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Autore: marstales    18/07/2012    2 recensioni
“Torna nella tua camera, Tessa” sibilò Will senza guardarla.
One-Shot su Shadowhunters - Le Origini. Un po' di Jem/Tessa, un po' di Tessa/Will e un po' di Will/Magnus. E' la prima opera che pubblico, spero vi piaccia.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Carstairs, Magnus Bane, Theresa Gray, William Herondale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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WEDDING IN BLACK
 
“Torna nella tua camera, Tessa” sibilò Will senza guardarla. Agitò una mano per indicare la porta, invitandola a uscire, mentre con l’altra teneva saldamente la spalla del suo parabatai. Jem era in preda a uno dei suoi attacchi di tosse, piegato in due sul pavimento, una mano sulla spalliera del letto e l’altra davanti alla bocca. Un rivolo di sangue gli stava colando sul polso, cadendo a piccole gocce sul pavimento.
Tessa ignorò Will, muovendosi dai piedi del letto per inginocchiarsi accanto a Jem. La finestra era chiusa ma sapeva che il sole era sorto da un po’. Quello era il suo grande giorno, il loro grande giorno.
Allungò una mano per accarezzare la testa di Jem, affondandogli le dita nei capelli, grata di poter muovere i muscoli delle braccia, almeno.
“Tessa” ringhiò Will infuriato, lanciandole un’occhiataccia che lei ignorò. Non poteva andarsene, non in quel momento. Non sapeva cosa fare, ma non avrebbe abbandonato Jem. Non l’aveva mai visto in quello stato, non in quelle condizioni. Will si alzò di scatto e andò verso il comodino, lasciando la spalla di Jem. Il Cacciatore si accasciò lentamente sul pavimento, sfuggendo dalla presa di Tessa.
“Will” la voce della ragazza era fievole, non era sicura che il ragazzo l’avesse sentita. “Will” ripetè un po’ più forte. “Prendila. Prendi la medicina” sollevò il volto pallido di Jem, un’espressione sofferente ferma sul suo volto. “Will…” ripetè, sentendo le lacrime arrivarle agli occhi.
“Lo so!” sbraitò Will dall’altra parte del letto, gettando la lampada dal comodino al pavimento, in cerca della scatola che conteneva la droga di Jem.
Gli tremano le mani, notò Tessa. Non ricordava di averlo mai visto così agitato. Tornò a fissare Jem, le lacrime ormai sull’orlo degli occhi. Jem, ti prego. Lo trattenne tra le sue braccia quando fu travolto da un altro forte colpo di tosse.
Fa che finisca, fa che stia benedisse a nessuno in particolare.
“Sì!” esclamò Will sollevato agitando la scatola sopra la sua testa mentre si avvicinava ai due amici.
“Tessa, voltati” mormorò afferrando Jem per le spalle e allontanandola, senza sfiorarla con un dito. “Voltati o ti porto fuori di qui, non m’importa in che modo, ma ti chiuderò nella tua camera finchè non verrà Sophie a prepararti quel maledetto vestito”.
Tessa si alzò di scatto e si allontanò a passo veloce. Si fermò a qualche centimetro dalla porta tenendo a freno le lacrime, affogandole nella rabbia. Voleva, anzi doveva, restare con Jem, era o non era il suo fidanzato? Si sarebbero sposati da lì a qualche ora, perché mai doveva restargli lontana quando aveva bisogno di aiuto? La causa della sua furia, in realtà, erano le parole di Will. “Ti chiuderò nella tua camera finchè non verrà Sophie a prepararti quel maledettovestito”. Conosceva Will, forse non a fondo quanto sperava, ma sapeva riconoscere le sue emozioni. Aveva sentito l’odio nella sua voce, e per quanto sperasse di averlo immaginato, sapeva che prima o poi sarebbe arrivato quel momento.
Will aveva evitato lei e Jem da quando avevano annunciato il loro fidanzamento, raramente l’avevano visto sorridere e quando li incontrava insieme, mano per mano, si limitava a fissarli senza dire niente.
La ragazza sentì dei rumori soffocati alla sue spalle ma resistette all’impulso di voltarsi. Sentì il respiro strozzato di Jem e l’imprecazione di Will. “Maledizione, Jem!” ringhiò. “Prendila!”
“Sto bene…” Il sollievo di Tessa nel sentire la sua voce, sebbene molto debole, fu sepolto da un’altra ondata di preoccupazione, non appena Jem iniziò a tossire di nuovo. Chiuse gli occhi restando immobile al suo posto.
Prendila!” sbraitò Will un’ultima volta, e Tessa seppe che Jem non si sarebbe più lamentato. Un ultimo colpo di tosse, i respiri affannati dei due parabatai, il rumore della scatola che veniva chiusa e poi il silenzio. Tessa non riusciva a muoversi, ancora con gli occhi serrati.
“Come ti senti?” chiese Will senza ricevere risposta.
“Tess” mormorò invece Jem. La ragazza si voltò lentamente alzando gli occhi al suo futuro marito.
“Tess, mi dispiace…” sussurrò Jem senza il coraggio di guardarla negli occhi. Inginocchiato per terra accanto a Will, fissava il pavimento davanti a sé senza più alcuna traccia dell’attacco di poco prima. Delle gocce di sangue giacevano davanti alle sue ginocchia. Tessa non riuscì a trattenersi e corse al suo fianco, senza notare Will che si alzava per uscire dalla stanza. Lanciò un’ultima occhiata ai due fidanzati e si chiuse la porta alle spalle, senza nascondere il dolore nel suo volto, dal momento che nessuno dei due lo stava osservando.
“Jem, amore mio” sussurrò Tessa, inginocchiandosi al suo fianco dove un attimo prima c’era Will e circondandolo con un braccio. “Non essere dispiaciuto” mormorò piano. Lo baciò sulla tempia accarezzandogli il volto in modo da farlo voltare verso di lei. “Guardami, Jem” disse con voce ferma costringendolo ad alzare gli occhi.
“Non nasconderti” gli accarezzò la guancia tracciando il labbro inferiore con il pollice. “Non da me” disse con tono di supplica. “Non lasciare che la malattia ci allontani. Stiamo per sposarci, James, e non voglio che ti vergogni davanti a me.” Le parole iniziarono a uscirle prima che potesse fermarle. Non voleva fermarle.
“Ti amo James” respirò profondamente e sorrise “e se devi dispiacerti di qualcosa, fa che non sia la malattia. Quando saremo sposati non sarai più solo: io sarò al tuo fianco e non potrai nasconderti. Ciò che ti affligge, affliggerà anche me finché saremo insieme.” Piegò la testa in modo da far toccare le loro fronti.
“Perché forte come la morte è l’amore” dissero all’unisono, lasciandosi sfuggire un sorriso.
Tessa non seppe dire per quanto rimasero in quella posizione, lei che gli teneva il viso tra le mani e lui immobile, per non sporcarla con il sangue ancora fresco sulle sue dita.
“Credevo che allo sposo non fosse permesso vedere la sposa prima della cerimonia” sussurrò Jem dopo un po’, facendo ridacchiare Tessa.
“Vorrei restare” disse semplicemente lei.
Jem abbassò piano la testa sfiorando la sua bocca. Tessa non esitò e schiuse le labbra per baciarlo dolcemente. Ignorò il sapore metallico del sangue e tentò di scacciare ogni preoccupazione dal cuore del suo futuro sposo.
Jem interruppe lentamente il bacio, senza allontanarsi troppo, e guardò la ragazza negli occhi “Ti amo, Tess.” Mormorò prima di riprendere le sue labbra ancora una volta.
 
Tessa si ammirò allo specchio con l’abito addosso, a bocca aperta. Ricordava le parole di Jem di qualche giorno prima “Il colore di un matrimonio tra Shadowhunters è il nero e tu” l’aveva guardata sorridendo “I vestiti delle Cacciatrici sono color oro… E dato che ancora non sappiamo cosa sei esattamente, non credo che sarà un problema per qualcuno. E poi” l’aveva guardata con devozione, sorridendole “sarai bellissima in qualsiasi colore.” Tessa era rimasta quasi sconvolta. Non aveva idea che il suo abito da sposa dovesse essere dorato o che tutti gli ospiti dovessero vestirsi in nero. Ma dopotutto, aveva visto gli Shadowhunters vestiti di bianco a un funerale, così aveva deciso di non dire niente.
Rigirandosi davanti allo specchio, si ringraziò per non essersi lamentata. Le sarebbe piaciuto un abito bianco ma, come le aveva ripetuto Sophie almeno dieci volte prima di uscire dalla camera, l’oro le donava. A Tessa almeno piaceva il modo in cui risaltava l’azzurro dei suoi occhi e il modello dell’abito era perfetto. La scollatura le lasciava la schiena e le spalle scoperte, solleticate dai boccoli dei lunghi capelli sciolti, e il bustino stretto le risaltava le curve; una gonna voluminosa si allungava fino al pavimento e Tessa si chiese come avrebbe fatto a camminare per tutto l’Istituto senza cadere o stancarsi. Sembrava davvero pesante!
Due colpi alla porta riuscirono a farle staccare gli occhi dal vestito. Non l’aveva provato fino a quel giorno, si era fidata di Sophie quando le aveva detto che era stato fatto su misura. Camminò lentamente verso la porta cercando di non guastare lo strascico che ingombrava la camera. Socchiuse la porta lentamente. Si aspettava chiunque, tranne lui.
“Will” mormorò sorpresa, ignorando il tuffo al cuore.
“Tess” le sorrise debolmente “Posso entrare?”
Tessa annuì senza rendersene conto. Rammentò quello che le aveva urlato in faccia poco prima “Ti chiuderò nella tua camera finchè non verrà Sophie a prepararti quel maledetto vestito”. Sperò per lui che volesse scusarsi. Entrò nella camera e gli chiuse la porta alle spalle, augurandosi che nessuno l’avesse visto entrare. Si diresse verso il letto della ragazza, non sapendo dove andare poiché il vestito occupava tutto quel lato della stanza. 
“Cosa vuoi, Will?” Gli chiese seccamente. Per un momento le sembrò sconcertato dal suo tono di voce, ma si ricompose all’istante, senza togliersi il sorriso dalla faccia.
“Jem vuole che ti faccia da accompagnatore alla cerimonia” annunciò.
Che cosa?” Tessa restò sbigottita. “Credevo che Henry mi avrebbe accompagnato!”
“A quanto pare, Jem pensa che tu tenga a me più di quanto tenga a Henry” abbassò lo sguardo ai suoi piedi mentre lo diceva. Tessa non ebbe la forza di ribattere. Lo fissò attentamente sentendo il cuore andare in mille pezzi. Era bellissimo… Più del solito. Forse era l’espressione triste che tentava di nascondere oppure il bisogno che vedeva in lui di essere consolato, Tessa non lo sapeva, ma si mosse verso di lui sfiorandogli un braccio.
“Mi dispiace per prima” disse lui. “Non dovevo urlarti contro in quel modo.”
“Dispiace anche a me” mormorò Tessa. Will alzò lo sguardo, fissandola come se non capisse.
“Non devi per forza accompagnarmi” allontanò la mano dal suo braccio e fece qualche passo indietro, non sapendo se lui la volesse vicino. Lei sì, voleva toccarlo, abbracciarlo, dirgli quanto fosse davvero dispiaciuta. Ma rimase immobile davanti a lui, abbassando a sua volta lo sguardo.
“Ma io voglio accompagnarti” poté avvertire il sorriso tirato del ragazzo mentre parlava. “Voglio tenerti tra le mie braccia un’ultima volta”. Quelle ultime tre parole riportarono tutto alla mente di Tessa: il loro primo bacio e il modo in cui lui l’aveva fatta andare via, la sua espressione quando credeva fosse morta e come l’aveva ferita sulla soffitta dell’Istituto, i loro baci alla festa dei Lightwood che, per quanto si fosse ripetuta che erano causa di un incantesimo, non era riuscita a togliersi dalla mente il pensiero che le fossero piaciuti. Non resistette e si buttò tra le sue braccia, sentendo per la prima volta il peso di quanto dolore aveva provocato in quel ragazzo.
Will rimase immobile mentre la ragazza si affliggeva tra le sue braccia.
“Mi dispiace, Will. Mi dispiace così tanto” non riuscì a trattenere le lacrime mentre le braccia del ragazzo la stringevano e lei affondava il volto nel suo collo.
“Sssh. Così ti rovinerai il vestito, Tess” mormorò Will senza sapere cosa dire.
“Io amo Jem” singhiozzò Tessa “Lo amo, Will. Ma non posso continuare a mentirgli, non posso sposarlo sapendo che amo anche te.” Will si irrigidì, colpito da quelle parole.
Amo anche te.
Tessa non credeva di averlo detto davvero, eppure si sentì molto meglio in quel momento.
“Tess” disse Will, allontanandola e prendendole il volto tra le mani. “Tessa, tu sei la persona più bella che io abbia mai conosciuto.” La ragazza strinse la presa sulle sue braccia, il volto in lacrime. “Jem ti merita. Merita tutta la felicità di questo mondo e tu sei la sola che possa dargliela.” La riprese tra le sue braccia, stringendola ancora di più. “Non puoi rinunciare al matrimonio adesso. Lo distruggeresti e sarà morto prima ancora che la droga faccia il suo effetto.”
Tessa si ritrasse a quelle parole, eppure sapeva che erano vere. Jem sarebbe morto se lei lo avesse lasciato. Non poteva farlo soffrire in quel modo.
“Sai che ti amo, Tess, ma non devi pensare a me. Dimenticami e rendi felice Jem...”
“Come faccio?” lo interruppe con la voce resa debole dal pianto. “Come farò a dimenticarti?”
Will restò per un lungo momento in silenzio, cullandola tra le sue braccia. “Non lo so” mormorò dopo. “Non lo so, Tess. Ama Jem, è tutto quello che ti chiedo. Farà male, vederti tra le sue braccia, ma se rendi felice lui, allora starò bene anche io.”
Tessa non seppe come rispondere. Restò tra le sue braccia per quella che parve un’eternità, finché lui non le posò un bacio sulla fronte. “Lo sposo ti aspetta” sussurrò senza staccarsi da lei. “Dobbiamo andare”.
La ragazza annuì e si asciugò le lacrime.
“Andiamo” mormorò allontanandosi da Will e mettendo il braccio attorno al suo.
“Sorridi” sibilò Will da un angolo della bocca. Tessa non poté fare a meno di ridacchiare.
“Non preoccuparti” mormorò il ragazzo notando il tremolio alla mano di Tessa. “Non ti lascerò cadere” Le fece l’occhiolino prima di aprire la porta. 
 
 
A Tessa sembrava di volare mentre raggiungeva lo sposo, sorretta dalla presa forte di Will sul suo braccio. Sapeva che gli occhi di tutti erano puntati su di lei ma non riusciva a staccare i suoi da Jem. Era bellissimo nel suo completo nero, ma la gioia che emanava dai suoi occhi riuscì a farla sentire felice. Il malore di quella mattina non sembrava averlo mai colpito e, se non fosse stato per il colore dei suoi capelli o dei suoi occhi, nessuno avrebbe mai detto che era malato.
Tessa non riuscì a trattenere un sorriso mentre si avvicinavano lentamente a lui. Voleva corrergli incontro, abbracciarlo, dirgli quanto era felice di poter stare con lui come sua moglie, ma trattenne la sua andatura lenta, aggrappandosi ancora di più al braccio di Will. Se si fosse messa a correre, sarebbe sicuramente caduta. L’emozione del momento l’aveva decisamente presa alla sprovvista.
Mi sto sposando, pensava incredula. Ho sedici anni e sto sposando James.
Quando gli arrivarono davanti, Jem allungò una mano per stringere quella di Will, senza staccare gli occhi da Tessa. Sembrava incantato, gli occhi che brillavano e la bocca aperta in un sorriso.
Tessa spostò per un momento lo sguardo a Will, sorridendogli per ringraziarlo. Lui non ricambiò ma si inchinò davanti a loro prima di andare a unirsi agli altri invitati.
Tessa tornò a guardare Jem dritto negli occhi, consapevole di quel momento, sentendo la gioia o l’ansia o qualche altra emozione sconosciuta mangiarle lo stomaco, rischiando di soffocarla. Voleva ridere o piangere, saltare sul posto o stringere Jem tra le sue braccia, ma rimase ferma al suo posto, sfoderando un enorme sorriso.
Non si era mai visto un matrimonio come il loro, ne era sicura: uno Shadowhunter e una ragazza la cui origine era ancora sconosciuta. Tessa sapeva che nei normali matrimoni tra Shadowhunters, la coppia veniva unita con due marchi impressi sul cuore e sul braccio, secondo il rito del Cantico di Salomone, ma Jem non voleva rischiare di imprimere delle rune sul corpo della ragazza: non sapevano cosa sarebbe potuto succedere. Così avevano deciso di scambiarsi le fedi, come in un matrimonio mondano, seguendo i riti dei matrimoni tra Cacciatori. L’Enclave non aveva replicato: come aveva detto Jem, non può proibire qualcosa che non è proibito dalla Legge.
Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l’amore” dissero mentre si scambiavano gli anelli. Nessuno dei due tentò di trattenere o nascondere le lacrime, non ce n’era motivo.
“Siete bellissima, signora Carstairs” sussurrò Jem prima di baciarla, tra gli applausi di tutti.
 
 
“Troppo caldo?” chiese Magnus alzando gli occhi verso la sala alle loro spalle.
Will si avvicinò allo stregone, appoggiandosi alla balaustra del balcone. Si sbottonò i primi bottoni della camicia e assaporò il vento fresco contro il suo viso.
“Troppa gente” sbottò il Cacciatore con acidità. Nonostante la scoperta di non essere stato veramente maledetto dal demone, non riusciva ad abbandonare i modi indelicati quando era arrabbiato. “Che ci fai qui fuori?” chiese guardando lo stregone di sottecchi.
“Caldo” sogghignò Magnus. Will era sicuro che gli stesse mentendo ma non aveva la forza di ribattere. Rimasero in silenzio per qualche istante, guardando in basso, all’entrata dell’Istituto.
“Vuoi fare una camminata?” chiese Magnus indicando il cancello. Will scosse la testa con aria tetra. “Non credo apprezzerebbero” disse riferendosi a Jem e Tessa.
E’ fatta, pensò. Si sono sposati. E l’ho persa. Non riusciva a pensare ad altro dal momento della cerimonia. Avrebbe voluto chiedere a Tessa di andarsene, di scappare insieme quando erano ancora nella sua stanza, ma il volto di Jem continuava ad apparirgli davanti agli occhi. Avrebbe avuto il coraggio di farlo? Avrebbe tradito il suo migliore amico, il suo parabatai, suo fratello per una ragazza? Per Tessa? No, non avrebbe mai potuto farlo. Jem era tutto quello che aveva e teneva a lui più di quanto potesse immaginare. La sua vita era già abbastanza sofferente senza che il suo migliore amico gli portasse via quello che amava.
Sono felice per loro, si ripeteva. E forse lo era davvero, anche se il dolore al petto rischiava di soffocarlo.
“Quanto hai intenzione di rimanere qui fuori?”
“Mi stai cacciando?”
“No” ammiccò Magnus “Mi chiedevo in che modo potrei farti compagnia” un bagliore gli illuminò gli occhi per un istante ma Will credette di averlo solo immaginato.
“Non lo so” borbottò imbarazzato “Finchè non se ne andrà tutta quella gente”
Henry e Charlotte avevano invitato tutte le famiglie di Cacciatori di Londra con l’intenzione di festeggiare anche la notizia della gravidanza. Persino a Jessamine era stato permesso di lasciare la Città dei Fratelli Silenti per unirsi ai festeggiamenti. Will trovava tutto ridicolo. “Fosse stato il mio matrimonio, avrei invitato solo i Branwell” sibilò tra i denti.
“Charlotte ha mandato un invito ai Lightwood. Ai Lightwood!” esclamò indignato agitando le braccia davanti a sé.
“In realtà era diretto a Gabriel Lightwood” obiettò Magnus. “Ma non puoi…”
Non m’importa a chi era diretto!” sbraitò Will fissando lo Stregone con una furia mai provata prima. Tentò di calmare il respiro e tornò a fissare sotto la balconata. Perché non riusciva a capire quanto fosse difficile per lui guardare Tessa tra le braccia di qualcun altro?
“Hai mai sofferto per amore?” chiese Will all’improvviso, senza sapere come gli fosse venuta in mente quella domanda.
Magnus scoppiò in una fragorosa risata. “William,” sospirò “sono immortale. Sì, ho sofferto per amore” un guizzo passò davanti ai suoi occhi felini “ma non posso passare l’eternità a rimuginare sulle cose che ho perso” mise una mano sulla spalla del ragazzo e lo fece voltare verso di lui. “Il ricordo rimane, più vivido che mai, ma il dolore si affievolisce. Non vale la pena perdere secoli per crogiolarsi tra le sofferenze”
“Io non sono come te” mormorò Will. “Ho solo questa vita.”
“Allora vivila!” sussurrò Magnus con foga avvicinandosi più di quanto fosse sua intenzione, ma Will non si allontanò. Fissò lo Stregone ad occhi aperti, la luce della luna che li rendeva più luminosi.
“Non lasciare che non abbia un senso. Fa’ le tue scelte, goditi ogni istante. Il tuo amico Jem l’ha fatto. Sposando Tessa ha capito che finché il suo cuore batterà, per quanto poco possa ancora farlo, lei sarà tutto ciò che riempirà la sua vita. Tu non lasciare che il dolore ti impedisca di andare avanti. Vivi. La. Vita.” Strinse la presa sulle braccia del ragazzo nel pronunciare le ultime tre parole.
Will non disse una parola. Continuò a fissarlo immobile. Aveva ragione, dopotutto.
In un momento, senza pensare davvero a quello che stava per fare, scattò in avanti unendo le sue labbra a quelle dello Stregone. In teoria, per Will era un primo bacio, dato che l’ultima volta credeva di essere sotto gli effetti collaterali del veleno di un demone.
“La sto vivendo abbastanza adesso?” mormorò con un ghigno sulle sue labbra.
“Te lo dirò più tardi” Magnus rise prima di avventarsi sulla bocca del Cacciatore.
 
 
“Sono esausta!” esclamò Tessa togliendosi le scarpe davanti alla porta di quella che sarebbe stata la camera sua e di Jem. Charlotte aveva dato loro le chiavi di una delle migliori camere dell’Istituto; come signore e signora Carstairs avrebbero potuto passare lì dentro quella notte e tutte le altre a venire.
“Spero non troppo” le sussurrò Jem dietro l’orecchio, provocandole brividi lungo tutta la schiena.
Restò immobile mentre suo marito –sì, era davvero suo marito e ancora non le sembrava vero–  allungava una mano per aprire la porta.
Tessa si bloccò e restò a bocca aperta appena entrò, sentendo un peso sul petto; lasciò cadere gli stivali sul pavimento e si guardò intorno. Era identica a tutte le altre camere dell’Istituto, solo un po’ più grande, con un letto nero a due piazze che fronteggiava la portafinestra aperta e un comodino sul quale c’era una lampada che illuminava il posto con una luce soffusa. Non sapeva il perché della sua reazione, le sembrava tutto normale. Guardando il letto davanti a loro, capì il senso del suo nervosismo. Ricordava la prima volta che aveva baciato Jem e quello che era successo in seguito: stava per succedere di nuovo. Niente incidenti, questa volta, niente interruzioni. Si avvicinò lentamente al letto, sfiorando la trapunta con le dita: era rossa, un rosso così scuro da sembrare nero.
“Ti piace?” chiese Jem a bassa voce, ritornando alle sue spalle. Tessa annuì, incapace di parlare come lui le appoggiò le mani sui fianchi. “Anche a me”.
Con la punta del naso percorse la linea dall’orecchio al collo, sorridendo quando la ragazza piegò la testa di lato per facilitargli il passaggio. Sentì le mani del ragazzo trafficare sulla sua schiena, in cerca dei lacci del corpetto e, subito dopo, si ritrovò con il busto e la gonna addosso; si chiese come avesse fatto ad essere così veloce, dal momento che per infilarle quel vestito, Sophie aveva impiegato qualche ora.
Si voltò davanti a Jem prendendogli il volto tra le mani e avvicinò le labbra alle sue. Lo baciò a lungo, senza fretta, assaporando ogni istante e lasciando scorrere le mani sul suo volto, sulle sue braccia, sul suo corpo. Non seppe in che modo, riuscì a togliergli la giacca lasciandolo solo con i pantaloni e la camicia addosso. Non riuscì a reprimere un brivido mentre staccava l’ultimo bottone. Jem la strinse forte a sé e la adagiò lentamente sul letto, attento a non rovinare l’ampio vestito ai loro piedi. Tessa poteva sentire i loro cuori battere forte ma erano troppo vicini per riuscire a distinguerli. Alzò la testa e ricambiò lo sguardo di Jem. I suoi occhi grigi brillavano, ma non era né la luce della luna né la lampada sul comodino accanto a loro a fare questo effetto: felicità, amore, desiderio, furono solo alcune delle emozioni che Tessa riuscì a catturare prima di chiudere i suoi occhi e baciarlo ancora.
Jem si allontanò senza aprire gli occhi, accarezzandole la guancia.
“Ti amo, Tessa Carstairs.”
  
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