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Autore: bornbackwards    19/07/2012    4 recensioni
Rachel Berry era terribilmente, totalmente vendicativa, così quando venne a sapere che Finn Hudson, il suo perfetto ragazzo, l'anno prima era andato a letto con Santana Lopez, si ritrovò quasi in un battibaleno sotto quel corpo ambrato e muscoloso. E quando Noah le chiese, tra un gemito e una carezza, se le andava di fare l'amore, lei rispose di sì. Perché ne aveva bisogno.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Finn Hudson, Santana Lopez | Coppie: Puck/Rachel
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sssssalve! (:
Questa è una piccola one-shot Puckelberry, quindi se siete Fincheliani super-accaniti e non potete vedere altri pairing o pensate che tutto ciò non sarebbe mai potuto accadere (ok, forse è vero).. non è il posto per voi lol. Sinceramente non so da dove sia nata questa cosa, perché io shippo la Faberry o al limite la Quick e non avevo mai preso in considerazione di scrivere su questa coppia (e forse su nessuna coppia etero xD), ma alla fine ho 'scoperto' che non mi dispiace per nulla, anzi^^
Quindi, se siete ancora intenzionati a leggere, enjoy.




 







Rachel Berry aveva tanti pregi.

Era senza dubbio ricca di talento, di bell’aspetto, determinata e, quando ci si metteva, riusciva a tirare fuori un’innata bontà e magari, perché no, parecchio altruismo.
Ma c’era una cosa che la sua indole non riusciva a nascondere in alcun modo: Rachel Berry era terribilmente, totalmente vendicativa.
Non riusciva a sopportare neanche con la più piccola porzione del suo essere che qualcuno che le avesse recato un torto restasse impunito. Neanche se quel qualcuno era il grande amore della sua vita.

Così quando venne a sapere che Finn Hudson, il suo perfetto ragazzo anche quarterback nella squadra di football e ottimo cantante, l’anno prima era andato a letto con quella donna dai facili costumi che era Santana Lopez - ­in un motel per altro, che squallore - e poi le aveva mentito spudoratamente al riguardo fino a quel momento, la ragazza, fra i cocci del suo cuore che ancora le impolveravano la punta delle scarpette e quel costante sentimento di debolezza e impotenza che la opprimeva, iniziò a coltivare quella scintilla dentro di sé, che s’ingrossava sempre più, attanagliandole lo stomaco e facendo fremere ogni centimetro della sua pelle.

Doveva persino subire ogni giorno le continue angherie di quell’ispanica dalle lunghe ciglia folte quanto la massa dei suoi spasimanti, che faceva di tutto per recapitarle i dettagli di quella serata; ed ormai non le bastava più ignorare palesemente il ragazzo e penetrarlo con sguardi di ghiaccio infuocato.
Stavano ancora insieme, nonostante negli ultimi due giorni il silenzio e la tensione tra i due si potessero fendere con una spada, e Rachel lo amava ancora profondamente.
Ma poteva darsi almeno quell’ultima piccola soddisfazione prima di perdonarlo, quel gesto che molte volte aveva la capacità di liberare la sua mente come un palloncino stagliato sul cielo turchese.
Almeno quello le spettava.

Non voleva che Finn provasse quello che aveva fatto provare a lei.
Voleva che soffrisse molto di più.

Voleva colpirlo nel suo punto debole. Sbam. Dritto al cuore.
Non per ferirlo, ma per dargli una precisa lezione: non si gioca con Rachel Berry, mai.
Mentre quei pensieri le attraversavano la mente si sentì cinica, oltremodo determinata e distaccata.
E tutto ciò la fece sentire maledettamente bene.

Così il giorno dopo si ritrovò d’un balzo sotto quel corpo ambrato a muscoloso, che la teneva incollata al morbido piumino del suo letto, sottoposta a quelle mani forti che le stringevano delicatamente i capelli profumati e scorrevano curiose sulle gambe lunghe e lisce e sui glutei sodi, a quelle labbra abili che le lasciavano baci roventi lungo il collo candido.
E quando Noah le sussurrò all’orecchio, tra un gemito e una carezza, se le andava di fare l’amore, lei disse di sì.
Perché ne aveva bisogno, perché doveva dar fuoco totalmente a quella scintilla della vendetta nel suo cuore, far germogliare quel seme malvagio all’apice della sua bellezza, per poi poterlo estirpare e ritrovare l’equilibrio.
Si sentiva appagata, sentiva che finalmente l’aveva fatta pagare a Finn, nonostante ciò si svolgesse alle sue spalle, che da quel momento sarebbero stati alla pari e capaci di tornare di nuovo felici come una volta.

Eppure il giorno dopo, quando il quarterback le si avvicinò angosciato e quasi prostrato per scusarsi, ignaro di ciò che la ragazza aveva fatto ultimamente, facendo appello a scuse apparentemente veritiere e del tutto plausibili e ricalcando il suo eterno amore per lei, Rachel si ritrovò ad esclamare con decisione che no, non l’avrebbe perdonato. Che non poteva andare avanti, poco importava se in un’altra situazione la mora sarebbe saltata senza esitazione fra le sue braccia.
Perché non lo voleva.

E quello stesso pomeriggio si ritrovò di nuovo a fare l’amore con Puckerman, nonostante non avesse più quella bruciante sete di vendetta.
Perché in quel momento lo voleva. 
E lo volle anche il giorno dopo, e il giorno dopo ancora, e quelli a seguire.

Non sapeva cosa la spingesse a farlo, né tantomeno cosa provasse per il ragazzo.
Si sentiva solo così dannatamente bene quando stavano insieme, e non era una tronfia sensazione di soddisfazione: era semplicemente bello, piacevole, naturale.
E pian piano si trasformò in qualcosa a cui teneva, qualcosa che aveva paura di perdere.

Così quando arrivò la fatidica domanda che la bruna aveva tanto temuto da parte del ragazzo, mentre giacevano abbracciati in una fioritura di lenzuola candide, Rachel sentì il cuore in gola e il respiro mozzato per la paura della sua reazione alla verità.

« Quel giorno, sei venuta a letto con me perché volevi vendicarti di Hudson? »
Il suo tono era indecifrabile, ma apparentemente pacato.

Passò qualche secondo e il silenzio di Rachel, solcato solo dal battito vicino dei loro cuori, parlò al suo posto.
Noah le passò una mano sui capelli scuri, leggermente arruffati.

« Beh. », decretò dopo un’altra manciata di secondi, la voce incrinata da una nota lievemente… ironica?!

« Allora penso che dovremmo per la prima volta ringraziare Santana Lopez. » 

  
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