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Autore: Lunkas    19/07/2012    3 recensioni
 “Stef..?” chiamò Brian sforzando la voce e tossendo.
Stef ricomparve subito sulla porta, gli occhi spalancati e luccicanti: “Sì, Brian?”
Brian sorrise piano: “Chiudi la porta.”
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Brian Molko, Stefan Osdal
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimers: Questa storia è un'opera di fantasia: i personaggi ivi citati non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro.



Open Doors


 Brian aveva la febbre.
Poggiò il termometro appena consultato sul comodino e si rigettò a capofitto tra le coperte sgualcite, soffocando un’imprecazione nel cuscino. Non avrebbe potuto ammalarsi in un momento peggiore: di lì a due giorni sarebbe andato ad incidere il suo primo disco. Ma la temperatura non dimostrava nessuna voglia di calare. Brian maledisse per l’ennesima volta qualche essere divino, mentre rimpiangeva la balzana idea di esibirsi in camicia sotto la pioggia. Stef gliel’aveva detto, di indossare una giacca. Ma lui, come al solito, aveva fatto di testa sua. Si ripromise che la prossima volta avrebbe dato ascolto ai consigli materni del suo chitarrista, pur sapendo che non avrebbe mai rispettato l’impegno.
Si girò su un lato, arrotolandosi completamente sotto il piumone caldo e pesante, per scrutare le sottili strisce luminose che la tapparella proiettava attraverso i suoi fori. Cambiavano d’intensità a seconda del passaggio delle auto. In lontananza sentì un tuono.
L’autunno a Londra era impietoso. Foglie caduche, pioggia instancabile, nuvoloni neri e minacciosi e lampi che solcavano il cielo viola simili a grosse vene luminescenti. Ma, nonostante questi aspetti apocalittici, l’autunno gli piaceva. Soprattutto quello londinese.
Si sentiva bruciare tutto, ed aveva la gola così arsa da non riuscire nemmeno ad articolare una parola. Sentiva i capelli aderirgli alla nuca per via del sudore che lo avvolgeva come una pellicola soffocante. Sebbene la temperatura non fosse propriamente tropicale, Brian sentì lo strano impulso di strapparsi di dosso il pigiama e le coperte per restare completamente nudo e lasciare che le gocce salate che fuoriuscivano dai pori evaporassero in pace. Ovviamente restò immobile e tremante nel suo letto, facendo sbucare dalle coperte soltanto gli occhi lucidi, che guizzavano stancamente da un lato e dall’altro, scrutando ogni movimento nella penombra.
Il lieve ticchettio di un orologio rimbombava nell’oscurità.
Passò un'altra macchina. Le strisce divennero improvvisamente nitide, per poi sbiadire di nuovo.
…La prossima volta avrebbe dato ascolto a Stef…
“Brian?”
Un sussurro dalla soglia della porta.
“Brian, stai dormendo?”
Brian sorrise debolmente, voltandosi con tutte le coperte sull’altro lato, rivolgendosi alla porta. Stagliato contro la luce pallida del corridoio, c’era l’alta figura di Stefan, che scrutava accigliato la stanza. Brian fece sbucare una mano da sotto le coperte facendola penzolare come morta in un gesto di saluto. Stef ridacchiò e si appoggiò allo stipite. Aveva in mano un bicchiere.
“Ti ho preparato un po’ di latte e miele..” cominciò  mettendo il bicchiere in controluce per farlo vedere al malato. Una goccia di latte zampillò oltre il bordo, andando a schiantarsi sul dorso della mano di Stef.
“Hai messo la menta?” domandò Brian con voce rauca e fortemente nasale. Probabilmente si era beccato anche un forte raffreddore, quel testone- pensò con una punta di tenerezza Stefan, per poi rispondere che la menta era finita.
“Allora non lo voglio.” concluse Brian, rafforzando il rifiuto con un debole movimento delle dita. “Dammi una sigaretta.”
Stefan sospirò, portandosi alle labbra il bicchiere a prendendone un sorso. Il volto gli si contrasse in una smorfia di disgusto: latte e miele non gli erano mai piaciuti; non volle immaginare che sapore ributtante dovessero avere insieme alla menta. “Non puoi fumare.” affermò dopo “Lo ha detto il dottore, ricordi? Ti fa male.”
“’fanculo il dottore.” rise Brian “Lui non capisce i miei bisogni. Dammi la sigaretta.”
“No.”
“’fanculo pure tu, allora.”
Stefan rise, avvicinandosi al letto e poggiando il bicchiere sul comodino, accanto al termometro e all’abat-jour. Toccò con il palmo della mano la fronte dell’altro, valutandone la temperatura come fanno le madri e le nonne. “E’ ancora molto alta.” concluse poi, nascondendo la mano nella tasca dei jeans.
Brian scosse la testa, dando un piccolo ed elegante colpo di tosse: “Tra due giorni sarà via, non preoccuparti.” gracchiò.
“Forse per questa notte è meglio che tu dorma con la porta aperta, così se ti serve qualcosa mi chiami…” consigliò Stef, abbassando lo sguardo verso le scarpe.
Brian sorrise, guardandolo da sotto le coperte. Lui non dormiva mai con la porta aperta. Ogni notte, la sua camera si trasformava in una cassaforte che custodiva solo lui e i suoi pensieri ordinatamente caotici e sconnessi. Una stanza chiusa, come lui. Una stanza estranea alla gente che ci passava davanti, che poteva solo immaginare cosa si nascondesse dietro la porta chiusa a chiave. Una stanza immune ai cambiamenti, immune ai consigli. Una stanza che seguiva solo le proprie idee e decisioni. Una stanza esattamente come Brian. Anche Robert dormiva con la porta chiusa. Lui la sua decisione l’aveva già presa, ed oltre alla porta aveva serrato anche le labbra, deciso a non rivolgere più la parola a Brian. Non si era nemmeno informato sul suo stato di salute. Ma Brian non poteva rimproverarlo: la colpa era stata di entrambi.
Stef, invece, dormiva con la porta aperta. Era stata la prima cosa che aveva sussurrato a Brian subito dopo essere entrati in quell’appartamento affittato poco lontano dal centro di Londra. Stef guardava le persone che passavano di fronte alla sua stanza, indovinandone la storia e la musica preferita. Si fermava ad osservarli, imparava dalle loro parole e, a volte, lasciava che questi entrassero nella sua stanza per cambiare qualcosa, che fosse anche qualcosa di infinitesimale come la posizione della penna sul bloc- notes.
Stef aspettava che quel qualcuno entrasse nella sua stanza e sconvolgesse tutto, modificando la posizione dei mobili e la sua stessa posizione dentro di essa. Stef restava a guardare il soffitto fino a quando non lo vinceva il sonno, avvertendo nell’immaginazione i passi felpati di quella persona che si dirigevano verso la sua porta.
Anche Brian aspettava, chiuso nelle sue convinzioni ermetiche, che la sua porta si aprisse improvvisamente, decidendo per lui. Brian, però,  sapeva che un giorno si sarebbe alzato dal suo letto ed avrebbe spalancato quella porta, lasciando liberi i suoi pensieri e le sue parole. Brian sapeva- entrambi sapevano.
Stef gli diede la buonanotte e si avviò sbadigliando verso la porta. Si fermò per qualche secondo in attesa, prima di allontanarsi con un passo da quella camera e dirigersi verso la sua. Brian continuò a fissare il rettangolo di luce sull’entrata. I passi di Stef si bloccarono di colpo, nel corridoio.
“Stef..?” chiamò Brian sforzando la voce e tossendo.
Stef ricomparve subito sulla porta, gli occhi spalancati e luccicanti: “Sì, Brian?”
Brian sorrise piano: “Chiudi la porta.”







Precisazioni (perché questa storia ne ha bisogno)

Buongiorgio a tutti!
Comincio col dire che sono una new-enrty in questo pairing, e quindi mi presento: ciao a tutti, il mio "nome" è Lunkas.
Okay. No.
Insomma, erano secoli (o forse millenni?) che desideravo pubblicare qualcosa su questa band fantastica e pucciosa, ma tutto ciò che scrivevo mi sembrava banale ed insensato. Ma! l'ispirazione mi ha colto di sorpresa quando mi ha sussurrato all'orecchio la storia che forse avete appena letto. E, be', mi piaciucchiava e l'ho pubblicata. Naturalmente mi sono già pentita di averlo fatto, ma non posso più tornare indietro, I'm soVVy.
Ad ogni modo, credo sia meglio spendere qualche parolina su alcuni passi della storia. Dunque: non so se il primo album sia stato inciso in autunno; se non è così, fatemi passare l'errore come licenza necessaria alla trama ( <3 ). Non credo che Brian abbia mai avuto la febbre e si sia mai esibito sotto la pioggia, quindi... licenza necessaria alla trama ( <3 x2). La frase in riferimento a Robert Schultzber è dovuta ai burrascosi che aveva con Brian, e che hanno decretato il suo allontanamento dalla band.
So che la faccenda delle porte è un qualcosa di obbrobrioso, ma a me piaceva :3
Uhm, bene. Credo di aver detto tutto. Bye bye!

P.S: Sapete che le recensioni rendono felici e migliori gli pseudoneoscrittori? No? Ora sì! Quindi perché non lasciate una recensione sotto qualsiasi bandierina, che sia rossa, verde, trasparente, tricolore, policromatica, monocromatica, a stelle e strisce...? :33

  
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