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Autore: Valentina Viglione    20/07/2012    5 recensioni
I suoi occhi sono color nocciola, un intenso nocciola che ora mi fissa accusandomi. So benissimo che quegli occhi, come tutti gli occhi che ho visto guardarmi mentre morivano,mi perseguiteranno negli incubi. Continueranno a guardarmi e ad accusarmi di un atto orribile che compio ogni giorno. Il suo corpo cade a terra e io avvolgo la lama in un tovagliolo tutto di fretta. Mi dispiace. Non immagini quanto. Chissà cosa sta pensando tua madre non vedendoti rientrare. Chissà cosa penserà il tuo ragazzo. Chissà se ne avevi uno. Se avevi una persona da amare. Io non ne ho, non ne ho mai avuta una. E poi, chi mai potrebbe amare una persona che toglie la vita? Io devo rimanere freddo con le mie vittime. Ma non preoccuparti. Ora andrai in un posto migliore di questa vita ingiusta e crudele. Tu andrai in paradiso. Io invece sono destinato ad un inferno eterno. Un inferno che in parte, sto già vivendo.
Genere: Romantico, Drammatico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo n° 6

 

Che sguardo idiota che ha il ragazzino davanti a me.  Si è buttato come un sacco di patate sull’erba e ha messo un braccio in torno alla ragazza con cui stavo parlando, che tra l’altro non sembra  molto apprezzare la sua presenza. E’ da diversi secondi che continua a guardarmi storto, forse pensa che il suo sguardo sia minaccioso… anche se non lo è, almeno per me.

Sembra il classico tipo che tutti rispettano, ed infatti mi sembra di vedere anche qualche sguardo intimorito verso di lui da parte di alcuni studenti del cortile. Tutta questione di atteggiamento. Ma io non sono certo il tipo che si farebbe mettere sotto da questo bulletto. E’ a lui che invece converrebbe stare lontano da me.

 

<<  Mh… sei uno di quei ragazzi venuti per lo scambio culturale giusto?  >> mi chiede ad un certo punto continuando a fissarmi con aria da superiore.  

<< Si esatto >> gli rispondo

 

Già, per lo scambio culturale. È questo  che pensano tutti a scuola ; i due nuovi ragazzi venuti dall’ Italia che resteranno per un mese con loro per perfezionare la lingua inglese, una copertura abbastanza adeguata poichè  sia io che Edoardo sappiamo l’italiano.

 

Prima di trasferirmi a New York infatti vivevo in Toscana, e quasi rimpiango di essermene andato.

Forse se fossi rimasto li avrei vissuto come un ragazzo normale e  mi ritroverei a fare il cameriere in un qualsiasi pub… ma ormai è fatta. Trasferendomi a New York pensavo di ricominciare da zero, di trovare un lavoro onesto, di trovare la sicurezza per vedere un futuro davanti a me e invece cos’ho trovato?

Un amico si, ma questa è l’unica nota positiva.

Un lavoro si, ma questo non è poi tanto positivo.

E il futuro? Bè quello sembra un vicolo cieco davanti a me.

Una strada bloccata.

Non c’è un futuro certo per nessuno, figuriamoci per uno come me.

 

Scuoto la testa per scacciare questi miei pensieri depressi dalla mente, e ritorno al presente.

Passano vari secondi in cui un silenzio quasi imbarazzante prevale.

La ragazza di cui non sono ancora riuscito a conoscere il nome sembra volermi chiedere, con lo sguardo, di andarmene. Ed anche il ragazzino al suo fianco, che a quanto pare è il suo ragazzo, di cui non mi interessa sapere l’identità, mi guarda infastidito.

Ho recepito il messaggio. Vogliono che me ne vada.

E non mi farò certo pregare, poiché già prima di fermarmi a parlare con l”anonima ragazza” avevo intenzione di cercare Edoardo.

Mi alzo facendo un cenno con la testa, a mo di saluto e mi allontano dalla coppia.

Sbuffo. Avrei preferito continuare a parlare con quella ragazza… sembra un tipo interessante.

Anche se non credo proprio di esserle molto simpatico.

 

Finalmente individuo il mio amico, che si trova dalla parte opposta del cortile rispetto a dove mi trovavo prima. Sta parlando con due ragazze.

Mi avvicino anch’io. Le ragazze sembrano entrambe piuttosto carine e ben messe.

Una ha la pelle chiara ed  i capelli neri e lisci, mentre la ragazza al suo fianco, che attualmente sta rivolgendo la parola al mio migliore amico ha la carnagione più scura ed ha i capelli ricci di color castano scuro.

Quando Edoardo si accorge della mia presenza mi sorride e mi presenta alle sue due nuove amiche.

<< Ah ragazze lui è Omar, è il mio migliore amico. Loro invece sono Bianca … >> dice indicando la ragazza dalla pelle più scura. Le stringo la mano educatamente sorridendole, mentre lei mi riserva solo uno sguardo fugace e poi torna a concentrarsi sul mio amico.

Edoardo deve aver già fatto colpo.

<< ... e lei è Kathy >> presenta la seconda ragazza. Stringo la mano anche a lei, mentre diventa leggermente rossa. E non lo diventa solo per la mia presenza…

<< In realtà mi chiamo Angie … >> replica, imbarazzata e forse un po’ infastidita dallo sbaglio di Edoardo.

<< Scusami, è vero! Ho la memoria un po’ corta >> cerca di scusarsi quest’ultimo per la gaffe, grattandosi con un dito il mento.

Io sorrido divertito.  Il nome dell’altra ragazza non lo aveva sbagliato però… Chissà.

Parliamo un po’ dell’Italia, di come si sta a scuola e dei vari professori. Mi sorprendo quasi, a sentire il modo in cui la ragazza di nome Angie, parla dei suoi “superiori”.

Nessun rispetto. Sembra quasi che consideri  i suoi professori come delle bestie incaricate da qualcuno per rovinare la vita a tutti gli studenti.

Mentre parlava, mi sembrava di sentire dei discorsi davvero stupidi. Da immaturi.

La scuola è noiosa alle volte, questo ho potuto constatarlo nelle due lunghissime ore appena passate, ma i professori non sono certo dei mostri assassini che meriterebbero una brutta fine!

L’unica professoressa che non sembra sia considerata meritevole di essere decapitata, è la professoressa Freden, descritta come una persona piuttosto timida, che non si arrabbia mai ed anche abbastanza brava con i voti.

La ragazza di nome Bianca (credo che sia di origini italiane come me e Edoardo, visto il nome), al contrario, sembra essere un po’ più razionale. Ha detto poche frasi durante la nostra conversazione, ma niente di troppo offensivo riguardo ai professori.

Non so se sia dovuto al fatto di essere una persona un po’ riservata, o se invece i suoi momenti di silenzio fossero dovuti a momenti di “incanto” a causa di Edoardo.

Dopo un po’ sentiamo la campanella, che ci comunica che l’intervallo è finito.

Ci salutiamo e ci incamminiamo tutti nelle rispettive aule.

<< Quale delle due? >> gli chiedo a bassa voce.

Naturalmente lui capisce cosa intendo.

<< Tutte e due, più una loro amica. Credo che si chiami… Cristine, o qualcosa del  genere >> risponde con non curanza, abbassando anch’egli la voce.

Io strabuzzo gli occhi. << Tre?! >>

<< Si, ma ho tempo tre settimane. Ne farò fuori una ogni settimana >>

Annuisco e chiudo l’argomento. Meglio non pensarci.

Controlliamo entrambi i fogli con i rispettivi orari di lezione. Adesso lui ha Filosofia, mentre io dovrò affrontare due ore di aritmetica…

<< Emh… non vorrei sembrare ignorante, ma cosa cazzo vorrebbe dire “aritmetica?”cosa ci insegnano, ad andare a ritmo con i piedi? >>

Edoardo mi guarda un attimo sconcertato e poi scoppia in una grande risata.

<< Oddio no idiota! Artimetica è… è la matematica! Addizione, sottrazione… numeri, frazioni… ti dice qualcosa? >> Mi sento “leggermente” preso per il culo, ma mi limito ad un’esclamazione.

<< Ah >>

Controllo ancora sul foglio. Come pensavo … la professoressa di matematica, o  di “Aritmetica”, è la professoressa Freden. 

La mia timida e brava prossima vittima.

 

 

 

***

due anni... due anni... e ripeto DUE ANNI??

come faccio a scusarmi per un ritardo simile??!

posso solo dire che non riuscivo a continuare la storia, avevo il cosidetto "blocco dello scrittore" e mi erano passate tutte le idee.  Inoltre mi sono messa a scrivere altre storie ed ho lasciato questa un pò da parte. Ma non è certo bello lasciare una storia incompleta, così finalmente l'ho ripresa in mano. Spero che il capitolo vi piaccia, e spero soprattutto di non farvi aspettare troppo per il prossimo =)

un bacio grande a tutti!

 

   
 
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