
 
-Ci siamo accorti che era saltato un contatore, per questo si era bloccato, ci devono essere stati dei problemi con i pulsanti- concluse un’altra.
 
-Con i pulsanti? Strano, noi non ci siamo accorti di nulla, funzionava tutto alla perfezione, vero?- Key era molto più bravo a mentire.
 
-Verissimo. Scusate per il disturbo che vi abbiamo causato e grazie mille-
 
-Si, grazie mille- fece eco Kibum, mentre si inchinavano riconoscenti.
 
-Comunque era semplicemente spaventato- tornò a spiegare Jonghyun e Kibum gli avrebbe tirato un pugno, perché più parlava, più suonava meno convincente, come se volesse giustificarsi per qualcosa di cui tutti gli altri non erano nemmeno a conoscenza -Non c’era bisogno di preoccuparsi, ma grazie ancora- terminò, trascinando via l’altro con un sorriso imbarazzato sul volto.
 
 
Al sicuro in casa, Jonghyun e Kibum si scambiarono uno sguardo e scoppiarono a ridere insieme.
 
Jonghyun gli si avvicinò.
 
-Allora, pronto per finire quello che abbiamo iniziato prima?-

  
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