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Autore: Cherie    19/07/2012    4 recensioni
Spoiler 4x10!
Quando Jane giace semi-affogato nel lago, è Lisbon a trovarlo. Nella puntata la vediamo correre, urlare, pregare e la osserviamo sull'orlo delle lacrime. Quali saranno stati i suoi pensieri in quel momento? Quali le sue sensazioni e le sue paure alla vista del collega verso il quale - credo che ormai sia chiaro - prova dei sentimenti?
In questa one-shot ho cercato di rendere i pensieri di una Lisbon introspettiva e fragile come non l'abbiamo mai vista, e spero di esserci riuscita. Fatemi sapere cosa ne pensate con una piccola recensione ^^
{ Prima classificata al Jisbon Day Contest di Aoko Nakamori! }
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Rircordo che il testo che state per leggere è ispirato alla 4x10, non ancora trasmessa in chiaro, quindi non lo leggete se non volete rovinarvi la sorpresa :) Dopo aver detto questo, vorrei puntualizzare un'altra cosa (Disclaimer!): il mio lavoro è stato unicamente introspettivo. Le parti parlate quindi corrispondo più o meno esattamente a quello che dice Lisbon nella scena descritta. Ovviamente non ci guadagno niente, ecc. ecc., i personaggi e la trama appartengono a Bruno Heller e non a me, ecc. ecc...giusto per essere sicuri che questo sia chiaro.

Vorrei inoltre ricordare che, con mia grandissima gioia, questa storia si è classificata al primo posto del Jisbon Day Contest indetto da Aoko Nakamori!

Fatemi sapere che ne pensate attraverso una recensione ^^





In onore del Jisbon Day 19/07/2012. Possa questa coppia diventare presto canon!





Rivoli d’acqua scorrono lungo i tuoi capelli, il tuo volto, il tuo petto nudo. E tu non respiri, non respiri più.

Dio mio, Jane, svegliati. Ti prego, respira.

Sono stata così stupida a lasciarti andare in esplorazione da solo. Anni e anni come agente per il CBI, eppure ho permesso ad un consulente di vagare non accompagnato per una scena del crimine.
Anni e anni come agente per il CBI, e mai ho provato questa paura.
“Jane? Jane, sei qui?”
Ero così convinta che fosse uno dei tuoi soliti stupidi scherzi. Nasconderti nella foresta, non rispondere quando ti chiamo, e poi saltar fuori all’improvviso, spaventandomi...sarebbe stato proprio da te.
“Jane, andiamo!”
Ma poi ho visto. Il lago. Un corpo inerte. Il tuo.
“No...”
Non ho più ragionato, non ho più pensato...Dio, non credo neanche di aver più respirato. Non mi sono neppure accorta di aver iniziato a correre finché non ho sentito l’impatto con l’acqua gelida. Arrancando tra il fondale scivoloso ed i vestiti incollati al mio corpo ho corso – o forse nuotato, o entrambi – verso di te, immobile in quell’acqua scura.
Il tuo viso pallido, privo d’espressione, non lascerà mai più la mia memoria.
Ho preso il tuo corpo fra le mie braccia, l’ho afferrato e trascinato verso la riva con la sensazione di essere troppo, troppo lenta.
“Aiutatemi! Mi serve subito aiuto, vi prego!”
Perché non vedo nessuno? Perché qualcuno non mi risponde?
Riguardo il tuo volto, e quasi non riesco a distinguerlo tra le lacrime che mi annebbiano gli occhi. Non può essere, non è possibile, non è vero...
“Jane..”

Ora sei disteso davanti a me, e i paramedici mi fanno domande, toccano il tuo corpo, cercano di compiere il miracolo.
“Ti prego...” sussurro, e le mie mani corrono alla piccola croce che tengo appesa al collo. Mi ci aggrappo, e prego. Non morire, Jane, non morire. Respira. Apri gli occhi. Non puoi morire ora, non qui, non adesso. Non posso perderti, non posso. “Ti prego..”
Il defibrillatore ti fa sussultare, ma tu non ti svegli.
Abbasso il capo e chiudo gli occhi, rivolgendoti un’ultima preghiera.
Ti prego, respira.
   
 
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