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Autore: dirdobv    20/07/2012    1 recensioni
Non chiese aiuto, non dovette chiamare nessuno, lei era lì, con il suo sorriso a 32 denti sul volto e il suo latte freddo con poco miele in mano proveniente dal “Coffee Bar”, domandandogli se gli servisse aiuto.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Justin correva per le strade di Salisbury non facendo neanche attenzione a dove metteva i piedi, tanta era la fretta di arrivare al “Coffee Bar” in tempo per vederla un'ultima volta.
Il giorno precedente, durante una delle loro numerose conversazioni sul più e sul meno, lei lo aveva sorpreso dicendo che sarebbe dovuta partire per raggiungere la sua famiglia in Texas il giorno seguente; lui inizialmente non diede tanto peso alla cosa, ma si accorse che qualcosa dentro di sé era cambiato nel momento stesso in cui comprese che lei se ne sarebbe andata, forse per sempre.

Quando Justin decise di trasferirsi per qualche tempo in quella piccola città nel sud dell'Inghilterra per avere un po' di pausa dalla sua vita diventata insostenibile a causa della sua popolarità, non pensava certamente a quello che avrebbe trovato.

Justin non sapeva il suo nome, non glielo aveva mai chiesto, lei non si era mai preoccupata di dirglielo, ma lui pensava che una ragazza come lei si sarebbe dovuta chiamare Rose, o Daphne, o Caitlyn: gli piaceva fantasticare sul suo nome. In ogni caso oggi era più convinto che mai a chiederglielo, avrebbe saputo il suo nome.

Lei era di corporatura esile, non troppo alta, capelli biondi lunghi fino alla vita e leggermente mossi, occhi azzurri ghiaccio, una voce chiara e soave.
Era stata lei la prima ad aiutare Justin quando ne aveva più bisogno, quando gli altri non erano in grado di darglielo.

Justin avrebbe ricordato per sempre il giorno in cui l'aveva incontrata: lui si aggirava perso per le strade di Salisbury e accidentalmente inciampò, cadendo sul marciapiede e facendosi una piccola sbucciatura al ginocchio destro; non chiese aiuto, non dovette chiamare nessuno, lei era lì, con il suo sorriso a 32 denti sul volto e il suo latte freddo con poco miele in mano proveniente dal “Coffee Bar”, domandandogli se gli servisse aiuto.

Non esitò neanche un secondo a dargli una mano e da questo suo “dare senza volere niente in cambio” Justin era sempre rimasto affascinato.

No, non era innamorato di lei. Quella ragazza era solo un'amica, una delle migliori che si potessero desiderare; lui aveva la stessa ammirazione verso di lei che aveva un fratello minore verso la propria sorella maggiore, fra loro c'era un rapporto unico e speciale, che non poteva essere distrutto, neanche dalla lontananza; Justin ne era sicuro.

Il ragazzo raggiunse con il fiatone il piccolo bar che era stato dal giorno del primo incontro con lei il “loro posto”, dove lui non era il famoso “Justin Bieber”, dove lei faceva finta di non sapere chi lui fosse; la ragazza non lo chiamava neanche per nome, ma gli aveva affibbiato il nomignolo abbastanza scontato di “superstar”, che detto da molte altre persone avrebbe infastidito Justin, ma pronunciato da lei sembrava quasi una cosa bella.

Entrato nel locale, il ragazzo si guardò attorno, sperando di non essere arrivato troppo tardi; lei gli aveva specificato, sapendo che lui era sempre in ritardo, che non avrebbe potuto attenderlo a lungo al bar, perchè altrimenti avrebbe perso il volo.

Justin era un eterno ritardatario, ma non quella mattina: era stato molto attento a mettere 10 sveglie sul cellulare a distanza di 5 minuti l'una dall'altra, per evitare di riaddormentarsi.

Il ragazzo guardò l'orologio attaccato alla parete dietro al bancone: segnava le 9 e 13.

Non si erano dati un orario in cui incontrarsi, eppure Justin sapeva che lei era solita venire non prima delle 9 a prendere la sua colazione.

Passarono altri 5 minuti, di lei nessuna traccia.

Ormai arreso, il ragazzo si sedette su uno degli sgabelli in pelle del bancone, dando le spalle all'entrata e ordinò un caffè senza zucchero, nonostante sapesse benissimo che non gli piaceva.

Ehi superstar, da quando prendi il caffè senza le classiche 10 bustine di zucchero?”

Justin smise di bere disgustato quel caffè così amaro e si voltò di scatto in direzione di quella voce che conosceva molto bene.
Lei era lì, un cappellino verde posto sui suoi capelli biondi come il grano, un vestito arancione molto sobrio e ai piedi delle ballerine dello stesso colore del cappello; con la mano destra trascinava un piccolo trolley da viaggio. Se non fosse stato per quel dettaglio, nessuno avrebbe pensato che quella ragazza se ne stava andando.


Pensavo te ne fossi già andata...”

Lei sorrise, ma non rispose niente; semplicemente lasciò la valigia, si avvicinò a Justin e gli diede un bacio leggero su una guancia. A quel contatto, il ragazzo ebbe una piccola, piacevole scossa.

E sarei potuta andare via senza salutarti?”

Un'ultima frase sussurrata, un ultimo sguardo, un ultimo sorriso e, ripreso il suo trolley, se ne andò. Senza dire “Ciao” o “Arrivederci”, senza voltarsi per un ultimo saluto.

Justin non ebbe neanche il tempo di accorgersi di quello che stava succedendo che lei era già sparita. Non ebbe neanche il tempo di chiederle il suo nome.

Ancora stordito tornò al suo caffè amaro, ma si accorse che al posto di quello c'era un cartone, quel cartone, il cartone che aveva sempre lei fra le mani ogni volta che tornavano dal bar, il cartone che aveva fra le mani lei quel giorno, il giorno del loro incontro.

Vedendo ciò Justin sorrise e comiciò a berne il contenuto.

Non importava quale fosse il nome di quella ragazza, esattamente come a lei non era mai interessato chi lui fosse; per lei, lui era la “superstar”; per lui, lei sarebbe sempre stata la ragazza del latte freddo con poco miele.

 

Ciao mondo!

Che dite, sono stata abbastanza veloce? Lo so, è passato solo un giorno da quando ho pubblicato la mia prima OS, ma le ragazze che hanno recensito sono state così gentili che mi è venuta l'ispirazione, e ho dovuto scrivere qualcos'altro immediatamente haha :D
Cosa ne pensate? Dopo aver scritto “Le lacrime di un colpevole” ho preferito scrivere qualcosa di un po' meno drammatico e triste, e mi piaciuto scrivere questa piccola storia. Spero sia stato anche per voi un piacere leggerla.
Adoro leggere le vostre opinioni, quindi non esitate a scrivere ciò che pensate, mi basta anche un piccolo Bello/Brutto, Mi è piaciuta/Mi ha fatto schifo, davvero. Accetto qualsiasi critica, “errare humanum est” no? :D
Bene, tornerò non appena mi verrà in mente qualche altra idea (che molto probabilmente questa volta tarderà un po' LOL)
Un bacio grande grande <3

E.

Ps: questo è il link della mia prima OS, si intitola “Le lacrime di un colpevole” e se volete farci un salto e magari lasciarci un piccolo pensiero mi rendereste felicissima :)

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1168394&i=1

  
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