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Autore: ladyblack89    20/07/2012    1 recensioni
Questa os fa parte di una trilogia che si chiama, come scritto sopra, "Luna d'argento." L'ho scritta con la mia amica Sk8er qualche tempo fa. Spero che vi piaccia. :)
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Bill Kaulitz, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Passato:
 
Solo mia

 
 
 
 
 
 
“Il passato torna sempre al presente per mostrarci pezzi del nostro futuro.” (Sk8erGirl_483 / Lady Black)
 
 
 
Aveva solo sette anni. Sette miseri anni.
Come potevano esigere che non piangesse?
Beh, era sempre stato molto intelligente, ma non forte. Erano due cose completamente diverse.
 
Era stato abbastanza sveglio da capire cosa fosse successo: i suoi genitori avevano divorziato.
O meglio, “prendevano una vacanza”, come gli diceva ogni volta Simone, sua madre.
Una vacanza, certo. Bill si era sforzato di crederci, ma non poteva fingersi stupido.
Si rendeva benissimo conto della nuova situazione: papà non c’era più. Niente feste, a lui dedicate, da festeggiare, e nessun regalo.
E allora l’unica cosa che poteva fare, rinunciando alla speranza, era quella di versare lacrime.
 
-Smetti di piangere!- lo ammoniva Jörg, suo padre, ogni volta - Sei una femminuccia! -
Facevano male quelle parole, e anche tanto.
 
Lui desiderava solamente che lui  per una misera volta gli dicesse - Andrà tutto bene. -
Ma non era mai successo.
 
Cercava conforto nella madre, ma quella aveva molti problemi a quel tempo ed era perennemente stressata e perciò non badava molto ai suoi angeli.
Ed era allora che entrava in scena Tom, suo fratello gemello.
Tom che proteggeva sempre Bill dalle parole fredde del loro padre.
Tom che lo rassicurava ogni volta che aveva paura.
Tom che durante il giorno gli asciugava le lacrime.
Tom, che le sue di lacrime, le nascondeva fino a sera, e poi si sfogava la notte.
Ed allora era Bill a confortare lui.
Oh. suo fratello sì che era forte,  o almeno riusciva a sembrarlo.
 
Quel che però Tom non aveva mai capito era il perché di tutti quei pianti.
No, non erano per il padre; non erano mai stati tanto affiatati.
Erano per una persona speciale, erano per lui. Aveva una gran paura di perderlo.
Bill immaginava questo nella sua mente: due genitori, due bambini.
I due genitori si separano? Allora anche i due bambini. Uno per uno.
Quelli erano i veri pensieri che lo tormentavano: lasciare il suo adorato fratello.
 
§
 
Anche quella mattina Bill aveva fatto i capricci per non andare a scuola.
Non gli era mai piaciuto, e in quel periodo ancora meno.
La causa di questa infantile reticenza risiedeva nei vari litigi dei suoi genitori. Infatti, temeva che allontanandosi da casa, al ritorno, non avrebbe ritrovato la sua famiglia.
Purtroppo per lui, e per il fatto di essere ancora troppo piccolo, non riuscì ad imporre a lungo una forte resistenza.
 
Così si ritrovò nuovamente davanti a quell’edificio pubblico, con Tom accanto e la loro madre che li salutava.
Sarebbe tornata a prenderli anche quel giorno? Non lo sapeva.
 
Le prime tre ore passarono velocemente e poi arrivò l’intervallo.
 
- Vieni a giocare con me e Andi, Bill? - gli chiese il gemello.
 
Lui scosse il capo.
 
- No, non ho voglia - così, sotto gli sguardi un po’ mortificati dell’amico e del fratello, si mise a correre verso le altalene che stavano dietro il muretto.
 
Stava bene lì, in quel posto tranquillo.
 
Era una sorta di nascondiglio e poteva rimanere là per un sacco di tempo a riflettere.
 
-Tu pensi troppo.- era un altro dei rimproveri di suo padre. Forse vero, ma siccome ne aveva la capacità, continuava a pensare senza nessun problema.
 
- Ehi, Kaulitz! -
 
Si girò di scatto sentendosi chiamare ma ciò che vide non gli piacque: dietro tre ragazzi più grandi ridevano beffardi.
Volevano forse picchiarlo?
 
- Ciao... - rispose timido guardandosi le scarpe.
 
Aveva paura. Tanta paura. Dov’era Tom?
 
Ah, giusto. Con Andreas a giocare.
 
Ancora una volta le intuizioni di Bill centrarono il bersaglio: i tre tipi lo accerchiarono e iniziarono a strattonarlo. Continuarono per un bel po’ fino a quando non cadde a terra. Tentando di rialzarsi poggiò la mano su qualcosa di freddo e liscio. Scavò un po’ la terra e vide un luccichio.
 
-Ma che…? -
 
Afferrò velocemente lo strano oggetto e lo esaminò di sfuggita. Sembrava essere una collana. Strana, per giunta. Come spezzata.
La mise al collo e in quel preciso istante comparve l’insegnante.
 
- VOI TRE, COSA STATE FACENDO? - gridò furiosa.
 
- N - noi nulla, maestra! -
 
I tre ragazzi tremarono davanti alla presenza della donna che, con sguardo minaccioso, li saettava uno dopo l’altro. Poi si rivolse a Bill.
 
- Vieni a darti una pulita, ti sei sporcato tutto di terra. -
 
Afferrò la mano del bambino e si rivolse per l’ultima volta verso i ragazzini.
 
- Meglio che non vi ritrovi a dare fastidio a un vostro compagno o saranno guai, capito? - tuonò mentre accarezzava la testa del suo protetto e lo portava via con sé.
 
Quest’ultimo, felice come non mai, si girò verso i bulli e fece loro la linguaccia.
 
Continuando a tenere la mano della maestra, osservò la sua nuova collana: era magica?
 
E se non lo era, almeno portava fortuna? Sembrava di sì.
Decise che l’avrebbe mostrata a Tom una volta tornati a casa.
Era contento per quel piccolo pezzo di metallo. Anche troppo, in verità.
 
§
 
- Ehi, Bill! Bill! - urlò Tom, vedendolo.
 
- Che ti è successo? Sei tutto sporco! -
 
Il moro sembrava non capire.
Poi realizzò; sorrise al vuoto e abbassò lo sguardo su uno dei suoi indumenti. La maglia inizialmente bianca e arancione, aveva una grossa macchia di terra al centro, i pantaloni erano sporchi di erba e diventati verdi. Bill ridacchiò divertito.
 
- Nulla. Devo farti vedere una cosa. -
 
In quel momento però suonò la campanella che annunciava la fine della ricreazione ed entrambi misero su un leggero broncio.
Erano in classi diverse e si sarebbero rivisti solo alla fine della giornata.
 
- Bill, aspettami quando è l’ora di andare, non uscire. -
 
Detto questo, Tom corse verso la sua aula e, quando fu scomparso dalla sua vista, Bill, ora sconsolato per non aver mostrato il suo tesoro, tornò lentamente verso l’edificio.
 
§
 
- Eccomi. Andiamo, mamma sarà fuori ad aspettarci. - esordì veloce Tom tendendo la mano verso il gemello. L’altro la afferrò, cercando di sembrare meno preoccupato possibile.
 
Si sentiva turbato. Qualcosa non andava.
 
- Sai, c’è qualcosa di strano… - si confidò catturando la sua attenzione.
- Anch’io oggi mi sento strano. Come se ci fosse qualcosa di… di bizzarro! - continuò il bimbo, grattandosi distrattamente la testa.
 
Bill sgranò gli occhi. Allora non era una sensazione solo sua, qualcosa c’era.
Entrambi si lanciarono uno sguardo perplesso e iniziarono a correre verso l’uscita. Sbucarono in cortile e cercarono il volto della madre tra i tanti genitori.
Non riuscivano a trovarla.
Camminarono ancora fra la gente tentando di non essere pestati o travolti. Uscirono in strada e passarono in rassegna tutte le macchine parcheggiate.
La loro però non c’era. Simone non era andata a prenderli.
I gemelli non pensarono neanche a un suo eventuale ritardo; non accadeva mai. Era impossibile.
 
Fortunatamente ricordarono la strada di casa. Con un gesto ormai meccanico, si ripresero per mano cominciando a camminare lentamente.
 
- Potrebbe essersi addormentata. - proruppe Bill poco dopo, rompendo il silenzio. Il fratello lo fissò un istante, dubbioso.
 
- Già, forse sta guardando i cartoni in TV e non si è ricordata di noi. -
 
I due continuarono a vagliare tutte le loro ipotesi, anche le più assurde, solo per rassicurarsi a vicenda.
 
Non sapevano quanto tempo ci avevano messo e, neanche se avevano percorso la strada giusta, ma arrivarono a casa.
Entrarono nel vialetto ben curato e bussarono alla porta bianca.
 
-Strano, è aperta. - fece Bill poggiando la mano sulla superficie.
 
Incrociarono un’altra volta gli sguardi.
 
Che sciocchezza! Non potevano aver paura di entrare in casa loro.
Bill, in uno slancio di coraggio, entrò trascinando il fratello.
Simone era seduta sul divano con le mani sul volto.
Piangeva e singhiozzava con movimenti convulsi. I due bambini, confusi, si avvicinarono chiamandola con voce bassa.
Bastò uno sguardo.
Sei occhi s’incrociarono per pochi secondi.
La donna d’istinto afferrò i suoi piccoli e li abbracciò con tutta la forza che aveva, mentre altre lacrime salate le solcavano il viso.
I figli capirono al volo; il padre se n’era andato.
 
§
 
Erano chiusi in camera di Bill, distesi sul letto e abbracciati. Ogni tanto si scambiavano dei baci innocenti sulle labbra, non sapendo cosa avrebbero potuto comportare. Erano rimasti sul letto tutto il pomeriggio mentre al piano inferiore Simone continuava il suo triste pianto.
Anche i due fratelli si erano sfogati piangendo, poi Tom si era addormentato. Bill invece era rimasto sveglio fra le braccia del fratello maggiore, ascoltando il suo respiro.
 
Mise una mano nella tasca dei pantaloni e vi frugò. Afferrato quel che cercava, portò vicino agli occhi il suo tesoro trovato quel pomeriggio: la strana collana d’argento.
Se la rigirò fra le mani e poi guardò il gemello, forse non doveva dirglielo. Infondo che importanza poteva avere?
Era solo un gioiello a forma di mezza luna. Forse era un portafortuna destinato a lui.
Chi lo poteva sapere?
 
Sorrise tristemente.
 
Aveva bisogno di credere a qualcosa, di sperarci davvero nella sua vita, e di essere aiutato.
Quella collana, che gli aveva già portato fortuna quella mattina a scuola, magari poteva salvarlo ancora.
 
Salvare lui, Tom e la loro madre.
 
Sì, il bimbo ci credeva, ci sperava. Avrebbe lottato. Sempre da quel momento in poi. Avrebbe vissuto la sua vita traendone il meglio; ma non poteva parlarne col gemello e non doveva sentirsi in colpa per avere un segreto. Dopotutto era una cosa che avrebbe aiutato entrambi, però l’avrebbe saputo solamente lui.
Strinse la mezza luna argentea, chiuse gli occhi e si lasciò andare a quel dolce tepore che lo circondava.
Nel sonno qualche minuto dopo sussurrò:
-Solo mia… -
 
 
 
 
To be continued…
 


 
Note: *cof-cof, tossisce per attirare l’attenzione*.
Ciao!
Quello che avete appena letto è il “primo passo” di una raccolta, “nome: Luna d’argento XD”, scritta da Lady Black! e Sk8erGirl_483 (me ._.).
L’idea nasce una sera di taaanto tempo fa; ma non mi ricordo come O.o; forse avevamo bevuto troppo, chissà! xD
Sta di fatto che ora siamo qui a postare, assetate di commenti! (si spera positivi xD)
I capitoli saranno solamente tre: Passato, Presente e Futuro.
Questa prima parte l’ho scritta io, ma è stata betata da Lady... ringraziamo *-*.
 
Personalmente mi piace quel che stiamo combinando, e credo anche a Lady Black ^^
Due cervelli, parzialmente malati, possono combinare assieme solo cose incredibili U__U.
 
Penso, e spero, di aver detto tutto. O.o
 
Commentate è.é.
 
Note:
 
Salve a tutte, sono Lady Black.
Eccoci qui - Sk8er ed io - a presentarvi la nostra piccola raccolta. Spero che vi piaccia. In questa parte, io non ho fatto granché: ho solo betato, ma mi auguro che voi apprezziate il lavoro della mia co-autrice. Il mio pezzo sarà quello del presente. ^_^
Alla prossima,
 
Lady Black
   
 
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