Vuoi
sapere chi sei veramente? Guarda quel bellissimo visetto. E’
identica a te.
Puoi far parte della famiglia anche tu, Quinn. Io lo vorrei davvero.
Le
parole di Shelby riecheggiavano nella mia testa,
mentre stringevo il cellulare tra le mani e fissavo la foto di Beth
lasciando
che le lacrime scorressero libere sulle mie guance. Era davvero
bellissima.
Sapevo di aver fatto la scelta giusta a darla in adozione, ma vederla
lì, tra
le braccia di Puck e
con
quell’espressione così innocente, mi faceva stare
male.
Quando
non riuscii più a trattenere i singhiozzi
strizzai gli occhi e lasciai il cellulare sul banco più
vicino, uscendo di
corsa da quell’aula. I corridoi della scuola erano quasi
vuoti, la maggior
parte degli studenti era nelle proprie aule, ma a nessuno sarebbe
importato
dell’ex-capo-cheerleader-ora-skank che correva piangendo per
la scuola in ogni
caso. Andai a
finire in aula canto, non
so come, ma i piedi mi avevano guidata lì e chi ero io per
disobbedire? Mi
sedetti per terra nell’angolo dietro alle
sedie su cui solo un anno prima mi sedevo anch’io.
Quello
che mi aveva detto Rachel qualche giorno
prima cominciò a riaffiorarmi alla mente.
Eravamo
amiche una volta.
No,
in realtà non lo eravamo mai state davvero, ed
era tutta colpa mia. Ero stata io a non darle mai una
possibilità, nonostante
le innumerevoli volte in cui lei aveva provato ad avvicinarsi a me, a
parlarmi
e ad aiutarmi. La respingevo continuamente, eppure lei sembrava tornare
sempre.
Ed io ero innamorata di lei. Oh, se lo ero.
Portai
le ginocchia al petto.
Questo
è il nostro anno per fare qualcosa di giusto.
Aveva
ragione. Era il nostro ultimo anno, l’anno che
avrebbe definito quello che avremmo fatto del nostro futuro, e io lo
stavo
buttando all’aria in quel modo.
Appoggiai
la testa sulle gambe e le avvolsi con le
braccia.
Ci
piacerebbe molto riaverti nel Glee Club. Quando sarai pronta.
Ma
lei era sempre lì ad aspettarmi, camminando al
mio passo, tenendomi la mano attraverso i miei drammi e non lasciandomi
mai
cadere.
Soffocai
un singhiozzo.
L’immagine
del suo viso, con i suoi grandi occhi
castani supplicanti sembrava non volersene andare. Stavo deludendo
tutti, ma
degli altri mi importava poco. Le uniche persone di cui mi importava
davvero
erano mia figlia e lei. Eppure non
stavo facendo niente per rendermi degna di loro. Ma non avrebbe fatto
alcuna
differenza, dato che non avrei potuto avere nessuna delle due. Beth
aveva
Shelby. Rachel aveva Finn. E io non avevo speranze.
Persa
nei miei pensieri non mi accorsi della porta
che si apriva. Sentii qualcuno inginocchiarsi accanto a me, una mano
che si
posava dolcemente sulla mia testa e un sussurro.
“Quinn?”
Sollevai
la testa verso quella voce che avrei
riconosciuto tra mille e mi ritrovai faccia a faccia con
l’unica e sola Rachel
Berry in tutta la sua bellezza e con un’espressione
preoccupata sul volto.
Avrei
dovuto aspettarmelo. D'altronde mi trovavo in
aula canto, praticamente il suo habitat naturale dopo
l’auditorium. Ma rimasi
comunque sorpresa, perché mi aveva trovata ancora una volta
e non mi stava
abbandonando come avevano fatto tutti gli altri.
Non
riuscii a contenere la nuova ondata di lacrime
che si formò nei miei occhi e sentii subito le sue braccia
che si avvolgevano
attorno a me. Affondai la testa nell’incavo del suo collo e
sfogai tutto quello
che avevo dentro mentre lei mi strofinava la schiena sussurrandomi che
andava
tutto bene. Non era vero, ma stranamente quelle parole mi fecero
sentire
meglio.
Dopo
qualche minuto mi calmai e notai che avevo
impregnato la manica del vestito rosa chiaro che indossava quel giorno.
“M-mi
dispiace” dissi con la voce roca dal pianto e cominciai ad
allontanarmi
leggermente, ma lei non me lo permise. Cambiò posizione, in
modo da trovarsi
con la schiena al
muro, e mi tirò con sè
facendomi appoggiare la testa sulla sua spalla.
Iniziò
ad accarezzarmi la schiena con le dita,
disegnando dei ghirigori immaginari e mandando brividi lungo la mia
spina
dorsale. Chiusi gli occhi e chiusi la mano a pugno sul suo vestito
all’altezza
del suo stomaco.
“Come
fai, Rachel?” sussurrai. Le sue dita si
arrestarono per un momento prima di riprendere ad andare su e
giù per la mia schiena.
“Come
faccio cosa?” domandò sussurrando anche lei,
quasi a non voler spezzare la bolla in cui ci trovavamo, come se
temesse di
farmi esplodere di nuovo se avesse parlato a volume un po’
più alto.
“A
starmi accanto in questo modo. Sono un disastro.
Ti ho trattata malissimo per tre anni, eppure tu sei ancora
qui.” Alzai lo sguardo.
“So che credi che tutti meritino una seconda
possibilità, ma io ho sprecato la
mia tanto tempo fa. Sono una causa persa, tu invece hai i tuoi sogni, i
tuoi
progetti, il-” esitai per un attimo e mi schiarii la voce
“-il tuo ragazzo. Perché
non ti arrendi e mi lasci perdere?” abbassai di nuovo lo
sguardo sentendo le
lacrime che mi pizzicavano gli occhi.
Rachel
alzò la mano libera e mi prese il mento con
le dita portando il mio viso al livello del suo. Mi fissò
con uno sguardo pieno
di determinazione. “Perché io sono Rachel Berry,
non mi arrendo mai. E in te-
la sua espressione si addolcì mentre spostava la mano dal
mento alla mia
guancia- in te non vedo una causa persa. In te vedo Quinn Fabray. Vedo
quella ragazza
che è riuscita a superare una gravidanza
e l’essere cacciata di casa a sedici anni, che
ha dato via la sua
bambina perché era la scelta più giusta da fare,
che ha affrontato Sue
Sylvester, che ha regalato una pagina dell’annuario al suo
Glee Club nonostante
lo volessi solo io-” sollevai un sopracciglio sorpresa, come
faceva a saperlo?
“-Cosa c’è? Le voci corrono,”
ridacchiò. “Ti ringrazio per quello,
comunque.”
Tornò seria. “Vedo quella ragazza che ha fatto da
baby-sitter alla sorellina di
Sam Evans quando viveva in un motel e che si è fatta
scattare la foto del ballo
di fine anno da sola. Quello che cerco di dire, Lucy Quinn Fabray,
è che sei
ancora la ragazza più bella che abbia mai visto, ma
soprattutto che sei ancora molto
più di questo. E, se me lo
permetterai, io prometto di guidarti in ogni tuo passo e di aiutarti a
vedere
te stessa come ti vedo io.”
Quando
finì di parlare avevo il cuore che mi batteva
all’impazzata. I nostri volti erano a pochi centimetri di
distanza e riuscivo a
sentire il suo respiro sul mio viso. Abbassai lo sguardo sulle sue
labbra e
deglutii.
Fanculo
gli insegnamenti della mia famiglia.
Meno
un centimetro.
Fanculo
questa scuola.
Meno
due.
Fanculo
questa città.
Meno
tre.
Fanculo
Finn.
Meno
quattro.
Fanculo
la mia paura di non essere ricambiata.
Le
mie labbra incontrarono finalmente le sue. Dopo
tre anni. Tre fottutissimi anni in cui un’infatuazione si era
trasformata in
frustrazione che avevo sfogato con insulti e granite in faccia, e si
era poi
tramutata in qualcosa di più, un sentimento più
grande che ero finalmente
riuscita ad identificare come amore.
E
lei non si stava tirando indietro.
Aprii
la mano chiusa sul suo stomaco e la portai
dietro la sua schiena, spingendo Rachel più vicina a me.
Nella felicità del
momento tracciai il suo labbro inferiore
con la punta della lingua chiedendole il permesso che lei non mi
negò. Le
nostre lingue si incontrarono e
i nostri
respiri si fusero.
Altro
che fuochi d’artificio, questa era una fottuta
bomba atomica.
Quando
finalmente ci staccammo in cerca d’aria
avevamo entrambe il respiro accelerato.
Rachel
riuscì a spiccicare uno “wow” con un
filo di
voce e io ridacchiai. Quando fu sicura di essersi ripresa disse:
“Finn una
volta mi ha detto che aveva sentito i fuochi d’artificio
baciandoti. Io-io
credo di aver sentito il Big Bang” rise.
Aggrottai
le sopracciglia. Finn. Come avrebbe fatto
con Finn?
Piegò
la testa di lato, quasi come se mi leggesse
nel pensiero. “Se è a lui che stai pensando, sappi
che non è un problema.” La
guardai dubbiosa con un sopracciglio alzato e lei sospirò.
“Abbiamo rotto. Io
ho rotto con lui in realtà. Non avevo voglia di ripetere il
tira e molla
dell’anno scorso e sinceramente ho la sensazione che a lungo
andare avrebbe
oscurato la mia luce, sai, con la sua stazza.”
Ridacchiò ed io con lei.
La
guardai adorante. “Ti amo, Rachel Berry”. Mi
guardò sorpresa, e poi un sorriso si aprì sul suo
volto.
“Ti
amo anch’io, sai.” disse e imitai la sua
espressione di prima. “Già, sembra passata una
vita da quando mi sono
innamorata di te. Avevo paura di ammetterlo.” Fece spallucce.
“Come
faremo, Rach?” le chiesi godendo del mezzo
sorriso che si formò sulle sue labbra al nomignolo.
“Ce
la faremo, Quinn. Insieme, te lo prometto.” Mi
baciò di nuovo, più dolcemente, e finalmente vidi
un barlume di speranza nel
futuro. Un futuro con lei.
“Cominciamo
col ritingere i tuoi capelli,” disse con
un tono più giocoso. “Il rosa ti rende sexy, ma
devo ammettere che preferisco
le bionde,” sorrise toccandomi la punta del naso con
l’indice.
Le
sorrisi di rimando, lei mi abbracciò stretta, e
finalmente mi sentii a casa.
B's corner
Ookay, questo è il mio primo tentativo nel campo della scrittura, ho deciso di cimentarmi con la Faberry che è la mia OTP. C: Mi è venuta l'ispirazione guardando la 3x02, in particolare la scena del dialogo tra Shelby e Quinn. Naturalmente il titolo deriva dalla canzone "Arms" di Christina Perri, che consiglio vivamente di ascoltare se non l'avete già fatto. u.u Fatemi sapere cosa ne pensate, non era destinata alla pubblicazione, ma qualcuno,che ringrazio, mi ha convinta a postare. u.u
Passo e chiudo, vado a nascondere la testa sotto terra come gli struzzi, bye :D