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Autore: _fedss    19/07/2012    14 recensioni
Anche se è al corrente che, ad una certa età, quella chiacchierata tra padre-figlio va fatta, non è ancora pronto psicologicamente e, forse, non lo sarà mai.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Papà, dobbiamo parlare!


Guarda nello studio del padre deciso ad entrare, ha una missione. Questa volta non vuole ricevere un “no” come risposta. Non vuole essere l’unico della sua età che non può usufruire di quel privilegio.

I soldi non sono un problema per loro, suo padre è un famoso scrittore. Imparare nemmeno lo preoccupa, avrà la migliore delle insegnanti, sua madre è una poliziotta.

Non vuole essere l’unico sedicenne della sua scuola a non poter guidare un auto.

Bussa con il pugno sulla porta già aperta ed entra senza aspettare una risposta, che sa non arriverà.
Quando è concentrato a scrivere, Richard Castle, non presta attenzione a niente e nessuno.

Il ragazzo non riuscirebbe ad attirare la sua attenzione nemmeno portando un brutto voto a casa. Di solito, la madre inizia ad urlare e lo sgrida perché esce troppo, studia poco o sta sempre davanti al computer. Poi cerca un appoggio del marito, che la maggior parte delle volte non arriva.

Finisce che a discutere sono loro due, mentre lui si defila velocemente. Una passeggiata ed un gelato con gli amici prima di poter tornare a casa. A quel punto, le acque si sono calmate. E tutto torna alla normalità.

Generalmente, le litigate dei coniugi Castle durano intorno ai cinque o dieci minuti, mai di più. Una volta, con sua sorella più grande, Alexis, e quella più piccola, Hannah, li hanno cronometrati. La discussione più lunga che è scoppiata davanti ai loro figli, è durata undici minuti. Non hanno mai assistito ad un litigio che ne durasse di più.

“Papà …”

L’uomo continua a pigiare i tasti del portatile freneticamente. È stato colpito da un’improvvisa ispirazione, sicuramente.

“Papà!”

Non alza nemmeno lo sguardo ma fa capire al figlio che è riuscito ad attirare, almeno in parte, la sua attenzione. Mugugna un “Mhhh” quasi scocciato.

“Devo chiederti una cosa.”

Ancora non alza lo sguardo, continua a scrivere.
Alexander perde la pazienza.

“Papà, è importante!”

Castle pigia un ultimo tasto e poi alza, finalmente, il volto. Chiude il suo amato portatile e lo poggia sulla scrivania, si passa una mano tra i capelli e si stropiccia gli occhi. È stanco. Quando, però, realizza che il figlio gli deve chiedere una cosa importante, si fa prendere dal panico.

Non è pronto per quel discorso.

“M-mi devi chiedere una cosa importante? – abbozza un sorriso tirato mentre balbetta. – C-cosa?”

“Si, papà. Molto importante …”

Si passa di nuovo una mano tra i capelli, non sa come deviare il discorso. È in trappola. Anche se è al corrente che, ad una certa età, quella chiacchierata tra padre-figlio va fatta, non è ancora pronto psicologicamente e, forse, non lo sarà mai.

“Alex, lo sai che la mamma è meglio di me in certe cose …”

Il ragazzo non capisce, incrocia le braccia davanti al petto e aspetta.

“Io non sono mai stato bravo in certi discorsi … c-c’è, nemmeno con tua sorella più grande, quando era piccola … - si ferma per riordinare i pensieri e prende un respiro profondo. – Lo so che tu sei un ragazzo ed è diverso, m-ma la mamma è meglio di me, fidati.”

Alexander aggrotta le sopracciglia e l’orgoglio dell’uomo subisce un colpo. Si è insultato da solo.

“Non in quel senso, Alex! Lo sai che a letto, io sono meglio di …”

“Ok, basta!”

Il giovane Castle alza la voce, non può credere che il padre abbia frainteso, credendo che avrebbe voluto parlare di sesso. Lui non ha bisogno di quel discorso.

“Tutto bene di qua?” Kate fa il suo ingresso nello studio, ha sentito i toni di voci alzarsi.

“Ehm … si, amore.”
“No, mamma!”

La donna sorride. Succede spesso che i due uomini della famiglia non vanno d’accordo. Per ogni singola cosa, si contraddicono, ma non ha mai visto un legame padre-figlio come quello dei Castle. Non ha mai visto niente di così profondo e sincero come la loro amicizia.

- Di cosa stavate parlando? – chiede continuando a pulire la pistola che tiene fra le mani. Il grande Castle è impaurito da quell’arma, quindi decide di non parlare. Spera almeno che il figlio tenga la bocca chiusa.

“Papà mi stava dicendo che a letto è più bravo di te” confessa tranquillamente Alexander, riuscendo a stento a nascondere un ghigno malefico.

Perfetto, sono morto, pensa invece Richard.

Kate spalanca gli occhi e lascia cadere la pistola a terra. Si volta lentamente, molto lentamente, troppo lentamente, verso il marito. Si porta le mani all’altezza dei fianchi.

“ Cosa stavi dicendo a tuo figlio?!”

Ogni volta che discutono è così. È sempre tuo o mio figlio. Mai nostro. Alexander deve ancora capire il perché. Glielo chiederà prima o poi. Non adesso, non è il momento adatto.

“Amore … - inizia Castle. – N-non stavo dicendo niente … c’è, t-tuo figlio mi ha chiesto questa cosa importante, voleva parlarne … i-io ho solo detto che tu sei più brava di me in queste cose e …”

Eccolo di nuovo là. TUO FIGLIO. Quasi, quasi, si offende, Alex.

“Cosa stavi chiedendo a tuo padre?!” Questa volta Kate si rivolge al ragazzo e, se possibile, sgrana ancora di più gli occhi. È sbalordita.

“Ma niente! Io sono venuto di qua perché dovevo parlare con papà e lui se ne esce con questi discorsi … a me non servono, ok? – si volta verso il padre, che annuisce. Poi continua rivolto alla madre. – Non volevo parlare di quella cosa …”

Beckett sembra calmarsi. Raccoglie la pistola e fa per andarsene. Poi, le si accende una lampadina. Si volta nuovamente verso il ragazzo e lo guarda, male, una di quelle occhiate che fanno sempre rabbrividire Castle senior.

Richard rimane a guardare la scena, immobile. Sa che l’uragano Beckett sta per scatenarsi. Ne ha il terrore.

“Non ti servono certi discorsi? – gli chiede. Alexander annuisce. – Sei vergine, Alex?”

Anche il ragazzo, adesso, spalanca gli occhi. Era entrato in quella stanza con l’intenzione di convincere i genitori a comprargli un auto. Ora, si ritrova a parlare della sua vita sessuale con il padre e la madre. Non risponderà mai ad una domanda del genere.

“I-io, m-mamma non … non s-sono affari che vi riguardano. Ecco.”

“Alexander Roy Castle!”

“Amore basta, lo metti in soggezione …” le sussurra teneramente Richard, alzandosi finalmente dalla sedia e avvicinandosi a lei.

“ Lo difendi sempre! Ha praticamente detto di aver già fatto sesso e a te sembra non interessare minimamente!”

“Non è vero che non mi interessa!”
“Non è vero che ho detto di aver fatto sesso!”

“Siete tremendi! E maledettamente uguali, è questa la cosa che mi preoccupa … E tu – si rivolge nuovamente al marito con aria minacciosa, - in base a quali criteri affermeresti di essere più bravo di me, a letto?”

“Mamma, papà, rimarrei tutto il giorno a sentire questi discorsi sulle vostre prestazioni sessuali – si intromette Alex. Kate spalanca di nuovo la bocca al solo sentire quest’ultima frase. – Ma ho da fare. Quindi, possiamo parlare di ciò che realmente avevo intenzione di chiedervi?”

“Sentiamo … E con te, finisco il discorso dopo” dice la detective, con il suo solito tono di voce da dura.

“Non vedo l’ora!" Sussurra Castle, con lo sguardo malizioso. Decide di cucirsi le labbra, poi, quando il figlio gli lancia un’occhiata minacciosa. È tutto sua madre, per certi versi.

“Sono venuto qui perché ho deciso il regalo che vorrei da voi per il mio diciassettesimo compleanno …”

“E sarebbe?” incalza Beckett.

“Vorrei una macchina …”

“D’accordo!”
“Assolutamente, no!”

“Beckett, tutti i ragazzi della sua età hanno un’auto. Ed anche io e te, a sedici anni, ne avevamo una. Quindi …”

Kate prende un profondo respiro e annuisce. L’hanno messa con le spalle al muro.

“Facciamo così – dice. - Alexander, adesso tu prendi tua sorella e la porti a fare una passeggiata. Le compri un bel gelato e, prima di tornare a casa, ti fermi alla scuola guida e chiedi informazioni. Intanto, io e tuo padre ne discutiamo. Quando torni, vedremo …”

“Oh, grazie mamma!” esclama il ragazzo correndo ad abbracciarla. Lei gli lascia un bacio tra i corti capelli e lo stringe. Sta crescendo, l’ometto di casa.

Richard sorride e si scambia un pugno con il figlio. Poi, tutti e tre si spostano in salone, chiamando la più piccola della famiglia. Hannah scende correndo per le scale e salta in braccio al padre.

“Han, non ho più l’età per prenderti in braccio” le dice Castle, facendo finta di essersi fatto male alla schiena.

“No, è lei a non avere più l’età. Dodici anni e ancora in braccio al padre, non ho parole!”

Ridono tutti, di fronte al tono severo della donna. L’istinto di poliziotta prevale sempre in lei. Anche in casa.

“Forza Hannah, andiamo a fare un giro. Mamma e papà devono parlare di cose importanti. Lo vuoi un gelato enorme?” Prende la sorella per mano e si avvia all’uscita.

Quando sono sul pianerottolo, prima di chiudersi la porta alle spalle, Alex si volta, lancia un’occhiata maliziosa al padre e gli dice: “Mi raccomando papà, convinci la mamma.”

Chiude in fretta la porta e scompare dalla vista dei genitori, sbalorditi.

“Allora – comincia Castle, - gliela vogliamo regalare questa macchina?”

“Mhhh, non lo so … Non voglio parlarne, in questo momento.”

“E allora perché li hai fatti uscire?”

“Perché io e te, abbiamo un discorso in sospeso” gli risponde avvicinandosi e parlando sensualmente. Gli poggia le mani sui grandi pettorali e comincia a sbottonargli la camicia.

“Di cosa?” chiede Castle evidentemente in difficoltà, a causa della vicinanza della donna. Sedici anni di matrimonio e ancora gli fa quest’effetto.

“Ha affermato di essere più bravo di me a letto, signor Castle. Con una dimostrazione, potrei smentirla subito.”

Lui ha capito e sta al gioco.
“Ne sarei onorato. Mi faccia strada verso il campo di battaglia, detective.”

“Mi segua.” E si avvia verso la camera da letto.

Il marito rimane a fissarla mentre cammina e muove il sedere più del dovuto. Lo vuole uccidere, con certi movimenti. Castle, parte in svantaggio.

Kate, sentendosi addosso gli occhi dell’uomo che non la sta seguendo, si volta e lo guarda.

You coming Castle?”

 
 
 
 
Angolino di Fede :

Ok, è una cazzzzzzata immane, lo so.
Ma non insultatemi …

Mi sembrava carino descrivere un momento di discussione della futura famiglia Castle.
Io me li immagino così :’)

Diciamo che ho affrontato entrambi gli argomenti con la mia famiglia. Il risultato è stato penoso, ecco quindi che mi è venuta l’ispirazione *-*

Vi lascio, ho voglia di rivedere Always.
Per la 4255268213658 volta?
Uh, ormai ho perso il conto …

Un grosso bacio a tutti.

Grazie a Marta che ha letto in anteprima e a Diletta che corregge i miei orrori grammaticali.
Grazie a Sofi … non so perché. Ma grazie <3

Fede.
 
   
 
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