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Autore: dirdobv    19/07/2012    2 recensioni
Non parlai, non respirai, non pensai nemmeno. L'unica cosa che riuscì a fare fu piangere, piangere per ore, piangere le lacrime di un colpevole.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Siamo quasi arrivati. Sei sicuro di volerlo fare? Sei troppo turbato, forse è meglio tornare un'altra v...”

“No Mark, devo farlo, non posso più rimandare. Sono sicuro.”


Tornai a guardare fuori dal finestrino dell'auto.
Erano quasi due anni che non tornavo in questa città,eppure me la ricordavo in ogni suo più piccolo particolare, non importava quanto insignificante potesse essere. L'auto viaggiava veloce e davanti a miei occhi scorrevano contemporaneamente sia le immagini degli edifici che osservavo sia i ricordi che erano legati ad essi, e fra tutti questi c'era sempre lei.

 

La biblioteca, dove aveva cercato di farmi scoprire il piacere della lettura, prima di arrendersi definitivamente.

La piscina, dove le ho insegnato a nuotare.

Il frutteto del Signor Morris, dove prendevamo i nostri frutti preferiti, facendo infuriare il povero vecchietto.


La scuola di danza di Miss Baker, dove ho visto lei ballare per la prima volta e dove per la prima volta mi sono accorto di quanto fosse veramente speciale.

Il locale, dove ho pianificato la sua morte senza saperlo.

Chiesi a Mark di rallentare per poter osservare meglio quel luogo che avevo cercato di dimenticare ma che risultava impossibile da quel maledetto giorno.

Era lo stesso edificio vecchio di qualche anno fa e non aveva perso quell'odore di alcolici che prima mi faceva impazzire, ma per il quale adesso provavo solo disgusto. Da quel giorno non toccavo più un goccio d'alcool, solo l'odore mi dava la nausea. E pensare che in quel luogo persi tanto di quel tempo...


“Quanto scommettete che quella sventola finirà a letto con me nel giro di 3 mesi?”


Come potevo essere stato così... mostro? Vorrei poter dire che era stato l'alcool a parlare al posto mio, ma non fu così. Continuai a prendermi gioco di lei anche quando quella sbronza finì, anche quando mi resi conto di ciò che avevo scommesso, anche quando potevo terminare quella farsa e invece preferì continuarla. Orgoglio? Forse. Sicuramente non fu qualcosa di buono.


Poco distante da quel luogo infernale, la scuola, dove io e lei ci eravamo incontrati per la prima volta, quando lei era ancora felice e spensierata. Era una ragazza molto sorridente e solare allora, aveva una migliore amica che era per lei la sorella che non aveva mai avuto, un ragazzo che probabilmente l'amava ancora nonostante le varie difficoltà che avevano dovuto passare, quella poca popolarità che non guastava e un'ottima condotta scolastica. Aveva appena 17 anni, eppure mostrava una maturità rara nelle altre ragazze, forse dovuta alla perdita prematura dei suoi genitori in un incidente e al fatto che si ritrovò orfana all'età di 2 anni. Nonostante fosse vissuta da allora con la zia paterna, un vuoto nella sua vita rimase comunque, e aveva imparato a cavarsela da sola in ogni situazione.
Poi un giorno arrivai io, e tutta la sua forza, la sua spontaneità, la sua freschezza, la sua voglia di vivere se ne andarono, e lei con loro.

Venni a sapere pochi giorni dopo la sua scomparsa che era proprio in quel luogo che le avevano venduto quelle dannate pasticche, in quel luogo lei aveva trovato la morte, per colpa mia.

Eravamo quasi fuori città, e sapevo quale luogo avrei visto adesso.

La casa si mostrò sempre più chiaramente ai miei occhi; stesso tetto rosso, stesse pareti rosa. La prima volta che mi portò a casa sua mi disse che odiava quelle pareti e che stava cercando di convincere la zia a pitturarle di un colore più tenue. Il rosa non le era mai piaciuto.

Era come se lì il tempo si fosse fermato, come se non fosse successo niente.

Questa volta chiesi a Mark di accostarsi alla casa e di spegnere la macchina, avevo bisogno di qualche istante per osservarla da più vicino.

Il piccolo cortile ben curato separava l'ingresso della casa dal cancelletto in ferro dipinto di verde. Sul citofono il cognome della zia, che poi era anche il suo: “Lewis”.

Non osai suonare, ebbi troppa paura. Sua zia sarebbe impazzita, giustamente. Avevo già causato abbastanza dolore a quella famiglia, non potevo provocargliene altro.
Chiusi gli occhi e ripensai all'ultima volta in cui io e lei andammo insieme in quella casa, l'ultima volta in cui mi fu possibile dirle “Ti amo” senza che lei dubitasse della mia sincerità.

Era un venerdì sera: il giorno dopo avevamo scuola, ma a nessuno dei due importava realmente. Sua zia era fuori città per lavoro e lei mi aveva chiesto di restare a dormire a casa sua perchè la spaventava stare in quella casa così grande da sola. Stavamo guardando un film, rigorosamente non romantico, lei non li sopportava.
Mi voltai a guardarla: era così bella.
Non resistetti e le baciai il collo, salì verso la guancia sinistra.
Lei non disse niente, non tentò neanche di fermarmi come invece aveva fatto tante altre volte.
Era pronta.
Alla fine le mie labbra si posero sulle sue e le nostre lingue cominciarono a rincorrersi vorticosamente.
Ci alzammo dal divano, salimmo le scale e entrammo in camera sua, il tutto senza staccarci. Io desideravo lei come mai non avevo desiderato nessuna, lei si fidava ciecamente di me e non voleva più vivere nell'incertezza.

Fu la notte più speciale che ricordai di aver avuto in tutti i miei 20 anni di vita. Fu la nostra prima volta, fu la sua prima volta.
Avevo vinto.
Erano passati 3 mesi ed ero riuscito a farla mia, ma non me ne fregava più niente. La mia vittoria era un'altra: aver trovato lei.

Ero convinto che ormai sarei riuscito a smetterla di mentire, di prenderla in giro, di pensare a questa stupida scommessa che da mesi mi stava rovinando l'esistenza, pensai che tutto sarebbe stato perfetto.

Peccato che perfezione non esiste.


Riaprì gli occhi e mi accorsi che stavo piangendo.

Tornai velocemente all'auto e Mark, vedendomi in quello stato, non fece domande, semplicemente ripartì. Ormai mancava poco.


Quando mi giunse la notizia della sua morte stavo girando un video musicale per il mio secondo album.

Bastò una telefonata, e il mondo mi crollò addosso.

 

Bravo, ci sei riuscito. L'hai distrutta alla fine.”

Una voce femminile, rotta dal pianto. Era la voce di Margaret, la sua migliore amica. Erano anni che non avevo contatti con loro e quella città che avevo cercato di dimenticare buttandomi a capofitto sulla mia carriera e non riuscivo davvero a capire il perchè di questa chiamata così rancorosa e piena di dolore a distanza di così tanto tempo.

“Margaret non riesco a capir...”

Spero che Dio ti punisca e che ti mandi dritto all'inferno, ma soprattutto che i rimorsi per la morte di una ragazza che ti ha dato tutto e che tu hai ripagato in questo modo ti perseguitino finchè sarai in vita.”

Riattaccò.

Mi bastarono pochi istanti, poi capì tutto.

Ero un assassino.

 

“Justin ci siamo.”

Mark mi destò dai miei pensieri e solo allora mi accorsi che la macchina era ferma nel parcheggio di quel luogo che mi dava i brividi.

<< Ho sempre odiato i cimiteri >> pensai, ma questa volta non avrei dato retta a ciò che piaceva o non piaceva a me, ma solo al mio cuore. Era giunta l'ora di prendermi le mie responsabilità.


Dissi a Mark di restare in macchina anche se ci avrei messo un po' di tempo.


Uscì dall'auto, presi un respiro profondo e mi incamminai.


Le lapide erano tante, troppe, e purtroppo erano molte quelle di ragazzi e ragazze morti prematuramente. Mentre cercavo la sua, numerosissime passarono davanti ai miei occhi, perfino quella del povero signor Morris, morto un anno prima stroncato da un infarto.


Erano passati già 10 minuti e ancora non avevo trovato ciò che mi serviva, quando all'improvviso ricordai...


Quando morirò, voglio essere seppellita accanto ai miei genitori. So che questa è la loro volontà, ed è anche la mia.”


Fu lei a dirmelo quando mi portò a visitare la tomba dei suoi genitori nel giorno in cui avrebbero festeggiato 15 anni di matrimonio.

Provai a ricordare il luogo esatto in cui erano collocate le lapidi dei suoi e alla fine, dopo aver fatto il giro del cimitero per altre 2 volte, lo trovai.

Questa volta le lapidi erano tre.


Altri brividi mi percorsero dalla punta dei capelli alle dita dei piedi,  passando per il mio collo, la mia testa e le mie gambe, che furono troppo deboli davanti a quello che vidi che crollarono facendomi rimanere in ginocchio.

Mi avvicinai alla lapide centrale, che era chiaramente la più recente delle tre, e dopo aver preso un altro respiro profondo, lessi l'incisione.

                                            Deborah Mary Lewis

                                                   1995-2014

                                Una ragazza che ha saputo amare

 

Non parlai, non respirai, non pensai nemmeno.

L'unica cosa che riuscì a fare fu piangere, piangere per ore, piangere le lacrime di un colpevole.




Ciao a tutte.

Ho così tante cose da dire che non so nemmeno io come partire. Ci provo e spero di non dimenticare nulla.
Salve mi chiamo Erika e questa è la mia prima OS in assoluto, spero che vi sia piaciuta :)
E' possibile che a qualcuna di voi che ha letto fino alla fine questa piccola storia sia sembrato di aver già letto qualcosa di simile, tipo stessi personaggi e trama molto simile. Beh, non state impazzendo e io non ho copiato niente da nessuno haha
Tempo fa, mooolto tempo fa, avevo iniziato una fan fiction “Dolore Assassino” che si basava su Justin, Deborah, Margaret e su altri personaggi. Quella storia l'avevo scritta così di getto, senza pensare a come si sarebbe sviluppata nel tempo e sono arrivata a un punto in cui non sapevo come continuarla. Poi con la scuola, la danza e gli altri 100 mila e più impegni che ho avuto, non ho trovato il tempo di continuare a scrivere e l'ispirazione è andata completamente a mancare. Mi sono sempre pentita del fatto di non aver neanche provato a terminare quella fan fiction, ma non avuto neanche il coraggio di eliminarla, tante sono state le visite, soprattutto al primo capitolo. Mi dispiace molto anche per
Giuly_Belieber , che era l'unica che recensiva quella storia e che sembrava le piacesse davvero :)
Questa OS sarebbe dovuto essere l'epilogo di “Dolore Assassino”, ma alla fine ho avuto l'idea di trasformarlo in quello che avete appena letto.
Detto questo, spero mi facciate sapere cosa ne pensate, se vi è piaciuta o meno e se volete chiarimenti sulla storia non esitate a chiedermelo, anche con un piccolo messaggio di posta. Bene, dato che mi sono accorta che questo “spazio autrice” sta diventando più lungo della storia stessa, lascio a voi il compito di parlare. L'ultima cosa: sto avendo molte idee per ff e os e se mi farete capire che vale la pena continuare a scrivere, potrei anche non far passare così tanto tempo dalla prossima pubblicazione :D
Vi ringrazio anche solo per essere arrivate a leggere fino a qui. Davvero.
Un grosso bacio <3

E.




 

  
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